"...mamma, ascoltami. Io non voglio essere povera. Io non voglio diventare operaia o serva. Voglio studiare..."
(Il denaro, in Le solitarie, pag.91)
"A quindici anni entrava nel primo corso normale. Non che la spronasse la vocazione all'insegnamento; ma questa era per lei l'unica via per imparare, per dare sbocco ed espressione alle oscure forze che le palpitavano dentro."
(Il denaro, in Le solitarie, pag.92)
La scuola è vista da Ada, come da Veronetta, non un piacere, ma come l'unica possibile via per fuggire la povertà e per dare sfogo a quello che sente dentro, che non le dà pace.
"E non l'amavano i maestri, credendola ribelle, mentre non era che originale: non l'amavano le compagne, credendola superba, mentre era timida e diversa da loro."
(Il denaro, in Le solitarie, pag.92)
"Finiti, gli esami di patente. Che stanchezza! Ma che respiro! Ottenuto a pieni voti il diploma di maestra: uno straccio di carta, infine: che vorrebbe significare la sicurezza della vita materiale."
(Stella mattutina, pag.278 279)
Per Ada il diploma ottenuto a scuola è qualcosa di insignificante, di inutile per la sua vita interiore, solo uno "straccio di carta", purtroppo indispensabile!
"La scuola, nella sua più elementare materialità: raddrizzar aste, far distinguere l' a dall' o, correggere compiti, frenare i vivaci, punire i riottosi, non essere mai se stessa, ma la tiranna di se stessa, per imporsi alla ragazzaglia.
Si sente irretita. V'è in lei qualcosa che non consente, ribelle ad esser violato. Una cosa è studiare: altra è lavorare per il guadagno."
(Stella mattutina, pag.281-282)
Ada pensa al suo lavoro come maestra, al fatto che dovrà insegnare con la stessa meccanicità con la quale hanno insegnato a lei; sa quindi che il rischio più grosso per lei sarà quello di non poter essere mai se stessa, ma, privata della sua spontaneità, diventare la maschera di se stessa.