Verso il Giubileo del 2000

"Prendete e mangiate"

 

Verso il XLVII Congresso Eucaristico Internazionale che si svolgerà
a Roma dal 18 al 25 Giugno 2000 (dal testo base - continuazione)  

I segni sacramentali del sacrificio di Cristo sono il pane e il vino consacrati: Partecipare a essi significa entrare in comunione col Signore Gesù, diventando una sola cosa con lui e con quanti si nutrono alla stessa mensa della nuova vita.

Pane di vita nuova

Nutrirsi é indispensabile alla vita e mangiare insieme è segno di familiarità. Ora, nell'Eucaristia. il Signore Gesù non solo ci fa suoi commensali, ma dona a noi se stesso in cibo spirituale, perché viviamo in lui. La nostra partecipazione al corpo e sangue di Cristo non tende ad altro che a trasformarci in quello che riceviamo, a farci rivestire in tutto, nel corpo e nello spirito, di colui nel quale siamo morti, siamo stati sepolti e siamo risuscitati.

"Mangiare il Corpo di Cristo" porta con sé l'audacia dell'amore divino e lo scandalo della sapienza celeste, proprio come l'incarnazione e la Croce: " Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui" (Gv 6,51.56). Queste misteriose parole di Gesù divennero piene di senso ai discepoli allorché, seduti a mensa con lui, la vigilia della sua Passione, egli "prese il pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo che è per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice dicendo: "Questo calice é la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me"" (1 Cor 11, 23-25). Sono queste stesse parole che, per bocca del sacerdote e in virtù dello Spirito Santo, il Signore Gesù pronunzia ancora nella nostra Eucaristia. "Poiché egli ha proclamato e detto del pane: "Questo è il mio corpo", chi oserà ancora dubitare? E poiché egli ha affermato e detto: "Questo è il mio sangue" chi mai dubiterà. affermando che non è il suo sangue? Perciò riceviamoli con tutta certezza come vero corpo e sangue di Cristo.

Nel segno del pane ti viene dato il corpo e nel segno del vino ti viene dato il sangue, perché, ricevendo il corpo e il sangue di Cristo, tu diventi concorporeo e consanguineo di Cristo. Mirabile vocazione questa: nel prendere e mangiare il Pane della vita è veramente cosa buona e giusta rendere grazie!


Un solo pane per formare un solo corpo

Inseriti in Cristo, mediante il Battesimo, come tralci dell'unica vite (cf, Gv 15,~), ci riconosciamo figli dello stesso Padre attorno alla mensa eucaristica: "Il pane che noi spezziamo non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti. siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane " (1Cor 10,16-17).

Rispondendo all'invito di Gesù: "Prendete e mangiate", la Chiesa si edifica nel vincolo dell'unità. È quanto chiediamo al Padre celebrando l'Eucaristia: "per la comunione al corpo e al sangue di Cristo lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo" il pane è considerato con ragione immagine del corpo di Cristo. Il pane, infatti, risulta di molti grani di frumento. Essi sono ridotti in farina e la farina poi viene impastata con l'acqua e cotta col fuoco. Cosi anche il corpo mistico di Cristo è unico, ma è formato da tutta la moltitudine del genere umano, portata alla sua condizione perfetta mediante il fuoco dello Spirito Santo.

L'unità del corpo non dice tuttavia uniformità delle membra: l'unico Pane vivifica i diversi ministeri e carismi nell'organismo ecclesiale, aiutando ciascuno a vivere secondo la vocazione ricevuta, conservando l'unità dello Spirito. Così dal Capo tutto il corpo, ben compaginato e connesso, riceve la forza per crescere, edificandosi nella carità (cf. (f4,1-16), Una e santa per lo Spirito che la pervade, la Chiesa è tuttavia divisa nei suoi figli, separatisi nel corso della storia a causa del peccato e di incomprensioni reciproche.

Accade cosi che, pur avendo ricevuto lo stesso Battesimo, i cristiani non possono partecipare alla stessa mensa, coscienti che l'unità nella carità ha bisogno dell'unità nella verità. Appello costante alla piena comunione, la celebrazione eucaristica è, nel contempo, supplica per l'incontro di tutti i battezzati e insieme segno del comune impegno a camminare verso la realizzazione della preghiera di Cristo: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola" (Gv 17,21). 


Un pane che rinvigorisce nel cammino

Le parole di Gesù: "prendete e mangiate" si raccordano con l'invocazione del cuore umano, bisognoso di saziare le mille forme di fame che segnano il pellegrinaggio terreno: fame di cibo e di beni essenziali per vivere, fame di giustizia e di libertà, fame d'amore e di speranza. Nel pane e nel vino Dio dona all'uomo non solo il cibo che lo alimenta ma anche il sacramento che lo rinnova, perché non gli venga mai a mancare questo sostegno del corpo e dello spirito.

La preghiera che rivolgiamo al Padre celeste: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano", trova, infatti, risposta piena nella divina Parola e nell'Eucaristia. Anche a noi oggi, come alla gente che domandava a Gesù: "Signore, dacci sempre questo pane", egli risponde: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete" (Gv 6,34-35). Alimentarsi di Cristo al santo altare è riconoscere che "il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza" sperimentando la verità della sua promessa: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò" (Mt11,28).

La potenza del pane e del vino consacrati invita, dunque, a ritornare con perseveranza a mangiare e a bere al convito eucaristico, per recuperare la forza di progredire nel cammino verso la comunione definitiva con Dio. La fede, nutrita dal "pane della vita" e dal "calice della salvezza", non si stanca di ribadire che Gesù è la vera risposta che pone fine alla nostra ricerca del senso della vita e del suo futuro: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Chi mangia questo pane vivrà in eterno" (Gv6,54.58).

Soprattutto nei momenti in cui la sofferenza pone domande che richiedono una risposta d'amore, ognuno deve avvertire che le parole di Cristo: "Prendete e mangiate" sono dirette proprio a lui. Il pane eucaristico è la forza dei deboli, il sostegno dei malati, il balsamo che risana i feriti, il viatico di chi parte da questo mondo.

È il vigore dei fedeli che operano in ambienti e circostanze in cui la loro presenza è l'unica possibilità di annuncio del Vangelo, testimoniando Gesù Cristo "Via, Verità e Vita" (Gv 14,6). Il "mangiare il pane della vita" ha lo scopo di rendere visibile ciò per cui merita davvero vivere.


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