"Sprofondar dentro te, sino all'estrema/radice, [...] quante volte lo tentasti,/donna! e sempre il coraggio ti mancò/di perderti nel fondo."
(A. Negri, Poesie postume)
Una donna che ha vissuto gli ultimi trent'anni dell'800 e i primi quarantacinque del nostro secolo: moti sociali e due guerre mondiali.
Una vita movimentata, soprattutto come vita interiore.
L'ambizione di contribuire con la poesia al riscatto delle plebi sfruttate e oppresse.
Sempre con la visione negli occhi dell'esperienza della povertà e della fatica serenamente sopportate dalla madre, operaia in fabbrica, prima figura adulta nella quale Ada si identifica.
La parola scritta, sentita come unica, grande, irrinunciabile ricchezza.
Irrinunciabile anche di fronte all'amore più forte, se in questo non c'è riconoscimento della libertà e dell'autonomia dell'altra/o.
E, da qui, le perdite. Ogni amore drammaticamente, ma coscientemente, perduto, segna un passo nel cammino della conquista di sé.
Questo accadeva mentre altre donne lottavano per affermare la propria identità: Virginia Woolf, Sibilla Aleramo, Anna Kuliscioff, Katerine Mansfield, Marina Cvetaeva...
Tutte tese a cercare le radici dell'essere donna in un terreno ancora inesplorato.
Scrivere la maternità, centro vibrante della vita del mondo, ribaltando quella visione dominante della morte, consegnataci come una camicia di forza dalla filosofia occidentale. Maternità come dono di sé, anima e corpo, in una specie di "trasmigrazione", per sfociare in una successiva riappropriazione di una nuova se stessa. Aggiungere un anello alla catena delle genealogie, tutte volutamente femminili. In un rapporto non risolto con l'uomo, altro da sé, ignoto: energia, forza, protezione, se amato; altrimenti durezza, rozzezza, paura. Impossibilità di vivere queste contraddizioni senza mascherarsi, nascondersi, calarsi dentro altre donna, riconosciute dalla società: Anna Kuliscioff, Alessandrina Ravizza, Eleonora Duse, Madre Francesca Cabrini, Margherita Sarfatti...donne reali o altre, create dalla sua penna, alta fra tutte la Cacciatora.
Oppure fuggire, fisicamente o mentalmente nella follia.
Il suicidio sempre in agguato: soluzione possibile di pace.
Per questo, per tutto questo, vivere è scrivere, e scrivere è la chiave per cercare disperatamente di "sprofondar dentro sé", scavando e tentando di afferrare il significato e l'essenza della propria verità.
Nuvola