BICAMERALE

...il dopo: DEL POSSIBILE FALLIMENTO DELLA BICAMERALE(*)

...il prima: PAX CIVILIS

DEL POSSIBILE FALLIMENTO DELLA BICAMERALE (*)

di Massimo Galanti


* (Articolo ricevuto prima della fine "ufficiale" della Commissione Bicamerale)

Sul cammino delle riforme sembra che incombano nubi temporalesche. Diciamo subito che, anche se fosse guidato dai piu' innominabili interessi, la presa di posizione di Berlusconi, a nostro parere, va nella direzione dell'interesse del paese. A noi sembra che se non si pone un alt perentorio alle macchinazioni dell'Ulivo, ci troveremo con un Presidente della Repubblica eletto si' dai cittadini ma ridotto a fare al massimo il taglianastri.

Questa in fondo e' sempre stata la posizione del Pds, ovvero quella di varare una riforma presidenzialista all'austriaca. La scelta di un esecutivo forte, meglio se a guida presidenziale, e' assolutamente necessaria per contrastare quei poteri economici forti che di fatto, grazie alla debolezza della politica, sono ormai arbitri incontrastati dei nostri destini.

Basta leggere sui giornali da loro controllati, ovvero quasi tutti, la propaganda martellante sui miracoli della globalizzazione, su quelli di un mercato assolutamente selvaggio, sulla fine degli stati nazionali, sull'incapacita' dei politici che sono a tutti gli effetti un freno allo sviluppo del paese. E' chiaro che il potere, quello vero, ha un assoluta necessita' di una classe politica screditata e di istituzioni deboli. Ma viene spontaneo porsi la seguente domanda. Chi difendera' gli interessi del popolo in un mondo dove i poteri economici liberi e sovranazionali pretendono di fare il bello ed il cattivo tempo?

La risposta puo' essere trovata solo nello sviluppo di una piu' forte e genuina democrazia. E questo vuol dire:
1) un parlamento il piu' rappresentativo possibile degli interessi popolari;
2) un forte esecutivo i cui poteri istituzionali lo rendano non condizionabile dai poteri economici forti sia nazionali che sovranazionali;
3) una magistratura che abbia un'efficienza ed una puntualita' tale da rendere il crimine non pagante, che sia al tempo stesso una garanzia per il cittadino, e che sia indipendente al massimo dai condizionamenti politici ed ideologici, se non economici, e questo richiede almeno la separazione delle carriere fra magistrati giudicanti e pubblici ministeri.

Attualmente sembra che siamo abbastanza lontani da tutto questo, e non per colpa di Berlusconi o di Fini, ma per il condizionamento dei politici dell'Ulivo che ogni giorno dimostrano sempre piu' di dovere il loro effimero potere alla difesa degli interessi di chi il potere lo detiene sul serio.

Tutto questo era matematicamente prevedibile, nonostante qualche illusione, figlia della speranza, che ci eravamo fatti quando la Bicamerale a sorpresa voto' sul Presidenzialismo. Fu un momento di gioia per noi e di panico per chi difendeva gli interessi del Potere.

A tale proposito vogliamo riportare, qui di seguito, quanto scrivemmo in quell'occasione, (" Pax Civilis") .

Prima però vogliamo finire questa nota ricordando che la soluzione, secondo noi, come anche scrivemmo recentemente, e' nelle mani di D'Alema, l'unico nell'Ulivo, con una forza elettorale ed un partito abbastanza grande da poter rinunciare ai favori dei poteri forti. Anche se i vari pellegrinaggi alla City , suoi e del suo predecessore, non fanno ben sperare. In definitiva e' giusta la presa di posizione ferma di Berlusconi, ma ogni sforzo deve essere fatto, da chi senta la propria responsabilita', per cercare un compromesso alto e non far fallire il lavoro della Bicamerale.

PAX CIVILIS
("L'Italia", no 22 del 14 Luglio 1997", dopo il voto della Bicamerale sul Presidenzialismo)
di Massimo Galanti

In quest' ultimo mese abbiamo assistito ad un evento storico, che se non verra' stravolto e snaturato dai soliti interessati, non potra' che portare su un lungo periodo a grandi benefici per il nostro travagliato Paese.

Parliamo naturalmente di quello che e' stato l'esito, finora, del lavoro della Bicamerale. Quando mesi fa si discuteva ancora se la Bicamerale fosse un bene che nascesse o no, molti erano gli scettici, ed io senz'altro fra questi, preferendo a questa l'elezione della cosiddetta Costituente. Gli scettici erano confortati nella loro visione e dagli insuccessi dei precedenti tentativi e dalla constatazione che in genere chi ha il potere e' di natura conservatore.

Nessuna élite si andrebbe ad impegnare seriamente e sinceramente in un processo riformistico il cui esito potrebbe verosimilmente essere un ridimensionamento di quel potere di cui la suddetta élite avrebbe fino a quel momento goduto.

Ed invece dei risultati, che anche nel merito posssono a mio avviso definirsi positivi, la Bicamerale alla fine li ha prodotti. Tutto cio' e' potuto accadere poiche' nonostante le aspettative, molti politici, fra i piu' responsabili, hanno capito che quella poteva essere un'occasione unica per riaffermare quel potere di guida della nazione che deriva dal consenso elettorale e che e' l'unico in definitiva ad avere leggittimita' in un sistema democratico. Un diritto che anche e soprattutto per colpa della stessa classe politica in parte corrotta ed inetta era stato fortemente contestato, e lo e' ancora, dai grandi potentati economici.

Che la Bicamerale dovesse essere creata ma solo per fallire, e' risultato evidente dalla reazione scomposta e stizzita e dei soliti esperti politici, e, soprattutto, dei grandi giornali confindustriali nazionali. Questi, di fronte ai risultati, anche se discutibili, della Bicamerale, hanno tuonato sdegnati contro la solita partitocrazia.

Ed in mancanza di seri argomenti alcuni politici ed alcuni politologi sono arrivati al punto di contestare la legittimita' della posizione della Lega che, con il suo intervento, aveva fatto pendere la bilancia delle riforme dalla parte del presidenzialismo. Era evidente che, piu' che il risultato in sé, cio' che veniva considerato con fastidio e come pericoloso era soprattutto il clima costruttivo che si era venuto a creare fra le forze politiche più responsabili.

Infatti non c'e' stato nessuno dei giornali appartenenti al giro della grande industria e grande finanza che non abbia parlato d'inciucio e d'innominabili accordi sottobanco, con particolare riferimento a D'Alema e Berlusconi.

Se ben ricordiamo la maggioranza dei giornali era inizialmente a favore della nascita della Bicamerale, sperando in un suo eventuale aborto, per cui era già pronto un colpevole nella persona di Fini, cosi' come era gia' avvenuto in occasione del famoso tentativo Maccanico.. Ai tempi del tentativo Maccanico l'attacco a Fini ed AN fu preordinato, concentrico e senza titubanze. Furono mobilitati giornali e grandi politologi. Anche in quest'occasione tutto era pronto per la grande messa in scena: la Bicamerale con grande disappunto di tutti i veri democratici sarebbe fallita per l'intransigenza di AN.

Il Potere, quello con la P maiuscola, avrebbe potuto raggiungere in questo modo tutti i suoi scopi, ovvero:

A) allontanare probabilmente per sempre l'ipotesi di una riforma dello Stato,
B) attribuendo la colpa del fallimento alla solita partitocrazia, accrescere l'insofferenza dei cittadini verso i partiti,
C) essere titolare di un credito di gratitudine presso il governo, che da parte sua temeva che un serio patto per le Riforme potesse mettere in pericolo la propria esistenza,
D) rilanciare i soliti propri eroi: ovvero parte della magistratura, Di Pietro, Segni ed altri eventuali, gia' ampiamente utilizzati, probabilmente ad insaputa degli stessi, al tempo dell'attacco al vecchio sistema. Ma la Bicamerale non fallì.

Bisogna stare molto attenti di fronte a questi attacchi generici e demagogici contro il lavoro dei membri della Bicamerale. Dal fallimento di questa non nascera' una riforma migliore di quella che si prospetta, ma semplicemente sara' il trionfo dello status quo e forse l'inizio di un processo che potrebbe portare a soluzioni avventuristiche: gli attori di questa nuova commedia forse sono gia' intenti a fare le prove. Un fallimento della Bicamerale porterebbe a istituzioni ancora piu' deboli e screditate, con i poteri non eletti ancor piu' facilitati nella conduzione dei propri giochi.

Se i partiti saranno invece in grado, come sembra stia accadendo, di scrivere una nuova costituzione, questa sara' il nuovo patto, questa volta fra tutte le componenti politiche, nessuna esclusa, attraverso cui potra' nascere quel patriottismo istituzionale che dovrebbe rappresentare la fase piu' matura della crescita di una nazione.

Ed e' proprio la prospettiva della nascita di una coscienza nazionale che piu' spaventa tutte quelle forze nuove od antiche che oggi come nel passato hanno fatto delle divisioni e della debolezza del popolo e del paese la base del loro potere.

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