REGGIANE! REGGIANE!
Pagine dedicate agli appassionati dei velivoli della Casa di Reggio Emilia
(english version coming soon)
PREMESSA
Quando pensiamo ai velivoli da caccia italiani degli anni 30 e 40, saltano immediatamente alla mente i nomi di FIAT e Macchi
Il richiamo immediato è determinato dalle famose realizzazioni di tali Case quali, a titolo di esempio, il CR 42, il G 50, il C 200.
Si trattava comunque di realizzazioni che, per quanto pregevoli, erano penalizzate da filosofie concettuali superate - il CR 42 - oppure da una concezione tecnica che denunciava ritardo ed inesperienza nel campo delle moderne costruzioni metalliche. Ciò premesso, bisogna dire che Rosatelli, Gabrielli e Castoldi, come pure moltissimi altri progettisti, erano personaggi di prima grandezza che ebbero la sfortuna di operare in un contesto che non era certo ottimale. La scuola italiana, che passava proprio negli anni 30 dalle strutture lignee a quelle metalliche, transitando per quelle miste, era orientata - per forza di cose - da una cronica carenza di materie prime, in special modo di quelle pregiate, e da presupposti dottrinali che si riveleranno in seguito fatali.
Uno dei pochi, se non l'unico, velivolo da caccia concepito su basi realmente moderne fu il RE 2000. Incredibilmente si trattava della prima realizzazione originale di una Casa, la Reggiane, che fino a pochi anni prima produceva….. locomotive ferroviarie.
Quasi coetaneo del G 50 e del C 200, il RE 2000 si distingueva dai concorrenti per alcuni aspetti importantissimi: pressochè totale impiego di leghe leggere sia per le strutture che per i rivestimenti, ala a profilo variabile, serbatoi alari stagni e struttura della fusoliera a guscio. Ne risultò un velivolo facile al pilotaggio ed estremamene stabile in ogni assetto, contrariamente ai suoi coetanei. Ma qual'era il segreto di tale imprevedibile successo?
Nel 1935 il controllo della Reggiane era passato al Gruppo Caproni ed immediatamente il Conte Gianni Caproni passò a rivoluzionare gli obiettivi dell'Azienda. Ne derivò che pari rivoluzione si rendesse necessaria anche tra il personale direttivo; in breve Gianni Caproni arrivò a creare quello che oggi definiremmo un team vincente, guidato dall'Ing. Antonio Alessio.
Uno dei primi successi della nuova gestione, seguita da vicino dallo stesso Caproni, fu l'avventurosa acquisizione dell'Ing. Roberto Longhi e della quale riparleremo, che venne posto a capo dell'Ufficio Progettazione Velivoli e del Reparto Sperimentale.
Tale evento fu decisivo per il futuro dell'Azienda in quanto ne avrebbe sancito il definitivo ingresso nella storia dell'aviazione. Roberto Longhi aveva lavorato per anni negli Stati Uniti, segnatamente per una divisione della Uppercu Cadillac Corporation - poi conglobata nella North American - acquisendo, in campo aeronautico, una ricca esperienza relativamente alla scuola americana ed ai suoi metodi di produzione.
Conseguenza diretta fu l'adozione, per il nuovo progetto di caccia, dei metodi di produzione "all'americana" il che rese necessario l'impiego di specifiche materie prime - come speciali lamierati in lega leggera - e relativi macchinari che dovettero essere importati dall'estero; a ciò si aggiunga che il RE 2000 trasse profonda ispirazione dal Seversky P 35, consentendo di accelerare certi aspetti progettuali. Riguardo a quest'ultimo punto, che è importante per molte ragioni, è bene precisare che il RE 2000 non fu una copia del P 35 ma una base di partenza che portò ad un prodotto finale decisamente superiore. Si raffrontino le sagome dei due velivoli; sono innegabili le similitudini a livello dimensionale e dei profili - soprattutto quello alare - ma anche evidenti le differenze. Il carrello del RE 2000 si presentava poi decisamente innovativo se paragonato a quello dell'ispiratore.
Il segreto del RE 2000 è sostanzialmente questo e, nel contempo, fu forse la vera ragione della sua bocciatura da parte della Regia Aeronautica ma questa è un'altra storia e della quale parleremo nel corso di un futuro incontro con il RE 2000.
Perchè dunque, nonostante la condizione tecnologica e progettuale d'avanguardia, la Reggiane non potè avere il successo meritato? La domanda richiede una risposta articolata e complessa; vedremo di fornirla nel corso del tempo.
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