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IL SOGNO DI EDWIN
Sopravvive a Capri un luogo comune o un pregiudizio che relega il binomio
turismo-cultura tra le fantasie di chi, di turismo, concretamente
"non capisce niente".
Pregiudizio molto diffuso tra
addetti al settore turistico ed amministratori pubblici che individuano
nella cultura qualcosa di non propriamente produttivo, riducendola, nel
suo rapporto con il turismo, ad un ruolo di supporto, ad una serie estiva
di manifestazioni più o meno vacanziere.
Purtroppo (per Capri) tale
luogo comune si basa unicamente su una diffusa "non conoscenza" degli
sviluppi della domanda turistica rispetto all’ambiente ed alla cultura
e di esperienze che un po’ in tutto il mondo si attuano nelle località
turistiche per rispondere sempre meglio a tali nuove esigenze. Il pregiudizio
si basa altresì anche su di una perdita, forse irrimediabile, di
coscienza storica e delle proprie origini da parte di chi opera e lavora
nel turismo.
Anche a Capri due sondaggi,
del 1982 e del 1994, individuano una delle maggiori deficienze del turismo
caprese nella mancanza di programmazione culturale; lo stesso crescente
successo dell’ inziativa, organizzata dall'Associazione Culturale Oebalus
e dal Circolo Legambiente di Capri-Anacapri, Percorsi
per Capri, tesa ad offrire una fruizione colta dell’Isola attraverso
percorsi guidati da esperti, testimonia un’esigenza inevasa e crescente.
D’altra parte è ovvio
che il turista che viene a Capri non è lo stesso che va in una
delle tante località balneari: chi decide di venire a Capri sceglie
prima di tutto un’isola, con i significati ed i valori legati a
questo contesto naturale, e decide per un luogo che offre un’altissima
concentrazione di elementi storici e culturali.
In poche parole chi viene a
Capri deve essere inevitabilmente curioso e sensibile verso la complessità
e la profondità del luogo dove si trova e chiede, oltre che servizi
adeguati e tranquillità, anche occasioni culturali nonché
possibilità e strumenti per capire l’Isola , la sua storia, la
sua natura.
Il libro di Raffaele la La
Capria Capri e non più Capri inizia con questa frase
: "Non vede il mondo chi non sogna prima di vederlo. Anche Capri: non
puoi vederla se non hai sognato prima di vederla."
Capri ed i Capresi sembrano
aver dimenticato questo assunto indispensabile.
Capri ed i Capresi hanno voluto
dimenticare che le loro fortune economiche si basano sulla unicità
di una località, non omologabile ad altre località turistiche,
e sul naturale binomio turismo-cultura che a Capri tra la fine dell’Ottocento
e i primi decenni del Novecento ha permesso un solido e ordinato sviluppo
economico.
Oggi si può ben dire
che Capri ed i Capresi hanno tradito la vera natura di quest’isola, non
solo permettendo più o meno vistosi scempi ambientali, ma negando
all’Isola uno sviluppo basato sull’intelligente sfruttamento delle sue
risorse ambientali e culturali.
Si sono favorite forme di turismo
da rapina ed incolte (non solo quello giornaliero), arricchimenti facili
ed effimeri, con la perdita di cultura (perché anche questo è
cultura) della propria professionalità e della coscienza storica
dei luoghi dove si abita e lavora.
All’inizio di ogni stagione
estiva bisogna, così, subire il vaniloquio di chi sbraita
contro il turismo di massa o contro l'abbassamento della qualità
del turismo, dopo aver gettato ponti d’oro alla rapina del territorio
e allo stravolgimento dell’Isola, bisogna assistere al becero sfruttamento
della Piazzetta, contrabbandato come grossa manifestazione cultural-mondana,
e così via, in un crescendo di insulsaggini e cretinerie che testimoniano
il consolidarsi di una vera e propria "demenza estiva".
Il dilemma di Capri non è
tra turismo di massa e turismo di élite ma tra turismo colto
(giornaliero o residenziale che sia) e turismo di rapina (giornaliero
o residenziale che sia).
Il dilemma di Capri è
tra una veloce ed inesorabile perdita di identità culturale ed
economica ed invece l'affermazione di un turismo lungo tutto l'arco dell'anno,
motivato nella sua permanenza a Capri non solo dal fascino dell'Isola,
ma da occasioni e strutture tali da concretizzare il sogno di Edwin Cerio
di una Capri centro internazionae di cultura.
Riccardo Esposito
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