"Ella, piccola, con l'apparente fragilità delle donne dai nervi d'acciaio"
(A. Negri, Il denaro)
Così me la sono subito immaginata, dopo averla conosciuta attraverso le prime raccolte di novelle, Le solitarie, Finestre alte, Le strade e Sorelle. Per mia fortuna, non ho ricevuto dalla scuola tradizionale la solita immagine stereotipata di Ada Negri poeta retorica, enfatica e melodrammatica, ma ne ho gustata inizialmente la prosa, piena ma non ridondante, suggestiva e poetica, vitale ed energica, pur nella delicatezza delle immagini e delle situazioni, come in questa paginetta tratta da una delle novelle per me più affascinanti, Mikika sui tetti (Mikika è la gatta di Ada Negri):
"La terrazzetta dell'appartamento di Mikika è cinta per due lati dal muricciolo confinante coi tetti, per l'altro da una rampa di ferro che dà sul cortile. Ma il cortile quasi non si vede, tanto si è in alto: non si vedon che i tetti.
La terrazzetta ha un glicine, che nasconde le radici in una cassa piena di terra e s'abbarbica, formando arco, a sostegni di ferro e di legno. In quel folto, assai spesso Mikika si lima le unghie, restando poi aggrappata lassù tra le fronde, e staccandosene a capriccio con un balzo aereo. Quanti grappoli viola, in primavera e nella prima estate!...
Ma la bellezza della terrazzetta sono le rose. Bianche, rosse; e le centofoglie di maggio, nel cui cuore hanno la casa i ronzanti bombici. Ma rose bianche, rose bianche soprattutto.
La padroncina delle rose deve certo possedere un segreto, per farle stupendamente fiorire in così stretto spazio. Nessuna d'esse viene recisa, per farne mazzo da salotto. Sbocciano si dilatano gioiscono sfioriscono muoion sul ramo; e quando i petali, profumati di morte, più non resistono intorno al calice, la pallida giovine li raccoglie e li custodisce in certe scodellette giapponesi listate di blu marino, fino a quando l'odor della fine non divenga malsano ai sensi.
La pallida giovine rassomiglia, nel silenzio, nelle movenze, nella grazia guardinga e misteriosa, a Mikika. Pure negli occhi, fatti d'una magnetica sostanza di luce, e che, se ella vuole, non tradiscono il pensiero: pur nelle morbide sonnolenze che la tengono a lungo inerte e apparentemente lontana da tutto, mentre da un attimo all'altro balza via elastica e leggera; e non esiste un punto intermedio fra il sonno e il risveglio."
La scrittrice di Stella mattutina e de La cacciatora ho amato, e questa ho voluto far conoscere e apprezzare in classe, lasciando il difficile compito di penetrare nei meandri della sensibilità della Negri poeta alla mia collega Nuvola.
Di lei ha scritto Mauro Pea, (Ada Negri, Mondadori, 1970):
"Il temperamento istintivo e impulsivo della poetessa lodigiana traluce - oltre che dalla biografia - da tutta la vasta e varia opera sua (venti libri, tra editi dalla scrittrice e postumi): dalle prime raccolte poetiche, nelle quali il lavoro di lima è troppo spesso inadeguato a moderare l'impeto della prorompente effusione lirico-polemica, a quelle della maturità, dove, nonostante un più lungo processo di decantazione di passioni ribelli, un più sorvegliato e tormentato lavoro di rielaborazione artistica, la poetessa non riuscì che raramente a controllare del tutto il tumulto creativo della ispirazione prima, condizionata e irreparabilmente legata alla sua nativa emotività." (pag. 14)
Istintiva, impulsiva, impetuosa, emotiva... è bastato questo per rendermela simpatica, per sentirla simile a come sono anch'io, per accendere il desiderio di conoscerla meglio, di leggere tutto di lei e tutto su di lei. Danila