Alan Parsons, imperdibile Project all’Alcatraz

Un’occasione imperdibile, con i concerti di Alan Parsons e del suo Live Project, stasera all’Alcatraz di Milano e domani a Mantova, per chi si fosse perso nel 1998 le prime esibizioni in terra nostra dell’artista inglese che una decade fa ruppe il personale tabù degli shows dal vivo. Al crepuscolo degli anni ’60 Parsons già lavorava per i Beatles agli studi Abbey Road, salendo poi di qualifica con Pink Floyd, Hollies, Roy Harper e Al Stewart. Nel 1975 reclutò i musicisti per il suo Project tra quelli con cui stava collaborando: Pilot, Ambrosia, John Miles e persino il glam-punker Steve Harley che sfatò il mito di come generi considerati agli antipodi come rock progressivo e punk fossero in realtà molto più vicini. Alan guidò la formazione con l’orchestratore Andrew Powell e, sino al ’90, con il cantante, pianista e compositore Eric Woolfson, principale autore di tutti gli undici album dell’iniziale sodalizio, ricchi di arrangiamenti sinfonici e atmosfere fantascientifiche, miscelate all’allora nascente vena elettronica. Peccato che oggi A Valid Path, il nuovo disco di Parsons che, nel frattempo, dopo
Woolfson, ha perso Powell e il chitarrista Ian Bairnson, non sia meritevole di sufficienza malgrado l’ospite
David Gilmour e la copertina di Storm Thorgerson che cita un vecchio album dei Free. Ad ogni modo, i brani storici del Project rimangono gioielli di melodia, buon gusto e innovazione, e fortunatamente costituiranno
la maggioranza della scaletta di stasera all’Alcatraz per garantire oltre due ore di emozioni.
Alessandro Casellato
La Provincia, 21 ottobre 2004

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