![]() |
Organo
di collegamento del Gruppo Missionario Parrocchia S. Croce Salerno Maggio 1996 |
Guai a coloro che il
Signore troverà ad occhi asciutti.
|
Sull'obiezione di
coscienza
di Vincenzo Agosti
All'attenzione del lettore questo mese voglio
sottoporre un argomento forse un po' ostico, certamente poco
conosciuto e verso il quale in genere il popolo cattolico non
mostra molto interesse ma che, a mio giudizio, risulta
qualificante dell'essere cristiano oggi: l'obiezione di
coscienza. Obiezione intesa in senso lato, come disobbedienza ad
una legge dello stato che violi i dettami più sacri ed
inviolabili della nostra coscienza. Penso all'obiezione al
servizio militare o all'obiezione di alcuni medici nei confronti
dell'aborto. Lo voglio fare richiamando in particolare due
interventi fatti nei giorni scorsi dal card. Biffi, arcivescovo
di Bologna, e da padre Cavagna, presidente del Gruppo Autonomo di
Volontariato Civile in Italia. Nel rileggerli mi è tornata in
mente la lettera che Don Milani, parroco di Barbiana, scrisse nel
1965 in risposta ai cappellani militari toscani, i quali avevano
definito, in un loro intervento, l'obiezione di coscienza
«estranea al comandamento dell'amore ed espressione di viltà».
Quella profetica epistola, invito tutti a leggerla, si intitola L'obbedienza
non è più una virtù e per il suo contenuto Don Milani fu
processato per apologia di reato.
Ovviamente quelle che vado a presentare sono solo delle sintesi
giornalistiche riprese dall'agenzia di stampa ADISTA che non
esauriscono la discussione, ma che possono essere sufficienti per
avviarla. Vi lascio ora alla lettura delle due dichiarazioni
nella speranza che possano suscitare in voi interesse per
l'argomento. Andiamo quindi a vedere come si sono svolti i fatti.
«L'obiezione di coscienza al servizio militare è tale solo in
senso analogico, e non va assolutamente confusa, per esempio, con
la universale e inderogabile obiezione che i cristiani muovono
nei confronti dell'aborto. E va rilevato che l'uso dell'identica
terminologia è pastoralmente deleterio». Questo il succo del
discorso pronunciato dal card. Giacomo Biffi, l'8 marzo di fronte
agli allievi ufficiali del 176° e 177° corso dell'Accademia
Militare di Modena. E' vero, ha spiegato Biffi, che «il
cristianesimo conosce da sempre il fenomeno dell'obiezione di
coscienza», e ha citato l'esempio dei martiri che si rifiutavano
di sacrificare agli idoli, ma il suo statuto di vincolo
universale e inderogabile, ha aggiunto, risiede nella «ragione
oggettiva» che lo anima (in questo caso il principio che
«l'idolo è un dio falso e non può essere adorato») e non nel
dettato della coscienza in sé che è «soggettivo». «La
coscienza di un uomo - ha detto in sostanza Biffi - è sovrana
solo per lui», e «non è molto corretto citarne l'autorità
quando si discute con gli altri». Quindi, secondo il cardinale,
l'obiezione di coscienza è principio valido e vincolante per il
cristiano solo quando poggia su una verità oggettiva ed
«appartenente alla coscienza ecclesiale come tale».
Conclusione:«l'aborto è un delitto contro la vita», ma non lo
è l'arruolamento nell'esercito. «La cristianità - ha fatto
notare Biffi - prima di questo secolo non ha mai avuto il
sospetto che ci fosse qualcosa di immorale nella vita militare in
quanto tale»: pare che sia una esigenza di «qualche corrente
della mentalità ecclesiale contemporanea». Biffi ha poi
sottolineato che nella concretezza della situazione attuale «è
leggittimo un esercito per la difesa» e che, in conformità
all'insegnamento del Concilio Vaticano II, «coloro che si
dedicano alla vita militare» vanno considerati «anch'essi come
ministri della sicurezza e della libertà dei popoli», perchè
«concorrono veramente alla stabilità della pace». L'unica via
che lascia aperta è quella intima e personale dell'obiezione di
coscienza, ma solo se intesa come «obiezione di coscienza contro
l'attuale ottusità dello Stato», che non pone alternative al
servizio militare, può essere «da tutti noi incoraggiata e
sviluppata».
La difesa e l'esercito sono due cose distinte: così obietta
padre Angelo Cavagna nella lettera di risposta al discorso del
card. Biffi. «Il discrimine fra le due realtà sta nell'uso
della violenza omicida (esercito) e non omicida
(polizia)». L'esercito, ha spiegato padre Cavagna, «è connesso
a vari anelli che insieme formano il sistema militare:
armi nuove, ricerca bellica, industria bellica, commercio
bellico, spese militari e, infine, guerre». Per la difesa dei
popoli, invece, c'è un'alternativa agli eserciti, ed è quella
indicata anche nel recente Catechismo degli Adulti promosso dalla
CEI: «si dovrebbe togliere ai singoli Stati il diritto di farsi
giustizia da soli, promuovere il ricorso a forme di difesa
nonviolenta, cambiare struttura e formazione all'esercito per
assimilarlo a un corpo di polizia internazionale». Affermazioni,
ha dichiarato padre Cavagna, che «sottoscrivo a due mani»,
senza dimenticare «l'alternativa della Difesa Popolare
Nonviolenta (DPN), che non è utopia bensì storia già
scritta». Per quanto riguarda poi la teoria del card. Biffi sul
valore soggettivo dell'obiezione di coscienza, padre Angelo
Cavagna ha ricordato che quegli stessi martiri cristiani citati
da Biffi si «rifiutavano anche di uccidere e quindi di
partecipare all'esercito». E che «le posizioni della
cristianità» sull'immoralità delle armi erano molto severe
già nei primi secoli, visto che la Traditio Apostolica
di Ippolito di Roma vietava l'ammissione al battesimo e
all'eucarestia del soldato subalterno che aveva ucciso qualcuno,
o del fedele che voleva arruolarsi e fare il soldato. «La
difficoltà è l'uccidere. Sono d'accordissimo nel rifiutare ogni
crimine di aborto o di eutanasia» ma «anche ogni pena di morte
e ogni strage bellica: la vita è sacra e inviolabile all'inizio,
alla fine e nel fiore dell'età. La guerra, ha detto padre
Cavagna, «è un cumulo di orrori» e «non c'è alcuna
giustificazione razionale e tantomeno teologica che possa
valere». Il GAVCI, ha quindi concluso, continuerà ad opporsi al
servizio militare anche con l'obiezione fiscale: «noi paghiamo
le tasse, le paghiamo più volte... soltanto non vogliamo con i
nostri soldi finanziare eserciti e guerre. Chiediamo invece la opzione
fiscale per la Difesa nonviolenta. La nonviolenza non è
passività, non è rinuncia alla difesa dei deboli e non è solo
l'obiezione all'aborto a riposare nel dettato ecclesiale perchè
il Vangelo dice anche: beati quelli che non sono violenti,
perchè erediteranno la Terra».
Ritorno all'indice