Lei (come me e te?)



Semplice nelle linee del volto e nel portamento, sincera nell'anima, allegra nel disegno degli occhi ridenti, capace di illuminare la notte più buia; figura amica, la vita a lei pareva gioco infinito, la morte, entità straniera senza suono.
Cosa poteva domandare ancora alla vita? E la spensierata ragazza chiamata Eleonora ringraziava Dio, quotidianamente e intensamente, e per la vita e per ogni sua dote di cui i genitori andavano alquanto fieri.
La perspicacia faceva di Eleonora una fanciulla perfetta, se non fosse per quel suo difettuccio, tanto innocente quanto colpevole di un dolore incompreso, di quel soffrire scoraggiato di chi combatte solo contro il male. Come ignorare quella che per lei era una strana debolezza, anche se per altri poteva essere la qualità più bella ed apprezzata, che può rendere comunque tanto diversi e sovente tanto soli: la sensibilità?
Era in lei, infatti, una sensibilità fuori dal comune e forse tanto umana che l'essere umano, così attratto dalle falsità, non riconosce in sé. Eleonora sentiva di non appartenere al mondo di violenze e soprusi che vedeva intorno a sé, di falsi idoli e falsi miti, e sempre più sola, sognava di evadere verso orizzonti e terre ignote, in un'isola utopica che non c'è. Il suo non era uno sciocco fantasticare attorno attorno a stucchevoli visioni di fiori, maghi o folletti parlanti, e tanto meno un desiderio ardente di ricchezze o ipotetiche felicità materiali...no, non era tutto questo... Passarono i giorni ed Eleonora, insieme alla fiducia nelle persone, perse anche quella per colui che aveva rappresentato, per lei, forse la vita, forse il mistero che essa cela: quel punto di riferimento essenziale ed unico che un tempo era per lei Dio.
Era triste sentirsi isolata dagli astri del cielo, dal calore della vita; immersa in quella solitudine che penetrava in lei piano piano, e già preannunciava aspre lotte interiori.
Ora, non più bella, non più amata, ha perso cuore e amore, non sogna, non soffre, non spera; lei stessa è persa in quell'immensità spogliata di luce, che è per lei oggi la vita. Che fare? Come reagire se le forze cedono, se il giorno è notte e il cuore stordito giace inerme?
Avvolta nei perché della gente, scrutata da lontano, evitata per timore di contagi, mai compresa, mai capita, sola: perché così deve essere, ognuno è se stesso nella gioia e nel dolore, e quando il male ti soffoca, tu non sai, è difficile accettarlo, ma è solo in te l'aiuto che cerchi.
Che brivido gelido, che ferita straziante nell'osservare allo specchio quel volto scarno, quegli occhi spenti, fissi, evidentemente lontani...Eppure, pensava, chissà poi perché proprio nello studio quella assurda mente reagiva, arricchendola di successi e vittorie, se pur
superficialmente vissute.
Eleonora era così riuscita a penetrare anima e corpo in un cerchio di vita strettamente personale, a tralasciare i dolori e le difficoltà spesso ingiuste della vita, era riuscita a evadere dal modo esterno, rifugiandosi in sé! Ora viveva in una dimensione nuova, di sentimenti e valori che soddisfano intimamente chi li avverte e, realizzandoti
interiormente, rivelano la ragione del vivere!
Accadeva di tanto in tanto che stimoli sensoriali riproiettavano Eleonora nella realtà quotidiana, ma ella osservava quelle figure con indifferenza e repulsione, quasi fossero eternamente obliate, come se quelle immagini destassero in lei un senso di angoscia e profonda
tristezza. I giorni trascorrevano lenti, monotoni e nulla mutava nel comportamento di Eleonora, niente che lasciasse presumere una vicina guarigione, pareva che si stesse allontanando sempre più, lungo quella via, che opposta alla vita, conduce alla cessazione delle funzioni vitali.
Ma come era possibile che un fiore appena sbocciato perlustrasse deliberatamente l'ombra e non la luce, privandosi così della forza vitale, della immensa facoltà d'amare e di tutti quegli atti di amicizia quotidiana, di solidarietà, di comprensione...che prima erano il succo della
sua vita? E una storia infinita, nota e risaputa, forse un po' banale se ritrascritta tra le righe di una pagina di giornale o di un libro; non si può dire lo stesso per chi è invece, per averla sofferta, in grado di sviscerarne i contenuti, cercando di capirli e spiegarli.
Passò molto tempo ancora, prima che Eleonora si convincesse dei suoi sbagli e quel giorno nessuno, neanche lei forse, fu in grado di spiegare la natura di quella forza occulta che mano nella mano la riconduceva alla realtà; tra l'eterno dualismo del male, compensato da
sprazzi di luce, affiorò in lei una sensazione strana, la certezza che occorreva amare la vita, mettendo se stessi al servizio di questo bene unico.
Non fu facile liberarsi delle paure, dei sospetti, ma quella forza violenta e padrona della ragione, che ora riprendeva finalmente possesso di lei, ostacolava ogni dubbio, ogni incertezza, apriva uno spiraglio di viva speranza...che gioia!!!
Oggi Eleonora, a distanza di due anni da quella triste esperienza, è grata a se stessa di non essersi arresa, anche se non è ancora del tutto soddisfatta; non si accontenta di ciò che fa, ha bisogno di aiuto, lo cerca, e chissà che non lo cerchi proprio in te, giovane come lei, con la voglia di onestà e di giustizia, con la voglia di credere in qualcosa, lei, che ha esperienza di quanto sia inutile l'indifferenza e la solitudine , ti suggerisce di lasciarti trascinare dai sentimenti del cuore, quelli umili, intimi, nascosti in ognuno di noi. A che scopo perseguire la vendetta?
Per conformismo? Pensa invece di custodire il futuro tra le mani e con saggezza, giorno dopo giorno, riflette su come potrà davvero realizzarsi in questo strano, stranissimo vivere quotidiano, in un mondo di accuse e d'inganni, in una società dove non si ha più voglia di
crescere e maturare insieme!!!

Certo molti prima di te hanno vissuto la loro vita come passeggeri di un treno nella notte, sonnecchiando, trasportati dal locomotore, cullati dal ritmo cadenzato dei vagoni; oggi noi giovani, però, non possiamo più permetterlo, abbiamo visto e subito troppo, siamo ormai troppo provati per continuare a sbagliare. Ora tocca a noi volere fortemente un cambiamento, sperando che i nostri figli saranno più «grandi» di noi e i figli dei nostri figli più «grandi» di loro. E non è vero che è tutto inutile, perché l'essere umano è infinitamente più prezioso e fecondo di quanto si possa pensare e di quanto sappia lui stesso!!!

(Chiara B.)