Nel crescendo di articoli che la stampa internazionale sta dedicando in questi giorni all'Italia, in particolare all'Italia che probabilmente uscirà dalle urne il 13 maggio, l'acrimonia verso il nostro Paese ha raggiunto livelli spropositati, anche su quotidiani e riviste che passano per la maggiore (l'inglese The Economist il 28 aprile, l'olandese NRC Handelsblad il 25 aprile, l'Herald Tribune la settimana precedente,...).
Sugli interessi della finanza internazionale, che verrebbero (finalmente) messi a freno da un Governo di centrodestra in Italia e da un Parlamento Europeo a maggioranza popolare, rimandiamo a vari articoli già pubblicati dalla stampa moderata italiana. Sull'autorevolezza, sempre conclamata, di certa stampa estera, ci permettiamo di pubblicare quasi per intero un articolo scritto nel 1994 da Vittorio Feltri su Il Giornale, nel momento in cui gli attacchi al vacillante Governo Berlusconi, si stavano intensificando: riteniamo che questo articolo costituisca infatti un "pezzo" storico cui fare riferimento per capire una certa realtà, valida anche oggi.
L'articolo si intitolava, appunto, "MALEDETTI ITALIANI". Eccolo:
"...Dovete sapere che i quotidiani più importanti di Francia, Germania, Inghilterra, Spagna, Danimarca, Svezia eccetera, per lustri hanno tenuti aperti uffici di corrispondenza nella nostra Patria solamente perché essa ha un'appendice interessante, il Vaticano, sede del Papa [...], per il resto l'Italia era snobbata.
Finché è scoppiata Tangentopoli, alla quale ha fatto seguito la crisi sismica nei palazzi della politica. Così siamo diventati fonte inesauribile di spunti giornalistici. Non c'è dì senza che qualche foglio d'oltre frontiera non si occupi di noi. Un gran lavoro per i colleghi stranieri. I quali, scaraventati qui dalla sera alla mattina, non sapendo nulla dell'Italia, se non che la capitale è Roma, a Roma si piazzano e, tempo due giorni, si persuadono che non esistano altri italiani se non i cronisti parlamentari. O meglio, i giornalisti romani. Ai quali gli ospiti si aggregano nell'illusione di imparare a conoscerci e a interpretare il latinorum di chi ci rappresenta.
Dopo sei mesi, il corrispondente estero è completamente integrato, ha assimilato le pessime abitudini della categoria cui appartengo.
Sveglia alle dieci, cappuccino e cornetto regolamentari; lettura svogliata di quotidiani e periodici locali a scopo di ricognizione; una capatina a Montecitorio, caffé alla buvette; salto in sala stampa gremita di reporters come il metrò nelle ore di punta, chiacchiere a non finire con esponenti illustri della corporazione e con sfaccendati peones; quindi -ecco il momento magico- tutti in trattoria.
E qui, tra puttanesche e carbonare, amatriciane e arrabbiate, bucatini e fettuccine, code alla vaccinara e porchette, carciofi alla giudia e mozzarelle in carrozza, un mezzolitro dopo l'altro, qui, a tavola, fra un "passami l'olio" e un "allungami il pane", una scarpetta e un rutto, i cronisti indigeni e quelli di fuori, che ormai sono uguali, figli della stessa lupa impigrita dal colesterolo e ciucca di Frascati, fanno e disfanno i destini dell'Italia.
Al terzo mezzolitro, con lo stomaco che minaccia la tenuta dei bottoni della camicia, la testa zeppa di luoghi comuni sulla politica e sulla storia italiana, l'ONU della stampa si alza dalle sedie di zì Nino e si abbatte su altre sedie, davanti al computer, nel quale riversa, coadiuvata dall'Alka Seltzer, tutta la scienza masticata all'osteria, anzi, all'hostaria.
D'accordo, il mio racconto è un po' paradossale, ma non troppo. D'altro canto il paradosso è una verità acrobatica. Certo è che i redattori stranieri sono stanziali, vivono in simbiosi con i più indolenti dei nostri e ne assimilano la mentalità.
Poiché la mentalità della stampa italiana è succube della sinistra, la quale, tramite i comitati sindacali, ha fatto assumere nelle redazioni, solamente colleghi allineati, la maggior parte della produzione giornalistica romana, e non solo romana, è a senso unico.
La destra ha vinto le elezioni? Dagli sconfitti parte l'ordine: diffamare la destra, esaltare i progressisti quali garanti di libertà e democrazia. Il reporter lottizzato non si fa pregare, agisce per riflesso condizionato: e obbedisce.
Ignari, "obbediscono" anche gli amici francesi, norvegesi, eccetera. E domani, sui giornali d'Europa, l'Italia sarà sempre descritta come un nido di serpi fasciste"
Così sappiamo come meglio giudicare l'autorevolezza dei servizi sull'Italia di certa stampa estera. Meditate gente, meditate!