Lettera a Bianca


        Tonerò: non temere: quando l'ebrezza sarà caduta.
        Tutto cade: il fiore ed il frutto, la bacca e la ghianda.
        Tutto ritorna: l'ala alla terra, la barca alla riva.
        Mi rivedrà la casa ove tenta i suoi primi gorgheggi Donata,
        ove Mikika ronfa, vibrando il dorso arcuato sugli embrici
        al sole.
        Lasciami vivere, adesso -ché breve il mio tempo-, negli
        orti d'oro.
        Viva forse non fui, se non ora: nè pur quando i fianchi
        tu mi rompesti nascendo, e fosti la mia primavera.
        Un altro maggio è qui, che ignoravo splendesse al mondo.
        Dio m'ha condotta negli alti luoghi: che in essi io m'esalti
        di me: ch'io tocchi le cime: ch'io beva alle fonti azzurre.
        Ch'io mi vesta tutta di rose, e dia sangue d'amore alle spine.
        Un giorno, chi sa?...nell'anima stanca mi pungerà desiderio
        d'un campo arato in Lombardia, fresco di solchi, fumante
        e bruno
        nella nebbia filtrata di sole: allora al paese verrò,
        per ritrovarti verrò, bruna e feconda come quel campo.