SERATA MINIMA
Di Simone Storci
La ragazza urla. Tremendi urli da pazza, tremendi schianti nelle nostre menti parvole e malaticce. Claude ha origini francesi e dice che in Francia è normale, che quando ad una piace di solito urla. Ma questa qui pare che non sia francese visto che quando cerco di infilarle in bocca l'uccello lei lo morde così forte da farlo sanguinare, poi sputa e riprende ad urlare.
-Ma porcoddio!- è tutto quello che riesco dire, poi le tiro un calcio con tutte le forze e l'afferro per i capelli sbattendole ripetutamente la testa contro il muro. Il vicolo è buio, certo, e non c'è nessuno nei dintorni ma cazzo non doveva mordermelo.
-Troia-, le urlo in faccia, -non dovevi mordermelo, non dovevi porcodio, non dovevi proprio, cazzo, ne ho uno solo sai?-
Mi allontano e lascio che Claude e Mixo finiscano il lavoro. Non sai proprio che cosa aspettarti di questi tempi quando carichi una in discoteca per portarla a fare un giro, ti imbarchi per una seratina piacevole e va a finire che ci rimetti l'uccello, cristo! Fa un male boia, non mi importa molto di quello che combinano quei due con la ragazza. Non è nemmeno questo granché la stronza, niente di speciale, sì, fisico okay, capelli mori e lunghi almeno quelli che non mi sono rimasti in mano, occhioni dolci ed espressivi, ma niente di speciale, davvero.
Apro la portiera della Bmw di Mixo e pesco la bottiglia di vodka sul sedile posteriore, ne rovescio mezza sul taglio profondo che mi si è aperto un paio di centimetri sotto il glande e scopro che, nonostante il dolore e la rabbia, sono ancora eccitato, più che mai eccitato, ed incazzato al punto giusto. Accendo uno spinello che per qualche fantastico motivo è stato lasciato fumato a metà sul cruscotto e mentre aspiro mi domando se davvero questa sia la serata giusta per questo tipo di impresa. La ragazza in fondo non si impegna, non comprende, cristo, ma che si credeva? Che l'avessimo caricata per portarla al cinema? Alle tre di notte? A Riccione? All'uscita del Cocoricò? Gesù, certo che il mondo è pieno di matti. Mixo la sta tenendo ferma mentre Claude la scopa con metodica precisione ed una scioltezza di movimenti che, dato l'orario e la situazione, mi stupiscono. Claude si gira e mi chiede se tutto va bene.
-Non ti preoccupare-, rispondo io, -piuttosto cerca di sbrigarti che poi tocca a me-.
-Passa la canna- dice lui.
-Vaffanculo, la canna me la fumo io, tu pensa a sbrigarti porco giuda che tra un po' mi si ammoscia.-
La ragazza non urla più, perde sangue dalla bocca. Mi avvicino, mi inginocchio al suo fianco e le domando:
-Stai bene?-
Lei socchiude appena gli occhi e sussurra -Aiuto-. Poi li chiude di nuovo e non dice più nulla.
'Aiuto', no, ma dico, vi rendete conto? Prima a momenti mi stacca il pisello a morsi e poi ha il coraggio di chiedere aiuto. Aiuto? Mavaffanculo. Dico a Mixo di lasciarla, che non c'è più bisogno, ormai. Lui obbedisce e proprio in quel momento, mentre il corpicino straziato della fanciulla senza nome cade a terra con un tonfo sordo, Claude viene, inondandole la pancia e ciò che rimane della minigonna nera di sperma caldo e vischioso.
-Tocca a te.- Dice concisamente, e si allontana verso la macchina allacciandosi i pantaloni. Lo vedo accendersi una sigaretta e poi sollevo le gambe della ragazza e le infilo l'uccello tra le cosce. Non ha la minima reazione, cristo, ma lo sguardo sognante che intuisco sotto le sue palpebre semichiuse, il tiepido calore del suo ventre ed i mormorii scomposti che provengono dalla sua bocca mi inducono a pensare che stia apprezzando il trattamento. Il cazzo mi sanguina ancora copiosamente, magari mi sto beccando l'AIDS, cristo, che serata da panico.
La scopo con violenza, cerco di venire il più in fretta possibile, la cosa non mi interessa più tanto, in realtà, una birra, ecco che cosa vorrei veramente, una birra, non starmene in questo vicolo insulso in compagnia di questa tizia e di due cretini che non ti lasciano nemmeno fumare in pace un fottuto spinello. Continuo, comunque, perché certe cose non si lasciamo a metà. Quando sono vicino a venire Mixo mette un dito sotto il naso della tipa e dice -Cazzo, non respira.-
-Vaffanculo- gli rispondo io.
-Sì, vaffanculo- mi fa eco Claude che adesso è appoggiato alla Bmw e sta preparando una pipa di crack per festeggiare... boh, immagino la bella scopata.
-Cazzo, l'abbiamo ammazzata- insiste Mixo. -L'abbiamo ammazzata porca puttana, l'abbiamo... ammazzata.-
Ma non sa dire altro? A parte che l'abbiamo ammazzata? Okay, e se anche l'avessimo ammazzata? Vaffanculo, chissenefrega, lo sapeva che non la portavamo al cinema, cazzo, lo sapeva. E' un gioco, devi giocare no? Non puoi scommettere e poi cambiare idea. E' un fottuto gioco.
Una birra, vorrei una birra ed un caminetto acceso, anche se è il 12 agosto, e un tappeto persiano sul quale sdraiarmi, non uno stronzo che ripete -L'abbiamo ammazzata-. Non una pipa di crack, non una Bmw rossa ultimo modello, niente di tuttto ciò. Vita del cazzo. Che poi sto famoso crack che sarà mai? Una specie di eroina senza spada e non costa nemmeno poco come nei quartieri neri di New York, qua è caro peggio che la coca, cazzo, è solo una fottuta moda!
Arrivo vicino all'orgasmo concentrandomi attentamente sul seno destro della ragazza, vagamente tumefatto ed a suo modo eccitante. All'ultimo momento esco da lei e le vengo in faccia, schifato dall'idea di mischiare il mio sperma a quello di Claude. Lo schizzo la colpisce tra gli occhi e poi scivola, carico di sangue, sul naso, sulla guancia, sulla bocca, sul collo, e giù giù fino al seno. Si ferma. Ansimo per qualche altro secondo. Mi pulisco con un lembo della maglietta strappata della ragazza, una di quelle stupidissime magliette aderenti con la scritta 'Baby shampoo Johnson'.
Provo irresistibile la pulsione di pensare a qualcos'altro, la ragazza non è più interessante adesso, una sega, ecco che cosa è stato. Una stronzissima sega. Mi sento esattamente nello stesso modo in cui mi sento dopo che mi sono masturbato, con la sola differenza che mi fa un gran male il pisello e che un vago senso di vomito si sta impossessando del mio stomaco e della mia mente.
Mixo si è raggomitolato contro il muro. Pare che pianga. Adesso non dice più 'l'abbiamo ammazzata'. Dice 'l'avete ammazzata'. Come se facesse differenza. Come se davvero importasse.
La ragazza non è morta, comunque. Continua a muoversi per qualche
minuto ancora. La osservo da lontano, i suoi muscoli paiono contrarsi ad
intervalli, sollevando il corpo da terra, in un'impossibile lotta per la
sopravvivenza. Chiacchiero un po' con Claude che mi chiede se il pisello
fa molto male e mi dice che domani devo andare da qualche parte a farmi
medicare, magari non in zona, magari a Bologna, ed intanto accende la pipetta
e aspira profondamente tenendo la fiamma altissima del Bic ben ferma sui
cristalli di cocaina. Mi passa la pipa, tiro anche io, sapore amaro, come
un tuffo a bocca aperta in un mare di merda. Come la morte, come qualsiasi
cosa, in realtà.
Dopo più nulla. La notte sta affondando nel vicolo di Riccione,
tra luci soffuse ed inutili pentimenti. Osservo Mixo piangere nel suo angolino,
povero figlio, è un bravo ragazzo, in fondo, chissà che ci
fa con noi, chissà... pensava che lo portassimo al cinema? E' un
gioco Mixo, devi giocare, o morire.
Dopo più nulla. La notte sta affogando nel vicolo di Riccione, tra luci che passano il cervello da parte a parte ed appena un accenno di brezza marina, e ancora un po' di benefico ottundimento. Osservo Claude, in piedi vicino alla sua fiammante Bmw rossa. Implorante. Mi osserva con quei suoi occhietti da faina, cerca un complice. Mi avvicino, gli passo un braccio intorno alle spalle.
-Certo che le ragazze d'oggi...- gli dico.
-Vuoi un Roipnol?- domanda lui porgendomi la cartina di pillole che si sta rigirando tra le mani, apparentemente senza sentirmi.
Accetto, che cosa mi costa, in fondo?
-Tutte troie-. Dice lui senza la forza di guardarmi e si siede di colpo sull'asfalto scivolando con la schiena lungo la fiancata della macchina e probabilmente segnandola con i rivetti metallici con cui sono fissate le tasche dei suoi Levi's 501 neri. Porta la testa tra le ginocchia, le mani dietro la testa.
-Tutte troie-. Ripete.
La ragazza muore alle cinque e ventotto. Lasciamo il cadavere nel vicolo,
ci rimettiamo in macchina e cerchiamo un bar decente per comprare cappuccini
e brioches. Dell'omicidio vengono incolpati due lavavetri marocchini, a
tempo perso spacciatori di hashish, che non riescono a spiegare dove hanno
passato le ore tra le tre e le cinque antimeridiane di venerdì 12
agosto. Scopro dai giornali che la ragazza era una studentessa di Bologna
di nome Silvia qualcosa, prossima alla laurea in scienze politiche, ventitreenne.
Ed è una fortuna: mai piaciuto particolarmente il nome Silvia.
10-12-1996