Novantanove

di SimoneStorci.

...così entriamo tutti insieme e Alex ha una gran voglia di stupire il suo pubblico. Risponde a voce alta alla cameriera e le chiede a che ora smonta, forse riesce anche a toccarle il sedere, ma io non vedo. Si guarda un po' in giro dopo che ci hanno fatto sedere (tavolo vicino al bagno, io sospetto non per caso) e ordina tequila per tutti, soprattutto per 'quelle due belle gnoccone al tavolo laggiù'. La cameriera gli dice che non è usanza del locale e lui risponde che le usanze da qualche parte devono pur cominciare. Beviamo tequila e parliamo di donne (delle due gnoccone che hanno rifiutato la tequila e adesso ogni tanto sbirciano nella nostra direzione pensando che non ce ne accorgiamo). Io detesto la tequila da quella volta che me ne hanno versata mezza bottiglia in gola dopo avermi legato ad una sedia (festa selvaggia, mal di testa indimenticabile). Bevo comunque. Osservo. Il locale non è niente di speciale. Atmosfera vorrei-che-fosse-Parigi, in realtà è Cesenatico e si vede. Clientela: mista, gente come noi e (soprattutto) gente diversa da noi. Molte coppiette, qualche gay, nessuno o quasi sotto i trenta. Molte cravatte, molti tacchi alti. Mixo dice che noi siamo così, cioè che dovremmo (essere così) ma si vede bene che non ci crede. Questa tequila fa schifo (Sauza, troppa pubblicità, deve pure significare qualcosa), la spingo da parte e cerco di chiamare la cameriera per farmi portare un qualsiasi-altra-cosa. La cameriera mi passa vicino e finge di non notarmi. Io però noto lei. Sui trenta, bionda, non-alta-ma-quasi, magra, occhi azzurri, vestito? Non lo noto. Vogliosa? Me lo domando. Sguardo cupo, vagamente represso. Cosa le manca? Vorrei offrirle da bere ma credo che non sia usanza del locale e poi, per essere onesto, non sono soddisfatto del servizio. Dopo che Alex l'ha chiamata fischiando ('ops, ma si sono girati proprio tutti' e ride) le chiedo un gin tonic se non ti dispiace. Dice non mi dispiace e mi guarda con una sufficienza della quale credevo incapaci le cameriere rivierasche. La prendo per un braccio e le dico

-Hey, non è che ti abbiamo fatto qualcosa di male?-

Lei dice che no, niente di male, si libera dalla mia presa con uno strattone e se ne va sbuffando.

-Per essere una cameriera se la tira anche troppo- dice Mixo.

-Vero- gli fa eco Alex.

La guardo mentre si allontana e mi domando per quale ragione mi sento così irresistibilmente attratto da questa dopo-tutto-insignificante cameriera bionda ed antipatica. Squilla il telefono di Mixo. Una certa Francesca (Federica, Filomena) lo avverte che questa sera non può vederlo. Parlano concitatamente per un paio di minuti fino a quando lui non chiude la comunicazione e dice -Troia- con un tono che non invita al commento.

Arriva il gin tonic, cerco di catturare lo sguardo della cameriera ma non ci riesco. Mi sfugge e si allontana lasciandosi dietro un alone di.... Dune, credo, o di qualcosa che assomiglia a Dune, comunque. Mixo è incazzato nero e parla con Alex di Francesca-Federica-Filomena mentre cerca di chiamare la biondina per ordinare dell'altra tequila. Alex dice che le donne sono tutte troie, e questo avrebbe anche un senso se non sapessimo che una certa Maria (Marta, Mara... Deborah?) l'ha lasciato quindici giorni fa dopo quattro anni di oh-non-così-idilliaco fidanzamento. E poi è un luogo comune, no? Che le donne siano tutte troie è assolutamente un luogo comune. Lo faccio notare. Alex dice si ma che è vero lo stesso. Mixo si tocca nervosamente il tatuaggio (ha sanguinato per quindici giorni) che ha sull'avambraccio sinistro: disegno insignificante, potrebbe essere qualsiasi cosa, grande, per quel che mi riguarda e molto trendy. Cerca con la mano il telefono nella tasca dei jeans (jeans? ti sembra una serata da jeans?).

-Non richiama- constata.

-Tutte troie- dice Alex, con tono conclusivo.

Arriva la cameriera bionda e io le domando se mi dà il suo numero, Alex chiede altre tre tequila e si sistema i lunghi capelli neri spostandoli dalla fronte.

La cameriera dice -uno alla volta- e se ne va.

E' di ritorno dopo non molto con tre bicchieri e un foglietto. Appoggia il vassoio sul tavolo e mi porge il foglietto.

-E' il tuo numero?- chiedo e quasi non ci credo.

Apro il foglietto (è piegato in due) e ci trovo scritto: FOTTITI (in rosso, pennarello). Oh, oh, non ho fatto colpo. La guardo, mi guarda., ride. Mixo mi strappa il foglietto dalle mani e lo passa ad Alex. Alex lo legge e dice -Tutte troie.-

Le due gnoccone del tavolo laggiù osservano la scena divertite, o annoiate. Mixo sostiene di averle sentite parlare di corna: la gnoccona più anziana (o così sembra, mora, trucco pesante, scarpe con il tacco, vestito rosso, denti bianchi, naso con piccola gobba: quasi accettabile) è stata cornificata dal fidanzato (tre anni, ti rendi conto?) ed è apparentemente in cerca di vendetta. In realtà non sa se è la cosa giusta da fare. Vendetta? E per che cosa poi?

Fuma Philip Morris Super Lights che accende con un Ronson placcato oro (o è d'oro?), parla troppo, si guarda un po' troppo spesso le mani. Smalto nuovo?

L'altra sembra più interessante. Capelli lunghi castani, lisci. Sguardo attento, occhiali da vista, senza montatura, vestito blu, gonna cortissima, Superga blu. Carina, tutto sommato, vicina più ai trenta che ai venti. Mixo riprende a fissarle. Quelle se ne accorgono. Vestito Blu sorride, Vestito Rosso la guarda come a dire -Sei diventata scema?-. Mixo si alza e si avvicina al loro tavolo. Parlottano brevemente. Vestito Blu sorride, Vestito Rosso Accende un'altra sigaretta a si lascia andare contro lo schienale della sedia. Mixo si siede con loro e ci fa cenno di aspettare. Fingiamo indifferenza. Butto giù quello che rimane del mio gin-tonic e cerco di chiamare la cameriera, vorrei un po' di salatini, un posacenere, una vodka sour e il suo numero di telefono. Passa vicino al nostro tavolo e finge di non vedermi, poi ci ripensa e mi fa segno che tra un minuto arriva. Ok.. Alex finisce la seconda tequila e dice che fa schifo (ah, ah). Guarda nella direzione di Mixo e probabilmente si chiede quale delle due gli toccherà alla fine. Arriva la cameriera, ordino da bere e le chiedo come si chiama, mi risponde -Non te lo dico- e io le dico che allora la chiamerò Silenzia e lei dice -Fai un po' come ti pare-.

Alex ordina ancora tequila (mai mischiare, vangelo secondo Hendrix, lib.1, ver.1) e accende una sigaretta. Gliene chiedo una. Dice -Qua di fronte c'è una tabaccheria aperta- e mi porge il pacchetto stropicciatissimo di Marlboro.

Mixo sembra aver concluso con le gnoccone, si alza e torna al tavolo. Dice che lui vuole la Blu (Stefania, Simona, Silvia, Sabrina) e che la Rossa sembra interessata a me. Vanno prima allo ZOUK! a bere qualcosa e poi al Club99 (che però al giovedì si chiama in un altro modo). Io non sono interessato, voglio la cameriera bionda e antipatica, non si discute. Alex si offre di sostituirmi, Mixo dice che deve chiedere, si allontana di nuovo e parla brevemente con le gnoccone. Sorridono, sorride. Torna al tavolo e dice ad Alex di alzarsi. Alex dice che sta aspettando da bere e che non può andarsene adesso. Mixo ferma la cameriera e le dice che il suo amico non beve più. Ci diamo appuntamento al Club 99 (che oggi si chiama in un altro modo), se ne vanno. Ridono, mentre escono, tutti e quattro. Non sono nemmeno venute a presentarsi. O avrei dovuto andare io là? La cameriera, Silenzia, viene e porta la vodka e una tequila, le dico che la tequila non serve e lei dice che ormai l'ha versata e io le dico -Allora bevila tu- e lei -Non posso- e io -Dai!- Alla fine la beve e mi dice anche che si chiama Gelsomina e che il locale chiude alle due, ma non posso venirla a prendere perché prima deve vedere il suo ragazzo (bagnino, Davide, mi pare anche di conoscerlo) ed inventare una scusa.. La dico che per me va bene, qualsiasi cosa pur di passare un po' di tempo con lei. Lei dice -Sei carino- ed io lo prendo come un complimento anche se non posso fare a meno di notare che ha due unghie spezzate ed è leggermente strabica (occhi azzurri, yes, molto grandi).

Si allontana (credo) perché è comparso sulla porta della sala un tizio che potrebbe essere il proprietario.

Ascolto la musica (Portishead, 'Wandering stars') e butto giù in fretta la vodka per poterne ordinare un'altra. Nel momento in cui appoggio il bicchiere vuoto sul tavolo ne arriva un altro (portato da una cameriera diversa). La cameriera mi indica un tavolo poco lontano. Un ragazzo (sui trentacinque, troppo biondo, denti bianchi, camicia bianca, foulard) sta seduto da solo e mi sorride. Sorrido di rimando ma rifiuto la vodka. Faccio un cenno con le mani come a dire -Mi dispiace- e ritorno ad ascoltare la musica. Vorrei che alzassero il volume. Ma rovinerebbe l'atmosfera, ammesso che ci sia, un'atmosfera. Mi rilasso, vorrei una sigaretta. Poteri addormentarmi. Gelsomina non torna (tutte troie?). Seduti ad un tavolo vicino al mio due uomini si tengono la mano. Tutti e due sui trenta, si guardano come se fossero profondamente innamorati, li invidio. Guardo l'orologio, mezzanotte e qualche minuto. Chiedo ad una ragazza seduta da sola al bar una sigaretta. Me la dà e si produce in un sorriso tiepido ed umido da racchia esperta. In quel momento arriva Gelsomina e faccio in tempo a cogliere l'attimo di disappunto sul suo volto prima che abbia il tempo di ricomporsi. Ritorno al mio tavolo e le dico che ho finito le sigarette. Lei mi chiede che marca fumo e se voglio qualcos'altro da bere. Io dico -Marlboro morbide, vodka sour.- Si allontana di nuovo senza sorridere. Torna dopo un attimo con un pacchetto si sigarette e il mio drink. I Portishead sono una palla e fa decisamente troppo caldo.

Aspetto in piedi vicino alla porta del locale. Non mi sento molto stabile sulle gambe. Gelsomina non è ancora uscita . Fumo l'ennesima sigaretta e vorrei avere una caramella per l'alito. La tabaccheria di fronte ha già chiuso, fa ancora troppo caldo. Parcheggiato poco lontano c'è un grosso fuoristrada nero, non vedo chi ci sia dentro, ma c'è qualcuno. Gelsomina esce e finge di non vedermi, solo un rapido sguardo che significa 'stai buono e lasciami lavorare' o così mi sembra. Si dirige verso il fuoristrada a lunghi passi. Bel fisico, vestito panna, pantaloni larghi, top ricamato, giacca slacciata, scarpe quasi senza tacco, capelli raccolti in uno chignon, filo di perle. Entra nel fuoristrada. Sono un po' nervoso. Anche un po' (molto) ubriaco. Esce dopo cinque minuti. Non fa nemmeno in tempo a chiudere lo sportello che già la macchina parte sgommando. Urta con l'anteriore una Fiat parcheggiata lì vicino, sbanda, sfiora un lampione sull'altro lato della strada, riesce a raddrizzare, accelera, sparisce. Gelsomina rimane in piedi dall'altra parte della strada. Guarda prima a destra e poi a sinistra. Attraversa e mi chiede se possiamo andare. Io dico ok e non so se è il caso di chiederle del suo amico nel fouristrada. Nel dubbio dico -Ti fidi a salire in macchina con me?- Lei dice che ok, basta che vada piano.

-Io vado sempre piano.- Rispondo.

Saliamo in macchina e parto. Quasi non riesco a guardarla (in realtà non mi fido molto a distogliere gli occhi dalla strada). Rimaniamo in silenzio, chiedendoci, probabilmente, che cosa stiamo facendo qui e ora. Apro il finestrino, spengo l'aria condizionata. Mi piace che il vento mi spettini. Le chiedo se va bene il Club 99, dice di si (ma che stasera si chiama in un altro modo). Guarda fisso davanti a sè, forse sta pensando al bagnino, forse è già pentita. Ci giriamo l'uno verso l'altro e gli sguardi si incrociano per un attimo. Imbarazzati, timidi, soli. Le chiedo se vuole una sigaretta. Accetta, le porgo il pacchetto e le chiedo di accenderne una anche per me (troppo intimo?). Lo fa e sorride. Mi passa la sigaretta nel modo corretto (girando la brace all'interno della mano e porgendomi il filtro che tiene tra il pollice e l'indice, +1 punto). Accendo la radio, trovo i Men's Wear, le chiedo se va bene e lei dice ok.

Dice -Non parliamo?-

Le dico -di che cosa vuoi parlare?- e lei mi guarda e tace per un attimo.

Diffidare delle persone che improvvisamente tacciono. Stanno pensando a quello che devono dire. La maggior parte delle volte si stanno inventando quello che devono dire. La tolgo dall'imbarazzo facendole i complimenti per il vestito, mi piace molto, davvero. Ringrazia e mi racconta di aver comprato i pantaloni a Rimini e il top in un mercatino di Ibiza (dio mio, Ibiza? Perché non Mikonos o Cuba? Così scontato). Finisce la sigaretta e mi domanda con un sorriso che vorrebbe-essere-intelligente se lo sapevo dall'inizio.

-Dall'inizio di che cosa?- le domando.

-Dall'inizio.- Ripete.

Gira per un attimo la testa verso il finestrino, poi mi guarda di nuovo e dice -Che sarei uscita con te. Quando l'hai capito? Subito?-

Gesù, non saprei. Non so proprio che cosa dirle. Subito? Certo che no. Perché mai avrei dovuto saprlo subito? Non ha senso.

-Si.- Rispondo. -L'ho capito nel momento in cui ti ho vista.-

-E come hai fatto?-

-Non so, forse lo sguardo, forse il sorriso. Lo sapevo e basta.-

Vorrei tanto sapere perché mi ha fatto questa domanda. Ha rovinato tutto, ha distrutto la magia, ha cancellato il mistero. Siamo già all'autoanalisi, a domandarci il perché, a chiederci come. E non ci siamo ancora dati un bacio. Vorrei farla scendere dalla macchina, vorrei farle del male in qualche modo. Vorrei anche scoparla, forse.

-Sei molto bella.- Le dico.

Tutto qua: 'sei molto bella'. Non riesco a tramutare il mio odio che in queste tre parole idiote.

Mi guarda e dice -Anche tu sei carino, non sarei uscita con te altrimenti, no?- (Carino, è tutto quello che sa dire?)

Parliamo a lungo del suo (ex?) ragazzo mentre facciamo la fila per entrare al Club (trovato parcheggio abbastanza vicino, pagate 5000 lire, il custode è un ragazzino che indossa la maglietta inTrip e ti guarda con gli occhietti socchiusi da una nicchia che ha scavato nella sua personale quinta dimensione). Davide (oh yes, lo conosco, usciti insieme per un pezzo, poi perso di vista, troppo impegnato: bagnino di giorno, pr di notte, discoteche alla moda, cocaina etc.) ci è rimasto parecchio male. Avrebbero dovuto andare insieme al Pineta questa sera ed era un pezzo che lui insisteva per portarcela. Ma a Gelsomina non dispiace di essere qui invece che là.

-E' uno stronzo- Sentenzia.

Mi sembra scorretto darle ragione. Taccio. Vedo Stefano vicino all'entrata, alzo il braccio per chiamarlo, mi vede a mi fa segno di spostarmi verso la corsia preferenziale. Prendo Gelsomina per mano (liscia, piccola, morbida; esperta?) e raggiungo Stefano (pr, bravo figlio, dopo tutto, e gran simpaticone, anche se si dice in giro che forse è gay). Convenevoli, rapido scambio di informazioni, chi c'è, chi non c'è, chi deve arrivare, chi deve arrivare ma si sa che non arriverà, questo genere di cose. Saluto Stefano, mi dice di passare più tardi al bar perché mi deve assolutamente offrire da bere.

Facciamo un giro del locale, Gelsomina insiste per tenermi la mano. Non protesto, non mi importa (deve dimostrare qualcosa?). Squilla il mio telefono, rispondo, è Marco che chiede dove sono. Gli dico che sono al Club e che sto cercando Mixo e Alex, lui dice Ok, che sta arrivando anche lui con Sharon e Feyla (Milanesi, tristi e tossiche, sesso selvaggio, conversazione meno di zero) e di aspettarlo perché è carico come un tir. Gelsomina vede qualcuno che conosce e dice -scusami un attimo- io le dico che vado a prendere da bere, lei dice -per me una vodka- e se ne va.

Al bar Stefano non c'è. Dieci minuti in fila. Cerco di attaccare discorso con due biondine che si tengono per mano con fare (leggermente) equivoco e fumano More con aria scocciata. Sembrano di Bologna ma non saprei di sicuro. Non hanno voglia di parlare. Una delle due estrae il telefono dalla borsetta (Mandarina, blu, dell'anno scorso) e compone un numero. Cerco di attrarre l'attenzione dell'altra. Le chiedo da dove viene e lei, in risposta, si gira dall'altra parte finge di aggiustarsi i capelli

-Ce l'hai d'oro?- le chiedo.

Si volta verso di me, sorride e dice: -Si.-

Poi se ne va trascinando con sé l'amica che intanto è riuscita a prendere la linea e parla tenendo il telefono con la spalla mentre cerca di accendersi un'altra More. Arriva il mio turno al bar. Ordino, pago, prendo i bicchieri e cerco Gelsomina. Non la trovo da nessuna parte, dove eravamo prima adesso c'è un gruppo di tatuati rivieraschi con scarpe da basket e pantaloni larghi che si muovono appena al ritmo della musica e sembrano provenire dal prossimo universo. Cerco vicino ai bagni, poi in pista, alla fine mi arrendo e vado a sedermi ad un tavolino. Dopo un minuto arriva Mixo che mi dice di aprire la bocca e chiudere gli occhi. Lo faccio, mi mette qualcosa sulla lingua, la ingoio con un sorso di vodka (scadente...).

-Per chi è quello?- Chiede Mixo, ed indica la vodka di Gelsomina vicina la bordo tondeggiante del tavolo di cristallo.

Prima che io risponda porta il bicchiere alla bocca e butta giù tutto d'un fiato. Sorride, con quell'aria innocente che pare riscuota tanto successo qui e ora. Che cosa dovrei dirgli?

-Come è andata con la cameriera?- chiede.

-Bene, cioè, non so.- Rispondo.

-E' venuta?-

-Si. E' qui. E a voi come è andata?- Chiedo.

Mixo passa dalla sedia al dondolo lì vicino, si sdraia e mi racconta una storia pazzesca alla quale non presto la minima attenzione. Lui è di nuovo scapolo mentre Alex è da qualche parte fuori nel parcheggio a farsi Vestito Blu. Vedo Gelsomina dall'altra parte della pista. Vorrei alzare un braccio per richiamare la sua attenzione ma non ne sono capace, cerco di alzarmi dalla sedia e cado addosso a Mixo sul dondolo.

-Che cazzo mi hai fatto ingoiare?- Trovo l'energia per chiedere.

-Roipnol, fratello.- Dice lui -Stai per iniziare un lungo viaggio.- E ride.

-Stronzo- gli dico, poi, credo, svengo.

Mi sveglio dopo un minuto oppure un secolo sdraiato a pancia in su sul dondolo (morbido, grandi cuscini a strisce azzurre e bianche). Gelsomina è seduta al tavolo e parla con Mixo. Non si preoccupano minimamente di me. Lei fuma e tiene le gambe incrociate con molta naturalezza, sorride e gesticola per spiegarsi. Non mi muovo, non mi sento troppo bene. Approfitto di questi momenti per osservarla ancora. E' bella, niente da dire. Il naso, forse, forse il naso è migliorabile. Tutto è molto più facile se scopri un difetto. Cerco di alzarmi ma non ci riesco. Il mondo è una palla di cotone ed io cerco di nuotarci attraverso, inciampo in una borsetta e quasi cado, Gelsomina mi vede e si alza. Arriva e mi prende per mano (di nuovo?). Ma non ce la faccio, le svengo tra le braccia pensando (con una lucidità che mi stordisce) "Mixo questa volta ti ammazzo".

La strada curva & la strada è tutto. Questa è più che una maledizione. Camminare è tutto. Strisciare è tutto. Perché servono degli scopi per sentirsi vivi, & camminare è uno scopo. La maledizione, ecco che cosa mi sono dimenticato. La maledizione. Il Tempo ha scagliato la sua maledizione su di me & su tutta la mia stirpe ed io sto per precipitare fuori da questa strada maledetta nera & bollente. Le scarpe si incollano all'asfalto. Senti come l'aria impedisce il passo? Il petto. Il mio petto si sta squarciando & tra poco sarà troppo tardi per urlare la mia bestemmia. Eppure...

Apro gli occhi e sono di nuovo sdraiato ma non sul dondolo. La superficie è dura, non cede sotto il mio peso. Mixo mi sta guardando e sorride. Gesù, sorride. Non voglio muovere la testa. Io lo so che se la muovo mi si staccherà dal collo. Non voglio muovere la testa.

-Ripigliati fratello- dice Mixo, -Non puoi stare sdraiato per terra tutta la notte.-

Mi guardo intorno, sono in un parcheggio, sdraiato sull'erba. Sotto la testa mi hanno messo la giacca di qualcuno arrotolata. Voglio una sigaretta. Mi aiutano ad alzarmi, ci sono anche Alex, Vestito Blu, Gelsomina, Marco, Loris, due ragazze che non conosco e una tipa che mi pare faccia la barista ma non ricordo dove. Tutti hanno la faccia preoccupata tranne la barista che sembra annoiata e se ne sta appoggiata ad una macchina fumando una sigaretta (ma non è una sigaretta, me ne accorgo poco dopo quando la passa a Marco).

-Che ore sono?- chiedo.

Nessuno mi vuole rispondere, nessuno mi presta attenzione. Mi guardano e basta. Poi Vestito Blu dice qualcosa di gratuitamente acido, il tempo si ferma per un istante e subito dopo la ruota riprende a girare.

Rientriamo nel locale. Guardo l'orologio, mi sento vagamente intontito e sono ancora molto ubriaco. Ma la testa non fa male (sale sale...). Vicino al bar c'è Stefano che si guarda intorno con aria annoiata (ma io so che finge... in realtà lo sanno tutti). Sta con le braccia larghe appoggiate al bancone e sorride (di circostanza) a quasi tutti quelli che lo guardano (anche solo per un attimo) ed è bellissimo nei suoi pantaloni neri stretti e nella sua camicia (visibilmente Armani) anche quella nera. Quando mi vede emerge dalla sua immobilità plastica muovendo (di qualche centimetro) un braccio per chiamarmi. Io vado da lui (ma ho bisogno che qualcuno, non vedo chi, mi sorregga) e gli dico no grazie, che sarà per un'altra volta se proprio insiste. E lui dice che insiste e mi costringe a prendere un Negroni. Dopo il Negroni mi fa bere un'altra cosa che non so ma... insomma, comincia la festa.

C'è una negra che balla sui cubi (bellissima negra anche se la mini e il top arancione fluorescente la fanno somigliare molto ad uno spazzino in servizio notturno) ed io decido che quella negra balla da dio ed io voglio imparare da lei. Ma lei non ne vuole sapere di insegnarmi e allora quasi la picchio, per fortuna Mixo vede e mi porta via dicendomi cose senza senso in un orecchio, click... non sento, non importa, non ricordo. Poi c'è questa tipa che mi piace moltissimo e sta immobile semisvenuta su un poltroncina proprio di fronte ai cessi, e la gente che passa di lì quasi inciampa nelle sue gambe (molti ci inciampano davvero). Io mi avvicino e vorrei fare qualche cosa per aiutarla ma non so che cosa in realtà, e allora le metto una mano sulla fronte per sentire se ha la febbre e sento che è tutta bagnata. E' madida di sudore e a me pare di aver sentito che può succedere con l'extasy (anche se io non l'ho mai visto prima e, di sicuro, a me non è mai successo). Le chiedo se ha preso qualcosa e lei mi dice che non mangia da tre giorni e io le chiedo perché ma lei non riesce a rispondere e mi fa cenno con la mano di aspettare un attimo. Vado in bagno (una puzza nauseabonda, piscio dappertutto come in qualsiasi discoteca rivierasca) e prendo della carta igienica per asciugare la ragazza mentre un tipo piscia beato e mi chiede se ho una cartina, io dico di no perché ho fretta e torno da lei. E' sempre lì ma adesso sulla poltroncina di fianco a lei è seduto un tipo che le sta parlando. Faccio per andarmene, in fondo che importa? Ma lei lo manda via ed allora mi rifaccio sotto e l'asciugo meglio che posso cercando di non palparla troppo (ma perché no? Che importa?). Lei non dice niente, io intanto la guardo per bene ed è proprio una gran bella... se non fosse che è così magra, così... deteriorata. Se non fosse che nemmeno riesco a metterla a fuoco per bene. Mi siedo vicino a lei e le chiedo se ha preso qualche cosa ma lei scuote vigorosamente la testa e mi dice che no, che lei non farebbe mai niente del genere. E poi mi parla per dieci minuti di questa cosa del non mangiare che è meglio della cocaina perché ti fa sentire ancora più viva e ti dà delle sensazioni che nessuna droga potrà mai darti. Ed io la ascolto e mi sento un po' stupido perché io lo so benissimo che questa ragazza è malata ma non me ne importa nulla, voglio solo che lei sia felice per qualche minuto. Voglio addormentarmi pensando che ho reso qualcuno felice oggi. E allora le do ragione e mento e le dico che anche io non mangio da giorni ma lei in principio non ci crede. Mi do da fare per convincerla e dopo un po' ci riesco (non è difficile, ha bevuto, lo sento dal fiato intasato di alcool e Diana Rosse). Poi continuiamo a parlare e a parlare ed io mi rendo conto che lei si aspetta che io la baci ma quell'alito è davvero troppo per me, anche se il mio non deve essere meglio. Le passo una mano tra i capelli neri e corti, mi sembra di poterlo fare... lei quasi non se ne accorge e continua a parlare mentre il suo sguardo si perde nell'infinito-finito di questa scatola di luci stonate. Mi parla di tutte le meravigliose sensazioni che prova ed io la ascolto senza entusiasmo vero, poi mi ricordo di avere dei chewingum in tasca e penso che potrei offrirgliene uno ma che la cosa sembrerebbe troppo adolenscenzialmente scontata e allora non lo faccio e le offro invece una sigaretta che lei accetta con un cenno e sempre senza guardarmi. I suoi occhi mi ricordano qualcun altro, ma tutti, in fondo, siamo alla ricerca di qualcun altro e allora non vale la pena di farsi affascinare da quegli occhi da pazza, pieni di una lucidità muta che spezza il filo dei miei pensieri che era così chiaro fino a qualche minuto fa. Non ne vale veramente la pena. Così le parlo un po' di me e continuo a pensare che dovrei proprio baciarla ma non ci riesco. Ad un certo punto, mentre lei mi sta raccontando che fa l'infermiera e che è un bellissimo lavoro perché si aiutano gli altri etc. io mi alzo, le do un bacio sulla fronte e le dico -ciao devo proprio andare.- e lei mi saluta con un sorriso ebete, senza guardarmi e mi viene il dubbio, mentre me ne vado, che per tutto il tempo non si sia nemmeno accorta della mia presenza.

Più tardi io e Alex la vediamo che uscire dal Club abbracciata con un tizio alto con gli stivali da cowboy.

-Bella figa.- Dice Alex.

-Le puzza il fiato.- Rispondo io.

Ma sotto sotto penso che avrei proprio dovuto baciarla.

Gelsomina mi ha visto mentre davo il bacio in fronte alla tipa e adesso è incazzata nera. Mi chiede chi cavolo è quella e io dico una che ho conosciuto qui ma lei non ci crede e dice che se per caso credo di potere uscire con lei e poi etc. allora mi sbaglio di grosso etc. Io non la ascolto nemmeno perché c'è troppo da fare in questo posto per perdere tempo in discussioni futili. La prendo per le braccia e la trascino verso di me. Lei fa resistenza, ma non sul serio, e poi si lascia baciare senza mostrare trasporto particolare, un bacio educato. La guardo per un attimo e non abbiamo ancora realizzato che già la sto trascinando in giro per il locale. Avanziamo piano facendoci largo a gomitate tra le persone e lei continua a chiedermi di tanto in tanto chi era quella ma si vede che non si aspetta una risposta. E' solo un ritornello. Mi accorogo che è ubriaca per via di quel tono petulante della voce e le dico che mi fanno schifo le bionde ubriacone ma lei non capisce lo scherzo e dice che preferisco le more in coma, allora la bacio di nuovo e penso, confusamente, che questa situazione è un po' una paranoia, che non ci voglio stare perché ci conosciamo da appena qualche ora e non me la sono nemmeno scopata eppure parla già come se fosse mia moglie e questo non era assolutamente nei piani. Ma poi penso 'eccheccazzo!' e le chiedo di venire fuori con me.

Ma le cose non vanno bene perché lei pensa che lì nel parcheggio ci possano vedere e che la macchina sia troppo scomoda e che senza preservativo non si possa fare e che lei non è quel tipo di ragazza. Allora la spoglio e cerco di scoparla più in fretta che posso ma non è facile. Per venire mi tocca di pensare alla moretta anoressica e questo è disgustoso.

Segue una buona mezz'ora di sensi di colpa da parte di Gelsomina e mi sforzo davvero di sentirmi una carogna per quello che ho appena fatto al povero Davide bagnino\pr\ex (forse) fidanzato ma non ci riesco proprio perché sei tu, mia cara Gelsomina, ad aver fatto qualcosa a quel povero diavolo e né tu né lui avrete mai la mia compassione. Ma posso disprezzarvi senza problemi. Posso augurarvi di avere tutta la vita per pentirvi. Non me ne frega un cazzo Gelsomina, perché Davide lo conosco ed al mio posto lui avrebbe fatto esattamente lo stesso, solo che invece di aspettare che tu ti ubriacassi da sola ti avrebbe fatto ubriacare lui e alla fine non sarebbe rimasto con te in questa macchina piena di fumo e di noia ad ascoltare le tue lamentele infantili. Queste cose dico alla Povera Fanciulla e intanto penso a quello che sta succedendo nel locale. L'orologio segna le quattro ed avrei una voglia matta di andarmene, di allontanarmi da questa creatura ributtante, ma lei piange e allora l'abbraccio di nuovo e prego Dio che non voglia essere scopata un'altra volta perché davvero non ne avrei la forza. Le sussurro qualche stupidaggine in un orecchio, cerco di tranquillizzarla, le accarezzo i capelli con dolcezza e l'aiuto a rimettersi le mutandine (rosse...) mentre lei mi dice che domani confesserà tutto a Davide e gli chiederà perdono e lui capirà e tutto sarà come prima e potrà dimenticarsi di questa cosa. Io le dico che senz'altro le cose andranno così ma lei ci ripensa e dice che probabilmente Davide non capirà e che è stata un'idea folle venire con me questa sera etc.

Alla fine, per convincerla a rientrare, mi tocca scoparla un'altra volta.

Col preservativo.

Rientriamo e Gelsomina dice che deve andare un attimo alla toilette. Io sono contento perché forse in questo modo riuscirò a svignarmela ma non ci riesco, in realtà, perché Mixo mi corre incontro e mi dice che Alex sta malissimo e che dovremmo proprio fare qualcosa. Ma io non capisco, Alex stava benissimo fino a un'ora fa e non è possibile che in un'ora sia riuscito a conciarsi così male come dice Mixo. Invece c'è riuscito e sta seduto su una sedia con la testa appoggiata al tavolino troppo basso ed un filo sottile di vomito e sangue che gli esce dall'angolo della bocca e poi scorre sul ripiano di cristallo per precipitare mollemente sulla borsetta di Vestito Blu (o di Vestito rosso oppure di Sharon, non sono sicuro). Nessuno vuole chiamare il personale del locale perché il proprietario è un amico intimo del padre di Alex e sicuramente la cosa si verrebbe a sapere e allora etc., così io e Mixo solleviamo quegli ottanta chili di massa inerte e facciamo per portarlo verso l'uscita. Mixo gli mette una mano sotto il naso e urla:

-Cazzo, non respira!-

Ci lasciamo prendere dal panico ed il corpo morto ci scivola dalle mani e finisce sul pavimento di porfido del club mentre Sharon urla -CHE CAZZO AVETE FATTO ALLA MIA BORSA!- e Vestito Blu accende una nuova Philip Morris visibilmente disturbata dall'odore del vomito prima, dalla situazione in generale, poi. Uno alto, vestito di blu dall'aria vagamente gay che era seduto lì vicino dice di essere un medico e ci fa allontanare. Comincia il massaggio cardiaco e insiste che qualcuno deve fargli la respirazione artificiale. Ma nessuno si fa avanti, troppo vomito in quella bocca, Sharon dice che bisognerebbe lavarla in qualche modo, la bocca, e intanto mi chiede una sigaretta. Le lancio il pacchetto e vado al bar a chiedere dell'acqua ma c'è ancora una gran fila e allora salto il bancone di slancio ed urlo:

-ACQUA! è un emergenza!-

Ma il barista crede che io sia il solito ubriaco che ha perso il controllo e mi butta di nuovo dall'altra parte. Cadendo rompo l'orologio, il telefono e mi incrino, credo, una costola. Il ragazzo vicino ai cui piedi sono atterrato mi dà un calcio nelle reni con uno stivalaccio a punta ed io avrei tanta voglia di ucciderlo ma non c'è tempo così lascio perdere, mi alzo e corro verso i bagni per prendere dell'acqua. Anche lì c'è la fila ma in qualche modo mi intrufolo e arrivo al lavandino. Dove cazzo la metto l'acqua? Sono in panico. Strappo il cappello dei Bulls a uno che stava pisciando nell'urinatoio e provo a metterlo sotto il rubinetto, ma lui si gira (pisciandomi sui pantaloni) e mi allunga una gran sberla. Cado sul pavimento e annego nel velo di sporcizia, piscio e depressione che lo ricopre uniformemente. Il tipo se ne va ma nessuno vuole aiutarmi ad alzarmi. Lo faccio da solo, scivolando un paio di volte e mi rendo conto, guardandomi allo specchio che il labbro mi sanguina e penso che vaffanculo Alex, quello intanto è già morto. Riempio il cappello d'acqua, ad ogni buon conto e torno dagli altri. Alex è li disteso sul pavimento e tutti lo guardano. Anche il medico si è rialzato e dice che gli dispiace (che gli abbiamo rovinato la seratina galante al Club 99-che-questa-sera-si-chiama-in-un-altro- modo con la biondina che lo guarda di tanto in tanto con aria esasperata). Sharon piange e mi chiede una sigaretta. Non trovo più il pacchetto, Mixo le lancia il suo. -Ma è morto davvero?- Chiedo io. Il medico dice di si, non c'è niente da fare è m-o-r-t-o, andato, finito, rien ne va plus (spiritoso, anche).

-E adesso?- Chiede Mixo -Chi cazzo glielo dice a suo padre?-

-Suo padre è morto anche lui.- Dice Sharon che adesso sta seduta in un angolino e toglie con un fazzoletto di carta il vomito dalla sua borsetta.

-Te l'ha detto lui?- le domando.

-Cosa?-

-Che suo padre è morto.-

-Si-

-Bhe, ti ha mentito, lo dice a tutte, dice che funziona con le donne.-

-Allora non è morto?-

-No, sta in un albergo qui vicino.-

-Grande,- dice lei illuminandosi in volto -allora ci possiamo andare subito!-

C'è una particolare qualità nella conversazione di Sharon che ti costringe ad immaginare sempre modi nuovi per ucciderla.

Alla fine arriva l'ambulanza ma quando i due infermieri cercano di sollevare Alex da terra per metterlo sul lettino perdono la presa e lo fanno di nuovo cadere a terra da mezzo metro di altezza.

-Gesù- Dice Mixo mentre Sharon sta domandando in giro se è vera la storia del padre che non è morto e dice cazzo ci sono caduta come una scema e gliel'ho anche data etc.

Quando gli infermieri cercano di sollevare di nuovo Alex il suo braccio destro si anima e il pugno si abbatte con violenza sulla faccia di quello che lo teneva dalla parte della testa il quale lascia la presa e lo fa cadere di nuovo a terra. Alex si alza a sedere e dice:

Bhe, che cazzo sta succedendo?-

Questo è troppo anche per me. Vedo Gelsomina e la trascino per un braccio verso l'uscita. Camminando attraverso la ressa non posso fare a mano di pensare a tre cose:

#1. E' possibile che un uomo resusciti?

#2. Come cazzo si chiama il Club 99 stasera?

#3. Tutte troie?