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Organo
di collegamento del Gruppo Missionario Parrocchia S. Croce Salerno Dicembre 1997 |
Guai a coloro che il
Signore troverà ad occhi asciutti.
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Lettera aperta al
Parroco ed al Consiglio Pastorale della Parrocchia S. Croce
di Vincenzo Agosti
Rev.mo don Giovanni, cari fratelli e sorelle componenti il Consiglio Pastorale,
nella riunione del 18 novembre scorso, il Gruppo Missionario ha posto all'attenzione dei presenti un problema scottante: l'unità pastorale della Parrocchia. Ciò è stato dettato dal perpetrarsi di avvenimenti contrari ad una logica di comunione; avvenimenti a mio parere ingiustificabili.
Alle preoccupazioni sopra esposte si è risposto in modo autoritario con diktat che non hanno nulla di razionale e che assolutamente non giovano al dialogo ed alla Parrocchia. Poi, come spesso capita , il Consiglio Pastorale ha messo la testa sotto la sabbia.... e si è tirato avanti!
Tutto questo è inaccettabile! Non si può andare avanti così: è ormai improcrastinabile la stesura di un Progetto Pastorale Unitario per tutta la Parrocchia e la eventuale riorganizzazione della stessa.
Ogni discorso, però, deve essere preceduto da un chiarimento forte e definitivo tra tutti gli attori della pastorale parrocchiale, parroco in testa, sui rispettivi ruoli ed aspettative, visto il fallimento delle ultime iniziative del Consiglio Pastorale in tema di gestione anche logistica della Parrocchia (vedi questione Centro Sociale).
Occorre assolutamente evitare che la spinta centrifuga, storicamente presente nella nostra Comunità Parrocchiale data la presenza di numerosi gruppi ecclesiali, porti ad uno sgretolamento della stessa e vanifichi il lavoro fin qui svolto. E' a rischio non solo il Consiglio Pastorale, ormai svuotato di ogni ruolo e significato, ma il f uturo della Parrocchia stessa, sia in quanto istituzione capace di agire nel territorio e per il territorio, sia come Comunità di credenti, sempre meno Comunità.
Non possiamo più nasconderci dietro la ricchezza e la molteplicità dei carismi per giustificare un'anarchia di fatto. La Parrocchia rischia di divenire, ma forse lo è già diventato, un luogo dove vige la legge del più forte o di colui che ha la faccia più tosta.
Soprattutto occorre evitare la presenza di una Comunità Parrocchiale parallela, che non agisce in comunione con quella «istituzionale», ma che la sostituisce in tutto e per tutto occupando spazi lasciati vuoti a causa della mancanza di organizzazione e chiarezza di obiettivi del Parroco e del Consiglio Pastorale. Tutto questo raggiungendo dei risultati in termini di adesione a prima vista stupefacenti, salvo poi andare a valutare l'effettiva qualità del fenomeno, soprattutto nell'incidenza sul nostro territorio.
Ma adesso basta: ho parlato abbastanza, è ora di essere propositivi!
Spesso ci sentiamo dire che più che sulle nostre forze umane dovremmo affidarci maggiormente al Signore, lasciandoci guidare docilmente. Tutto giusto, anzi giustissimo. L'importante è non scambiare la docilità di cuore con la passività e non trasformare il nostro affidarci al Signore in una mortificazione per la nostra intelligenza e le nostre capacità che Dio stesso ci ha donato e che dobbiamo mettere a frutto.
Per questo il Gruppo Missionario vi ha consegnato un documento, la Nuova Immagine di Parrocchia, che rappresenta una del le mille possibili ipotesi di lavoro perseguibili per affrontare un cammino comune volto alla rinascita spirituale e materiale della nostra Comunità, e che soprattutto ha il pregio di essere stata già sperimentata.
La pongo alla vostra attenzione affinché possiate studiarla e così ritrovare gli stimoli necessari per continuare il vostro lavoro. Il documento può essere letto senza fretta e discusso con calma dopo Natale... ma prima di Pasqua!
Non si può perdere altro tempo: un giorno ci verrà chiesto di dare conto di come abbiamo «amministrato» la nostra Parrocchia, di quante persone abbiamo fatto sì che si allontanassero dalla Chiesa o di quante persone abbiamo abbandonato ai margini senza permettere loro di entrare nella nostra Comunità, ma soprattutto che contributo abbiamo dato alla costruzione del Regno di Dio.
Dobbiamo avere questo sempre bene in mente: colui che vuole essere grande deve farsi ultimo per servire. Ed è questo a cui noi siamo stati chiamati, presbiteri e laici: a servire la nostra Comunità. Se non siamo in grado di farlo o, soprattutto, se non ne abbiamo voglia, riflettiamoci molto attentamente.
Nessuno sa quando il Signore busserà alla nostra porta: quel giorno potrebbe farci domande a cui noi non sapremo dare risposta.
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