Lettera a Bianca


        Oh, tu, figlia! tanta terra e tanto mare fra noi!
        Quando fu mai, fra noi, tanta terra e tanto mare?
        E come puoi vivere senza di me? Dimmi che non puoi!
        Saprò forse allora strapparmi all'incanto, lasciare
        L'Isola dolce. So, ch'essa è sogno: ch'è vana parvenza
        di sogno. Sparire potrebbe, così, all'improvviso,
        nei flutti, o nel gorgo solare; e, con essa, la mia demenza...
        Serro sugli occhi le mani, per salvarmi; e nel cuor ti ravviso.

Sei sulla terrazza, in tunica dianca: allatti la tua Donatella. Sole velato su lei, su te, attraverso le grappo e le fronde del glicine. Vien da San Barnaba, ingenuo, un canto di cam- panella:

letizia materna ti penetra col succhiar della bimba, a grandi onde.

Altro non sai, nè chiedi. Ti basta la tua verità.

Ala fanno i capelli sul volto, perduto nel volto che gli somiglia.

Raccolgono gli occhi la luce del cielo sulla diletta, che gode e non sa.

Così, in cuore, ti penso - e mi salvo -, giovine madre che sei la mia figlia.