FRANKENSTEIN JUNIOR
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Regia: Mel Brooks
Cast: Gene Wilder (Dr. Frankenstein), Peter Boyle
(Mostro), Marty Feldman (Igor), Cloris Leachman (Frau Blücher), Teri
Garr (Inga), Kenneth Mars (Ispettore Kemp), Madeline Kahn (Elizabeth), Gene
Hackman (Abelardo)
Trama: Vero capolavoro della comicità contemporanea,
questo folle tributo di Mel Brooks al classico di Mary Shelley mette in ridicolo
ogni versione cinematografica di Frankenstein mai realizzata. In particolare,
Mel Brooks traduce in forma comico-grottesca il capolavoro diretto nel '31
da James Whale, riprendendone tutte le atmosfere e utilizzando addirittura,
per alcune scene, le attrezzature autentiche. Protagonista del film non è
più il famoso barone Victor, ma il nipote dottor Frederick Frankenstein,
che viene convocato suo malgrado per testamento nel castello del nonno in
Transilvania. Qui Frederick scopre il fatidico manuale di istruzioni per
ridare la vita ai morti, e con l'aiuto del gobbo Igor e della sensuale Inga
crea un mostro che, pur terrorizzando gli abitanti del luogo, in realtà
non è cattivo e vuole solo essere amato.
DR. FRANKENSTEIN: Se osserviamo la base di
un cervello che è stato appena prelevato da un cranio, si può
in effetti vedere ben poco del mesencefalo. Tuttavia, come ho dimostrato
nella mia lezione della settimana scorsa, se si distaccano delicatamente
le parti inferiori dei lobi temporali, si può vedere la parte superiore
della radice del cervello. Questa cosiddetta base del cervello è composta
dal mesencefalo, da una protuberanza tondeggiante chiamata ponte di Varolio,
e da un gambo che si assottiglia verso il basso, chiamato midollo allungato,
il quale fuoriesce dal cranio attraverso il foro occipitale, e naturalmente
diviene il midollo spinale. Ci sono domande prima che prosegua?
STUDENTE: Io avrei una domanda, dottor Frankenstein.
DR. FRANKENSTEIN: Si legge Fronkonsteen.
STUDENTE: Come, prego?
DR. FRANKENSTEIN: Il mio nome si pronuncia Fronkonsteen.
STUDENTE: Ma lei non è il nipote del famoso dottor Victor Frankenstein
della Transilvania che andava nei cimiteri, disseppelliva cadaveri sotterrati
da poco e trasformava organi morti in...
DR. FRANKENSTEIN: Sì! Sì! Sì! Lo sanno tutti che cosa
faceva. Ma io preferisco essere ricordato per il mio piccolo contributo alla
scienza, e non per la mia accidentale discendenza da un famoso... coglione.
Ora, se non le spiace, vuol tornare alla sua domanda?
STUDENTE: Beh, Professore, non sono sicuro di aver capito la differenza tra
impulsi nervosi riflessi e volontari.
DR. FRANKENSTEIN: Benone. Dato che la lezione aveva in programma una dimostrazione
di quella differenza, possiamo procedere. Il signor Hilltop, qui presente,
con cui non ho mai lavorato, e a cui non ho dato precedenti istruzioni, ha
gentilmente offerto i suoi servigi per la dimostrazione di questo pomeriggio.
Signor Hilltop, per favore, salti giù dal lettino e si metta in piedi
lì davanti. Un salto niente male. Signor Hilltop! Vuole alzare il
ginocchio sinistro, prego? Avete appena visto l'effetto di un impulso nervoso
volontario. Comincia con uno stimolo proveniente dalla corteccia cerebrale,
passa attraverso la base del cervello ed arriva ai muscoli interessati. Signor
Hilltop, può abbassare il ginocchio. I movimenti riflessi sono invece
quelli che non dipendono dalla volontà, ma sono effettuati tramite
collegamenti tra il sistema nervoso periferico e il sistema nervoso centrale.
Brutto, sporco, lurido figlio di puttana! Noi non siamo coscienti di questi
impulsi, né abbiamo la volontà che essi compiano la contrazione
dei nostri muscoli, eppure, come avete visto, funzionano da soli. Ma se invece
noi blocchiamo questi impulsi, semplicemente applicando una pressione, il
che può essere fatto con una qualsiasi morsa di metallo, sul rigonfiamento
alla base del nervo posteriore per, diciamo, cinque o sei secondi... Brutto
bastardo incestuoso e porco! Come vedete, ogni comunicazione è interrotta.
Non basta la nostra meccanica perfetta. In mancanza di questo continuo arrivo
di impulsi motori noi crolleremmo, come un pezzo di stoffa bagnata!
HILLTOP: Aaah!
DR. FRANKENSTEIN: In conclusione, si deve notare... Gli dia un dollaro extra.
CARLSON: Un altro dollaro, sissignore.
DR. FRANKENSTEIN: ... che qualsiasi pur anche minima lesione della radice
del nervo è sempre grave, perché una volta che la fibra del
nervo è recisa non vi è alcun modo, in cielo oppure in terra,
di ricreare in essa la vita. Nessun'altra domanda, prima di andar via?
STUDENTE: Ah, dottor Frankenstein... Fronkonsteen...
DR. FRANKENSTEIN: Sì?
STUDENTE: Non è forse esatto allora che Darwin conservò alcuni
pezzi di vermicelli in una scatoletta, e che per chissà quale causa
straordinaria essi cominciarono effettivamente a muoversi con movimenti volontari?
DR. FRANKENSTEIN: Sta parlando di vermi o di spaghetti?
STUDENTE: Ma di vermi, Professore.
DR. FRANKENSTEIN: Sì, mi sembra di aver letto qualcosa in proposito,
quando ero studente. Ma tenga presente che un verme, con pochissime eccezioni,
non è un essere umano.
STUDENTE: Ma non è stato quello alla base di tutti gli esperimenti
di suo nonno? La rianimazione di tessuti inanimati?
DR. FRANKENSTEIN: Mio nonno, vede, non era affatto sano di mente.
STUDENTE: Ma essendo un Fronkonsteen, lei non è neppure un po' curioso
di sapere... L'idea di poter riportare in vita ciò che una volta era
morto non l'affascina?
DR. FRANKENSTEIN: Lei sta soltanto parlando delle deliranti sciocchezze di
un individuo che era pazzo. Ciò che è morto, è morto.
STUDENTE: Ma pensi ai recenti trapianti di cuori e reni!
DR. FRANKENSTEIN: Cuori e reni sono soltanto dei giocattoli! Io parlo del
sistema nervoso centrale!
STUDENTE: Ma scusi, allora lei...
DR. FRANKENSTEIN: Io sono uno scienziato, non un filosofo! C'è più
probabilità di rianimare questo bisturi che riparare un sistema nervoso
spezzato!
STUDENTE: Ma lei dimentica il lavoro di suo nonno.
DR. FRANKENSTEIN: Il lavoro che ha fatto mio nonno è solo cacca! La
morte a me non interessa! La sola cosa che riguarda me è la conservazione
della vita! Adesso la lezione è terminata.
HERR FALKSTEIN: Doktor Frankenstein?
DR. FRANKENSTEIN: Sono Fronkonsteen.
HERR FALKSTEIN: Mi chiamo Gerhard Rosenthal. Ho viaggiato più di cinquemila
miglia per portare il testamento di suo grande e famoso nonno, il barone
Victor von Frankenstein.
ELIZABETH: Oh, mio caro tesoro. Oh, mio dolce amore. Conterò le ore
che tu sei via.
DR. FRANKENSTEIN: Oh tesoro adorato, anch'io.
ELIZABETH: No, non sulle labbra.
DR. FRANKENSTEIN: Cosa?
ELIZABETH: Vado a quel party di Nanna e Nicky più tardi, non voglio
avere sbaffi di rossetto.
DR. FRANKENSTEIN: Oh.
ELIZABETH: Capisci vero?
DR. FRANKENSTEIN: Ma certo.
CAPOSTAZIONE: In carrozza!
ELIZABETH: Oh Dio!
DR. FRANKENSTEIN: Beh, credo che ci siamo.
ELIZABETH: Freddy, tesoro... Oh, come faccio a dire in due minuti quello
che mi ci è voluto tutta una vita a comprendere?
DR. FRANKENSTEIN: Perché non provi?
ELIZABETH: D'accordo. Sei tutto maschio, sono tua, fai ciò che vuoi
di me, che altro posso dire?
DR. FRANKENSTEIN: Mio dolce amore...
ELIZABETH: I capelli! Vengo adesso dal parrucchiere.
DR. FRANKENSTEIN: Scusa, scusa.
ELIZABETH: Spero che ti piacciano le nozze all'antica.
DR. FRANKENSTEIN: Preferisco le notti di nozze all'antica.
ELIZABETH: Ah, sei incorreggibile.
DR. FRANKENSTEIN: Vorrebbe dire che mi ami?
ELIZABETH: Ci puoi scommettere le mutandine.
DR. FRANKENSTEIN: Oh, mio unico amore...
ELIZABETH: Taffetà, caro.
DR. FRANKENSTEIN: Taffetà, tesorino.
ELIZABETH: No, il vestito. È di taffetà, si sgualcisce.
DR. FRANKENSTEIN: Oh.
CAPOSTAZIONE: In carrozza!
ELIZABETH: Lo odio quell'uomo orribile. Beh, vai via, prima che perda ogni
controllo di me stessa... Ah le unghie. Ah...
DR. FRANKENSTEIN: Scusami! A presto cara.
ELIZABETH: A presto Freddy.
DR. FRANKENSTEIN: Tesoro...
ELIZABETH: Oh...
MOGLIE: Harry, quello ha ricominciato!
HARRY: E che diavolo vuoi che ci faccia.
MOGLIE: Ma tutti i giorni!
HARRY: Beato lui che ce la fa.
CONTROLLORE: New York signori, per New York prepararsi a scendere.
MOGLIE: Hans, er wachte schon weider.
HANS: Was so [...]
MOGLIE: Aber jaden tag.
HANS: [...] Lass ihm, lass ihm.
CONTROLLORE: Transylvania nachste! Jeder austeigen fur Transylvania!
DR. FRANKENSTEIN: [Ehi, ragazzo. Siamo in Transilvania?]
Boy: Ja, klar, [l'hai azzeccata. Ehi, vuoi una lucidata?]
DR. FRANKENSTEIN: Uh... No, danke.
IGOR: Doktor Frankenstein?
DR. FRANKENSTEIN: Fronkonsteen!
IGOR: Vuol prendermi in giro?
DR. FRANKENSTEIN: No, si pronuncia Fronkonsteen.
IGOR: Allora dice anche Fredreick.
DR. FRANKENSTEIN: No Frederick.
IGOR: Beh perché non è Fredreick Fronkonsteen?
DR. FRANKENSTEIN: Non lo è, è Frederick Fronkonsteen.
IGOR: Capisco.
DR. FRANKENSTEIN: Tu devi essere Igor.
IGOR: No, si pronuncia Aigor.
DR. FRANKENSTEIN: Ma mi hanno detto che era Igor.
IGOR: Beh, avevano torto, non le pare?
DR. FRANKENSTEIN: Eh... Ma ti ha mandato Herr Rosenthal, non è vero?
IGOR: Sì. Mio nonno, vede, lavorava per suo nonno una volta.
DR. FRANKENSTEIN: Ah, ah. Che carino!
IGOR: Naturalmente il compenso adesso è triplo.
DR. FRANKENSTEIN: Naturalmente, naturalmente. Sono certo che andremo molto
d'accordo. Oh scusa, io... ah... non voglio metterti in imbarazzo ma sono
un chirurgo di una certa bravura, potrei forse aiutarti con quella gobba.
IGOR: Quale gobba?
DR. FRANKENSTEIN: Si va?
IGOR: Lasci fare a me, padrone.
DR. FRANKENSTEIN: Oh, grazie infinite.
IGOR: Segua i miei passi, si aiuti con questo. Penso che starà più
comodo se sale di dietro.
DR. FRANKENSTEIN: Ah!
INGA: Uh!
DR. FRANKENSTEIN: Cos'è stato?
IGOR: Oh, è certamente Inga. Herr Rosenthal ha detto che lei avrebbe
avuto bisogno di un'assistente di laboratorio.
DR. FRANKENSTEIN: Oh.
INGA: Oh, Gruss Gott. Lei venire in fieno con me, prego mi montare subito,
io tanto aspettare. Dai, dai, fare anche tu...
DR. FRANKENSTEIN: Oh!
INGA: Certe volte io molta paura di lampi.
DR. FRANKENSTEIN: È una scarica atmosferica, nient'altro, niente di
cui impaurirsi.
INGA: Lupu ulula.
DR. FRANKENSTEIN: Lupo ululà?
IGOR: Là!
DR. FRANKENSTEIN: Cosa?
IGOR: Lupu ululà e castellu ululì!
DR. FRANKENSTEIN: Ma come diavolo parli?
IGOR: È lei che ha cominciato.
DR. FRANKENSTEIN: No, non è vero.
IGOR: Non insisto, è lei il padrone. Bene, eccululà. Casa!
Lupu ululà... ... castellu ululì!
DR. FRANKENSTEIN: Mai visti due così.
INGA: Oh grazie dottore!
DR. FRANKENSTEIN: Eh? Non c'è di che.
FRAU BLÜCHER: Io sono Frau Blücher.
IGOR: Fermi!
DR. FRANKENSTEIN: Molto piacere, io sono il dottor Fronkonsteen. Questa è
la mia assistente. Inga, posso presentarle Frau Blücher. Ma che cos'hanno?
FRAU BLÜCHER: La scorterò di sopra al suo appartamento, Herr
Doktor. La prego, voglia seguirmi.
DR. FRANKENSTEIN: Aigor, vuoi portare il bagaglio appena hai finito, per
piacere?
IGOR: Sì padrone!
DR. FRANKENSTEIN: Dopo di lei, Frau Blücher.
IGOR: Blücher!
FRAU BLÜCHER: Mi segua, la prego. Stia vicino alle candele! Questa scala
è pericolosa. Questa è la sua stanza da letto. Era la stanza
di suo nonno Viktor.
DR. FRANKENSTEIN: Ah sì. Bene sembra ci siano parecchi libri.
FRAU BLÜCHER: È qui che Viktor... che il barone aveva la sua
biblioteca medica.
DR. FRANKENSTEIN: E dov'è la biblioteca privata del barone?
FRAU BLÜCHER: Non so di cosa parli, signore.
DR. FRANKENSTEIN: Beh... questi libri sono molto generici li ha qualsiasi
medico nel suo studio.
FRAU BLÜCHER: Questa è l'unica biblioteca di cui io sappia, dottor
Frankenstone.
Dr. FRANKENSTAIN & FRAU BLÜCHER: Fronkonsteen.
DR. FRANKENSTEIN: Bene, si vedrà. Buonanotte.
FRAU BLÜCHER: Il dottore gradisce un brandy prima di ritirarsi?
DR. FRANKENSTEIN: No, grazie.
FRAU BLÜCHER: Una buona camomilla, può darsi?
DR. FRANKENSTEIN: No, grazie mille comunque, no grazie.
FRAU BLÜCHER: Orzata con latte?
DR. FRANKENSTEIN: Niente! Grazie. Sono alquanto stanco.
FRAU BLÜCHER: Allora io dico buonanotte.
DR. FRANKENSTEIN: Buonanotte!
FRAU BLÜCHER: Buonanotte, caro! Buonanotte Herr Doktor.
DR. FRANKENSTEIN: Buonanotte Frau Blücher!
DR. FRANKENSTEIN: No. No. No. No, no, no, no. No. Non sono un Frankenstein.
Io, non sono un Frankenstein, sono un Fronkonsteen. Non dite balle! Non ho
creduto mai al destino! E non lo griderò... Bene, va bene hai vinto,
hai vinto, mi arrendo, griderò, griderò, il destino, il destino,
il destino! Il destino! Il destino è quel che è, non c'è
scampo più per me! Il destino è quel che è, non c'è
scampo più... per me! Oh...
INGA: DR. FRANKENSTEIN: Doktor Fronkonsteen, si svegli, la prego.
DR. FRANKENSTEIN: Cosa c'è?
INGA: Stava facendo sogno brutto.
DR. FRANKENSTEIN: Cos'è questa strana musica?
INGA: Io non so. Però sembra che proviene... proviene da dietro di
libreria. Ja!
DR. FRANKENSTEIN: Proviene da libreria dietro. Mi dia la vestaglia, per favore.
Aveva ragione, viene da dietro questa parete. Dov'è? Ma dov'è?
INGA: Che cosa?
DR. FRANKENSTEIN: C'è sempre un congegno, mi basta trovar la leva
per farlo scattare. Ah, sì. Eh! Sembra più forte da questa
parte, mi dia quella candela, grazie! Rimetta-a posto-la candela. Bene, penso
di aver capito tutto ora. Tolga di lì la candela e io bloccherò
la libreria col mio corpo. Ora apra bene le orecchie: non metta la candela
a posto. Con tutta la sua forza faccia leva in senso contrario sulla libreria.
È... È... è tutto ben chiaro?
INGA: Ja, credo di sì.
DR. FRANKENSTEIN: Brava Inga.
INGA: Rimetta-a posto-la candela! Dottore guardi: passaggio segreto.
DR. FRANKENSTEIN: Qualunque cosa sia, quella musica viene da laggiù.
È meglio che dia un'occhiata.
INGA: Mi lascia venire con lei dottore la prego, non voglio restare sola
quassù.
DR. FRANKENSTEIN: Allora... chiuda bene tutto e mi segua.
INGA: Oh dottore, la candela!
DR. FRANKENSTEIN: Brava Inga, proviamo con quest'altra. Indietro! Shhh!
INGA: Aaah!
DR. FRANKENSTEIN: Niente paura, cara. È soltanto un topo. Un lurido,
schifoso ratto.
DR. FRANKENSTEIN: Morto da tre anni. Buon Dio! Morto da due anni. Morto da
sei mesi. Morto di giornata.
IGOR: Ahi, la testa ho perso, e la testa e il cuor... te... e te... ta ta
ta ta... ah!
DR. FRANKENSTEIN: Aigor!
IGOR: Fredreick!
DR. FRANKENSTEIN: Come sei arrivato qui?
IGOR: Sono sceso col montavivande, ho sentito una stranissima musica da sopra,
in cucina, e così l'ho seguita fin qua. Ho fatto un colpo gobbo.
INGA: Ci doveva essere qualcun altro quaggiù allora.
DR. FRANKENSTEIN: Sembrerebbe che lei abbia ragione. E là c'è
l'unica altra porta.
IGOR: Aspetti padrone, potrebbe essere pericoloso... Vada avanti lei.
DR. FRANKENSTEIN: Non c'è nessuna luce da queste parti.
IGOR: Ci sono due interruttori sospetti qui ma non voglio essere io il primo.
DR. FRANKENSTEIN: Ma è un malocchio questo!
IGOR: E questo no?
INGA: Oh.
DR. FRANKENSTEIN: Così è qui che mio nonno lavorava.
VICTOR FRANKENSTEIN: Pensate: un cervello morto riportato in vita. Guardate,
notate, niente sangue, soltanto qualche sutura... attacca l'interruttore
principale.
NONNO DI IGOR: Sì, padrone.
DR. FRANKENSTEIN: È schifoso e cade a pezzi.
IGOR: Beh non so, riverniciato, con qualche fiore, un paio di cuscini vivaci...
DR. FRANKENSTEIN: Beh, sembra che il nostro misterioso violinista sia scom...
INGA: Scom... che?
IGOR: Parso.
DR. FRANKENSTEIN: Shhh! C'è una luce che filtra da dietro quella porta
Seguitemi.
INGA: Eh! Doktor, guardi.
DR. FRANKENSTEIN: Bene. Questo spiega la musica.
IGOR: È ancora caldo.
DR. FRANKENSTEIN: Hmmm.
INGA: Ma chi è che suonava questo?
DR. FRANKENSTEIN: Non lo so, ma chiunque fosse ha appena finito di fumare
il suo sigaro. Quali strane cose accadono? Che cos'è questo posto?
IGOR: La camera da musica.
INGA: Ma qui non c'è altro che solo libri e documenti.
DR. FRANKENSTEIN: Libri e documenti. Ma certo! È la biblioteca privata
di mio nonno! Lo sento! Guardate! Guardate questo! "Come lo feci", di Victor
Frankenstein. ...finché dal mezzo di queste tenebre una luce improvvisa
mi illuminò, una luce così brillante e portentosa, eppure così
semplice. Cambiare i poli da positivo a negativo e da negativo a positivo.
Io solo sono riuscito a scoprire il segreto di infondere la vita. Macché,
anche di più! Io proprio io sono divenuto capace di animare nuovamente
la materia inanimata. Si! Può! Fare!
DR. FRANKENSTEIN: Aringa?
INGA: Grazie dottore!
DR. FRANKENSTEIN: Dato che la minutezza delle parti rallentava notevolmente
il mio lavoro, decisi di fare una creatura dalle dimensioni gigantesche.
Ma certo. Questo semplificherebbe tutto.
INGA: In altre parole le vene, i piedi, le mani e tutti gli organi dovrebbero
essere ingranditi?
DR. FRANKENSTEIN: Esatto!
INGA: Allora avrebbe un enorme Schwanzstück!
DR. FRANKENSTEIN: Questo è evidente.
INGA: Oooh!
IGOR: Diventerà molto popolare.
DR. FRANKENSTEIN: Dunque, ciò che vogliamo ottenere è un essere
alto circa due metri e venti, con caratteristiche che risultino tutte naturalmente
o artificialmente proporzionate.
IGOR: Vuol dire più o meno così?
DR. FRANKENSTEIN: Toh, guarda, hai colto lo spirito, lo sai? Grezzo, sì.
Primitivo, sì. Magari perfino grottesco, eppure qualcosa di inesplicabile
mi dice che questo potrebbe essere il nostro uomo.
BECCHINO: Va bene, va bene, basta così per uomo come questo.
DR. FRANKENSTEIN: Stai giù! Vieni. Che lavoro schifoso!
IGOR: Potrebbe esser peggio.
DR. FRANKENSTEIN: E come?
IGOR: Potrebbe piovere!
DR. FRANKENSTEIN: Presto!
AGENTE: Serve una mano?
DR. FRANKENSTEIN: Ah... No, grazie! Ne ho già una. Grazie infinite,
lo stesso.
AGENTE: Eine moment, signore. Io conosce tutti in questi paraggi, ma mai
ho visto sua faccia prima di ora, vuole me dire chi è lei?
DR. FRANKENSTEIN: Sì, sono il dottor Frederick Fronkensteen, appena
arrivato dall'America.
AGENTE: Oh, ja, signore, mi avevano detto che era qui. Beh io sono l'agente
Henry, piacere di la conoscere.
DR. FRANKENSTEIN: È davvero un piacere conoscerla.
AGENTE: Ma lei è freddo come pezzo di ghiaccio, signore. Deve si scaldare
davanti a un grande bello fuoco. E uno goccio di vecchia acquavite è
proprio quello che lei ci vuole, signore.
DR. FRANKENSTEIN: Ha ragione, sì.
AGENTE: Beh, si lei ha bisogno di me qualche volta, io sono a portata di
mano.
DR. FRANKENSTEIN: Grazie infinite, agente.
AGENTE: Ai suoi ordini signore, sempre.
DR. FRANKENSTEIN: Buonanotte agente.
AGENTE: Buonanotte signore.
DR. FRANKENSTEIN: Oh, che vista tremenda. Che notta profonda e portentosa
è questa. Con un tale esemplare per il corpo, tutto ciò che
ci serve adesso è un cervello ugualmente stupendo. Tu sai cosa fare.
IGOR: Credo di avere capito tutto.
DR. FRANKENSTEIN: Bravo. Ma non... ma non ce l'avevi da questa parte.
IGOR: Cosa?
DR. FRANKENSTEIN: La... oh, non importa. Hai quel nome che ti ho dato?
IGOR: Sì, me lo sono scritto: H. Delbruck.
DR. FRANKENSTEIN: Hans Delbruck!
IGOR: Oh! Ah!
INGA: È orribile!
DR. FRANKENSTEIN: È bellissimo. E... per di più è mio!
Sbrighiamoci, l'ora e gli elementi ci sono propizi. Sei pronto?
IGOR: È sicuro che è così che fu fatto?
DR. FRANKENSTEIN: Sì, sì, è tutto scritto nei suoi appunti,
adesso lega gli aquiloni e vieni giù più in fretta che puoi.
IGOR: Che fretta c'è?
DR. FRANKENSTEIN: C'è la possibilità di rimanere fulminati.
Hai capito? Ho detto: c'è la possibilità di rimanere fulminati.
Hai sentito adesso?
IGOR: Ho sentito, ho sentito, perché urla in questo modo?
DR. FRANKENSTEIN: Hai... hai legato gli aquiloni?
IGOR: Certo!
DR. FRANKENSTEIN: Ah. Bene, bravo. Controlla il generatore.
IGOR: Sì, padrone.
DR. FRANKENSTEIN: Aigor! Apri la valvola di sicurezza sul volano principale.
IGOR: Sì, padrone.
DR. FRANKENSTEIN: Riesci ad immaginare il cervello di Hans Delbruck in questo
corpo?
INGA: Oh, Frederick!
DR. FRANKENSTEIN: Questo è il momento. Bene, cara, è pronta?
INGA: Sì dottore.
DR. FRANKENSTEIN: Lo tiri su!
INGA: Ora? Proprio qui?
DR. FRANKENSTEIN: Sì, sì, alzi il piano mobile.
INGA: Oh, il piano mobile, oh quello, sì, sì, ja.
DR. FRANKENSTEIN: Da quel fatale giorno in cui fetidi pezzi di melma fuoriuscirono
dalle acque ed urlarono alle fredde stelle: "io sono l'uomo", il nostro grande
terrore è stato sempre la conoscenza della nostra mortalità.
Da stanotte lanceremo il guanto della scienza contro lo spaventoso volto
della morte stessa. Stanotte noi ascenderemo nell'alto dei cieli! Sfideremo
il terremoto! Comanderemo il tuono! E penetreremo fino nel grembo dell'impervia
natura che ci circonda! Quando ti do il via chiudi il primo circuito.
IGOR: Sarà fatto, padrone.
DR. FRANKENSTEIN: A posto! Pronti... Via! Chiudi il secondo circuito! Chiudi
il terzo circuito!
IGOR: No! Quello è meglio di no!
DR. FRANKENSTEIN: Chiudilo, ti ho detto! Chiudilo! Dagli vita! Dagli vita
capito? Dai vita alla mia creatura! Dagli vita! Staccate tutto quanto e portatemi
giù! Niente.
INGA: Oh, dottore, sono così...
DR. FRANKENSTEIN: No, no, su col morale. Se la scienza ci insegna qualcosa,
ci insegna ad accettare i nostri fallimenti come i nostri successi, con calma,
dignità e classe. Figlio di puttana! Bastardo! Te la farò pagare!
Perché mi hai fatto questo? Perché mi hai fatto questo?
INGA: Lo lasci dottore, lo lasci, così lo uccide, lo lasci!
DR. FRANKENSTEIN: Non voglio più vivere! Ora non voglio più
vivere!
IGOR: Calma, dignità e classe.
DR. FRANKENSTEIN: Oh mamma!
PRIMO CONSIGLIERE: Presidente, quell'uomo è differente io vi dico.
Per avere prova basta lui parlare per cinque minuti. Ja?
CITTADINO: Lui è un Frankenstein! Loro tutti uguali. Ce l'hanno in
loro sangue! Non possibile evitare. Questi scienziati sono tutti uguali.
Dicono che lavorano per noi, ma verità è che loro vogliono
governare mondo!
SECONDO CONSIGLIERE: Eine momente! Oh, basta così! Io non vuole che
questa assemblea diventa un sommosso. Sono accuse molto grave quelle che
fate, e ancora più dolorose per noi, vostri anziani, perché
noi ancora abbiamo incubi per fatti avvenuti prima di ora. Ma non abbiamo
ancora ascoltato l'uomo più qualificato per bene giudicare situazione.
Ispettore Kemp, vuole noi dire qualcosa prego?
ISPETTORE KEMP: Un sommosso è un coso brutto, und, quando l'incominciate,
quando... C'è poca probabilità, poca, di lei fermare senza
spargere sangue. Io dico che prima di andare in giro ad ammazzaren gente
è meglio essere molto certi, molto, di nostro probo. Und... Noi dev'essere
molti sicuri, molti, che giovane Frankenstein è veramente [sui passi
di suo nonno].
CITTADINI: Cosa?
ISPETTORE KEMP: Che segue i passi di nonno suo Viktor, passi, passi, battere.
CITTADINI: Oh, passi.
ISPETTORE KEMP: Io dico: molto meglio, molto, che io vado a fare un visitina
a caro Doktor, caro. Und, a fare due parlate, due, con lui.
DR. FRANKENSTEIN: Reputazione. Reputazione!
INGA: Oh, dottore. Lei non deve torturarsi in questo modo. Deve cercare di
evitare di ci pensare. Guardi lì, non ha nemmeno toccato suo cibo.
DR. FRANKENSTEIN: Ecco, ora l'ho toccato, contenta?
IGOR: Eh già, non dimenticherò mai il mio povero babbo. Quando
questo capitava a lui, beh, sa che cosa soleva dirmi?
DR. FRANKENSTEIN: Cosa diceva?
IGOR: Quando la sorte ti è contraria e mancato t'è il successo,
smetti di far castelli in aria e va a piangere sul...
DR. FRANKENSTEIN: Oh, può darsi sia meglio così. Povera grancassa
senza vita, forse stai meglio morta.
MOSTRO: Mmm!
IGOR: Questo cos'è?
DR. FRANKENSTEIN: Torta di mele della nonna.
MOSTRO: Mmm!
DR. FRANKENSTEIN: Ti piace eh? Io non vado matto per i dolci, sai, però
ti capisco.
IGOR: Ma a chi sta parlando?
DR. FRANKENSTEIN: A te. Hai fatto un verso da ghiottone, quindi ti piace
il dolce.
IGOR: Io non ho fatto nessun verso, ho solo chiesto che cos'era.
DR. FRANKENSTEIN: Ma sì, ti ho sentito.
IGOR: Non ero io.
INGA: Io nemmeno.
DR. FRANKENSTEIN: Ah scusate ma, se non eri tu e neppure...
MOSTRO: Mmm! Mmm!
DR. FRANKENSTEIN: È vivo. È vivo. È vivo, vivo! Lasciate
fare a me. Ciao caro, adesso ti libererò.
MOSTO: Mmm.
DR. FRANKENSTEIN: Il sedativo è pronto?
INGA: Sì dottore.
MOSTRO: Mmm.
DR. FRANKENSTEIN: Voglio che tu ti metta seduto.
MOSTRO: Mmm.
DR. FRANKENSTEIN: Adesso alzati in piedi.
MOSTRO: Mmm. Mmm.
DR. FRANKENSTEIN: Dai, che ci riesci. Ora cammina.
INGA: Oh, dottore, ho paura.
MOSTRO: Mmm.
DR. FRANKENSTEIN: Non si preoccupi. Bene, bene.
MOSTRO: Mmm.
DR. FRANKENSTEIN: Ma che c'è? Che ti prende? Presto, dategli... Presto
dategli il...
IGOR: Cosa, dategli cosa? Cerchi di mimarlo. Quattro sillabe. Prima sillaba.
Suona come...
INGA: Te? Suona come me? Te? Se?
IGOR: Se!
INGA: Seconda sillaba. Preposizione come di, con, su?
IGOR: Da! Se-da... Ha detto sedano, ha detto sedano! Come? Se-da-dado, date
un sedadavo.
INGA: Tivo! Sedativo!
IGOR: Ci ho azzeccato.
MOSTRO: Mmm!
DR. FRANKENSTEIN: Sedadavo?
INGA: Oh, Frederick, niente di rotto?
DR. FRANKENSTEIN: Sì. Vuole scusarmi un secondo cara?
INGA: Oh, naturalmente dottore.
DR. FRANKENSTEIN: Aigor, posso parlarti un momento?
IGOR: Certamente.
DR. FRANKENSTEIN: Siediti, vuoi?
IGOR: Grazie.
DR. FRANKENSTEIN: No no, più su.
IGOR: Grazie.
DR. FRANKENSTEIN: Dimmi, quel cervello che mi hai portato era di Hans Delbruck?
IGOR: No.
DR. FRANKENSTEIN: Ah, bene. E ti dispiacerebbe dirmi di chi era il cervello
che gli ho messo dentro?
IGOR: Non si arrabbierà, eh?
DR. FRANKENSTEIN: No io non mi arrabbierò
IGOR: Ab... qualcosa.
DR. FRANKENSTEIN: Ab... qualcosa. Ab chi?
IGOR: Ab... norme.
DR. FRANKENSTEIN: Ab... norme!
Igor: Son quasi sicuro che era quello il nome.
DR. FRANKENSTEIN: Ah, ah! Vorresti dire che io ho messo un cervello abnorme
in un energumeno lungo due metri e venti e largo come un armadio a due ante?
Canaglia! È questo che vorresti dirmi?
IGOR: Presto dategli...
INGA: Cosa? Quattro sillabe, se...
DR. FRANKENSTEIN: Mi domando chi sarà mai a quest'ora.
DR. FRANKENSTEIN: Inga, svelta, vada a vedere chi è. Tu. Prendi quella
cosa e rimettila sopra quel tavolo, e che sia molto ben legata, chiaro?
IGOR: Lei dove va?
DR. FRANKENSTEIN: A rassettarmi, per sembrare normale. Dobbiamo comportarci
in maniera normale... Ah, mostri!
ISPETTORE KEMP: Tiro eccellente, tiro.
DR. FRANKENSTEIN: Questo è il ventesimo secolo Kemp, i mostri sono
cose passate come i folletti e i fantasmi.
ISPETTORE KEMP: Nein! Per abitanti di questo villaggio, Herr Doktor, per
essi è molto vero, molto invece. Specialmente quando uno nuovo Frankenstein,
nuovo, abita in questa casa, in questa.
DR. FRANKENSTEIN: Bella ammucchiata.
ISPETTORE KEMP: Grazie.
DR. FRANKENSTEIN: Non avrei mai creduto che un'intelligenza come la sua accettasse
ancora queste superstizioni idiote.
ISPETTORE KEMP: Non è superstizione, mi, che mi preoccupa, Herr Doktor,
ma geni, und cromosomi!
DR. FRANKENSTEIN: Sciocchezze.
ISPETTORE KEMP: Beh, può essere, ma questa è Transilvania!
Und lei è uno Frankenstein! Lei sembra stranamente turbato di questa
discussionen.
DR. FRANKENSTEIN: Non lo sono affatto, la trovo estremamente divertente,
nient'altro. Bene, è stato uno spasso, e ora, se non le dispiace ispettore,
sono un po' stanco.
ISPETTORE KEMP: Bene, e posso dare ad abitanti sua piena assicurazione che,
che lei non ha niente interessi, niente di continuare esperimenti di suo
nonno, suo.
MOSTRO: Mmm!
ISPETTORE KEMP: Posso considerarlo un sì?
DR. FRANKENSTEIN: Mh.
ISPETTORE KEMP: Molto bene.
DR. FRANKENSTEIN: Penso che sappia trovare la strada da solo, vero?
ISPETTORE KEMP: Naturalmente. Allora prossimo incontro, prossimo, Herr Baron.
DR. FRANKENSTEIN: Sì, venga in qualsiasi momento, siamo sempre aperti.
FRAU BLÜCHER: Oh, Victor! Victor! Ce l'abbiamo fatta! Adesso ti libero.
Ti piacerebbe meine Scuchckopf? Volevano farti male, ma io ti aiuterò
invece.
DR. FRANKENSTEIN: Grazie al cielo se n'è andato... Frau Blücher!
FRAU BLÜCHER: Fermi, non vi avvicinate!
DR. FRANKENSTEIN: Che sta facendo qui?
FRAU BLÜCHER: Io voglio lasciarlo libero.
INGA: No! No, lei non può.
FRAU BLÜCHER: Sì.
DR. FRANKENSTEIN: Ma è impazzita? La ucciderà.
FRAU BLÜCHER: No, non lo farà, lui no, è docile come un
agnellino.
MOSTRO: Mmm!
DR. FRANKENSTEIN: Indietro, stia attenta per l'amor del cielo, ha un cervello
guasto!
FRAU BLÜCHER: Non è guasto, è cervello buono.
DR. FRANKENSTEIN: È guasto le dico, guasto!
MOSTRO: Mmm!
IGOR: Un'altra iniezione nel chiappone?
FRAU BLÜCHER: Io non ha paura, so che cosa lui piace.
MOSTRO: Mmm!
DR. FRANKENSTEIN: Quella musica...
FRAU BLÜCHER: Sì, anche lei ce l'ha nel sangue, è nel
sangue di tutti i Frankenstein. Va dritta al cuore quando le parole sono
inutili. Suo nonno lavorava sempre alla creatura che lui faceva.
DR. FRANKENSTEIN: Ma allora era sempre lei?
FRAU BLÜCHER: Sì.
DR. FRANKENSTEIN: Lei suonava quella musica nel cuore della notte.
FRAU BLÜCHER: Sì.
DR. FRANKENSTEIN: Per attirarci nel laboratorio.
FRAU BLÜCHER: Sì.
DR. FRANKENSTEIN: Era suo il sigaro spento nel portacenere.
FRAU BLÜCHER: Sì.
DR. FRANKENSTEIN: Ed è stata lei a lasciare il libro di mio nonno
perché lo trovassi.
FRAU BLÜCHER: Sì.
DR. FRANKENSTEIN: Così che io potessi...
FRAU BLÜCHER: Sì.
DR. FRANKENSTEIN: Allora lei e Viktor eravate...
FRAU BLÜCHER: Sì, sì, lo dica, lui era il mio amichetto.
MOSTRO: Aaah! Aaah!
DR. FRANKENSTEIN: Fermati! Fermati! Aspetta!
FRAU BLÜCHER: Ora non lo prenderete più! È libero, mi
sentite? Libero!
MOSTRO: Aaah!
DR. FRANKENSTEIN: Se ne è andato. Andato! Dobbiamo assolutamente trovarlo,
dobbiamo trovarlo prima che uccida qualcuno! Che cosa ho fatto? Oh, Dio del
cielo, che cosa ho fatto?
HELGA: Io ama mia bella fiorellina, fiorellina, fiorellina, io ama mia bella
fiorellina, fiorelli...
MOSTRO: Mmm.
MARITO: Quel mostro libero, dobbiamo tappare tutto! Grazie al cielo hai messo
Helga a letto, con questa faccenda del mostro non voglio correre rischi,
penso ancora all'altra volta.
MOGLIE: Ma papi, io ti aveva detto che io doveva girare arrosto in forno
tu non rammente. Io aveva detto a te di mettera Helga a...
MARITO: Tu non...
HELGA: Ora manda bacetto e fai ciao ciao.
MOSTRO: Mmm.
HELGA: Oh, ora più niente restare. Cosa possiamo adesso gettare?
MARITO: Ma forse era in bagno quando hai guardato.
MOGLIE: Ma... ma non ho nemmeno guardato sopra, credevo avevi guardato tu.
MARITO: Tu non hai guardato sopra?
MOGLIE: Oh!
HELGA: Tu siede là! Tu siede là!
ABELARDO: Una visita, non chiedo altro. Un viandante che possa aiutarmi a
passare qualche ora della mia vita solitaria.
MOSTRO: Aaah!
ABELARDO: Grazie Signore, grazie.
MOSTRO: Mmm.
ABELARDO: No, no, no, no, no, non parlare, non parlare, non dire niente.
Oh, mia gioia, premio del cielo. Tu devi essere stato il più alto
della classe, mi chiamo Abelardo e vivo qui tutto solo. Tu come ti chiami?
MOSTRO: Mmm.
ABELARDO: Non ho afferrato.
MOSTRO: Mmm.
ABELARDO: Oh, perdonami, non ho capito che eri muto. Il cielo ha strani schemi,
io un povero eremita cieco e tu... tu un muto. Un muto incredibilmente grande.
Ma hai le mani gelate figlio mio, che ne diresti di una bella tazza di minestra,
eh? Ah ah, vieni, vieni. Vedrai che starai meglio quando ti sarai rifocillato.
Eh, io so cosa significa avere fame e freddo. Sì, sì, e com'è
importante avere gentilezze da uno sconosciuto. Sei pronto per la zuppa?
MOSTRO: Mmm.
ABELARDO: Allora porgimi la tazza. Eh, amico mio, amico mio, tu non sai quanto
la tua visita significhi per me, per quanto tempo ho atteso la gioia della
compagnia di un altro essere umano. MOSTRO: Aaah!
ABELARDO: A volte nella preoccupazione per le faccende di tutti i giorni
tendiamo a dimenticare quelli che sono i piaceri semplici...
MOSTRO: Aaah!
ABELARDO: ... che costituiscono la base della vera felicità,
ah sì, sì, sì, sì, eh. E ora un po' di vino con
la zuppa?
MOSTRO: Mmm.
ABELARDO: Sì, sì, tieni. Aspetta! Un brindisi, un brindisi
ad una lunga amicizia. Chissà quanta fame avevi, e adesso, adesso
una piccola sorpresa, per una simile occasione avevo da parte dei... sigari.
Ecco, tieni!
MOSTRO: Mmm.
ABELARDO: Cosa? No, no, no, no, il fuoco è buono, è buono,
ascolta, il fuoco, il fuoco è nostro amico. Guarda come faccio io,
adesso ti mostro, eh? Ecco, hai visto? Hai il tuo sigaro? Fa' vedere, fa'
vedere, bene. Guarda eh, ora tienlo così, non aspirare finché
la punta non è rossa.
MOSTRO: Uahhh! Mmm!
ABELARDO: Aspetta. Aspetta. Ma dove vai? Volevo offrirti anche una sambuca.
MOSTRO: Aaah!
DR. FRANKENSTEIN: Giù! Presto, il sedativo! Dagli il sedativo! Si
è addormentato!
IGOR: Su di me!
DR. FRANKENSTEIN: Io vado là dentro, dammi quella candela.
INGA & IGOR: No!
FRAU BLÜCHER: Sì!
DR. FRANKENSTEIN: L'amore è l'unica cosa che può salvare quella
povera creatura, e quindi io voglio convincerlo che egli è amato,
sia pure a costo della mia stessa vita. Non importa quello che sentirete,
non importa se io vi chiamo e vi prego, non importa se mi metterò
a gridare in modo terribile. Voi non aprirete questa porta o distruggerete
tutto ciò per cui ho lavorato, sono stato chiaro? Non aprite questa
porta!
INGA: Sì dottore.
IGOR: È stato un piacere conoscerla.
MOSTRO: Aaah!
DR. FRANKENSTEIN: Fatemi uscire. Fatemi uscire. Tiratemi subito fuori di
qui. Ma che diavolo vi succede? Stavo scherzando! Possibile che non capite
quando uno scherza? Ah ah ah. Miseria schifosa, tiratemi fuori di qui! Aprite
se non volete che vi schiacci la testa. Mamma!
FRAU BLÜCHER: Nein!
MOSTRO: Mmm!
DR. FRANKENSTEIN: Ehilà, bellissimo. Sei veramente un gran bel ragazzo,
lo sai? La gente ride di te, la gente ti odia, ma perché ti odia?
Solo perché è invidiosa! Guardate che amore di viso, e che
sorriso simpatico. Vuoi che alluda alla tua forza fisica adesso? Tu vuoi
che io decanti la potenza dei tuoi muscoli? Tu hai diritto al tuo posto nell'olimpo
degli dei, tu sei un dio! E ascoltami bene: tu non sei cattivo, tu sei buono!
MOSTRO: Aaah.
DR. FRANKENSTEIN: Sei così caro e buono, sei l'angelo della casa,
sei tu l'amore di mamma e io voglio che il mondo sappia, una volta per tutte
e senza nessun dubbio che noi lo amiamo. Io ti voglio insegnare, ti farò
vedere come si cammina, si parla, ci si muove, si ragiona. Uniti, tu ed io
daremo il più grandioso, essenziale contributo alla scienza dalla
creazione del fuoco!
INGA: Dottor Frankenstin, lei sta bene?
DR. FRANKENSTEIN: Il mio nome è Frankenstein!
PRESENTATORE: Illustri colleghi, signore und signori. Stasera ho il piacere
und privilege di voi presentare un uomo cui sua famiglia una volta ha avuto
grande fama und grande infamia. Und ora posso voi presentare Doktor Baron
Friedrick von Frankenstein.
DR. FRANKENSTEIN: Stimati colleghi scienziati... ziati... E neurochirurghi.
Signore, signori. Alcune settimane fa, dopo essermi basato in molti anni
di professione su tradizioni conservatrici e sulla realtà scientifica,
come chiunque di voi, ho iniziato un esperimento di... io stesso esito a
menzionarlo, di rianimazione di tessuti morti.
PUBBLICO: Ah! Ah! Ah!
DR. FRANKENSTEIN: Ciò che ho da offrirvi potrebbe rappresentare la
chiave dell'immortalità. Signore e signori, lasciate che vi presenti,
per il vostro piacere intellettuale e filosofico... la creatura!
PUBBLICO: Aaah!
DR. FRANKENSTEIN: Restate ai vostri posti! Restate ai vostri posti, vi prego!
Non siamo bambini, siamo scienziati. Vi assicuro che non c'è nulla
da temere. Per primo vorrei proporre alla vostra attenzione un'interessante
dimostrazione delle principali funzioni neurocerebrali, moto e coordinazione.
Cammina, tacco e punta!
PUBBLICO: Oooh!
DR. FRANKENSTEIN: All'indietro!
PUBBLICO: Oooh!
INGA: Oh!
DR. FRANKENSTEIN: Signore e signori, finora avete visto la creatura esercitare
la semplice meccanica dell'attività motoria, ma per ciò che
state per vedere dobbiamo entrare in silenzio nel regno del puro genio.
PUBBLICO: Oooh!
DR. FRANKENSTEIN: Signore e signori, madames et monsieurs, Damen und Herren,
da ciò che era una volta una massa di tessuti privi di vita, vi presento
ora un colto, sofisticato, dandy di città. Luci!
DR. FRANKENSTEIN: If you're blue and you don't know Where to go to, why don't
you go Where fashion sits?
MOSTRO: Puttin' on the Ritz!
DR. FRANKENSTEIN: Different types who wear a day coat Pants with stripes
or cutaway coat
Perfect fits.
MOSTRO: Puttin' on the Ritz!
DR. FRANKENSTEIN: Dressed up like a million dollar trouper, Trying mighty
hard to look like Gary Cooper.
MOSTRO: Super-Dooper.
DR. FRANKENSTEIN: Come lets mix where Rockefellers, Walk with sticks or umberellas,
In their mitts.
MOSTRO: Puttin' on the Ritz! Aaah!
PUBBLICO: Oooh!
DR. FRANKENSTEIN: Niente, non è niente ti dico. Un, due, tre e quattro...
Per l'amor del cielo muoviti, vuoi farmi fare la figura del buffone? Vi prego,
vi prego! Per la vostra incolumità, non lo umiliate! Stai buono, hai
capito? Non ti lascerò distruggere il mio lavoro. Come tuo creatore
ti ordino di smetterla!
MOSTRO: Aaah! Aaah! Aaah! Aaah!
DR. FRANKENSTEIN: Incatenato. Incatenato come una belva in cattività.
INGA: Dottore, mi sento avvilitissima.
DR. FRANKENSTEIN: C'è una sola risposta. Se riuscissi a trovare il
modo di neutralizzare il suo equilibrio cerebro-spinale, mia cara, sarebbe
il ritratto della salute. Ma come? Come, prima che sia tardi.
INGA: Oh, Frederick, se solo in qualche modo potessi..
DR. FRANKENSTEIN: Eh...
INGA: ... alleviare il peso di tue delusioni...
DR. FRANKENSTEIN: Eh... eh... eh...
INGA: ... se io trovassi modo di consolare...
DR. FRANKENSTEIN: Eh... eh... eh...
INGA: ... tutte tue sofferenze, se io potessi, io mi prenderei tutto tuo
pene. Oh!
FRAU BLÜCHER: Doktor, è arrivato... doktor?
DR. FRANKENSTEIN: Che cosa c'è?
FRAU BLÜCHER: Doktor, ma dov'è? Mi scusi, mentre era fuori è
arrivato questo telegramma.
DR. FRANKENSTEIN: Credevo di averle detto di non interrompermi mai mentre
sto lavorando.
FRAU BLÜCHER: Mi scusi Doktor, ho ritenuto che questa fosse urgente.
Vede, la sua fidanzata potrebbe arrivare in qualsiasi momento.
DR. FRANKENSTEIN: Cosa? Elizabeth qui stanotte?
FRAU BLÜCHER: Sì. Vado a preparare una camera subito. Le consiglio
di mettersi una cravatta.
ELIZABETH: Caro!
DR. FRANKENSTEIN: Cara!
ELIZABETH: Sorpreso?
DR. FRANKENSTEIN: Sorpreso.
ELIZABETH: Mi ami?
DR. FRANKENSTEIN: Se ti amo... Beh... vieni a letto.
ELIZABETH: Caro!
DR. FRANKENSTEIN: Hai viaggiato tutto il giorno, devi essere molto stanca.
Lascia che paghi l'autista.
IGOR: Cara!
ELIZABETH: Che?
IGOR: Sorpresa?
ELIZABETH: Io? Sì.
IGOR: Mi ami?
ELIZABETH: Beh...
IGOR: Bene, vieni a letto.
DR. FRANKENSTEIN: Cara?
ELIZABETH: Sì.
IGOR: Silenzio, non diamo nell'occhio.
DR. FRANKENSTEIN: Pronta?
ELIZABETH: Sì, credo... sì. Credo di essere un po' stanca dopotutto.
DR. FRANKENSTEIN: Vorrei presentarti ai miei assistenti: Inga e Aigor.
ELIZABETH: Molto lieta... molto lieta.
DR. FRANKENSTEIN: Questa è la mia finanziata Elizabeth.
INGA: Oh, sono felice di la conoscere finalmente.
DR. FRANKENSTEIN: Finanziaria.
ELIZABETH: Mi scusi, carina, che cos'è che fa esattamente con lui?
INGA: Beh, io assisto dottor Frankenstein in laboratorio, facciamo discussioni
intellettuali, insomma. Ce ne stavamo facendo proprio una stupenda mentre
lei stava arrivando qui.
DR. FRANKENSTEIN: Lascia, lascia perdere che facevamo.
ELIZABETH: Perché?
DR. FRANKENSTEIN: Aigor, vuoi aiutarmi a portare queste due.
IGOR: Certo, lei porta la bionda e io questa qui col turbante.
ELIZABETH: Oh...
DR. FRANKENSTEIN: Smettila, parlavo delle due valigie.
IGOR: Sì, padrone.
DR. FRANKENSTEIN: Signore, entriamo.
IGOR: Sarà una lunga notte, se le occorre aiuto con le ragazze...
DR. FRANKENSTEIN: Dentro!
GUARDIA: Ah! Ah! Ah! Ora tu restare tranquillo. Ja. Perché noi due
amici. Vero?
MOSTRO: Mmm.
GUARDIA: Cordiali e carini. In accordo come vecchi amici. Eh.
MOSTRO: Mmm.
GUARDIA: Cos'hai, paura di questa fiammella? Non può farti male, vedi,
ah ah ah!
MOSTRO: Mmm.
GUARDIA: Strano mostro che sei. Eh, mamma aveva ragione. Bambini non devono
mai giocare con fuoco, giusto? Se no si fanno la bua. Aaah!
CITTADINI: Andiamo! Morte Mostro! Andiamo! A morte Mostro. Uccidere Mostro!
ISPETTORE KEMP: Alt! Alza. Un sommossa è un brutta cosa, brutta, und
io dico che è arrivato momento di ne fare una!
CITTADINO: Ammazziamo mostro!
ISPETTORE KEMP: Cielo testimone di me. Alza. [Lui maledirà giorno
in cui fu battezzato Frankenstein].
CITTADINI: Cosa?
ISPETTORE KEMP: Io ho detto: lui maledirà giorno in cui fu battezzato
Frankenstein.
CITTADINI: Yeeh!
DR. FRANKENSTEIN: Libero. È libero in giro, sai che cosa significa?
ELIZABETH: Caro non devi torturarti così.
DR. FRANKENSTEIN: Immagino che tu abbia ragione.
ELIZABETH: Ma certo che ce l'ho. Ora vieni a me, da bravo.
DR. FRANKENSTEIN: Cosa farei senza di te?
ELIZABETH: La tua camera è in fondo al corridoio in caso avessi paura
durante la notte?
DR. FRANKENSTEIN: Beh sì, ma io ecco, pensavo che stanotte, date le
circostanze, potrei... stare qui con te.
ELIZABETH: Forse tu mi vorresti così, adesso? Non vedi che gli esponsali
sono così vicini che quasi li puoi toccare?
DR. FRANKENSTEIN: Sì.
ELIZABETH: Non così. Aspettare, solo un pochettino ancora quando potrò
darti tutta me stessa senza esitazioni, quando potrò essere totalmente,
apertamente, legalmente tua.
DR. FRANKENSTEIN: È duro il dilemma.
ELIZABETH: Anche tu sei un duro.
DR. FRANKENSTEIN: Sì, forse hai ragione.
ELIZABETH: Certo che ho ragione, io ce l'ho sempre. Ora dammi il bacino della
buonanotte. Niente lingua. Buonanotte caro. Buonanotte gioia. Ti amo, mi
ami? Ti amo dolcezza, dormi bene tesoro. Buonanotte, sogni d'oro, amore mio.
MOSTRO: Mmm!
ELIZABETH: Il brando fiammeggiante dal suo fodero estrarrà, e il verbo
trionferà, ta ta ta ta ta. Gloria, gloria, alleluia. Gloria, gloria,
alleluia. Glo... Aaah!
MOSTRO: Mmm.
ELIZABETH: Dove sono? Aaa! Lei... lei... lei chi è, che... che cos'è,
cosa vuole, cosa vuole farmi?
MOSTRO: Mmm.
ELIZABETH: Si calmi, non ho paura di lei. Quanto vuole per lasciarmi andare,
mio padre è molto ricco con quei soldi lei avrà tutto il mondo
ai suoi piedi. Senta, devo essere assolutamente di ritorno alle undici e
mezza, aspetto una telefonata molto importante.
MOSTRO: Mmm.
ELIZABETH: Parli, parli, perché non parla? Oh, mio Dio. Oh, no, no,
non può fare sul serio. Ma io sono ve..., sono ve... Oh, mio Dio,
Schwanzstück! Ma... ma... ma io sono fidanzata, io...
io sono sempre stata... sono sempre... sempre... se... se... Sempre libera
degg'io folleggiar di gioia in gioia! Voglio far sempre la... la... larallallallallà.
MOSTRO: Mmm. Mmm.
ISPETTORE KEMP: Shhh!
ELIZABETH: Beh? Non dici niente?
MOSTRO: Mmm. Mmm.
ELIZABETH: Sei incorreggibile.
MOSTRO: Mmm.
ELIZABETH: Adoro questa tua lampo.
MOSTRO: Mmm.
ELIZABETH: D'accordo, il mio numero fortunato è sempre stato il sette.
Su, vieni qui, mio focoso mostro.
MOSTRO: Mmm.
ELIZABETH: Che c'è?
MOSTRO: Mmm.
ELIZABETH: che ti prende?
MOSTRO: Mmm.
ELIZABETH: È questa musica?
MOSTRO: Mmm.
ELIZABETH: Probabilmente è in qualche casa vicina, niente di cui preoccuparsi.
Ma dove vai? Voi maschi siete tutti uguali, sette, otto, in fretta, in fretta
e poi di corsa dagli amici a parlare e a vantarsi. È meglio che tieni
la bocca chiusa. Oh, credo di amarlo. Oh!
INGA: Oh! Guardate, lui ritorna. È la musica, continuate a suonare
per favore, è la musica, è la musica che lui fa tornare qui!
Coraggio, vieni! vieni, forza, che ce la fai! forza, forza che ce la fai!
vieni, coraggio che ce la fai, ce la fai, ah, dai!
DR. FRANKENSTEIN: Non lo toccate! Vuole farcela da solo. Forza! Coraggio!
Dai! Puoi farcela! Ti prego, creatura mia!
MOSTRO: Aaah.
DR. FRANKENSTEIN: Presto, reggetelo! Tutti i preparativi per il trasferimento
sono stati fatti?
INGA: Sì, dottore.
IGOR: È proprio sicuro di volerlo fare?
DR. FRANKENSTEIN: È la sola cosa che può salvarlo ora.
IGOR: Si rende conto che rischia la vita di ambedue?
DR. FRANKENSTEIN: Sì.
IGOR: Stacco tutto.
INGA: Come faccio a sapere quando sono fatti?
IGOR: Il dottore ha detto di farli andare per quindici minuti, né
un secondo di più, né uno di meno.
CITTADINI: Uccidiamolo! Uccidiamolo!
INGA: Quanto manca?
IGOR: Ancora due minuti.
ISPETTORE KEMP: Ein, zwei, drei! Eeeh! Ein, zwei, drei! Eeeh! Ein, zwei,
drei! Eeeh!
INGA: Che succede?
IGOR: Non lo so.
INGA: Quanto manca ora?
IGOR: Ci siamo quasi.
INGA: Oh mio Dio, sono i paesani. No! Mancano solo sette secondi, vi prego!
No! No! No!
MOSTRO: Mettete giù quell'uomo!
I CITTADINO: Mostro che parla.
II CITTADINO: Questo non possibile.
I CITTADINO: E invece sì.
MOSTRO: Ho detto: mettete giù quell'uomo.
ISPETTORE KEMP: Ma chi crede lei di essere per dare ordini a questa gente
und perfino a me.
MOSTRO: Io sono il Mostro.
ISPETTORE KEMP: Sì, io vedo bene, vedo, lei è Mostro.
MOSTRO: Tutta la gente ha avuto per me sempre odio e disprezzo. Guardavano
il mio viso e il mio corpo, e correvano via inorriditi. Nella mia solitudine
avevo deciso che se non riuscivo a suscitare l'amore che profondamente agognavo
avrei suscitato paura. Io vivo perché questo povero caro genio squinternato
mi ha dato la vita. Soltanto lui mi considerava come qualcosa di bello e
poi, quando gli sarebbe stato facile rimanere al sicuro, egli ha usato il
suo corpo come fosse una cavia, per darmi un cervello normale e un modo più
sofisticato e civile di esprimermi.
ISPETTORE KEMP: Beh, questo naturalmente crea un situazione tutta diversa,
tutta. Quale capo di questa comunità, questa, voglio essere primo
a lei offrire mia mano di amicizia, mano.
MOSTRO: Grazie.
ISPETTORE KEMP: Non c'è assolutamente di che, ma ora andiamo tutti
a casa mia, tutti, per un pezzo di pan di Spagna, und poco di vino, und,
cazzen... Tutti fare baldoria!
DR. FRANKENSTEIN: Lallallalà. Lirallallà. Salve, signora Frankenstein.
INGA: Signora Frankenstein, che magnifico nome.
DR. FRANKENSTEIN: Oh, cara.
INGA: Non ti spogliare ancora.
DR. FRANKENSTEIN: Come?
INGA: Mi spoglio prima io.
DR. FRANKENSTEIN: Ah! Ah! Ah! Dirindadà, dirindadà. Non mi
spoglio cara, sei contenta?
INGA: Puoi cominciare, arrivo subito amore.
ELIZABETH: Larillalà. Larallallàlalà. Larillaà...
Lariralà. Tesoro? Tesoro, spero che tu non abbia trovato la festicciola
da papà troppo noiosa, voglio dire, l'ha fatta per te, voleva farti
piacere, dì che t'è piaciuta.
MOSTRO: Mm mmm.
ELIZABETH: Caro, ti sei cambiato? Ho messo uno stipetto nel bagno apposta
per le tue camicie, l'altro è solo per le mutandine e i calzini sudici.
Arrivo. Ah!
MOSTRO: Mm mmm.
DR. FRANKENSTEIN: Mmm, mmm.
INGA: Mmm, il sentimento è reciproco. Lo sai, c'è un mistero
per me, una cosa che ho sempre voluto ti chiedere riguardo all'operazione.
Quando tu ha fatto scambio, mostro ha avuto parte di tuo stupendo cervello
ma tu che cosa hai avuto di lui?
DR. FRANKENSTEIN: Mmm!
INGA: Oh no, non posso credere, oh! Oh! Oh! Sempre libera degg'io, folleggiar
di gioia in gioia...
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(2007)
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