[Il foglietto] Organo di collegamento del

Gruppo Missionario

Parrocchia S. Croce

Salerno

Gennaio 1998

Guai a coloro che il Signore troverà ad occhi asciutti.

Gustavo Gutierrez


... E Pace in Terra ...
di Vincenzo Agosti

Innanzi tutto buon 1998 a tutti i lettori de Il Foglietto e a tutti i fedeli della nostra Parrocchia. Ci ritroviamo dopo aver festeggiato il Natale, la nascita di Nostro Signore Gesù Cristo, tempo di pace e di fratellanza per il mondo intero. O almeno così avrebbe dovuto essere.
Purtroppo martedì 23 dicembre siamo venuti a conoscenza di un massacro perpretato ai danni di una comunità indigena Maya del Chiapas, in Messico, da un gruppo paramilitare vicino al Partito Rivoluzionario Istituzionale (P.R.I.), attualmente al governo, che si oppone con ogni mezzo, lecito e non, alla guerriglia dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (E.Z.L.N.), la formazione militare indigena che dal 1° gennaio '94 ha dato il via ad una rivolta armata per contestare la politica economica del governo messicano, causa dell'impoverimento della maggioranza del popolo messicano, soprattutto indio.
Dedichiamo l'intero numero del nostro giornale a questo avvenimento, pregando affinché le popolazioni crocefisse del Sud del Mondo possano avere quella giustizia economica e politica che permetta loro di godere dei frutti di una vera e duratura pace. I martoriati indigeni del Chiapas e gli impoveriti di tutto il mondo lo meritano
Grazie a Radio Onda d'Urto di Brescia, siamo in grado di fornirvi la testimonianza di Massimo, un volontario italiano che, per conto della Commissione di Pacificazione Nazionale, svolge il ruolo osservatore internazionale, cioè controlla che vengano rispettati gli accordi tra le parti in conflitto e segnala eventuali trasgressioni. Di seguito pubblichiamo anche il comunicato della Comunità Municipale Autonoma di Polhó indirizzato alle associazioni, alla stampa nazionale ed internazionale ed a tutta l'opinione pubblica mondiale.
Ma sentiamo cosa ci racconta Massimo su ciò che è avvenuto lunedì 22 dicembre in Chiapas: «Da alcuni mesi esiste una situazione molto grave di guerra civile. Ci sono contadini armati pagati dal P.R.I., guardie bianche e federali, tutti insieme contro altri contadini dell'E.Z.L.N. e della società civile. Questo comune che si chiama Polhó ha dal 1995 un municipio autonomo, vale a dire che alcuni cittadini si sono costituiti in un'organizzazione autonoma dalla presidenza municipale, diciamo ufficiale, per ovvi motivi di sopravvivenza. Infatti la comunità «ufficiale» è gestita da un priista (aderente al P.R.I., n.d.r.) che di fatto impediva che gli aiuti governativi e tutto quello che serve a questi contadini per sopravvivere (le rette per il caffè, la suddivisione delle terre per la coltivazione, ecc.) venissero distribuiti in maniera equa. Ora mi trovo a Polhó e sono appena ritornato da una comunità distante circa 15 minuti di auto che si chiama ACTEAL, dove questa notte un gruppo di circa un centinaio di priisti armati, ma sembra protetti dalla Seguridad Publica, la polizia dello stato di questo comune, ha sterminato, sembra al momento, 45 contadini appartenenti alla società civile, neppure simpatizzanti dell'E.Z.L.N.; contadini che si organizzavano in maniera autonoma per sopravvivere. Al momento ci arrivano informazioni da San Cristobal de las Casas (capitale del Chiapas, n.d.r.) dove sono stati portati fino ad ora 45 cadaveri e 26 feriti gravi, tra questi vi sono anche bambini molto piccoli, attorno ai 2 o 3 anni.

Sono appena tornato da questo posto scortato da quelli dell'Esercito Federale che ora stanno presidiando il luogo dove sono avvenute le sparatorie in tutta la giornata di ieri fino alle 20,00; ci sono ancora macchie di sangue lungo tutto il sentiero, pezzettini stracciati dei vestiti dei bambini, ci sono anche un sacco di mosche intorno ai sacchetti con alcuni alimenti dentro: tutto questo prosegue fino al fiume che è a qualche centinaio di metri più in basso. Non siamo arrivati sino al fiume perché i soldati ci hanno detto che tutti i morti erano già stati portati via. Ieri mattina alle 11, quando abbiamo iniziato a sentire sparare siamo andati su una collina che c'è qui vicino per vedere la comunità di Acteal ma non abbiamo visto niente se non un posto di blocco con una macchina bianca e una persona che stava lì a fermare il traffico: non abbiamo visto armi.
Per tutta la giornata sono continuate le sparatorie. Questa notte io e un compagno di Roma dovevamo partire, ritornare a San Cristobal, per fare il punto della situazione. Quando ci siamo alzati, alle 2, fuori dalla scuola dove ci ospitavano c'erano circa 400 persone, bambini che piangevano, donne straziate, tutte sporche, uomini in lacrime anche coloro i quali avevano camminato tutta la notte per riuscire a sfuggire da questa carneficina».
Massimo è anche riuscito ad intervistare un responsabile di una comunità di indios. Eccone la testimonianza: «Ieri molte persone, circa 350, stavano in uno spiazzo vicino a Acteal, luogo già di 20 desplazados. Infatti le persone che sono state attaccate erano già state sgomberate da Esperança, cioè arrivavano da un'altra comunità, e vivevano nell'accampamento costruito nelle vicinanze di Acteal, in circa 350-400.
Alle 11 circa hanno iniziato a sentire dei colpi mentre si trovavano in questa specie di chiesetta all'aperto dove stavano pregando. Alcuni non credevano che stessero davvero arrivando le guardie bianche e soprattutto i priisti armati e sono rimasti lì , altri invece sono scappati. Quelli rimasti, quando videro che stavano davvero arrivando le guardias blancas, cominciarono a correre lungo questo sentiero che arrivava fino al fiume. La maggior parte così è riuscita a fuggire. Ma una parte è rimasta intrappolata dai colpi di fucile all'interno della chiesetta e non ha avuto scampo, sono morti tutti. Chi correva lungo il sentiero era inseguito dalle pallottole ed i corpi si ammucchiavano uno sopra l'altro. I bambini sono ovviamente rimasti indietro e non sono riusciti ad andare al passo dei grandi: anche loro sono stati falciati a raffiche di mitra.
Noi stavamo sopra questa collina e abbiamo sentito a distanza ravvicinatissima colpi non solo di fucile ma anche raffiche di mitra prolungate e grosse esplosioni. Ecco, io non mi intendo di armi però erano dei botti non da poco. E' molto probabile che abbiano utilizzato armi esplosive. I priisti arrivavano non solo da Acteal, ma si erano riuniti al bando, che è una specie di cava di sabbia qui sulla strada, scendendo da Esperança, che è una comunità vicina, e anche da un'altra comunità. Alcuni si sono nascosti in una grotta in questa discesa verso il fiume: sono stati tutti fucilati lì dentro».
Ancora Massimo, il volontario italiano: «Quella di cui vi sto parlando è una situazione di emergenza e di un fatto di cronaca recente, ma questa situazione, perlomeno nella settimana in cui sono rimasto, è assolutamente quotidiana. Ogni giorno muore qualcuno o qualcuno viene attaccato ed è costretto a spostarsi dalla propria comunità verso un luogo più sicuro».

Ho visto questa notte alle 3, oltre ad una donna ferita abbastanza gravemente che è stata trasportata poi dalla croce rossa, un bambino completamente insanguinato, piccolissimo, avrà avuto 4 anni e non di più, con il viso comp letamente ricoperto di sangue, insabbiato, secco, spaventatissimo che quasi non parlava più . Era in braccio a una signora che mi raccontava che questo bambino era praticamente sepolto sotto una serie di cadaveri tra i quali anche sicuramente i suoi genitori e che è stato estratto per casualità da lei che, passando di lì , ha visto che era ancora vivo.
Questa è senz'altro una situazione di guerra aperta, come dicevo, peraltro in una confusione gigantesca, nel senso che l'altro pomeriggio sono arrivati un gru ppo di indigeni e contadini del P.R.I. che venivano da Petzequil, circa una ventina di persone, loro stessi minacciati da coloro che detengono il potere nella loro comunità perché non si volevano aggregare alla strategia del presidente municipale, che sembra davvero il responsabile di tutto ciò che sta accadendo. Dai racconti dei componenti del consiglio municipale autonomo di Polhó, si comprende che esiste tutta una serie di ricatti che si fondano ovviamente sulla povertà di queste persone, priisti compresi. Un esempio è: «Se vuoi avere una vita migliore, guadagnare di più , bisogna che ti aggreghi a noi che facciamo queste scorrerie e tu con i soldi ti puoi comprare le armi ed impossessarti del raccolto e delle proprietà di coloro che saccheggiamo».

 

Comunicato del Consiglio Municipale Autonomo di Polhó San Pedro Chenalhó, Chiapas, Messico, 23 dicembre 1997

All'Opinione Pubblica
Alla stampa nazionale ed internazionale
Alle associazioni umanitarie, dei diritti umani nazionali ed internazionali
Alla Società Civile nazionale ed internazionale

E' risaputo a livello nazionale ed internazionale, che il giorno 22 dicembre i priisti paramilitari di Chenalhó hanno attaccato con armi da fuoco gli sfollati che si trovavano nella comunità di Acteal.
Il bilancio del massacro di questi assassinii è di: 14 bambini morti, 1 neonato morto, 21 donne morte, 19 uomini morti e numerosi feriti. I morti e i feriti appartengono alla Società Civile di Las Abejas e delle basi di appoggio dell'E.Z.L.N.
La Polizia di Sicurezza Pubblica dello Stato è rimasta ferma a guardare senza intervenire.
Noi chiediamo che colpa hanno coloro che stavano lì, nella loro cappella a pregare e che lì sono restati uccisi. Questa è la guerra del governo contro le comunità indigene. Questo è quello che ci dà il governo invece di riconoscere i nostri diritti.
Noi, del Consiglio Municipale Autonomo di Polhó, riteniamo responsabile di questo massacro il Governo Federale. Sono il Governo dello Stato e il P.R.I. che stanno facendo questa guerra contro di noi.
Facciamo appello a tutta la Società Civile nazionale ed internazionale per far sì che si organizzi urgentemente affinché si obblighino al disarmo immediato i gruppi paramilitari, sotto la supervisione degli organismi nazionali ed internazionali.



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