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PAROLE DI PIETRA
Le iscrizioni greche e latine dell’isola
di Capri: problemi e prospettive
L’importanza delle iscrizioni
Il richiamo del titolo al libro
di Carlo Levi Le parole sono pietre è puramente evocativo.
Le nostre "parole di pietre" ci rimandano ad un’altra realtà, ben
più lontana, anche se meno viva e drammatica. Si tratta, infatti,
di tornare indietro nei secoli a quel momento della storia del Mediterraneo,
in cui gli attori sul campo erano i Greci ed i Romani.
A differenza di noi questi
antichi protagonisti della storia avevano ben pochi strumenti per rendere
pubbliche e trasmettere al futuro le loro azioni e le loro viti. Certo
non disponevano di giornali, né di reti televisive, né di
pellicole fotografiche o videocassette. Tutto ciò che restava loro
erano strumenti deperibili come il papiro, la pergamena, le tavolette
d’argilla o quelle ricoperte di cera. Qualcosa in più potevano
sperare dal bronzo, ma non avevano previsto che quasi tutto il bronzo
da loro usato per tramandare opere d’arte ed iscrizioni sarebbe stato
fuso, per altri scopi, da posteri poco sensibili. Per fortuna gran parte
di ciò che Greci e Romani hanno tentato di lasciare come traccia
di sé è stato espresso nella pietra. Qui, però, non
intendo parlare di templi e colonne, di statue ed altari, bensì
di una testimonianza meno appariscente, ma spesso più esplicita
e significativa per l’occhio esperto. Mi riferisco alle iscrizioni, quelle
parole di pietra, attraverso cui gli antichi sperano ancora di poterci
parlare.
Non c’è campo nella
vita dei Greci e dei Romani che non si sia espresso per mezzo di epigrafi.
Sulla pietra o sul bronzo si eternavano trattati ed alleanze, leggi, decreti
e dediche pubbliche per le personalità dell’epoca. Nelle iscrizioni
si registravano celebrazioni di concorsi e vittorie sportive, feste religiose
e sacrifici, contratti di affitto e di vendita, appalti e donazioni testamentarie.
Dai più importanti atti della vita pubblica si passava attraverso
la documentazione della vita sociale e culturale di una città,
per arrivare alle testimonianze più minute sulla vita privata.
Queste ultime erano rappresentate dagli ex voto, dalle semplici domande
sul proprio destino poste alle divinità oracolari, dalle espressioni
di amicizia e di amore incise su piccoli doni e infine, conclusione inevitabile,
dalle iscrizioni funerarie. È tutta questa massa di documentazione
che ci permette di ricostruire nei particolari più minuti la storia
viva di un popolo.
Un progetto per Capri
Un particolare tentativo di
ricostruzione storica è ora in atto per quanto riguarda la Capri
greco-romana. Un gruppo di studiosi delle Università
di Napoli e di Roma
sta raccogliendo e criticamente sistemando tutte le testimonianze letterarie
ed epigrafiche relative all’isola in età antica. In un primo momento
le persone impegnate nella ricerca sono state, oltre la sottoscritta,
la dott. Paola Lombardi ed i dott. Eduardo Federico ed Eliodoro Savino.
Il progetto prevede, però, la pubblicazione di un saggio storico-archeologico
a più voci. All’interno di esso altri studiosi tratteranno i problemi
che riguardano la preistoria di Capri, l’origine del suo nome, le testimonianze
archeologiche e la storia fino all’età tardo-antica.
Le difficoltà sono innumerevoli:
la principale è rappresentata dalla scarsezza di notizie su Capri
reperibili dalle fonti greche e romane. Dell’isola sappiamo solo che conobbe
una presenza greca, che prima dell’età imperiale romana fu soggetta
a Napoli, per poi passare, con Augusto, in possesso degli imperatori.
La sua fama è legata in particolar modo alle ville costruite da
Tiberio ed agli anni di ritiro e di vita dissoluta, che egli vi trascorse.
Le iscrizioni greche e latine di Capri
Ma quale era la realtà
di Capri? Quali le istituzioni quando ancora era soggetta a Napoli? E
quale, invece, la sua organizzazione in rapporto alle residenze imperiali?
Tutte queste domande potrebbero
trovare qualche risposta, se la documentazione epigrafica finora nota
non fosse altrettanto avara di quella letteraria. Pochissimi sono, infatti,
le epigrafi che provengono con certezza da Capri. Alcune sono in lingua
greca e documentano, molto parzialmente, i legami dell’isola con la cultura
e le istituzioni greche di Napoli. Di coloro che vissero a Capri restano
solo pochi nomi: un Tauriskos, uno Gnaios, il giovane Hypatos
ed una donna di nome Theanò (Inscriptiones Graecae,
XIV, 899-902).
Accanto ad essi altre tre iscrizioni
greche nominano degli agoranomi, magistrati preposti al mercato,
i cui nomi sono andati, del tutto o in parte, perduti (Inscriptiones
Graecae, XIV, 896. 897. 897 a). Nell’ultima di queste epigrafi sembra
esservi anche un riferimento al demos, cioè al popolo dei
capresi. Sono più le domande che queste epigrafi sollecitano di
quelle cui danno risposta. Una in particolare rischia di restare irrisolta:
se, cioè, i magistrati ed il popolo, che in esse vengono citate,
sono quelli di Napoli o se, invece, esisteva una piccola comunità
locale, sia pure dipendente da Napoli, ma con una sua organizzazione civica.
Le iscrizioni latine non sono
né più numerose né più ricche di notizie.
Alcune di esse si riferiscono a schiavi e liberti della casa imperiale
ed all’attività edilizia e decorativa sollecitata dagli imperatori.
Ricordiamo, per esempio, la firma dello scultore Iulius Salius,
alcune sigle su colonne destinate alle ville imperiali e qualche iscrizione
funeraria (Corpus Inscriptionum Latinarum, X , 6806-6810; Ephemeris
Epigraphica, VIII, 670-674). Di un certo interesse sarebbero anche
i marchi impressi sulle tegole, in cui compaiono nomi di fabbricanti attestati
in area flegrea o genericamente campana (Corpus Inscriptionum Latinarum,
X, 8042, nn.8, 53, 58, 65, 98). Purtroppo la provenienza caprese di questi
bolli non sempre può essere accertata.
Aspetti problematici della ricerca
Rispetto al poco che sappiamo,
lo scopo della ricerca in corso è quello di identificare qualche
testo in più, che permetta di dare un quadro più preciso
della situazione. La difficoltà principale risiede nel fatto che
molte di queste epigrafi sono in proprietà privata. Questa circostanza
determina due effetti negativi. Il primo riguarda la presenza in alcune
case private di un gran numero di iscrizioni che non provengono da Capri,
bensì da località della terraferma, se non addirittura da
Roma. Un caso emblematico è quello della collezione di Axel Munthe.
Il secondo effetto negativo è dato dalla diffidenza con cui spesso
viene accolta la richiesta di prendere visione di questi documenti.
Un appello
Sarebbe di estrema importanza
se questi timori potessero essere superati nella coscienza che anche un
piccolo frammento, apparentemente indecifrabile, può contribuire
ad una migliore conoscenza del passato. Tali documenti, se non verranno
letti, studiati e fotografati, rischiano di scomparire, come è
già accaduto, molte volte. Niente di più facile, infatti,
che un frammento di pietra o di terracotta venga buttato via o anche solo
ricoperto di intonaco, mentre quelli che vengono venduti ad amatori escono
da Capri senza lasciare traccia.
Gli studiosi impegnati nel
lavoro di raccolta e catalogazione sperano, invece, che nelle case e nelle
ville della Capri di oggi sia ancora possibile trovare testimonianze sull’antico
passato dell’isola e confidano nella collaborazione di tutti.
Elena Miranda
(Ricercatrice di epigrafia Greca presso
il Dipartimento di Discipline Storiche
dell’Università "Federico II" di Napoli)
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