MyLady's Home Page | I racconti dei miei schiavi |
Sembrava un week-end come tanti altri, un paio di giorni passati con la mia Padrona, in giro per l'Italia; e fu così all'inizio, girammo diverse città mentre lei mi preannunciava di avere proprio voglia di divertirsi con me, che aveva giusto una ideuzza che da tanto tempo le frullava in mente.
Non osai chiederle nulla, intanto perché non me l'avrebbe comunque detto e poi perché in fondo nemmeno io volevo poi sapere troppo: non si sa mai che mi fosse scappato il coraggio!!!
Sabato sera prendemmo un albergo tranquillo, una camera a due letti, il che mi fece pensare che uno fosse per me. Che una volta tanto la Padrona fosse generosa e non mi facesse dormire per terra accanto al suo letto come d'abitudine?
"Ma non poteva mai essere che dormissi comodo?" pensai.
Infatti non feci in tempo a infilarmi sotto le coperte che mi sentii chiamare con voce imperiosa: "Non crederai di cavartela così eh? Prendi un po' la borsa e portamela qui."
Eseguii immediatamente l'ordine accovacciandomi poi vicino a lei, che prese a scegliere corde e bavagli vari.
"Sdraiati sul letto a pancia in giù, e mani dietro la schiena."
Capii che mi voleva legare per la notte, e sospirai sperando non mi stringesse troppo, altre volte avevo passato la notte, invece che a dormire, a muovere gli arti per non farli intorpidire.
Mi fece incrociare i polsi e li avvolse con una corda, con un metodo ormai collaudato, che bloccava l'anello di corde tra un polso e l'altro impedendo ogni possibilità di allentamento.
Erano stretti e parecchio anche, ma niente che non potessi sopportare.
Mi prese i gomiti con un'altra corda e li strinse uno verso l'altro. Ecco, questa sì che era una legatura scomoda, anche perché bloccando ogni movimento delle braccia impediva assolutamente di poter allentare i legacci ai polsi, prima premessa per una eventuale liberazione.
Come sempre strinse allo spasimo ogni legaccio, avendo però l'avvertenza di controllare che non mi bloccasse la circolazione del sangue, segno che intendeva veramente lasciarmici tutta la notte.
Analoghe legature, con bloccaggio, mi strinsero le caviglie e le ginocchia.
Terminata l'immobilizzazione mi prese la testa con le mani e sollevandomi dal cuscino mi cacciò in bocca una palla di seta che mi sembrò enorme, da tanto che me la riempiva. Un altro legaccio, sicuramente un foulard mi venne fatto passare tra le labbra a bloccare la palla di stoffa. Gli occhi mi vennero bendati strettamente e infine un altro foulard fu stretto sopra la bocca a coprire completamente le labbra e i sottostanti bavagli.
Mi lasciò andare la testa che ricadde pesantemente sul cuscino, dove la appoggiai su un fianco respirando tranquillamente dal naso. La sentii avvicinarsi proprio per controllare che avessi libertà di respirazione, visto che dalla bocca non avrebbe potuto passare nemmeno un filo d'aria.
La sentii controllare ogni legaccio con meticolosità onde non lasciare nemmeno il minimo gioco tra le corde e il mio corpo; soddisfatta di tale controllo mi coprì con le coperte e augurandomi la buonanotte si mise a leggere un libro.
Io stentavo ad addormentarmi anche a causa delle legature molto strette; questa volta però non volevo deludere la mia Padrona come altre volte avevo fatto; spesso infatti mi liberavo da solo le notti in cui lei mi legava, cosa che la addolorava e la faceva arrabbiare. Questa volta avevo deciso di resistere, non importa quale dolore avessi dovuto sopportare per l'immobilizzazione forzata o per la stretta dei legacci.
Così non tentai di saggiare la resistenza delle corde e nemmeno cercai di allentarle, ma cercai di addormentarmi, cosa che piano piano stava accadendo.
Nel dormiveglia mi parve di sentire un telefonino squillare e subito dopo la voce della mia Padrona, ma credetti che fosse un sogno e continuai a scivolare nel sonno.
Dopo un tempo indefinito però sentii le mani della mia padrona prendermi di nuovo la testa e mi svegliai all'improvviso; la sentii abbassare i bavagli sulla bocca e sfilarmi la palla di stoffa mentre mi diceva: "Devo andare sai?".
Ebbi solo il tempo di chiedere confuso "Ma dove?" che la palla di stoffa madida di saliva tornò al suo posto bloccandomi ogni ulteriore parola, così come fecero i bavagli sopra di essa.
Mi lasciò andare la testa e sentii rumore di valigie e vestiti.
Mugolai più forte che potei per chiedere cosa stava succedendo, ma la padrona era troppo presa dai preparativi per potermi dar retta.
"Scusami ma ho chiamato un taxi che arriva tra due minuti, e non ho tempo di spiegarti. Ti lascio così, tanto sono certa che ti slegherai come al solito, non è vero?"
Rabbrividii a questa frase, questa volta non lo sapevo se ci sarei riuscito, i legacci erano ancora stretti come quando mi erano stati applicati, nemmeno ci avevo provato ad allentarli.
Iniziai però a farlo in quel momento, mentre il respiro diventava affannoso e il cuore batteva a 1000 all'ora.
Tremavo e non per il freddo, lei stava per lasciarmi in quella stanza d'albergo, da solo, legato e imbavagliato senza che io potessi fare nulla per impedirlo. Non che se avessi potuto parlare l'avrei convinta, quando la mia padrona prende una decisione è irremovibile, ma almeno mi avrebbe dato la speranza.
Così invece ero solo un ammasso mugolante di carne e corde che non poteva far altro che agitarsi inutilmente.
"Che c'è, hai paura? Ma dai, non preoccuparti, se hai bisogno senti qua" E nel dire così mi mise in mano il pulsante per chiamare il servizio, come c'è in ogni camera d'albergo, penzolante da un filo sopra la testiera del letto.
"Sentito? Basta che suoni e qualcuno verrebbe certo ad aiutarti. Questo sono nel caso che non ci riesca tu da solo, no?"
Mi bloccai per la paura di suonarlo per sbaglio quel campanello. Lei notò la cosa e si mise a ridere.
"Ahahahah hai paura che venga qualcuno eh? Scommetto che piuttosto resteresti legato fino a domani al mio ritorno."
Ci puoi giurare - pensai tra me- te la immagini la faccia della cameriera che rispondendo alla chiamata si trovasse davanti un uomo nelle mie condizioni? Oddio non nego che l'idea sarebbe stata anche intrigante, ma insomma…. Preferivo aspettare il suo ritorno appunto!!!
"Ah dimenticavo: non so quando potrò ritornare però, ora vado a dormire da una amica, e domattina penso andremo fuori città, quindi ti conviene trovare da solo una soluzione."
Non so se lo diceva apposta per farmi spaventare, ma l'effetto che ottenne fu quello.
Smisi di mugolare in quanto inutile ma ripresi a dibattermi nelle corde cercando se non di allentarle almeno di testarle per vedere se si allentavano.
Avevo avuto cura di lasciare andare il pulsante del campanello però. Non volevo certo suonarlo per sbaglio.
Dopo qualche minuto mi fermai spossato, col sudore che scendeva dalla fronte assorbito dalla benda, e cuore e respiro acceleratissimi. Mi sembrava che le corde si fossero allentate di qualche millimetro.
"Ce la fai vero?" La domanda era fatta con un tono che non ammetteva altra risposta che "Si", cosa che feci annuendo leggermente col capo. "Lo sapevo che non mi avresti deluso, buonanotte e buon divertimento"
Fu la penultima cosa che disse prima di aprire la porta e andarsene, l'ultima fu "Ovviamente non posso chiudere la porta da fuori per cui ricordati che sei a rischio, che qualcuno può sempre entrare ehehehhehe"
Click, il rumore della maniglia pose fine a ogni speranza.
ERO SOLO. Dunque questa era l'ideuzza… Incredibilmente, imprevedibilmente, inesorabilmente, mi trovavo in una città sconosciuta, legato e imbavagliato in un letto di albergo, con la porta aperta, immobilizzato da una esperta di Bondage alla quale per tanto tempo avevo lanciato la sfida che non sarebbe mai riuscita a legarmi a prova di fuga. Fosse proprio quella la volta che ci fosse riuscita?
Sapevo, e lo sapeva anche lei, che la situazione non era realmente pericolosa, se non per il mio orgoglio; in caso di necessità infatti potevo veramente suonare quel campanello, ma l'avrei mai trovato il coraggio di farlo?
Mi abbandonai per un po', spossato dal sonno e dagli sforzi fatti, in un dormiveglia in cui ai sogni si alternavano le fantasie più spinte, di cameriere ovviamente avvenenti che trovandomi in quello stato invece di liberarmi si divertissero con me ecc ecc
Una volta recuperate le energie però mi riportai alla realtà e alla necessità di liberarmi al più presto prima di trovarmi in situazioni più imbarazzanti che eccitanti.
Riprovai i legacci e li ritrovai stretti come prima o quasi. Non mi persi d'animo e ripresi a lavorarci, indifferente al dolore dei polsi martoriati dalle corde. Nel frattempo cercavo anche di liberarmi dal bavaglio, che come è noto, oltre ad impedire di parlare fiacca di molto la resistenza rendendo difficoltoso anche il respiro e quindi stancando prima.
Ma anche questo impedimento era ben applicato, il legaccio tra le labbra infatti era molto stretto e non si lasciava facilmente spostare con la lingua. Lingua che tra l'altro aveva poco spazio per muoversi visto che la palla di seta riempiva quasi totalmente la bocca.
Aiutandomi anche con movimenti della testa sfregata sul cuscino riuscii almeno ad abbassare il foulard legato sopra la bocca scoprendo così le labbra, sperando che questo aiutasse la loro mobilità per espellere il bavaglio.
Ad un tratto sentii dei passi e delle voci nel corridoio al che mi bloccai per evitare il minimo rumore.
"Guarda, c'è la luce accesa in camera nostra" una voce femminile a cui dopo poco rispose una voce maschile: "L'avrai lasciata accesa tu, come al solito"
Ah così anche la luce aveva lasciato accesa!!! Con la benda stretta sugli occhi nemmeno quello potevo vedere…. Ma chi erano? Avevano evidentemente scambiato la mia camera per la loro….
Sentii infilare la chiave nella porta e armeggiare per aprirla, cosa che naturalmente non avvenne, primo perché era già aperta (!!!) secondo perché la chiave evidentemente non era quella giusta.
"Ma è aperta!!!" Agghiacciai a quella frase perché capii che avevano provato la maniglia e stavano per aprire la porta. Ricordavo che la porta si apriva verso l'altro lato della stanza, per cui anche aprendo uno spiraglio non potevano vedere il letto, ma appena fossero entrati…
"Stupido, non è la nostra, chiudi subito!!" sentii sussurrare.
"Mio Dio è vero, mi scusi eh?" e sentii la porta chiudersi mentre i due si allontanavano "Madonna che gaffe, ci pensi se entravamo? Certo che però anche loro, potevano chiuderla a chiave"
Quasi scivolai dal letto svenuto al pensiero dello scampato pericolo, e mi alzai in piedi saltellando verso la porta, deciso a non correre di nuovo lo stesso pericolo.
Arrivai ad appoggiarmi al muro saltellando con le gambe immobilizzate finché arrivai alla porta. Appoggiandomi con le spalle alla stessa mossi i polsi solidamente legati insieme abbassandomi in avanti fino a toccare la chiave che per fortuna era stata lasciata nella toppa. Ecco perché non potevano infilare la chiave dall'esterno. Con non poche evoluzioni riuscii a girarla finché non sentii il click della serratura, sfilai la chiave e mi diressi di nuovo verso il letto.
Sfilai la chiave per non togliermi del tutto la possibilità di ricevere aiuto dall'esterno in caso proprio non fossi riuscito a liberarmi.
La cosa però sembrava ora più probabile, visto che tutto il movimento fatto aveva allentato "leggerissimamente" i legacci ai polsi, permettendomi ora almeno di ruotarli.
Cercai di riportarmi sul letto ma il primo tentativo fu un fallimento, rotolai infatti disteso sul pavimento sbucciandomi un gomito; al secondo riuscii meglio.
Ruotando i polsi tra le corde ora allentate riuscivo ora a sfiorare i nodi, cosa che non mi permetteva però ancora di scioglierli.
Dopo alcune ore di tale traffico comunque riuscii nel mio intento, e allora finalmente, tirando un lungo respiro dalla bocca libera da ogni bavaglio, mi addormentai stremato.
21/6/97