La tournée del gruppo, in corso in questi giorni nel nostro Paese, toccherà giovedì anche l’«Alcatraz» di Milano

E finalmente Alan Parsons riportò in Italia il suo «Live Project»

Dopo sei anni riecco in Italia Alan Parsons ed il suo “Live Project” in cinque concerti: la scorsa domenica a Ravenna, stasera a Palermo, domani a Firenze e giovedì 21 all’Alcatraz di Milano, concludendo il giorno successivo a Mantova.
Meglio tardi che mai, dopo la promessa di nuova imminente visita da parte dell’artista inglese, nel maggio ’98, sempre a Milano, dopo aver ringraziato in italiano il pubblico per il calore ricevuto. La storia dell’Alan Parsons Project comincia nel 1976 quando il suo mentore, già eccellente tecnico del suono con George Martin e i Beatles prima, e con i Pink Floyd di Atom heart mother e Dark side of the moon poi, decide di stare anche dall’altra parte della consolle. Di fatto, considerando il “Project” una band, per essa Parsons reclutò elementi dalle realtà artistiche delle quali al momento curava la produzione: i Pilot del chitarrista Ian Bairnson e del bassista David Paton, gli americani Ambrosia, il cantante John Miles (la celebre Music assieme a Magic dei Pilot, possono considerarsi brani proto-APP) e persino la formazione glam-punk di Steve Harley & Cockney Rebel. Il “progetto” fu invero fondato da Parsons assieme all’eccelso musicista, cantante e compositore Eric Woolfson e all’orchestratore Andrew Powell. Ne risultarono grandi concept album con archi sontuosi ed arrangiamenti epici, una chitarra inconfondibile e un cantante diverso per ogni brano. Alan stesso modestamente definì “intrattenimento di buon livello" tutti gli indimenticabili pezzi sottofondo di gite, passeggiate in riva al mare e lenti in discoteca, ma anche documentari scientifici, rotocalchi e “fiction". Lo scintillante esordio Tales of mystery and imagination musica i racconti gotici di Edgar Allan Poe, mentre ad Isaac Asimov sono ispirati I Robot e Pyramid. Eye In The Sky, grande successo del 1982, ravvisa la minaccia di un Grande Fratello mentre Gaudi omaggia il genio dell’artista catalano. Per Eve addirittura un doppio significato nascosto: in apparenza l’universo femminile, in realtà un tema ben più spaventoso e apocalittico. Forse “leggerotti” per chi ascolta gruppi progressivi come Genesis e Yes, ma allo  stesso tempo troppo particolari e misteriosi per catalogarli nell’easy listening, semplicisticamente definiti una versione “orecchiabile” dei Pink Floyd, i dischi del “Project” sono in realtà a sé stanti. Ad ogni loro uscita di
allora la stessa trepidanza che molti adolescenti nutrivano verso i film di James Bond o le storie di Paperinik
su “Topolino”, in tempi ben lontani dall’inflazionamento roboante e banale degli odierni media dagli ossessivi e grotteschi effetti speciali digitali. Una volta di Asimov e dei suoi robot si occupava Parsons, ora lo fanno Hollywood e Will Smith. Dopo Freudiana (1990) - facile intuirne il tema - l’abbandono di Woolfson e i primi tour dal vivo. Ultimo album di studio A valid path, ospite David Gilmour. Dimissionati anche Bairnson, Powell e altri fidi collaboratori, oggi i compagni di Alan sono gli americani Godfrey Townsend, chitarrista e cantante, Steve Murphy, chitarrista, il cantante P.J. Olsson, il bassista John Montagna e il tastierista Manny Focarazzo. Certo, questi nuovi nomi ricordano più un film di Scorsese o Tarantino su Little Italy piuttosto che una fiction fantascientifica ma, a parte gli scherzi, Parsons ritroverà senz’altro nel pubblico italiano lo stesso calore che all’epoca lo aveva commosso, riuscendogli ancora più facile far sognare i fans.
Alessandro Casellato
La Provincia, 19 ottobre 2004

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