La fortuna della Ukiyo-e

di Fabio A. Vitali


Le stampe policrome giapponesi della Ukiyo-e costituiscono oggi un genere familiare all’occhio occidentale sia direttamente per la conoscenza specifica delle opere e degli artisti, sia indirettamente per la grande influenza che queste hanno esercitato nel contesto delle arti figurative a cavallo tra la metà del secolo scorso e l’inizio del ‘900.

Non è un mistero che molti artisti delle avanguardie europee del XIX secolo abbiano preso spunto dalla novità delle stampe giapponesi per superare la composizione spaziale tridimensionale tipica della tradizione occidentale. Tra tutti ricordiamo Vincent Van Gogh, appassionato collezionista di Ukiyo-e con il fratello Theo, che in una lettera del settembre 1988 scriveva:

"Ti puoi fare un’idea del cambiamento della pittura pensando alle rappresentazioni giapponesi, ai paesaggi, alle figure che si vedono dappertutto. Io e Theo possediamo centinaia di spampe".

Le arti decorative europee fin de siècle sono il chiaro esempio di questa influenza e del rinnovamento che questa introdusse nel sistema della arti applicate. Insieme alle stampe giungevano dal Giappone le lacche maki-e le porcellane di Imari; gli artisti ed artigiani occidentali potevano così disporre di una ricchissima e raffinata serie di decorazioni geometriche e vegetali

Il nostro occhio è dunque oggi non più vergine, persino se non ha mai visto una stampa giapponese, in quanto la percezione dello spazialità di queste opere nipponiche si lega alla stratificazione delle nostre forme artistiche che già ne recano traccia e che si sono rese, per così dire, a noi naturali. Non sentiamo più l’alterità e novità di quest’arte come potevano avvertirla gli europei del secolo scorso. Essa non è più rottura o rivoluzione della nostra tradizione ma ne è diventata parte.

Tutto questo è oggi tanto più vero in quanto la globalizzazione delle conoscenze e la disponibilità pressochè illimitata delle riproduzioni ci porta ad aver coscienza del contesto complessivo dell’esperienza umana. E’ molto difficile ripercorrere a ritroso questo farsi natura delle esperienze per giungere al momento in cui l’opera possa riproporsi come semplice presenza non mediata dai sistemi di riferimento culturale. E c’è anche da chiedersi che senso possa avere tentare questa operazione sia dal punto di vista orientale che da quello occidentale tanto vaste e profonde sono state le reciproche influenze. Ma è forse proprio a partire dall’analisi di queste ultime che può svelarsi come si sia andato costituendo il significato di questa forma d’arte popolare giapponese ben oltre il contesto storico che l’aveva prodotta. Paradossalmente ciò vale più per il Giappone che per l’Occidente in quanto il vissuto storico della Ukiyo-e ha finito per ribaltare in buona parte il giudizio critico iniziale che la voleva alla stregua di semplice divertimento volgare.

Lo storico dell’arte giapponese Yashiro scrive: "Per lungo tempo queste stampe non godettero in Giappone di alcuna considerazione, così come gli occidentali non pensano a tesoreggiare le cartoline illustrate. Tuttavia, quando nel XIX secolo giunsero in Europa, fecero colpo, e, come è noto, il loro istintivo e impressionistico accostamento alla natura, il senso della linea e i delicati colori esercitarono una profonda influenza su molti artisti europei".

Quello che non veniva colto dalla critica giapponese, legata alla tradizionale valutazione della sensibilità pennellata e del riferimento etico del soggetto, era la modernità di quest’arte che si proponeva in una forma destinata ad un ampia diffusione. L’opera nasceva dalla figura imprenditoriale dell’editore che programmava le serie, coordinava i pittori, gli intagliatori, gli inchiostratori e ne curava la distribuzione. Per le opere di maggior successo si producevano migliaia ed anche decine di migliaia di pezzi arrivando a sostituire le matrici quando queste si consumavano per l’uso.

Sel particolare settore dell'Ukiyo-e l'arte diventa di massa: il basso costo ne favorisce la diffusione ed i soggetti sono ispirati dalla vita quotidiana, dalla moda e dalle curiosità. E' una forma d'arte moderna, libera da convenzioni.

Il momento più interessante nel quale Oriente ed Occidente si sono incontrati e reciprocamente influenzati è quello attorno alla seconda metà del secolo scorso.

Già prima d’allora in Giappone la curiosità per l’arte occidentale era vivissima ma lo studio del rangaku (cose occidentali) era vietato dal governo feudale bakufu ed era inoltre assai difficile procurarsi opere e testimonianze. Gli elementi figurativi occidentali che più impressionavano gli artisti giapponesi erano lo scorcio prospettico, la teoria delle ombre, l’incarnato dei volti e la riproduzione anatomica dei corpi.