Bologna, 24 giugno 1998

Per la rubrica ‘Lettere’ del
quotidiano comunista ‘Liberazione’
 

ACCORDO CON LE CLINICHE PRIVATE DELL'EMILIA-ROMAGNA

VERSO UNA NUOVA FORMULA DI "MANICOMIALITA'" GESTITA DAI PRIVATI

L'USO E L'ABUSO DI TSO ED ELETROSHOCK E LA BATTAGLIA DEL PRC

Ai primi di giugno è stato siglato un accordo tra la Regione e le associazioni delle cliniche private AIOP/ARIS; i contenuti di tale accordo destano viva preoccupazione, soprattutto in materia di elettroshock, che la Regione Emilia-Romagna si premura di regolamentare, dandone per scontato il suo utilizzo in sede terapeutica, pur se nelle sole cliniche private. Tale accordo  è purtroppo solo l’ultimo atto di un cammino negativo in campo psichiatrico percorso dalle istituzioni competenti di questa Regione da un anno e mezzo a questa parte. La stessa risoluzione sulla chiusura degli ospedali psichiatrici, approvata dal Consiglio regionale nel dicembre 1996, conteneva alcuni passaggi critici, proprio sui  rapporti fra pubblico e privato nella gestione del disagio mentale, che ci avevano indotto, nostro malgrado, ad un voto contrario in aula. Temevamo che, attraverso le aperture ai privati presenti nel documento, si vanificasse la tanto attesa chiusura dei manicomi e che si potessero creare gli spazi per una nuova manicomialità privata, diffusa e quindi ancor meno controllabile. Il recente accordo conferma in pieno le nostre pessimistiche valutazioni di allora.
Ma fra quella risoluzione e questo accordo molte cose sono successe e nessuna, purtroppo, di segno positivo. Pur se brevemente, consentitemi di ripercorrere gli avvenimenti.
· Agli inizi del 1997, circa 150 ex-degenti dell’Ospedale Psichiatrico (O.P.) di Imola  furono oggetto di un procedimento di interdizione di massa, che avrebbe avuto la conseguenza di frustare i tentativi di reinserimento nella vita civile degli ex pazienti psichiatrici. Queste persone sia pure bisognose di sostegno, hanno tuttavia pieno diritto di rientrare in possesso della loro vita e della possibilità di gestirla, mentre l’interdizione rappresenta una sorta di morte civile. Alcune azioni legali ed una nostra risoluzione (approvata dal Consiglio) hanno, per ora, bloccato le procedure giudiziarie.
· Pochi mesi più tardi, in risposta ad una nostra interpellanza sull’argomento, veniamo a conoscenza di dati veramente allarmanti: negli ultimi 5 anni, infatti, sono aumentati sia i Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO) applicati nei Diagnosi e Cura, sia gli elettroshock praticati nelle 3 cliniche private della Regione a ciò autorizzate. In una di esse in particolare (Villa Baruziana di Bologna) tali dati assumono proporzioni veramente impressionanti, in quanto non solo è aumentato il totale complessivo, ma anche il numero di applicazioni per singolo paziente.
· Fra l’estate ‘97 e la primavera ‘98, un altro episodio inquietante: l’apertura di un Presidio di Diagnosi e Cura presso una struttura privata (Villa Igea di Modena), in aperta violazione delle leggi 180/78 (legge Basaglia) e 833/78 (riforma sanitaria). Questa decisione rappresenta forse uno dei dati più negativi per la psichiatria della nostra regione ed è solo uno dei tanti segnali provenienti da una realtà, quella modenese, che sta affrontando i problemi psichiatrici nel modo peggiore, nel modo più lontano possibile ad una metodologia di stampo basagliano. A nulla sono valse le interpellanze (nazionali e regionali) di Rifondazione Comunista, un ricorso al TAR da parte della Consulta regionale, appelli di operatori e familiari: il Diagnosi e cura presso Villa Igea è stato ufficialmente inaugurato lo scorso 20 aprile.
· Problemi anche a Parma, in relazione agli ex degenti dell’O.P. di Colorno, ai quali, pur in assenza al momento di precise direttive nazionali, è stato chiesto dall’AUSL, con l’avallo dell’Assessorato regionale, una compartecipazione alle spese di carattere ‘alberghiero’, ossia quelle non strettamente sanitarie. Ciò succede mentre si segnalano ancora 40 casi di pazienti ricoverati a Colorno in condizioni non certo ottimali.
Il  percorso rapidamente descritto - che passa anche attraverso l’istituzione dei Dipartimenti di Salute Mentale, anch’essi non privi di elementi di criticità - non ci fa, dunque, ben sperare. Viene da domandarsi allora: quale scenario potrà configurarsi in futuro per la psichiatria nel nostro paese, se persino nella rossa Emilia-Romagna, una volta punta di diamante delle esperienze psichiatriche più innovative e democratiche, assistiamo ad un pericoloso arretramento delle metodologie di intervento per il disagio mentale?
 

Patrizia Cantoni
- consigliera regionale PRC Emilia-Romagna
componente della Commissione consiliare ‘Sicurezza Sociale’