Logo Reggiane

REGGIANE! REGGIANE!



Pagine dedicate agli appassionati dei velivoli della Casa di Reggio Emilia
(english version coming soon)




LA PRODUZIONE SU LICENZA



SIAI MARCHETTI S 79




DAMNED HUNCHBACK!!




di Giorgio Viola


Il soldato inglese, nel suo atavico complesso di superiorità, considerò, durante il secondo conflitto mondiale, il combattente italiano con sprezzante sufficienza.
L’icona del fante “fifone”, a suo agio con il bel canto e il mandolino al chiaro di luna, faceva parte dell’immaginario collettivo britannico.
Tutto ciò, a dire il vero, non totalmente a sproposito, il fucile modello 91, le fasce mollettiere e gli obsoleti biplani FIAT furono in questo, miseri testimoni.
Questo stato d’animo aveva una curiosa eccezione. Quando le vedette di un’unità di Sua Maestà Britannica, scrutando il mare attraverso i loro binocoli gridavano “damned hunchback!”.

Il Savoia Marchetti S79 Sparviero, a pochi metri dalle onde, a quasi 300 Km orari veniva all’attacco!
Lo spostamento d’aria delle tre eliche formava tre strisce parallele sulla superficie marina, attaccava basso, per sfruttare la curvatura terrestre ed essere visibile all’ultimo momento. Inconsapevolmente, i nostri piloti, in tal modo evitavano di essere visibili sui primitivi radar del tempo.
Sotto il ventre un siluro marino da 900 Kg. …… il disprezzo si tramutava in terrore!

Era nato per i raids del ventennio, la “vetrina” del regime a spasso per il mondo. Progettato come corriere veloce, ne fecero un bombardiere, nei cieli di Spagna surclassava in velocità la caccia repubblicana. Il suo carico bellico, costituito da 12 bombe da 100 Kg. era stivato con un anacronistico sistema verticale che alla prova dei fatti si dimostrò meno efficiente di quello orizzontale, in uso nella totalità dei velivoli da bombardamento. In configurazione bombardiere fu all’altezza del suo compito anche nelle prime fasi del conflitto mondiale, con antagonisti come i Gloster Gladiator riuscì a mantenere una sua valenza strategica. La comparsa di Hurricane e Spitfire decretarono i limiti del suo progetto.
Aveva in sé caratteristiche moderne: carenature NACA dei motori, alette Handley Page sul bordo d’entrata alare, carrello retrattile a semi-scomparsa Massier.
Attorno a questi ritrovati, i costruttori più avanzati d’America, d’Inghilterra e di Germania procedevano alla messa a punto di sistemi costruttivi interamente metallici a profilo lavorante, strutture portanti in alluminio e serbatoi alari autosigillanti.
L’Italia autarchica ricca solo di fantasioso ingegno spinse il suo progettista Alessandro Marchetti al concepimento di un audace ibrido.
L’S 79 va considerato l’aereo bandiera dell’Italia in guerra, fu quello che lo Spitfire rappresentò per l’Inghilterra e il B 17 per gli Stati Uniti.
Con la sua bizzarra forma “ingobbita”, i tre motori radiali di eccezionale affidabilità e robustezza si distinsero nelle gare anteguerra piloti come Attilio Biseo, Cupini e Paradisi che lo resero una vedette nei cieli del mondo ancora colmi di stupore per le crociere degli S55 “atlantici” di Balbo. L’ala costruita in un pezzo unico, a forma trapezoidale con profili biconvessi, era costruita in una robusta intelaiatura in pino rosso e compensato rinforzato con centine in pioppo. Il rivestimento era in compensato e tela, gli organi di comando direzionale in legno rivestito in tela verniciata. La fusoliera, realizzata con un intreccio di tubi d’acciaio al cromo-molibdeno saldati all’autogeno, rivestimento misto con lamiere in duralluminio, compensato e tela .I piani di coda in tubi d’acciaio rivestiti in tela.
La formula costruttiva, ai nostri giorni, verrebbe classificata a basso contenuto tecnologico, data la scarsità di utilizzo di materiali strategici, ma l’eccezionale bontà del progetto trasformò potenziali difetti in straordinari pregi!
Furono infatti leggendarie, le doti di formidabile “incassatore” che lo Sparviero si meritò sul teatro operativo, i velivoli rientravano con squarci provocati da cannonate da 30 mm e prontamente riparati dalle squadre di specialisti con listelli di pioppo posti in opera su campi di fortuna, incollati con colla alla caseina… oppure sezioni di fusoliera riparati con pezze sagomate di lino!!
A completare il quadro, le unità motrici, tre motori Alfa 126 RC34 ed in seguito 128 RC18, radiali a nove cilindri, sviluppati, ironia della sorte da una licenza di costruzione del propulsore inglese Bristol Pegasus. La potenza non fu mai eccelsa, si andò dai 750 Cv del 126 ai 900 Cv del 128.
La sorprendente robustezza ed affidabilità di queste unità motrici furono proverbiali, si tenga conto che la Regia Aeronautica utilizzava benzina etilizzata ad 87 ottani e lubrificanti di origine vegetale (olio di ricino).
Concluso prematuramente l’utilizzo dell’S 79 negli Stormi da bombardamento, a favore dei CANT Z 1007, FIAT BR 20 e SIAI S 82 ed S 84, lo sparviero trovò nell’impiego aerosilurante la meritata gloria.
Le sue leggendarie doti di sopravvivenza, la stabilità di volo e le discrete doti di velocità, lo resero il velivolo di punta di questa innovativa specialità, nata e cresciuta attorno alla Scuola Aerosiluranti di Gorizia, dalla quale “prese il volo” una nuova genia si piloti fra cielo e mare, piloti aerosiluranti: una schiera di audaci che furono, nelle operazioni mediterranee…i soliti quattro gatti!!

Nomi come Buscaglia, Faggioni, Cimicchi, Di Bella, Graziani furono alfieri di un nuovo modo di combattere una guerra, voluta per “decisioni irrevocabili” ma affrontata dai nostri combattenti, con la lucida consapevolezza di una tragica inferiorità di mezzi e possibilità produttive.
Il siluro, di origine marina, tipo RM-MAS costruito dalla Whitehead di Fiume o dal Siluruficio di Baia (Napoli), era lungo 5,50 m, 450 mm di calibro, era alloggiato sotto il ventre del velivolo in posizione disassata verso sinistra. Teoricamente era possibile agganciare due ordigni affiancati ma, in pratica si sarebbero compromesse le doti di volo dell’aereo. Per consentire al siluro una traiettoria balistica di planata, era stato progettato un ingegnoso timone aeronautico in legno che, compiuto il suo dovere, a contatto con la superficie marina si staccava, consentendo al siluro di proseguire con il proprio motore, la sua traiettoria, stabilizzata da un complesso giroscopico interno.
La strumentazione di bordo era alquanto spartana, per la navigazione ci si affidava alla bussola OMI grande navigazione, orizzonte artificiale e girodirezionale della Salmoiraghi ed al radiogoniometro Telefunken P63N. L’ultima versione, S 79 bis, era corredata di telebussola Patin della Siemens / Microtecnica e radiogoniometro Allocchio-Bacchini RGM 37.
L’armamento difensivo era costituito da due mitragliatrici brandeggiabili in fusoliera SAFAT calibro 12,7 mm per la “gobba” e 7,7mm in corridoio ed una 12,7 montata in caccia. Nella versione da bombardamento, una 12,7 era installata nella gondola ventrale.
Il ritratto tratteggiato dai ricordi di chi volò con il “Gobbo” è unanime: agile in manovra, stabile in volo di crociera come sul pelo dell’acqua, un velivolo di 10000 Kg. potenzialmente in grado di compiere tonneau sull’asse come un caccia monoposto…..e molti piloti lo fecero!!
L’equipaggio era solitamente formato da cinque elementi, i due piloti, il motorista, il marconista e l’armiere di bordo, con alcune eccezionali partecipazioni di un osservatore di Marina o un fotografo per la documentazione tattica.
L’ultima formidabile dote dello sparviero, si manifestava quando, colpito a morte, i piloti riuscivano ad ammarare. Come la fenice che risorge da suo olocausto, il velivolo, sorretto dall’ala lignea, galleggiava sul mare, il tempo necessario per concedere una possibilità di scampo al suo equipaggio…e qualcuno lo definiva “gobbo maledetto”!!
Il naturale successore dell’S 79, avrebbe dovuto essere l’S 84, nato dalla penna di Alessandro Marchetti come un evoluzione potenziata del suo capolavoro. Alla prova dei fatti però, il velivolo si dimostrò instabile, nella manovre inerte, pur disponendo di motori Piaggio P.XI e P.XII da 1000 Cv., entrato in produzione nel 1941 e costruito in poco più di 300 esemplari fu rapidamente ritirato dall’impiego aerosilurante, a favore del “fratello maggiore” e relegato ad uno sporadico utilizzo come bombardiere e aereo da trasporto fino alla fine della guerra.



Produzione “REGGIANE”



L’S 79 risultò uno dei velivoli maggiormente prodotti dall’industria aeronautica nazionale (1258 esemplari). La SIAI Marchetti costruì un totale di 597 velivoli principalmente nella versione da bombardamento (K) assegnò la produzione su licenza all’AerMacchi, 63 velivoli nella versione K, all’Aeronautica Umbra (AUSA) un totale di 193 aerei nelle versioni K, silurante (S) e S 79 bis.
La OMI Reggiane, nei suoi capaci stabilimenti di Reggio Emilia, fu in grado di produrre, su licenza, ben 405 S 79 nelle versioni K – S – G.A. - bis.
La versione G.A. ovvero grande autonomia, derivava da velivoli di serie S con motori Alfa 128 e l’installazione di un serbatoio supplementare in fusoliera studiato appositamente per le missioni a lungo raggio contro la roccaforte di Gibilterra.

L’S 79 bis rappresentò l’ultima evoluzione progettuale del velivolo, pensato espressamente per l’impiego aerosilurante e costruito unicamente da Aeronautica Umbra e OMI Reggiane in poco più di 100 esemplari, fino al 1944. Oltre ai motori 128 RC18 era dotato di scarichi parafiamma e serbatoio in fusoliera e si caratterizzò visivamente dalla precedenti serie, per la mancanza della gondola ventrale, peraltro inutile per l’impiego aerosilurante.

Caratteristiche S 79 K S 79 S S 79 GA S 79 Bis
Motori Alfa Romeo 126 RC34 Alfa Romeo 128 RC18 Alfa Romeo 128 RC18 Alfa Romeo 128 RC18
Potenza max. Cv. 3x780 3x930 3x9303x930
Peso a vuoto Kg. 6940 6940 70307030
Peso totale Kg. 10700 10700 1090010900
Lunghezza m. 15,62 15,6215,6216,22
Altezza totale m. 4,60 4,604,604,50
Apertura alare m. 21,20 21,20 21,20 21,20
Velocità max. Km/h 430 450 450 475
Autonomia Km. 1900 1900 2300 2300



Fonti e bibliografia:
Ricordi personali di protagonisti narrati all’autore.
“Istruzioni e norme per il montaggio, la regolazione, l’impiego e la manutenzione” velivolo S. 79 II serie. S.M. Regia Aeronautica 1937.
L.Spaggiari / C.D’Agostino “SM79 il gobbo maledetto” Ed. Il castello - Milano 1979.


LA PRODUZIONE SU LICENZA


LE MACCHINE

ARCHIVIO

PAGINA INIZIALE




Aeroseek's Aviation Banner Exchange
Aeroseek's Aviation Banner Exchange