[Il foglietto] Organo di collegamento del

Gruppo Missionario

Parrocchia S. Croce

Salerno

Giugno 1997

Guai a coloro che il Signore troverà ad occhi asciutti.

Gustavo Gutierrez


Si spengono le luci
di Vincenzo Agosti

 Martedì 22 aprile 1997. Sono circa le 22,30 ora italiana quando più di cento uomini dei reparti speciali dell’esercito peruviano penetrano all’interno dell’ambasciata giapponese a Lima per liberare i 73 ostaggi ancora prigionieri dei guerriglieri appartenenti allo M.R.T.A., i cosiddetti Tupac Amaru, ponendo fine così ad una occupazione che si protraeva dal 17 dicembre scorso.

Si è conclusa con una strage questa vicenda che aveva tenuto con il fiato sospeso il mondo intero e che aveva acceso i riflettori sul Perù, patria degli antichi Incas, e sulle sue contraddizioni. Uno dei paesi sud americani con il più alto tasso di crescita della ricchezza interna, distribuita tra pochi privilegiati, e con una miseria diffusissima tra ampi strati della popolazioni, non ultima la classe media e impiegatizia.

Me lo aspettavo: l’intervento armato era nell’aria. Proprio poche ore prima, discorrendo con un amico, riflettevamo su quanto importante fosse stata nei mesi scorsi l’interesse dei mass media per evitare un bagno di sangue ed eravamo preoccupati del fatto che oramai, tranne sulla stampa più sensibile, non vi era più spazio per quello che ai più sarà sembrato un atto terroristico per nulla dissimile ad altri che avvengono in altre parti del globo.

A questo punto molti si chiederanno perché definisco una strage una normale operazione di polizia che ha portato al salvataggio quasi totale dei prigionieri (un ostaggio è morto in circostanze ancora poco chiare), un’operazione che «si è conclusa felicemente», come ha riferito un cronista del Tg2.

La definisco una strage primo perché sono morte delle persone. Secondo perché non considero gli appartenenti allo M.R.T.A. alla stregua di delinquenti comuni. Terzo perché i soldati, come si evince dalle testimonianze degli ostaggi, hanno rispettato l’ordine di non fare prigionieri giustiziando a sangue freddo i guerriglieri che si erano arresi: la maggior parte di loro non aveva neanche vent’anni! Alle accuse di giustizia sommaria ed alla presa di distanza dal blitz da parte del ministro degli esteri giapponese, Yukihiko Ikeda, ha risposto stizzito un Alberto Fujimori, presidente del Perù che dall’aprile del ‘92 ha sospeso ogni garanzia costituzionale, sciolto il parlamento ed avviato una «sporca guerra» contro la guerriglia interna, rivendicando la perfetta riuscita dell’operazione. Quarto perché, pur non condividendo la scelta della lotta armata, ritengo giuste le rivendicazioni dei guerriglieri. Essi chiedevano la legittimazione politica del Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru, la possibilità di partecipare alla vita politica del paese; chiedevano inoltre un regime carcerario meno duro, se non la liberazione, per i prigionieri aderenti al loro movimento. Pensiamo per un attimo alle condizioni in cui vivono migliaia di detenuti spesso solo sospettati di fare parte della guerriglia dei Tupac Amaru o di Sendero Luminoso; ricordiamoci il caso di Gabriella Guarino, una donna italiana arrestata, condannata a venti anni di reclusione da un tribunale militare senza possibilità di difesa e senza diritto di appello, rinchiusa in una cella di quattro metri quadrati senza luce, senza poter svolgere alcuna attività e senza poter incontrare nessuno solo perché era la compagna di vita di un dirigente della guerriglia.

Così martedì sera si sono spente le luci sul palcoscenico dove era andato in scena l’ennesimo tentativo della maggioranza più povera del pianeta, circa l’80%, di farsi notare e, perché no, ascoltare da quella sparuta minoranza, circa il 20%, da cui, grazie ai suoi mezzi militari ed economici, viene sistematicamente sfruttata e vilipesa.

E vi confesso che mi è scappata una preghiera per quei morti, per tutti i morti, da qualunque parte della barricata erano schierati: che Dio mi perdoni!

Ma forse è meglio che sia andata così. Un’eventuale diverso epilogo avrebbe messo in dubbio molte nostre certezze (la globalizzazione, il neoliberismo, la competizione, il consumismo, ecc.) e questo non è positivo.

E’ quasi l’una di notte: torniamo a dormire...

 

 Chiama l’Africa
Campagna per un nuovo patto di solidarietà con i popoli africani

 COME NASCE

Un gruppo di persone (volontari, cooperanti, missionari) reduci da esperienze in Africa, soprattutto nella zona dei grandi laghi, nel 1994 ha attivato, per la prima volta, un “collegamento” di gruppi e associazioni impegnati, all’interno della cooperazione, del volontariato, del mondo missionario e della sensibilizzazione, a favore dell’Africa. È nato così il “Gruppo Africa”. 

Al gruppo hanno in seguito aderito altri gruppi ed associazioni di volontariato, dando vita alla campagna “Chiama l’Africa”.

CHE COS’è

“CHIAMA L’AFRICA”, promossa da 147 organismi della società civile, mira a riaccendere una diversa attenzione sull’Africa, un continente fiero delle proprie radici e della propria cultura, che ogni giorno trova la forza di sopravvivere nonostante gli innumerevoli problemi che la affliggono. 

Tra gli obiettivi specifici, ottenere che il 1998 venga dichiarato anno internazionale di solidarietà con l’Africa,  sollecitare la comunità internazionale a risolvere il problema del debito estero, chiedere l’intensificazione delle iniziative di pace. Sono previste una raccolta di firme ed una carovana di due TIR con strumenti (mostre di artigianato e prodotti) che favoriscono un intervento attivo sul territorio.

 MOTIVAZIONI

·       la constatazione del progressivo disinteresse nei confronti dell’Africa, che rischia di essere un continente dimenticato, di cui parlare solo in occasione di grandi tragedie;

·       la necessità di una diversa conoscenza dell’Africa, soprattutto da parte dei giovani e del mondo della scuola, che sia non frammentaria (troppi soggetti operano in modo non coordinato tra loro), non parcellizzata (troppo spesso si parla solo di alcune zone, non del continente intero), non catastrofica (dell’Africa si parla solo in occasione di grandi catastrofi).

 

OBIETTIVI DA PERSEGUIRE

·       sollecitare decisioni politiche da parte delle Istituzioni  sia nazionali che internazionali su alcuni temi specifici che interessano il continente africano: debito, immigrazione, conflitti, nuove forme di cooperazione, equità nel commercio, rispetto dei diritti umani ecc.;

·       chiedere ai mass media un’informazione più corretta e più completa e organizzare azioni di lobby popolare a riguardo;

·       creare le premesse culturali per una diversa accoglienza e valorizzazione degli immigrati africani presenti in Italia;

·       assunzione dell’anno 2000 (anche in occasione del Giubileo) come punto di arrivo di un processo di pacificazione in Africa;

·       richiesta alle Nazioni Unite perché il 1998 (500° anniversario della circumnavigazione dell’Africa da parte di Vasco De Gama, inizio formale del colonialismo) sia proclamato anno internazionale di solidarietà con l’Africa;

·       sostegno al rilancio della politica di cooperazione con l’Africa da parte del Governo italiano;

·       coordinamento politico e culturale tra i diversi soggetti impegnati in azione di solidarietà a favore del continente africano;

·       realizzazione di servizi giornalistici, sia su carta stampata che a livello radiotelevisivo, sul continente africano;

·       coinvolgimento delle scuole italiane anche in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione;

·       creazione di una rete di collegamento fra gruppi della società civile italiana ed africana.

 DESTINATARI

La Campagna si rivolge a tutta l’opinione pubblica italiana; in particolare vuole toccare i seguenti ambiti:

·       il mondo dell’informazione, attraverso la raccolta e la distribuzione di informazioni e di notizie provenienti dall’Africa, per metterle a disposizione dei mass media;

·       la società civile, promuovendo una migliore conoscenza della cultura africana ed una maggiore accoglienza e convivenza con il mondo dell’immigrazione;

·       il mondo della politica, attraverso la creazione di reti politici che promuovere la presentazione di delibere comuni sui temi della campagna;

·       il mondo della scuola, attraverso la produzione di materiale didattico sia per gli alunni che per gli insegnanti e la presenza nelle scuole dei contenuti e delle iniziative della campagna. 

 CHE COSA STIAMO FACENDO

·       Raccolta di firme per perseguire gli obiettivi della Campagna;

·       sensibilizzazione nelle parrocchie, nelle scuole o presso qualunque gruppo o associazione interessato all’argomento;

·       organizzazione di iniziative a livello locale che possano in qualche modo coinvolgere l’opinione pubblica.

 Siamo inoltre a disposizione di chiunque voglia contattarci per organizzare incontri, contribuire alla raccolta di firme o semplicemente per avere maggiori informazioni.

 CHI SIAMO

Sede Centrale:

Gruppo Africa c/o Caritas Italiana
v.le Baldelli 41
00146 ROMA
tel. 06/5430082
fax 06/5417425

Segreteria Gruppo Africa:

Fraternità Missionaria
via Cavestro 14/a
43030 VICOMERO (PR)
tel. 0521/314263
fax 0521/314269

 Per il Comitato locale: 

Padre Giovanni Pes c/o Missionari Saveriani
via Fra’ G.Acquaviva 4
84135 SALERNO
tel. 089/792051
fax 089/796284

Laicato Missionario Saveriano
c/o Michele e Mirella Galasso
tel./fax 089/273474



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