La seguace


        Libera andando per erbose prode
        e vigne onuste d'uve gialle e nere
        (la dolcezza dei grappoli si fonde
        nella mia bocca innanzi che io li colga)
        sola non son, se pur ti sembro, autunno
        che fingi, al buon calore, essere estate.
        Una è con me, non vista. Oh, si vicina
        ch'io ne sento il respiro; ma silente
        il passo, e lieve: il camminar d'un ombra.
        E s'io mi arresto, ella s'arresta; e s'io
        la via riprendo, ella mi segue: fisso
        tenacemente su di me lo sguardo
        senz'occhi che s'affonda, acuminata
        punta, nel buio della carne inerme.
        So che da essa non potrò giammai
        quaggiù in terra, fuggire. Anche nel sonno
        l'invisibile sguardo alle mie chiuse
        pupillle incomberà: grave, ma colmo
        di non so quale estatica promessa.
        Fin che il giorno verrà ch'io m'abbandoni
        alle braccia segrete - e allor soltanto
        di colei che mi segue io veda gli occhi.