Per la rubrica ‘Lettere’ del
quotidiano comunista ‘Liberazione’
 
Ai primi di giugno è stato siglato un accordo tra la Regione
e le associazioni delle cliniche private AIOP/ARIS; i contenuti di tale
accordo destano viva preoccupazione, soprattutto in materia di elettroshock,
che la Regione Emilia-Romagna si premura di regolamentare, dandone per
scontato il suo utilizzo in sede terapeutica, pur se nelle sole cliniche
private. Tale accordo  è purtroppo solo l’ultimo atto di un
cammino negativo in campo psichiatrico percorso dalle istituzioni competenti
di questa Regione da un anno e mezzo a questa parte. La stessa risoluzione
sulla chiusura degli ospedali psichiatrici, approvata dal Consiglio regionale
nel dicembre 1996, conteneva alcuni passaggi critici, proprio sui 
rapporti fra pubblico e privato nella gestione del disagio mentale, che
ci avevano indotto, nostro malgrado, ad un voto contrario in aula. Temevamo
che, attraverso le aperture ai privati presenti nel documento, si vanificasse
la tanto attesa chiusura dei manicomi e che si potessero creare gli spazi
per una nuova manicomialità privata, diffusa e quindi ancor meno
controllabile. Il recente accordo conferma in pieno le nostre pessimistiche
valutazioni di allora.
Ma fra quella risoluzione e questo accordo molte cose sono successe
e nessuna, purtroppo, di segno positivo. Pur se brevemente, consentitemi
di ripercorrere gli avvenimenti.
· Agli inizi del 1997, circa 150 ex-degenti dell’Ospedale Psichiatrico
(O.P.) di Imola  furono oggetto di un procedimento di interdizione
di massa, che avrebbe avuto la conseguenza di frustare i tentativi di reinserimento
nella vita civile degli ex pazienti psichiatrici. Queste persone sia pure
bisognose di sostegno, hanno tuttavia pieno diritto di rientrare in possesso
della loro vita e della possibilità di gestirla, mentre l’interdizione
rappresenta una sorta di morte civile. Alcune azioni legali ed una nostra
risoluzione (approvata dal Consiglio) hanno, per ora, bloccato le procedure
giudiziarie.
· Pochi mesi più tardi, in risposta ad una nostra interpellanza
sull’argomento, veniamo a conoscenza di dati veramente allarmanti: negli
ultimi 5 anni, infatti, sono aumentati sia i Trattamenti Sanitari Obbligatori
(TSO) applicati nei Diagnosi e Cura, sia gli elettroshock praticati nelle
3 cliniche private della Regione a ciò autorizzate. In una di esse
in particolare (Villa Baruziana di Bologna) tali dati assumono proporzioni
veramente impressionanti, in quanto non solo è aumentato il totale
complessivo, ma anche il numero di applicazioni per singolo paziente.
· Fra l’estate ‘97 e la primavera ‘98, un altro episodio inquietante:
l’apertura di un Presidio di Diagnosi e Cura presso una struttura privata
(Villa Igea di Modena), in aperta violazione delle leggi 180/78 (legge
Basaglia) e 833/78 (riforma sanitaria). Questa decisione rappresenta forse
uno dei dati più negativi per la psichiatria della nostra regione
ed è solo uno dei tanti segnali provenienti da una realtà,
quella modenese, che sta affrontando i problemi psichiatrici nel modo peggiore,
nel modo più lontano possibile ad una metodologia di stampo basagliano.
A nulla sono valse le interpellanze (nazionali e regionali) di Rifondazione
Comunista, un ricorso al TAR da parte della Consulta regionale, appelli
di operatori e familiari: il Diagnosi e cura presso Villa Igea è
stato ufficialmente inaugurato lo scorso 20 aprile.
· Problemi anche a Parma, in relazione agli ex degenti dell’O.P.
di Colorno, ai quali, pur in assenza al momento di precise direttive nazionali,
è stato chiesto dall’AUSL, con l’avallo dell’Assessorato regionale,
una compartecipazione alle spese di carattere ‘alberghiero’, ossia quelle
non strettamente sanitarie. Ciò succede mentre si segnalano ancora
40 casi di pazienti ricoverati a Colorno in condizioni non certo ottimali.
Il  percorso rapidamente descritto - che passa anche attraverso
l’istituzione dei Dipartimenti di Salute Mentale, anch’essi non privi di
elementi di criticità - non ci fa, dunque, ben sperare. Viene da
domandarsi allora: quale scenario potrà configurarsi in futuro per
la psichiatria nel nostro paese, se persino nella rossa Emilia-Romagna,
una volta punta di diamante delle esperienze psichiatriche più innovative
e democratiche, assistiamo ad un pericoloso arretramento delle metodologie
di intervento per il disagio mentale?
 
Patrizia Cantoni
- consigliera regionale PRC Emilia-Romagna
componente della Commissione consiliare ‘Sicurezza Sociale’