Capitolo 1.

IL PROBLEMA DEL SIGNIFICATO

Linguistica e filosofia

Cenni al dibattito filosofico


a) Linguistica e filosofia.

Definizioni e terminologia.

La definizione più generale che possiamo trarre dalla filosofia è che il significato è l'ambito di realtà richiamato da un segno. Un segno, nel senso più generale della parola, è un oggetto che ha la funzione di richiamarne un'altro.

Adotteremo la terminologia utilizzata da Charles Morris (1938, 1946) che è ormai comunemente adottata nello studio dei segni e dell'attività simbolica in genere.

Il processo per cui qualcosa funziona da segno viene detto semiosi. La semiosi implica la correlazione di quattro elementi: il veicolo segnico, il designatum, l'interpretante e l'interprete.

Una categoria speciale di segni sono da considerare i simboli, nei quali esiste un particolare rapporto analogico con l'oggetto designato.

In ambito più strettamente linguistico si intende per significato il contenuto semantico o senso di un segno linguistico. Il termine semantica (che indicava anticamente, in medicina, la scienza che valuta i sintomi delle malattie) fu introdotto da Locke in filosofia per indicare lo studio dei segni linguistici. Morris (1938 e 1946) ha introdotto la distinzione in:

sintattica che studia le relazioni dei segni tra di loro;

semantica, che studia le relazioni dei segni con gli oggetti cui sono applicabili;

pragmatica che, oltre alle relazioni dei segni con i significati studia le relazioni dei segni con gli interpreti.

Nella linguistica e filosofia contemporanee sono state messe in evidenza diverse distinzioni tra i molteplici aspetti del significare, tanto che è stata messa in dubbio la stessa legittimità di parlare di significato come di una nozione unitaria. Ferdinand De Saussure (1916) ha distinto significato naturale e convenzionale affermando che il segn