Bologna, 16 luglio 1997

Alla cortese attenzione del Caporedattore

COMUNICATO STAMPA

Il consigliere di Rifondazione Comunista del Quartiere Reno Domenico Marracino ha fatto bene a sollevare il problema dell’accesso ad atti ufficiali da parte di un pubblico amministratore qual è un consigliere di Quartiere, incatenandosi ieri nella sede del suo Quartiere dopo 1 mese e mezzo che aspettava la risposta dal Presidente del Quartiere stesso, Stefano Grandi, e la segretaria Sig.ra Ferrando che negavano l’accesso alle pratiche delle liste d’attesa per le Scuole Materne. Lunedì 14 luglio finalmente Marracino, dopo essersi incatenato, ha avuto la risposta scritta del Quartiere, la quale motivava che, in base a ragioni di ratio generale della legge 675 del 31/12/1996 sulla privacy, gli si permetteva la visione dei dati ma non la loro trascrizione ed utilizzo per acquisire ogni informazione possibile al fine di affrontare la situazione e cercare di fornire agli esclusi una strada per reagire e trovare soluzioni.
Il Consigliere di Rifondazione Comunista, così come hanno fatto i suoi compagni di partito negli altri quartieri, ha operato secondo quanto è previsto dalla carica politica che egli ricopre agendo in nome e per conto dei cittadini che lo hanno eletto, affinché sia operato un controllo sulle azioni della maggioranza che governa, per verificare che tutto corrisponda a criteri di giustizia e di equità, conformemente alla legge sul decentramento art. 19 comma 7, a ciò che prevedono i regolamenti e le procedure burocratiche e amministrative previste. Inoltre i consiglieri di Quartiere, così come tutti i rappresentanti politici, devono avere la possibilità di realizzare azioni, iniziative e vertenze politiche, così come prevede la legge, per incentivare l’attività della maggioranza oppure per contrastare atti che si ritengono lesivi dei diritti di una parte dei cittadini.
Se ai consiglieri di Quartiere si impedisce questo è finita la loro funzione, ma allora è finita anche per tutti gli altri rappresentanti politici comunali, regionali e parlamentari, di maggioranza e minoranza, perché il diritto deve essere lo stesso e non si può pensare che la minoranza non possa accedere a ciò che gestisce la maggioranza, oppure si ritiene che un politico non possa controllare l’operato degli operatori amministrativi? Gli impiegati di Quartiere, il Direttore di Quartiere conoscono e gestiscono procedure e atti che ai politici non è consentito verificare, controllare?
A tutto questo risponda l’Amministrazione comunale: perché un solo Quartiere si è opposto così duramente? è il solo che ha la verità in tasca? oppure ci sono ragioni diverse che motivano il Presidente Grandi ad avercela tanto con Rifondazione Comunista, che porta avanti battaglie in difesa dei diritti dei cittadini come questa delle liste di attesa per le scuole materne, per la difesa dei Presidi sanitari di quartieri, etc.?

Carlo Rasmi
Consigliere regionale PRC