NIGERIA: E' ROSSO DEL SANGUE OGONI IL PETROLIO DELLA SHELL
IL TESTAMENTO DI KEN SARO-WIWA
"Signor Presidente, tutti noi siamo di fronte alla Storia. Io sono un
uomo di pace, di idee. Provo sgomento per la vergognosa
povertà del mio popolo che vive su una terra molto generosa
di risorse; provo rabbia per la devastazione di questa terra; provo
fretta di ottenere che il mio popolo riconquisti il suo diritto alla
vita e a una vita decente. Così ho dedicato tutte le mie risorse
materiali ed intellettuali a una causa nella quale credo totalmente,
sulla quale non posso essere zittito.
Non ho dubbi sul fatto che, alla fine, la mia causa vincerà e
non importa quanti processi, quante tribolazioni io e coloro che
credono con me in questa causa potremo incontrare nel corso del nostro
cammino. Né la prigione né la morte potranno
impedire la nostra vittoria finale. Non siamo sotto processo solo io
e i miei compagni. Qui è sotto processo la Shell. Ma questa
compagnia non è oggi sul banco degli imputati. Verrà
però certamente quel giorno e le lezioni che emergono da questo
processo potranno essere usate come prove contro di essa, perchè
io vi dico senza alcun dubbio che la guerra che la
compagnia ha scatenato contro l'ecosistema della regione del delta
sarà prima o poi giudicata e che i crimini di questa guerra
saranno debitamente puniti. Così come saranno puniti i crimini
compiuti dalla compagnia nella guerra diretta contro il popolo
Ogoni".
AVVENIMENTI - 13 DICEMBRE 1995
SHELL: DI TUTTO, DI PIU'
La multinazionale anglo-olandese Shell ha ammesso di aver acquistato,
ormai diversi anni fa, armi per dotare la polizia nigeriana
dell'equipaggiamento necessario alla difesa dei propri impianti petroliferi.
Nega acquisti recenti. C'è chi la smentisce, è la
Humanitiex Nigeria, ditta nigeriana che si occupa d'importazione di
armi, che ha chiesto un risarcimento di oltre un milione di
dollari accusando la Shell di "rottura di contratto". Nella denuncia
presentata all'Alta Corte di Lagos c'è una deposizione scritta
e giurata di Gabriel Akinluyi, amministratore unico, nella quale dichiara
che la Shell nel 1993 decise di fare un acquisto per
rinnovare le armi da fuoco delle forze di sicurezza del paese.
NIGRIZIA - APRILE 1996
NESSUNA LIBERTA' PER GLI OGONI
A un anno dall'impiccagione di Ken Saro-Wiwa e di 8 suoi compagni "gli
arresti arbitrari, le torture e gli omicidi sono sempre
all'ordine del giorno per gli Ogoni", ricorda il giornale nigeriano
dell'opposizione Tell. Le testimonianze raccolte dal settimanale
lo dimostrano. Robert Azibaola, responsabile di una ONG ambientalista,
è stato sottoposto ad un duro interrogatorio per aver
chiesto di organizzare un incontro culturale in ricordo di Ken Saro-Wiwa,
e gli è stato quindi vietato di tenere riunioni con più di
due persone. Akinaa Deesor, produttore radiofonico per l'emittente
statale Rivers State Radio è in prigione dal 18 luglio 1996
per aver trasmesso una canzone tradizionale Ogoni.
TELL (Nigeria) - 18 NOVEMBRE 1996
IL CONSIGLIO MONDIALE DELLE CHIESE DENUNCIA LA SHELL
Con un durissimo rapporto di 196 pagine, intitolato "Ogoni: la lotta
continua", il Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC) ha
messo sotto accusa il governo nigeriano e la multinazionale petrolifera
Shell per oppressione e devastazione ambientale, in
particolare nella regione del delta del Niger. A poco più di
un anno dall'esecuzione del poeta nigeriano Ken Saro-Wiwa e di
altri otto attivisti del MOSOP (Movimento per la Sopravvivenza del
Popolo Ogoni), si torna a parlare della drammatica
situazione del Paese africano governato dal generale Sanni Abacha e
delle pesanti responsabilità delle compagnie petrolifere
occidentali nello sfruttamento e nelle condizioni inumane di vita dell'Ogoniland,
la regione più colpita dall'inquinamento e dalla
repressione governativa.
"Negli scorsi 30 anni, si è stimato che 30 miliardi di dollari
di petrolio sono stati estratti dall'Ogoniland, senza alcun relativo
beneficio per gli Ogoni. L'Ogoniland è impoverita e gli Ogoni,
come altre minoranze produttrici di petrolio, hanno dovuto
sopportare l'oltraggio dell'inquinamento ambientale e della devastazione":
così il rapporto preparato da Deborah Robinson -
membro dello Unit III ("Giustizia, Pace e Creato") del WCC ed inviata
in Nigeria per valutare i danni provocati in una regione
ricchissima di petrolio, eppure estremamente povera come l'Ogoniland
- descrive le condizioni in cui versa il delta del Niger. Le
continue trivellazioni, le enormi quantità di gas bruciato,
le pioggie acide, lo smaltimento dei fanghi con incrostazioni di petrolio
che raggiungono il metro di spessore hanno definitivamente compromesso
la situazione ambientale dell'area, colpendone
duramente gli oltre 550mila abitanti, come già denunciato dal
MOSOP.
A seguito delle proteste e delle denuncie degli Ogoni per lo sfruttamento
feroce della loro terra da parte del governo e dei suoi
partner commerciali (Shell, Mobil, Chevron), si è scatenata,
infatti, una massiccia campagna repressiva che, secondo il
rapporto WCC, comprende intimidazioni, sequestri, arresti, torture,
agguati e pestaggi tuttora in corso nei confronti di chiunque
si azzardi ad intralciare gli affari miliardari delle multinazionali
del petrolio. Se si pensa che l'esportazione del greggio
rappresenta l'80% circa delle ricchezze del Paese, si capisce immediatamente
quali e quanto ingenti siano gli interessi sotto il
petrolio nigeriano.
ADISTA - 08 FEBBRAIO 1997
ARROGANZA SHELL
La compagnia anglo-olandese Shell ha portato in tribunale il 21 gennaio
1997 Massimo Corbara di Sarsina (Forlì) titolare di
un'azienda di agriturismo. Motivo, la disdetta del contratto di fornitura
di "gpl". Dice Massimo Corbara: "Le responsabilità della
multinazionale nell'impiccagione di Ken Saro-Wiwa sono state enormi,
io avevo firmato il contratto pochi mesi prima. Ho
telefonato al rappresentante e gli ho detto di venire a riprendersi
tutto. Mi hanno parlato di danni da pagare, risarcimenti. Poi è
emerso che il contratto che avevo firmato era già stato contestato
dall'Antitrust di Amato, e il Giudice ha invitato la Shell a
ritirare le sue pretese, che da due milioni erano già scese
a duecentomila lire". Massimo Corbara se l'è cavata col pagamento
di
una semplice tassa governativa.
FAMIGLIA CRISTIANA - 19 FEBBRAIO 1997
SHELL: AVANTI NONOSTANTE TUTTO
A distanza di un anno e mezzo dalle esecuzioni - fa notare Greenpeace
- la Shell non solo rifiuta di bloccare i propri investimenti
in Nigeria ma continua a fare affari con la giunta militare. Greenpeace
ha pubblicato un rapporto, Shell-Shocked, che
documenta i costi ambientali e sociali della multinazionale in Nigeria.
Nel delta del Niger, la Shell ha forato 96 pozzi petroliferi e
costruito 2 raffinerie, un complesso petrolchimico, una fabbrica di
fertilizzanti e una ragnatela di oleodotti lunga quanto la
distanza tra Londra e New York.
NIGRIZIA - MARZO 1997
ROYAL DUTCH/SHELL
Group of companies
The Shell Transport & Trading Co. plc
Shell Centre - FNX/6
London SE1 7NA
United Kingdom
Dear Sirs,
we are writing about the grave situation in which the Ogoni people is
involved. Your activities of oil prospections have brought
environment's pollution and favoured a strong repressive campaign by
the government with threats, kidnaps, arrests, tortures
and beatings: all this to support your business activities, which on
their turn economically uphold a dictatorial regime.
We therefore engage ourselves to boycott your products until you will
lobby the Nigerian government to the respect of human
rights and the withdrawal of the Nigerian army from Ogoniland, and
until you will carry out the environment's cleaning of
polluted areas and the compensation of damages caused. Waiting for
an answer, we remain
Yours Faithfully
TRADUZIONE
Egregi Signori, vi scriviamo in merito alla grave situazione in cui
si trova il popolo Ogoni in Nigeria. Le vostre attività di
estrazione petrolifera hanno portato degrado ambientale e hanno favorito
una massiccia campagna repressiva da parte del
governo con intimidazioni, sequestri, arresti, torture e pestaggi:
tutto questo per favorire le vostre attività commerciali, che a
loro
volta sostengono finanziariamente un regime dittatoriale. Ci impegnamo
quindi a boicottare i vostri prodotti finchè non farete
pressioni sul governo nigeriano per il rispetto dei diritti umani e
il ritiro dell'esercito dall'Ogoniland, e finchè non attuerete la
pulizia ambientale delle zone inquinate e il risarcimento dei danni
provocati. In attesa di una vostra risposta porgiamo distinti
saluti.