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Cattolici, psichiatria e svergognati di Giovanni Formicola
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dal quotidiano Roma
L'on. Rosa Russo Iervolino, aspirante sindaca di Napoli per conto di una variegata coalizione che va dai comunisti ai popolari, in una riedizione sbiadita del "compromesso storico", si è recata a rendere omaggio ad una delle componenti di tale coalizione, il PdCI di Cossutta e Diliberto, e nell'occasione ha pubblicamente abbracciato l'anziano capetto rosso ed ha manifestato la propria commozione per la "nobile storia del comunismo" in Italia, dopo aver visto un filmato (un film luce?) che ne faceva l'epicedio.
Ora, verrebbe davvero spontaneo chiedere alla nostra ineffabile Rosetta, scandalizzata dalla possibilità che al governo della città vadano "fascisti" nati dopo il 1960, se in primo luogo è una bella cosa abbracciare in pubblico - e non perché si sia pentito - un soggetto come Cossutta, che è stato uno spione al soldo dell'URSS, dalla quale, ancora sul limitare degli anni 1990, prendeva danaro (naturalmente in capitalistici dollari, non in proletari rubli), tramite quell'organizzazione criminale denominata KGB, al cospetto dei cui delitti la mafia appare come una congrega di dame di carità.
E quanto alla commovente "nobile storia" dei comunisti - fatta salva la buona fede di singoli (ma chi davvero vuole il male per il male e chiamandolo male?) - sarebbe bello sapere se l'on. Rosetta si riferisce al quadro mondiale, ed ai suoi duecento milioni di morti, ammazzati per i "nobili" ideali dell'uguaglianza e della giustizia sociale, che dovrebbero riscattare - o far ritenere errori scusabili dall'eccesso di zelo - GULag e progetti di sterminio del nemico di classe, terrorismo diffuso e guerre rivoluzionarie, morte, miseria, distruzione, cioè quell'autentica catastrofe antropologica che costituisce l'unico - e si sottolinei unico - legato storico del comunismo.
Oppure, se l'on. Rosetta si riferisce al quadro nazionale del comunismo, sarebbe bello sapere se ne intravvede i tratti di nobiltà nel contributo di Togliatti al terrore staliniano: l'eliminazione (fisica, non politica) di anarchici e socialisti durante la guerra di Spagna, dell'intero comitato centrale del Partito Comunista Polacco e soprattutto di centinaia di militanti comunisti italiani che si erano rifugiati nella "patria dei lavoratori" per sfuggire alla tirannia fascista e lì trovarono un'orrenda morte per mano dei compagni - senza trascurare l'approvazione, sempre da parte di Togliatti, del modo in cui i sovietici avevano definitivamente risolto il problema dei soldati italiani prigionieri dell'URSS.
Ma forse agli occhi dell'ex ministro degl'Interni, "nobiltà" comunista rifulge di più dalla "resistenza" non solo contro l'invasore nazionalsocialista, ma anche contro quelle formazioni partigiane che avevano il torto di non essere comuniste, ma addirittura anticomuniste, e poi dalla continuazione della "resistenza", in prospettiva rivoluzionaria, anche dopo il 25 aprile, con l'eliminazione (sempre fisica) di preti e possidenti, fascisti e non, ma comunque anticomunisti, nel "triangolo della morte", ma non solo, pratica approvata, sulle colonne de l'Unità, da parte del "Migliore".
Si potrebbe continuare a chiedere all'on. Rosetta se la "nobile" storia dei comunisti italiani sia tale perché, in nome della solidarietà internazionalista con i compagni jugoslavi, accolsero con fischi, improperi e lanci di oggetti vari i profughi italiani (quelli scampati alle foibe) dall'Istria e dalla Dalmazia, ovvero perché - sempre in nome della solidarietà internazionalista, questa volta con la "casa madre" sovietica - riferivano i contenuti dei consigli dei ministri cui partecipavano all'amba-sciatore dell'URSS a Roma, affinché li comunicasse a Mosca, e dichiaravano che in caso di guerra la loro patria sarebbe stata quella del socialismo.
Può darsi poi che i quarti di "nobiltà" del comunismo italiano discendano dalla togliattiana apologia di Stalin in occasione della morte del "cannibale", come lo chiamavano gli ospiti del GULag, e poi dei "carri" krusceviani che entrarono a Budapest, e che a questi eventi si riferisse l'on. Rosetta.
Ma non è detto.
È pure verosimile che la candidata sindaca nel parlare di "nobile" storia del comunismo si riferisse alle iniziative domenicali organizzate dal partito per distogliere le masse contadine ancora bigotte dal partecipare alla Messa, ovvero alle varie forme di gruppuscolarismo e terrorismo sorte nel seno del comunismo nazionale, dalla "volante rossa" in avanti, di cui è testimone non solo l'"album di famiglia", ma anche la molotov di D'Alema.
Non è da escludere nemmeno che "nobili" siano da intendere, per l'on. Rosetta, tutte le fallimentari - e per fortuna perse - battaglie ingaggiate dai comunisti italiani, dal tentativo di tener fuori il Paese dalla NATO e dal "Piano Marshall", a quella sulla "scala mobile".
Ovvero quelle - sfortunatamente - vinte: dall'introduzione del divorzio nell'ordinamento civile, alla legalizzazione dell'aborto, dalla depenalizzazione dell'uso degli stupefacenti fino alla gramsciana secolarizzazione e scristianizzazione del senso comune nazionale, in prospettiva relativistica, anche se da un punto di vista cattolico - ma forse non cattocomunista - non sembrano poi tanto "nobili".
Infine, ma solo per esaurimento dello spazio, potremmo ritenere che "nobile", sempre per l'on. Rosetta, sia da ritenere quell'ultimo segmento della storia dei comunisti in Italia, quando hanno ottenuto l'eliminazione (questa volta legale, non fisica) degli avversari politici - ma non certo degli "amici" di sempre, come appunto l'on. Rosetta - attraverso una task force di Pubblici Ministeri e Giudici, ai quali poco importava della giustizia, ma molto degli effetti politici delle loro inchieste e giudizi: ma se la (nominale) lotta comunista contro la DC è da ritenersi "nobile", allora è questa ad essere stata ignobile. O no?
È molto difficile cogliere con precisione donde la gentile signora Russo Iervolino abbia potuto cogliere la "nobiltà" di figure come quella di Cossutta, o di storie come quella comunista. Forse un po' da tutti gli eventi e le condotte evocate - e che non sono tutte quelle evocabili. Ma è certo che se la commozione pubblicamente provata dall'on. Rosetta non è un problema di natura psichiatrica, se cioè ha bene inteso e voluto ciò che ha detto e fatto, allora una sola è la domanda: ma non si vergogna?
Giovanni Formicola
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