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Organo
di collegamento del Gruppo Missionario Parrocchia S. Croce Salerno Ottobre 1996 |
Guai a coloro che il
Signore troverà ad occhi asciutti.
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Ad ogni comunità cristiana, a
ciascun credente
di Michele Pignatale (PP.OO.MM.)
L'Ottobre missionario è il tempo propizio che ci
aiuta a prendere consapevolezza di una responsabilità ricevuta
col dono della fede: l'annuncio di Gesù Cristo, Signore della
vita, a tutto il mondo ed ad ogni uomo.
Non è un tempo qualsiasi che ci viene proposto, ma una
vera offerta di grazia, di speranza, di salvezza che qualifica
tutto il resto del tempo dell'anno immergendoci nella vita e
nella storia degli uomini, quella più profonda, nascosta,
sofferta da cui alimentiamo la nostra fede e la nostra missione.
Ottobre, quindi, come tempo favorevole dove la nostra vita
e quella delle nostra comunità sono coinvolte in un forte
rinnovamento spirituale, realtà necessaria se vogliamo
accogliere le voci che salgono dai bassifondi della
storia e dagli abissi del mondo.
E' da queste voci che dobbiamo partire perché accada che
lo Spirito rinnovi la nostra esistenza e quella delle nostre
comunità. La missione soffre oggi non solo di una marginalità
evidente nella vita pastorale delle nostre chiese, ma soffre
anche dell'incapacità da parte di tanti operatori di lasciarsi
coinvolgere dalla storia di tutti quegli uomini e donne, interi
gruppi umani, tribù e popoli che faticano e lottano per la
sopravvivenza, per passare da situazioni vergognose di umanità
ad una vita più degna e più umana. Siamo continuamente tentati
di far prevalere l'aspetto efficiente delle nostra
pianificazioni; inventiamo nuove regole e strutture, studiamo
nuovi organigrammi perché la nostra idea si concretizzi. Siamo
talmente presi da piani, sinergie, desideri di spazi e
visibilità perché ancora una volta ciecamente convinti che il
tutto passa da noi a loro e soltanto se ci
saremo strutturati bene, se le nostre diocesi, le nostre
parrocchie potranno riuscire a soddisfare le loro esigenze di
autoespansione, allora si è sulla buona strada.
Il rinnovamento spirituale passa invece dal riscoprire il
bisogno di essere attenti alle voci che gridano, anche con il
loro silenzio, da tutte le periferie del mondo, il desiderio di
vita. E questo non necessita di strutture, regole e piani ma
soltanto d i un cuore che è capace di umiltà nel riconoscere la
necessità di convertirsi alla sorte dei deboli del mondo perché
si compia un totale cambiamento.
In questo Ottobre missionario noi vorremmo vivere
intensamente a partire dalla vita che fiorisce dalle mani, dai
cuori, dalle menti dei senza nome, coltivata da coloro che sono
conosciuti solo da Dio. Vogliamo partire da loro, dal
rovescio della realtà, non per assumerci i loro bisogni, ma per
condividerne la sorte, ricercando presenze alternative segnate
dai ritmi più semplici e poveri di coloro che sono stati messi
fuori dal cammino e dallo sviluppo della storia. E 'un autentico
cambiamento che dobbiamo operare nel cuore, nella mente e
nell'azione pastorale, passando dal trattare i poveri come utenti
di progetti a soggetti cercati e pensati da Dio come compagni nel
suo cercare l'alternativa all 'ingiustizia, all'oppressione, alla
negazione della vita.
Vogliamo lasciarci illuminare, in questo tempo favorevole
dell'Ottobre missionario, dal peso che la storia porta con sé
come mistero e segreto. Più la storia è povera e semplice,
lasciata ai margini e non più considerata, più il mistero è
intenso.
Impegnamoci in questa umile quanto necessaria opera di
rinnovamento, convinti che solo lasciando spazio alla coscienza
dei semplici si aiuterà il mondo ad aprirsi all'eternità e alla
vita per sempre.
Annuncia Cristo per far vivere
il mondo
dal Sussidio per l'Ottobre Missionario
La convinzione di fondo, che si anima tutti, è
che non basta ripetere la frase e farne uno slogan, perché a
lungo andare può suonare a vuoto, sembrare astratta ed essere
quindi controproducente. E' importante puntare a far cogliere le
sue motivazioni.
Il fulcro dovrebbe, quindi, essere: perché annunciare Cristo
fa vivere il mondo? In che modo?
Per cogliere le aspirazioni e il bisogno di vita del
nostro mondo, è opportuno richiamare gli scenari di morte
presenti nella nostra realtà . Oltre le situazioni personali e
familiari e tutte le altra espressioni di morte e di attentati
alla vita, ben note all'esperienza di tutti, possiamo richiamare
tre grossi cambiamenti a livello mondiale avvenuti dopo la caduta
del bipolarismo:
la guerra è diventata più facile per tutti: sia tra gli Stati, sia all'interno di ogni Stato. Per tutti i problemi è diventato più facile credere che la soluzione sia raggiungibile con la violenza. Tanto più che ora le armi sono diventate ancora più accessibili. Una conseguenza è l'esplosione dei nazionalismi, dei localismi, dei conflitti etnici, ecc.
al muro di Berlino, tra Est ed Ovest, si è sostituito un nuovo muro, tra Nord e Sud. Cresce l'indifferenza verso i popoli più poveri, anzi si sta verificando un vero e proprio rifiuto nei loro confronti. I mass media favoriscono questa mentalità , con il parlare dei paesi del Sud del mondo solo in occasione dei fatti negativi. Quasi tutti i Paesi ricchi stanno realizzando il Nuovo Modello di Difesa, alla cui base c'è la volontà di garantire i propri interessi economici nei confronti degli altri.
l'imporsi del mercato come sovrano di tutta la nostra vita. La stessa politica è ormai costretta a sottostare ai criteri della produzione e della competitività. Ne consegue che i più deboli sono esclusi, sono dichiarati esuberi: oltre un miliardo di persone a detta degli stessi organismi internazionali, sono tagliati fuori dal sistema. Il Papa ha spesso richiamato questa realtà di morte sottolineando anche le forme di alienazione che ne conseguono per gli stessi Paesi ricchi: alienazione di cui sono soprattutto i giovani i più colpiti. Un'altra conseguenza è lo sfruttamento incontrollato della natura con un livello di inquinamento ormai insostenibile dal nostro pianeta.
Prima di parlare di ciò che l'annuncio di Cristo
opera per far vivere il mondo, è opportuno richiamare quanto
già è in azione, nel nostro mondo, come fattore di vita. Anche
se non è visibile un rapporto diretto, il credente sa che tutte
queste forme di vita sono la risultante della cooperazione tra
l'opera, nascosta ma reale, dello Spirito del Signore risorto, in
azione in ogni cuore e in ogni cammino umano, e l'opera, faticosa
e perseverante, di precise persone e gruppi umani.
Nessun cristiano può esimersi dal legare il proprio
giudizio all'analisi rigorosa dei rapporti politici e delle
trasformazioni economiche e sociali: è un compito per il quale
anche i cristiani devono partecipare alla comune fatica della
ricerca delle soluzioni storicamente possibili. La fede non esime
dalla ragione e non estranea i cristiani dal concreto contesto in
cui sono chiamati ad operare le loro scelte e i loro impegni
senza avere particolari garanzie in tasca.
Il quadro presentato sopra è negativo, ma è importante
sottolineare un aspetto positivo: non solo la guerra è alla
portata di tutti, ma anche la pace e ciò che può costruirla
sono diventati maggiormente nelle possibilità di tutti. Come
abbiamo richiamato i principali fattori di morte in azione nel
nostro mondo, ora ricordiamo i tanti impegni di vita. Richiamo
due gruppi di impegno in atto, tra quelli accessibili a tutti:
aumentano le persone e i gruppi che creano occasioni di incontri e di ricerche che aiutano a metterci nell 'unico punto di vista da cui è possibile costruire un mondo diverso, quello delle vittime, degli impoveriti, degli esclusi dal nostro sistema; che fanno capire processi globali, economici, politici e culturali in atto e l'illusione dei falsi ideali di un benessere materiale sempre in aumento che minano la vita di tutti; che mostrano la miopia del ritenere di risolvere i propri problemi preoccupandosi solo degli interessi immediati.
aumentano le persone che si coinvolgono e collaborano alle proposte ed esperienze di cambiamento che già sono in atto, nel campo della giustizia e cooperazione internazionale, della pace, della non-violenza e dei diritti civili, della salvaguardia del creato e dello sviluppo sostenibile. Molteplici iniziative sono messe in atto da questi organismi di base: il Commercio Equo e Solidale, le MAG, i Bilanci di Giustizia, la Guida al Consumo Critico, la Banca Etica, le obiezioni di coscienza al servizio militare e alle spese militari, le spi nte per il riciclaggio dei rifiuti e la riconversione delle fabbriche di armi, ecc. Non sono che alcune delle realtà in atto: per esse non avrebbe senso che le Parrocchie assumessero in proprio l'iniziativa, non è loro compito. I cristiani devono essere incoraggiati a partecipare e collaborare a queste iniziative con tanti altri, cristiani e non.
A questo mondo cosa può dare l'annuncio di Cristo? In che modo questo annuncio può farlo vivere?
il credente non può dare risposte banali di fronte al gemito di chi è ucciso o di chi è umiliato e grida il desiderio di vita. Non ha che da indicare il Figlio di Dio in Croce: il Dio che soffre con i crocifissi della storia, il Dio che è in comunione con tutti coloro che vengono umiliati e uccisi come suo Figlio. Dio aiuta sempre, innanzitutto con il suo compatire. Da questa comunione con il Dio sofferente con noi nessuna forma di sofferenza o di morte può separarci. Dio soffre con noi perché è il Dio della vita, il Dio che ama la vita; chi non ama la vita non percepisce i dolori, è apatico. Il Dio biblico, il Dio dell'Esodo, il Dio di Gesù Cristo, è all'opposto di un Dio apatico: è un Dio che scende con chi soffre, soffre insieme e dal di dentro del cuore umano spinge alla vita, alla libertà, sorreggendo la speranza. Questo è l'annuncio di vita che i cristiani sono chiamati ad offrire a tutto il mondo. E 'questo il compito dei cristiani di fronte ai fratelli e sorelle che soffrono e che sentono il peso delle ingiustizie e le minacce di morte: annunciare Cristo e Cristo Crocifisso, raccontare la sua vita e la sua morte per noi.
ma c'è un secondo aspetto dell'annuncio di Cristo che i cristiani sono chiamati a dare: Chi proclama questo Vangelo prima di portare qualcosa si fa vicino e condivide la loro vita. Non è credibile annunciare un Dio che si fa vicino, solidale, fratello, se non si segue la sua prassi, disposti noi stes si a sostenere ogni persona calpestata e umiliata. In concreto, a noi cristiani Dio chiede di mostrare che le energie di vita che la Comunione con Lui ci ha offerto, hanno la capacità di trasformarci e di farci passare dai comportamenti di morte a quelli di vita: dalla ricerca di noi stessi all'accoglienza dell'altro, al suo rispetto e all'impegno concreto per la sua esistenza e per il suo crescere. Il cristiano, per definizione, è colui che si lascia plasmare dal Vangelo e prende i tratti di Dio, quelli che nel modo più esplicito appaiono in Cristo in Croce, dove Dio si svela come Colui che si è abbassato fino a svuotarsi per noi e come Colui che ci ha accolti mentre gli eravamo ancora nemici. Questo stile di vita viene dall'alto: è la realtà di Dio, trasmessa e resa possibile a noi, grazia all'azione dello Spirito del Signore risorto. E richiede conversione che non può essere possibile se non attraverso un mutamento del nostro modo di valutare e una trasformazione del nostro agire. Solo così il cristiano può essere profeta, cioè una vita che rimanda alla vicinanza e comunione con Dio con ogni persona alle prese con le forze di morte. Concludendo, in concreto l'annuncio del Vangelo comporta, oggi più che mai, la necessità di esistenze trasformate dall'annuncio stesso. Il problema non è proclamare dei valori, ma di creare dei luoghi in cui essi sono vissuti. Dei luoghi in cui si rende visibile la trasformazione che la Croce di Cristo opera in chi l'accoglie e se ne lascia coinvolgere.
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