Bruxelles, lí 4 febbraio 1998
Il coordinamento Benelux del CTIM, in risposta all'intenzione manifestata dal sottosegretario agli esteri, on Fassino, di tenere a Roma, a fine anno, la Terza conferenza mondiale degli italiani nel mondo, invita la comunità italiana a diffidare dall'auto-da-fé di quelle forze politiche che per tanto tempo hanno ostacolato tutte le politiche a favore dell'emigrazione .
Non a caso, il coordinamento Benelux del CTIM ricorda che soltanto da poco tempo, il 1988, la proposta dell'on. Tremaglia, passata agli atti proprio come legge Tremaglia, che istituiva l'anagrafe obbligatoria per gli italiani all'estero, è divenuta Legge dello Stato, consentendo finalmente, dopo tanti anni, che interi nuclei familiari di cui si erano perdute le tracce, potessero venire ritrovati e tornare finalmente ad essere italiani.
Per non parlare poi dell'iter delle legge per il voto degli italiani all'estero, legge Tremaglia, che dopo le speranze del 1994, veniva affossata, dopo il voto favorevole del Senato, dal PDS, dalla Lega e da quelle forze politiche, anche dell'allora maggioranza che , dimostrando di obbedire alla campagna portata avanti dalla stampa di regime (Repubblica) e da quei potentati che obbedivano ai dictat di una certa Fondazione (Agnelli) che invitavano a non concedere il diritto di voto a chi non paga le tasse in Italia.
Secondo il Coordinamento Benelux del CTIM, organizzare una terza Conferenza dell'emigrazione potrebbe risultare oltremodo proficua se non si risolvesse in un forum di chiacchiere che, tra l'altro, costerebbe parecchi miliardi al contribuente (anche a quello emigrato - vedi le rimesse, i frequenti ritorni ecc) e se potesse essere, non il bilancio di un'azione che - ci perdoni il ministro - non riusciamo ancora a identificare, ma il preludio ad iniziative concrete.
Onorevole Fassino, ci riuniremo quindi a Roma, sempre i soliti, per riparlarci dei vecchi problemi dell'emigrazione: il voto che non arriva, le modifiche che non si vedono, la mancanza di una politica di assistenza sociale e sanitaria, i problemi dell'informazione e il ruolo del servizio pubblico, i problemi della scuola e quelli della lingua italiana. Ci parleremo addosso fingendo di aver capito e tutto resterà a livello di parole.
Non crede il sottosegretario che l'italiano all'estero sia più maturo di quanto possa apparire alla classe politica italiana? Non crede sia importante coinvolgere il cittadino residente all'estero rendendolo partecipe della vita politica, ad esempio con l'elezione diretta di un console, espressione della comunità residente, piuttosto che imporre un funzionario che il più delle volte dimostra di non aver capito niente e dopo qualche mese può andarsene insalutato ospite?
E ci spingeremmo ancora più lontano: perché non permettere l'elezione di un Ambasciatore con la qualifica di presidente della Comunità italiana, piuttosto che la feluca per cui vale il discorso fatto per il console?
Ci pensi, on Fassino. Questi sarebbero punti da discutere in una Conferenza, non il piangersi sopra e le belle parole che poi inevitabilmente ci scriveremo per crearci un alibi.