MA QUALI CLANDESTINI!

di Eros Capostagno

Dalle parole di qualcuno dei disperati che approdano in Italia dal Kosovo, dall'Albania, dallo Sri Lanka, dall'Africa, dal fantasma del Kurdistan, sembra di capire che per ognuno che viene "traghettato", i trafficanti si farebbero pagare anche svariati milioni.

Ci viene spontanea una domanda: se la disponibilità di qualche milione di lire costituisce un puro e semplice miraggio per almeno gli otto milioni di Italiani che vivono sotto la soglia di povertà, come è pensabile che un disperato del Terzo Mondo (uno che vede come miglioramento della propria condizione già il solo sbarcare in un posto sconosciuto con appena i vestiti che porta addosso) disponga di tali soldi? Tanto più che un milione di lire da quelle parti vale almeno dieci volte di più?

Alcuni dicono che questa povera gente venda tutto quello che ha per racimolare il denaro da devolvere a questi negrieri. E allora, seconda domanda: se costoro dispongono di beni di un certo (relativo) valore, tanto che tra la loro stessa gente si trova così facilmente qualcuno disposto a comprarli, perché mai dovrebbero essere spinti a vendere tutto, lasciare tutto e lanciarsi con tutti i bambini verso un ignoto e drammatico destino?

Nell'impossibilità di avere risposte esaurienti e oneste, avanziamo il sospetto che nessuno voglia enfatizzare delle realtà drammaticamente semplici.
Prima realtà plausibile. Quei poveracci che non dispongono né di soldi né di risorse materiali, potrebbero essere spinti a partire verso un miraggio, con l'impegno di pagarsi il viaggio mediante lo spaccio o il trasporto di droga o comunque mediante la copertura di attività criminose lungo le coste italiane.

Situazione non dissimile da quella delle ragazze dell'Est, costrette dai trafficanti a pagarsi "a posteriori" il viaggio verso l'eldorado italiano con la prostituzione.

Seconda realtà plausibile. Quelle persone e famiglie intere che dispongono di qualche magra risorsa, è difficile immaginare che decidano volontariamente di "emigrare", ci sembra più verosimile che vengano costretti ad andarsene con la minaccia o per paura di stragi in vista di malcelate "pulizie etniche", in particolare nelle regioni balcaniche, ma non solo lì (vedi Ruanda o Congo).

In entrambi i casi, vi sarebbero dei criminali all'origine del fenomeno: trafficanti e criminalità organizzata nel primo caso, satrapi, dittatori e gerarchi sanguinari (quelli che operano impunemente "delitti contro l'umanità", senza che alcun giudice li persegua, o che vengono ricevuti al Quirinale come Desiré Kabila), nel secondo caso.

E' evidente che non porre un freno a queste (im)migrazioni, significa di fatto incoraggiare le suddette attività criminali. Ora, trovandoci nell'incapacità di agire all'origine, per impedire l'organizzazione e la preparazione dei singoli esodi, sarebbe doveroso perseguire almeno i criminali che eseguono gli sbarchi e punirli immediatamente per quanto possibile, onde mettere in atto almeno un tentativo di dissuasione.

Abbiamo appreso in questi giorni come audaci poliziotti siano in grado, quando vogliono, di inseguire in elicottero gli scafi dei contrabbandieri e sparargli addosso. Ebbene, non vediamo perché non si debba fare la stessa cosa con tutti gli scafisti che scaricano a riva il loro carico umano (e certamente anche carichi ben più lucrosi) e ripartono. Gli scafisti dovrebbero sapere di rischiare grosso, di saltare in aria - per intenderci - come in un capo minato, per poter portare a compimento i loro traffici.

Invece no. I gommoni possono arrivare sino alle spiagge, scaricare la mercanzia e ripartire indisturbati. Poi, ma solo poi, arriva la polizia. Altro che le idiozie raccontate sui profughi buttati a mare al largo, lattanti compresi: tranne chi scivola malauguratamente sugli scogli e batte la testa, tutti, lattanti compresi, arrivano sulla spiaggia, bagnati certo, ma senza troppi problemi.

Delle due, l'una: o si devono ammettere connivenze illecite con i trafficanti e i loro basisti locali, oppure ci sono precisi ordini governativi affinché non si intervenga sugli scafisti.

La domanda è naturalmente retorica, vista la coerenza con cui questo Governo persegue l'obiettivo di rendere l'Italia un Paese "aperto" a qualsiasi tipo di immigrazione incontrollata, dal Ministro dell'Interno, Rosa Russo Jervolino, che promette accoglienza per tutti, anche contravvenendo alle leggi esistenti (che, pur se stupide e malfatte, prevedono comunque un tetto di 38.000 permessi di soggiorno), a quello delle Politiche Sociali, Livia Turco, che va in orgasmo all'idea di riempire con gli immigrati i seggi elettorali disertati dagli italiani.

Per non parlare degli ipocriti in servizio permanente effettivo che vorrebbero spacciare l'immigrazione clandestina in Italia come speculare all'emigrazione italiana in Australia.

Così, il trionfo di ammuffite ideologie catto-comuniste, riverniciate di peloso buonismo e solidarismo, associato alla cronica incapacità gestionale, alla inefficienza, alla rigidità mentale e burocratica, alla mancanza di validi programmi e obiettivi della attuale classe al potere, fà sì che disperati e sbandati di tutto il mondo si stabiliscano in Italia, con nessuno che sia in grado, o quanto meno si preoccupi, di dar loro non dico la possibilità, ma anche solo la speranza, di un lavoro e di una sistemazione appena accettabile. Nessuno, tranne naturalmente la criminalità più o meno organizzata.

Cosa resta dunque al cittadino normale, che vorrebbe tanto vivere in un paese "normale", e che magari sogna inutilmente di veder saltare in aria i trafficanti di miseria e droga, assieme ai loro scafi? Crediamo che non gli resti che svegliarsi dal torpore (anche elettorale) in cui si è lasciato avvolgere, e far "saltare in aria" (metaforicamente, s'intende) queste mezze tacche che si sono impossessate delle Istituzioni italiane.

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