La guerra di guerriglia
PRINCIPI GENERALI DELLA LOTTA GUERRIGLIERA
- STRATEGIA GUERRIGLIERA -
di Ernesto "Che" Guevara
 

Nella terminologia bellica si intende per strategia l'analisi degli obiettivi da conseguire, considerando una situazione militare globale, nonchè le forme globali per raggiungere questi obiettivi.
Per una coretta valutazione strategica dal punto di vista della gueriglia, occorre analizzare a fondo quale sarà il modo di agire del nemico. Se in certi casi è giusto ritenere che l'obiettivo finale è la distruzione completa della forza oppositrice, nel caso di una guerra civile di questo tipo si avrà l'esempio classico: il nemico cercherà di distruggere uno per uno tutti i componenti della guerriglia; e il guerrigliero per contro dovrà studiare i mezzi su cui può contare per cercare di arrivare alla soluzione opposta: la disponibilità di uomini, la mobilità, l'appoggio popolare, l'armamento, la capacità di direzione. Bisogna adeguare la strategia a questi calcoli, sempre tenendo presente l'obiettivo finale, che è di sconfiggere l'esercito nemico.
Ci sono alcuni aspetti fondamentali da esaminare: l'armamento, per esempio, e il modo di utilizzarlo; analizzare con esattezza qual'è il valore di un carro armato in una lotta di questo tipo, quale quello di un aereo; considerare quali siano le armi del nemico, le sue riserve di munizioni, le sue abitudini, perchè le fonte di rofornimento più importante per la guerriglia sta percisamente nell'esercito avversario. Qualora ci sia la possibilità di scelta, si deve perferire lo stesso tipo di armi adoperate dall'esercito, poichè il peggior nemico della guerriglia è la mancanza di munizioni, e a ciò deve provedere l'avversario.
Fatto questo, valutati e analizzati gli obiettivi da conseguire, bisogna procedere allo studio della successione dei passi da compiere per il raggiungimento dell'obiettivo finale, ordine che dovrà essere prestabilito, ma che andrà modificandosi nel corso della lotta e adeguandosi alla serie di circostanze non previste che possono insorgere durante la stessa.
Nella prima fase, l'essenziale per il guerrigliero sarà di non lasciarsi distruggere. Poco per volta sarà più facile per i membri della guerriglia o delle varie guerriglie adattarsi all'ambiente di vita e trasformare in azione quotidiana, quindi più facile, le azioni di fuga, di depistamento delle forze avversarie lanciate all'inseguimento. Raggiunto questo obiettivo, con l'occupazione di posizioni la cui inaccessibilità impedisca al nemico di raggiungerle, o disponendo di forze tali che lo dissuadano dall'attaccare, occorre procedere all'indebolimento graduale dell'avversario, indebolimento che si perseguirà dapprima nei luoghi più vicini alle zone di lotta attiva contro la guerriglia, e, in un secondo momento, spingendosi in profondità nel territorio nemico e attaccando le comunicazioni, molestando le basi di operazione e quelle centrali, osteggiando nel modo più totale nella misura delle possibilità delle forze guerrigliere.
Questo martellamento dev'essere costante. Al soldato nemico che sta in zona di operazione non si deve permettere di dormire, le postazioni devono essere attaccate e licquidate sistematicamente. È fondamentale che in ogni momento l'avversario abbia l'impressione di essere completamente accerchiato; nelle zone boscose o accidentate di giorno, e nei territori di pianura o facilmente controllabili dalle pattuglie nemiche di notte. A questo scopo è necessaria la totale collaboratione degli abitanti e una perfetta conoscenza del terreno. Due condizioni la cui necessità incombe su ogni minuto della vita del guerrigliero. Per questa ragione occorre predisporre, contemporaneamente alla creazione di centri di studio delle zone delle operazioni in corso e centri di studio delle zone delle operazioni future, un intenso lavoro tra la popolazione, spiegando i motivi della rivoluzione, i fini della medesima e diffondendo l'inoppugnabile verità che, in definitiva, contro il popolo è impossibile vincere. Chi non sente questa indubitabile verità non può essere un guerrigliero.
Questo lavoro presso la popolazione deve imperniarsi in un primo momento sulla discrezione; in altre parole, si deve chiedere a ogni contadino, a ogni membro della società in cui si opera, di non comentare ciò che vede o sente; più tardi si richiederà la collaborazione di quegli abitanti la cui fedeltà alla rivoluzione offra le magiori garanzie, utilizzandoli successivamente in compiti di collegamento, di trasporto delle merci e delle armi, di guida nelle zone che essi conoscono; infine, più tardi, si potrà arrivare all'azione di masse già organizzate nei centri di lavoro, e il risultato ultimo sarà lo sciopero generale.
Lo sciopero è un fattore importantissimo nella guerra civile, ma per arivarci è necessaria una serie di fattori che non sempre si danno e che, spontaneamente, si presentano solo in pochissmi casi: si devono perciò creare i fattori necessari, e questa creazione è costituita dalla spiegazione dei motivi della rivoluzione e dalla dimostrazione della potenza delle forze del popolo e delle sue possibilità.