intervista a Rocco Giacomino, capogruppo regionale PRC, a cura di Guido Pasi
Recentemente in Consiglio Regionale, è stata approvata una legge sul lavoro. Il Gruppo Consiliare del PRC ha espresso un voto contrario, perché?
Il PRC ha votato contro questa legge in quanto, lo abbiamo più volte ripetuto in aula l'impianto complessivo era troppo interno alle logiche contenute nel "Patto sull'occupazione" siglato a Roma tra le parti sociali e criticato dal PRC.
Per noi flessibilizzazione e precarizzazione non sono le vie per creare nuovi posti di lavoro, se aggiungiamo che la legge regionale prevede anche una "manciata di soldi" di soldi alle imprese (20 miliardi in quattro anni), si comprende che il nostro giudizio non poteva che essere di assoluta contrarietà.
Anche il sindacato, diversamente da quanto è avvenuto a livello nazionale, ha espresso un giudizio negativo su questa legge. Come valuti questa storica separazione tra sindacato e centro - sinistra: è vero, come ha detto l'Assessore Rivola, che il sindacato è appiattito su Rifondazione ?
Sono tentato di risponderti con una battuta: la Giunta La Forgia è riuscita nel miracolo di ampliare lo schieramento di opposizione, oltre a Rifondazione ed al centro - destra, si è aggiunto anche il sindacato che, a livello regionale, è sempre più spesso in posizione fortemente critica verso questa Giunta, sui temi della sanità, della casa e dello stato sociale in generale. Una battuta certo che ha una sua verità interna, basti appunto pensare alle critiche "durissime" che la CGIL ha rivolto a questa "legge regionale sulle politiche del lavoro". Quanto alle considerazioni "insensate" di Rivola (lui ha definito così, senza senso, le critiche della CGIL alla legge) noto due fatti, sui quali invito a riflettere tutto il partito:
a) per la prima volta la CGIL, su un tema decisivo come quello dell'occupazione, radicalizza il suo contrasto con la Giunta La Forgia;
b) il ruolo svolto dal nostro partito non è stato ininfluente sull'orientamento del sindacato, anzi diciamo pure che lo ha favorito. In ultimo, ovviamente, mi guardo bene dal condividere l'affermazione di Rivola in quanto noi siamo rispettosissimi del ruolo e dell'autonomia del sindacato, anzi spesso siamo critici proprio perché gli chiediamo di esercitare appieno e fino in fondo il proprio ruolo.
Eppure, nonostante tutto, si può dire che in questa vicenda c'è il segno positivo dell'iniziativa di Rifondazione Comunista. In che cosa consiste?
Il segno positivo lo misuri sulla accresciuta capacità di interlocuzione e costruzione di rapporti del partito verso altri soggetti e forze sociali come il sindacato. In particolare in questa vicenda, pur votando contro la legge, abbiamo strappato qualche modifica positiva come all'art. 1 laddove tra le finalità della legge si indica l'allargamento della base occupazionale e la promozione di interventi di formazione continua, modifiche che però non hanno inciso sull'impianto complessivo che è rimasto inaccettabile.
Dunque l'opposizione coerente, in questo caso, ha pagato, almeno un po'. Che ne pensi del fatto che l'Assessore Borghi (di uno dei due gruppi Verdi presenti in Consiglio) abbia poi esaltato la presenza nel documento di fatto imposto dal PRC, dell'obbiettivo della riduzione d'orario?
Direi che ha pagato l'opposizione coerente ed anche un certo grado di determinazione e fermezza che il Gruppo ha mostrato, prima annunciando e poi iniziando una fase ostruzionistica che ha rallentato i lavori del Consiglio per due giorni. Avevamo infatti presentato oltre un centinaio di emendamenti e sub - emendamenti. L'ostruzionismo è uno strumento delicato che va usato con moderazione e deve essere congruo e giustificato dal tema in discussione, in questo caso tali elementi vi erano tutti.
Dunque, durante la fase ostruzionista, si è aperto un confronto, e diciamo pure una trattativa serrata, con le forze del centro - sinistra che ha portato ad un accordo tra il PRC e la maggioranza su un ordine del giorno, poi sottoscritto dai Capigruppo, che impegnava la Giunta, nelle direttive e negli atti applicativi della legge, a favorire forme di riduzione dell'orario di lavoro.
Tale accordo ha sbloccato la situazione ed il PRC ha ritirato gli emendamenti. Non voglio enfatizzare ed esaltare il risultato più del dovuto, ma mi pare di poter ragionevolmente dire che questa vicenda, per le modalità con cui si è sviluppata e l'approdo a cui è giunta, ha mostrato un partito più forte e maturo, che si pone anche il problema di modificare, sia pur parzialmente, il corso degli eventi; abbiamo dunque fatto politica. Quanto al verde Borghi saluto con piacere la sua dichiarazione, aggiungo solo che avrei gradito anche un suo maggior protagonismo durante la discussione in aula ma si sa la vittoria ha tanti padri. La mia penultima domanda serviva in realtà ad arrivare a questo punto cruciale: Rifondazione Comunista pone al centro - sinistra il tema del superamento della discriminazione politica che l'ha esclusa dalle maggioranze nel 1995. Proprio questo episodio però ci fa constatare come, da parte sua, Rifondazione faccia bene ad escludere in ogni caso accordi di basso profilo programmatico.
Dunque, dopo quasi due anni di esperienza, come stanno i nostri rapporti col centro - sinistra regionale? Ci sono segni di avvicinamento?
Il PRC è all'opposizione di questa Giunta, un'opposizione seria e costruttiva, che si misura con il merito dei problemi, cerca il dialogo ma non fa sconti. Il contenzioso programmatico con la maggioranza è lungo; si va dalle politiche della casa, a quelle del personale, dai trasporti (vedi variante di valico ed alta velocità), alle politiche sanitarie, al sistema delle consulenze ed incarichi esterni. Dunque una sequela di dissensi sui contenuti programmatici, ma nel contempo ho il dovere di cogliere e valorizzare i fatti nuovi che si producono ad esempio il discorso di insediamento del Presidente La Forgia, dopo le dimissioni di Bersani, con il quale ha rotto il muro di incomunicabilità fra Ulivo e PRC, dichiarando la necessità del dialogo con Rifondazione Comunista anche in Emilia-Romagna dove ha pesato, molto più che altrove, la discriminazione anticomunista.
In sintesi direi che oggi si sono stabilite le condizioni minime per il confronto programmatico, sulla riduzione d'orario, sulla famiglia e su altri temi ci sono state convergenze, ma permangono contrasti su punti di programma decisivi.
Inoltre ancora aspettiamo una risposta alla nostra proposta di "un patto di consultazione" tra Ulivo e PRC, inteso come luogo in cui confrontarsi sui grandi atti come il Bilancio o leggi e delibere importanti, prima che i provvedimenti arrivino in Consiglio.
Questo silenzio è il segno di una difficoltà all'interno della stessa coalizione.
Noi siamo pronti al confronto, è ovvio però che la nuova fase richiede a tutto il partito in Regione un inedito sforzo per accrescere le capacità di proposta ed elaborazione programmatica.
di Michele Bonforte (responsabile lavoro della segreteria regionale PRC)
I dati sulla disoccupazione in Emilia-Romagna evidenziano un andamento diverso da quello nazionale, sia per la dimensione del fenomeno, che per le sue caratteristiche interne. Il tasso regionale di disoccupazione per il 1995 è stato del 6,06%, in pratica circa la metà di quello nazionale. Questo dato disaggregato per provincie ci segnala una situazione di reale allarme occupazionale nella provincia di Ferrara con un tasso dell'11%. Nelle provincie esterne (Piacenza, Ravenna, Forlì e Rimini) abbiamo un tasso del 7-8% ed uno del 4-5% nelle provincie centrali (Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna). Ancora più espressivi sono i dati sulla composizione per età, sesso e precedente esperienza lavorativa dei disoccupati: la metà circa dei disoccupati in regione lo è da oltre 12 mesi (disoccupati di lunga durata) e l'età prevalente (oltre il 45%) è oltre i 29 anni. Fra i disoccupati di lunga durata prevale (58%) chi ha avuto un precedente rapporto di lavoro. Infine i dati demografici della regione mostrano come il saldo naturale negativo sia stato compensato solo dalla manodopera immigrata, che rappresenta un dato strutturale del mercato del lavoro in Emilia Romagna. Nel 1996 sono oltre 60.000 i residenti provenienti da fuori regione. Di questi, la metà proviene dal sud d'Italia e solo 1/4 da paesi esteri. L'immigrazione si dirige in gran parte nelle provincie centrali dove permane una richiesta insoddisfatta di lavoratori in mansioni specifiche.
Questi dati suggeriscono che una politica per l'occupazione deve essere: a) fortemente localizzata nelle aree di maggior tensione occupazionale, per incentivare le aziende ad assumere manodopera o per incentivare la nascita o l'insediamento di nuove aziende; b)mirata ad affrontare processi di crisi e/o mobilità di grandi e medie aziende, che rischiano processi di ridimensionamento o di spostamento delle produzioni all'estero; c) di supporto alla mobilità geografica per i lavoratori che accettano di immigrare nelle zone a più alta richiesta, sia che provengano dalla regione, dall'Italia o dall'estero.
Occorre una rete di servizi per l'accoglienza e l'inserimento nella comunità ospite a partire dalla questione abitativa. Le retribuzioni non esaltanti (media 1.600.000) e gli affitti impossibili (media di 800.000) oltre ad un livello di costo della vita fra i più alti del paese, rendono spesso l'immigrazione un pessimo affare per i giovani provenienti dal sud di Italia. I lavoratori extracomunitari di fronte a queste condizioni economiche sono spesso costretti ad un circuito di marginalità (coabitazioni superaffollate, posti letto abusivi...) che poi si scarica sul livello di convivenza della zona ospite, oltre che sulla qualità della vita del lavoratore stesso e sulla sua reale possibilità di integrazione sociale e culturale.
La caratteristica principale della disoccupazione in regione sembra essere quella del disagio sociale. Ciò non in riferimento alle sole categorie classicamente considerate disagiate (ex detenuti, handicap...) ma ad una più ampia fascia di lavoratori con aspettative e con abitudini di vita non confacenti a determinati ambienti di lavoro. Molto ci sarebbe da dire sull'intensità dei ritmi di lavoro e sulla feroce competizione che è stata adottata nelle aziende. E' così che si può leggere il dato preponderante di disoccupati non più giovanissimi che hanno avuto più esperienze di lavoro. Occorre un approccio individuale, un percorso di formazione per l'inserimento in ambienti di lavoro adeguati alla specifica problematica del disoccupato. Al centro dell'azione pubblica devono essere l'esigenze del lavoratore. Solo così si può pensare ad una politica di incentivi per le aziende (seguendo il positivo modello francese delle politiche di inserimento). Se queste sono le premesse, il progetto di legge regionale affronta la questione da un'ottica completamente sbagliata:
-l'attenzione non è centrata sul lavoratore e sui percorsi formativi per lui più adeguati, ma sulle imprese, -vi è una netta frattura fra reale situazione occupazionale in ragione e le proposte di intervento,
-prevale la stretta aderenza all'ideologia del mercato a prescindere e contro i fatti medesimi!
Un esempio clamoroso di questa falsa coscienza è la questione dei CLF (contratti di formazione e lavoro). E' da due anni che all'aumento dei CLF si registra contemporaneamente un aumento dei licenziamenti dei giovani alla scadenza del CLF medesimi. E' evidente che perfino in una realtà economicamente salda, come quella regionale, gli incentivi alla formazione vengono sempre più utilizzati come forma di abbassamento del compenso dei lavoratori o degli oneri per esso dovuti e come forma di precarizzazione del lavoro.
Ma invece di prendere atto di questo fenomeno regressivo e di separare la formazione dalla prestazione lavorativa, la proposta di legge regionale si spinge pericolosamente verso la privatizzazione e l'aziendalizzazione della formazione professionale. Tutto il sistema di incentivi previsti si basa sul passaggio della formazione da strutture pubbliche a strutture create dalle associazioni padronali o persino all'azienda medesima. Siamo di fronte ad una ennesima erogazione di fondi pubblici ai privati, con scarsa, se non nulla, capacità di verifica pubblica. Non si combatte la disoccupazione incentivando la precarizzazione del lavoro. Con la formazione "on the job", si spaccia per formazione la prestazione iperflessibile e dequalificata di lavoratori sottopagati. Rifondazione Comunista non potrà mai condividere la filosofia di fondo che ispira questa legge.
La brutalità iperliberista di questa legge ha suscitato dapprima forti perplessità nel sindacato e, alla fine, un'opposizione aperta della CGIL.
Difatti il confronto nel merito della legge non ha solo evitato di tener conto delle proposte di Rifondazione ma ha anche ignorato la posizione della CGIL per accondiscendere alle richieste unilaterali della Confindfustria.
Altri dovrebbero essere i terreni di intervento: incentivare la riduzione d'orario soprattutto nelle aziende che chiedono di mettere in mobilità i lavoratori, avviare politiche di formazione mirate sia alle esigenze delle aziende che ai processi di crescita dei disoccupati di lunga durata, agevolare la migrazione anche interna alla regione offrendo accoglienza ai lavoratori che si spostano, intervenire su contratti CFL per evitare la loro trasformazione in strumento di precarizzazione del rapporto di lavoro.
Ecco l'illustrazione del Progetto di legge del Gruppo di Rifondazione Comunista
1. Il problema della disoccupazione colpisce anche la nostra regione e, in alcune provincie, insorge in modo particolarmente acuto aggirandosi attorno al 10%.
A nostro parere si può e si deve parlare dunque di un'emergenza occupazione anche in Emilia-Romagna soprattutto in considerazione della forte crescita produttiva verificatasi senza alcun beneficio in termini di incremento dei posti di lavoro.
Una simile priorità richiede interventi in molteplici settori ma, tra le misure utili in tal senso, noi riteniamo ve ne sia una che può essere introdotta con benefici notevolmente superiori alla spesa che comporta:la Valutazione d'Impatto Occupazionale (V.I.O).
Tale procedimento si basa sull'introduzione di un parametro di valutazione aggiuntivo a quelli che tradizionalmente vengono impiegati nel processo di decisione di ogni opera pubblica. Oggi se ne valuta l'utilità, la necessità, l'impatto ambientale, etc. Normalmente si attibuisce ad esse una generica positività sul piano occupazionale basandosi sull'automatismo tra sviluppo dell'intrapresa e conseguente ricaduta occupazionale. Ma come abbiamo visto questo ciclo virtuoso si è spezzato ed oggi ad una maggiore attività dell'impresa non corrisponde necessariamente un maggior tasso di occupazione.
Nessuno intende regredire dalle tecnologie che rendono possibile questo forte risparmio di lavoro, diverso sarebbe invece il discorso per l'altra leva che rende possibile questa situazione: la precarizzazione della condizione dei lavoratori.
Ma, data questa situazione, occorre che gli Enti Pubblici decidano di attivare politiche attive a favore del lavoro. Una di esse può consistere nel considerare titolo preferenziale nell'assegnazione di un appalto o di una fornitura anche le conseguenze che esso può produrre sull'aumento dell'occupazione nei settori interessati all'investimento, naturalmente unitamente ad una marcata attenzione alla sua ecocompatibilità. A questo serve una procedura di Valutazione d'Impatto Occupazionale.
La V.I.O evidenzia tra le varie alternative quella capace di aver migliori risultati in termini di incremento dell'occupazione e pone quindi il decisore pubblico in grado di assumere scelte responsabili arricchendo la qualità della procedura della spesa pubblica.
La V.I.O si colloca tra le altre scelte a favore dell'occupazione che la Regione Emilia-Romagna può intraprendere, come una misura inequivocabile di programmazione e tutela del lavoro.
L'adozione di una legge che introduce la V.I.O avrà, oltre all'effetto di introdurre il criterio occupazionale tra quelli privilegiati in ogni scelta, quello di rendere più trasparenti le decisioni assunte in tutti i loro aspetti, portando in superficie, oltre ai criteri tecnici, funzionali ed economici, anche quelli occupazionali, fino ad ora considerati in maniera implicita e quindi mai valutabile con oggettività.
per avere il progetto di legge:
http://www.regione.emilia-romagna.it/consiglio/contcons/grrif/vio.txt
di Guido Pasi
Nel mese di Ottobre è piovuto. Molte terre sono state sommerse e con esse case e altri beni, soprattutto in Romagna. A 30 anni dall'alluvione di Venezia e Firenze i giornali hanno parlato ancora una volta di "rivolta della natura" oppure, più prosaicamente di "calamità naturale" o di "evento straordinario". Eppure di questi "eventi straordinari" si parla, in Italia, ogni anno, mentre si continua a costruire nelle aree di pertinenza dei corsi d'acqua, per citare un solo esempio di colpevole continuismo.
La questione è stata sollevata dal Gruppo di Rifondazione Comunista il Regione con numerose interpellanze, che muovono da una considerazione elementare : ora per ripare al danno subìto sono necessarie spese per centinaia di miliardi di interventi straordinari, non sarebbe finalmente il caso di trarre lezione dall'accaduto e di superare la logica dell'emergenza e degli investimenti destinati solo a grandi opere spesso inutili o dannose e di prevedere invece interventi economici rilevanti da destinare alla manutenzione permanente del territorio? Una scelta questa che porterebbe, oltre ad una maggiore sicurezza per le persone e le cose in caso di eventi atmosferici che per nessuna ragione possono considerarsi "straordinari", un significativo incremento dell'occupazione? Si potrebbe insomma ripetere, in forma nuova e diretta a restituire, anzichè a sottrarre pertinenza alle acque, quella particolarissima forma di New Deal che furono le bonifiche a cavallo dei due secoli. Alla base della nostra storia sociale di comunisti emiliano-romagnoli stanno quei braccianti e quella grande cultura del territorio che essi impersonificarono, oggi noi proponiamo di rinnovare quella tradizione sostenendo la nascita di nuove figure di "manutentori", affrontando finalmente con la prevenzione sia l'emergenza ambientale che quella occupazionale.
Avevamo già posto questa questione nel nostro programma per le elezioni regionali e in numerosi programmi locali. Normalmente a queste proposte abbiamo sempre sentito parole di generico assenso, mai seguite dai fatti. Praticamente non c'è sindaco del Centro-Sinistra che non abbia dichiarato solennemente di assumere il progetto per l'occupazione elaborato da Legambiente. Eppure nessuno, o quasi, ha poi intrapreso seriamente un'azione destinata a creare lavoro attraverso i lavori socialmente utili o quelli di miglioramento della qualità urbana o ambientale. Ecco perchè, in questo numero del nostro bollettino che su questa questione torna spesso, occupandosi della legge regionale sul lavoro, del nostro progetto di legge di Valutazione dell'Impatto Occupazionale e di turismo, abbiamo chiesto e ottenuto di ospitare un articolo del Presidente Regionale di Legambiente.
Chissà che non serva a rinnovare la memoria e a spronare, almeno questa volta, anche all'azione.
di Luigi Rambelli, Presidente regionale Legambiente
Non c'è dubbio che di acqua ne è piovuta tanta. Ma molti si chiedono, e noi fra questi, se il territorio era pronto a riceverla. La risposta è no. Legambiente ha organizzato a Firenze "Angeli del fango", una serie di iniziative per ricordare la straordinaria mobilitazione di giovani che 30 anni fa contribuì a salvare dal "fango" tante opere d'arte colpite dall'alluvione dell'Arno. Tra la documentazione predisposta per l'occasione, una simulazione di quello che potrebbe accadere se cadesse di nuovo tanta acqua. Il risultato è che il disastro sarebbe anche peggiore. Nel nostro caso per una serie di casi fortuiti, quasi tutti i fiumi (in questa tornata) hanno retto. Altrimenti i danni sarebbero stati più gravi.
Provo ad elencarne alcuni.
La subsidenza. L'acqua notoriamente si accumula sui terreni bassi e fra questi si collocano quelli che sono stati allagati. Se poi terreni storicamente bassi si abbassano ancora, ci sono delle ragioni. Numerosi studi hanno identificato nell'estrazione di acqua per usi agricoli, industriali e potabili, i motivi principali dell'abbassamento del suolo. A questi si aggiunge una naturale compressione dei terreni più recenti, ad esempio quelli di recente bonifica. Il piano di difesa della costa indica l'estrazione eccessiva di acqua dalle falde e di gas metano fra le cause principali della distruzione delle spiagge. Stupisce molto che, con gli elementi a disposizione, ci sia ancora chi spinge per una ripresa di estrazioni di gas anche sottocosta. Altro elemento di sorpresa è che non si metta un freno alla proliferazione di pozzi privati che sono molte migliaia, 10.000 in tutta la Romagna, come dimostrano le richieste di condono pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale. Dove questo è stato fatto l'abbassamento del terreno si è quasi fermato.
L'uso dissennato del suolo. E' noto a tutti che una delle cause fondamentali degli allagamenti è l'eccessiva impermeabilizzazione del suolo. La dilatazione dei fabbricati, la costruzione di nuove strade ed infrastrutture coperte di asfalto e cemento, ha fatto diminuire la capacità di assorbimento idrico. E' quindi maggiore la quantità che accumula nei fossi e canali di scolo nell'unità di tempo. Le nuove coltivazioni, sempre più frettolose, ricche di somministrazione di concimi chimici, povere di sostanze organiche, meno attente al futuro agricolo del terreno, hanno provocato una diminuzione della capacità di assorbimento del suolo agricolo.
I limiti della progettazione. Abbiamo potuto vedere che una serie di allagamenti è stata causata dall'esistenza di vere e proprie barriere artificiali. Argini trasversali, rilevati stradali che hanno costituito vere e proprie barriere al deflusso dell'acqua; tubi di sezione inferiore al volume d'acqua dei fossi sono la dimostrazione che in parecchi casi progettisti e collaudatori hanno lavorato male, confidando più che altro nella fortuna. Ma compito dei progressisti è prevedere le situazioni critiche come quella che si è creata.
La manutenzione. Fognature intasate e a volte da rifare; una rete scolante in condizioni discutibili, assenza di aree nelle quali far confluire le acque eccessive per la rete in modo controllato. A questo - oltre che a scopi naturalistici e produttivi - può servire la creazione di casse di espansione su terreni particolarmente bassi e a rischio di allagamento. Significherebbe sapere dove mettere l'acqua che non piove più. Forse sarebbe anche economicamente più sostenibile che dover tirare via l'acqua con le idrovore in continuazione e alzare sempre di più gli argini.
Le responsabilità. Se la difesa del suolo e la sicurezza idraulica avessero potuto contare su di un impegno analogo a quello profuso dalla Regione e dagli Enti Locali per nuove grandi opere miliardarie (es. Variante di valico, Alta Velocità, E 55) forse avremmo risolto tutti i nostri problemi. Ad ogni allagamento, i Consorzi di Bonifica, chiedono miliardi per nuove opere, sempre più costose (forse anche perché per legge il 12% dell'importo va nelle casse dei consorzi). Tutti i proprietari dei beni immobili agricoli ed extra agricoli pagano un contributo ai consorzi di bonifica. I soldi pagati devono servire per "l'esercizio", la "manutenzione", e la "vigilanza sulle opere e gli impianti di bonifica e di irrigazione". Abbiamo più volte chiesto lumi a vari consorzi per capire come sono spesi, ma abbiamo ricevuto soltanto risposte evasive dall'Unione Regionale. Leggo sulla stampa che i tributi dei cittadini, per almeno il 50% sono spesi per il funzionamento del consorzio. Spero che non sia vero.
Nelle scorse settimane il Gruppo del PRC in Regione ha depositato un progetto di legge che chiede la chiusura degli attuali Consorzi di Bonifica, riservando alle Province l'intera gestione degli interventi e dei compiti in materia, e pone ordine al vigente sistema contributivo che impone ai proprietari di immobili, ricadenti in insediamenti urbani dotati di pubbliche fognature, un balzello ingiustificabile che viene incassato dai Consorzi. Il progetto è stato sottoscritto anche dal Capogruppo dei Democratici Cotti e dal Consigliere pidiessino Giovanelli, primo firmatario di altre due successive proposte di legge di analogo contenuto che hanno ricevuto il consenso di quasi tutti i gruppi consiliari. Si è dunque formalizzato in Consiglio regionale uno schieramento ampio e trasversale a tutte le forze politiche (tranne il PPI) che punta ad una profonda revisione del ruolo degli attuali 15 Consorzi che operano in Emilia-Romagna.Il nostro progetto chiede il trasferimento delle competenze di difesa del territorio dal rischio idraulico, attualmente in capo ai Consorzi, alle Province ed, in subordine, alle Comunità Montane, attuando appieno la legge 142/90 che assegna alle Province compiti di tutela ambientale e prevenzione delle calamità. In sostanza chiediamo un riordino ed una semplificazione dei soggetti che operano in materia di difesa del suolo, oggi sono troppi: Magistrato per il Po, Autorità di Bacino, Consorzi di Bonifica, Province e Regioni, ciò determina inefficienze e grandi difficoltà per individuare eventuali responsabilità ed inadempienze.
Dunque, diverse forze politiche e diversi consiglieri regionali pongono una questione seria, e non più rinviabile, ossia il riordino della legislazione regionale in materia di bonifica.
Difronte a tali richieste, il Presidente regionale della Unione delle Bonifiche risponde in maniera scomposta e rabbiosa avviando una campagna stampa su tutti i quotidiani della regione per demonizzare le proposte di legge presentate in Consiglio regionale e cercare di accreditare una immagine dei Consorzi quali unici paladini della difesa del territorio dall'emergenza idraulica. Basta conoscere un po' la materia per accorgersi che ciò non corrisponde a verità, mentre si è di certo più vicino al vero nel sostenere che i Consorzi costituiscono "centri di potere", prima democristiani, oggi vicini ai popolari e non solo, e pertanto "intoccabili" e difficili da smantellare.
Rocco Giacomino
A proposito del disegno di legge di Livia Turco
Anche le coppie non sposate ma con figli minori devono essere inserite fra le priorità previste nel disegno di legge che istituisce facilitazioni per la locazione e l'affitto della casa da parte di giovani coppie o famiglie monoparentali, approvato dal Consiglio dei Ministri su proposta di Livia Turco. Se la Ministra del PDS aveva previsto che queste misure riguardassero solo le coppie regolarmente sposate, una vistosa correzione di rotta le è stata chiesta da una risoluzione approvata dal Consiglio Regionale dell'Emilia-Romagna.
Quest'ultima era stata presentata da Lamberto Cotti (Democratici) Andrea Gnassi e Katia Zanotti (PDS) Rocco Giacomino (PRC) e Daniela Guerra (Verdi) ma, al momento del voto, dopo un lungo dibattito, l'approvazione è avvenuta con l'astensione di un membro del gruppo del PDS (Ballarini), senza i voti del PPI e senza il voto di Cristina Ceruti, presidente del Consiglio Regionale e facente parte del gruppo dei democratici.
La maggioranza che regge la Giunta Regionale si è dunque divisa significativamente per la prima volta su una questione che riguarda le politiche familiari. E' poco per trarne considerazioni di carattere politico generale, ma certamente si tratta di una buona premessa per cambiare in Parlamento il Progetto Turco che, come ha detto Rocco Giacomino intervenendo,
"va criticato per il suo familismo che non si confronta con i fenomeni che si presentano nella società, operando una discromonazione inaccettabile".
CONSIDERATO
- che l'integrazione europea è ritenuta una priorità che però deve e può essere conseguita senza diminuire ulteriormente la copertura dello stato sociale, anche in considerazione dei già pesanti sacrifici sopportati dal mondo del lavoro e dalla parte più debole della collettività;
- che per elementari principi di equità e di giustizia sociale la prossima Finanziaria debba assumere obiettivi tesi al recupero dell'evasione e dell'elusione fiscale e contributiva, nonché forme di tassazione straordinaria per i redditi più elevati.
In considerazione delle valutazioni in premessa e quale atto di assunzione di responsabilità
PROPONE
- in assenza di analogo provvedimento sulle indennità parlamentari ed il conseguente automatismo sulle indennità regionali, che venga istituita una trattenuta del 10% sulla indennità dei Consiglieri regionali come contributo per il 1997 a disposizione del Ministero delle Finanze nell'ambito della manovra finanziaria e con l'obiettivo della riduzione del debito pubblico;
IMPEGNA LA GIUNTA
- ad individuare urgentemente gli strumenti legislativi e tecnico-contabili per l'attuazione di quanto proposto.
ROCCO GERARDO GIACOMINO
PATRIZIA CANTONI
CARLO RASMI
di Angelo Bariani
Già da tempo il "ministro degli esteri" del Vaticano, monsignor Tauran, aveva incontrato ministri cubani per rendere possibile (forse già nel corso del 1997) una visita pastorale del Papa a Cuba (unico paese latino- americano non visitato dal capo della Chiesa di Roma). Recentemente, in una omelia, l'arcivescovo dell'Avana, cardinale Jaime Ortega, ha parlato di "forte coincidenza di punti di vista" tra il Governo e la Chiesa, per quanto riguarda il ruolo sociale, personale, familiare e nazionale dei cattolici. Parlare di "disgelo" in un paese tropicale sarebbe del tutto fuori luogo, ma certo qualcosa, dopo la visita di Fidel a Roma sta succedendo e, in particolare, quello che sta succedendo potrebbe "congelare", quella sì, la famigerata legge Helms Burton.
Oggi, Cuba e il suo popolo, vivono ancora sotto la morsa dell'embargo americano perpetrato proprio dalla"Helms-Burton", una disposizione che colpisce chi intrattiene rapporti commerciali con Cuba.
Nonostante proteste, prese di posizione, appelli, e soprattutto nonostante l'isolamento statunitense, nell'ultima fase del mandato presidenziale di Clinton, si era generato un vero e proprio conflitto tra USA ed Europa sulla legge Helms-Burton, il bloqueo criminale non è infatti ancora caduto, benchè contro di esso continuino a pronunciarsi anche il Canada e il Messico, partner economici degli USA nel NAFTA.
Ora Clinton è stato riconfermato Presidente degli Stati Uniti d'America e il suo cerchio ristretto si riempie di repubblicani moderati. Una evidente virata a destra che già si era vista nella campagna elettorale condotta con gli argomenti ed anche con i finanziamenti che tradizionalmente andavano ai Repubblicani.
Tra questi vi erano certamente anche molti di quei Cubani della Florida che hanno fatto sì che Climton espugnasse lo stato del sud, da sempre roccaforte Repubblicana.
Cuba non ha commentato la vittoria del presidente americano, ha sottolineato invece sulle pagine del "Gramna" la rielezione dei repubblicani Ileana Ross Leal e Lincoln Diaz Balart, considerati i più acerrimi avversari del presidente Fidel Castro, e dei senatori repubblicani Jesse Helms e Dan Burton, rieletti rispettivamente in Carolina del Nord e Indiana, autori appunto della legge per l'embargo che porta il loro nome.
E' per questo che la "diplomazia vaticana" appare una forte arma per Cuba, e il Papa, se proseguirà sulla via già intrapresa del dialogo con Cuba, potrà realmente rappresentare una grande speranza per rompere l'embargo.
Contro questa eventualità, nel nostro paese, si muove un estemporaneo "Comitato italiano per i diritti umani a Cuba" che ospita alcune figure assai poco credibili quanto ad amore di libertà (Berlusconi e Fini tra gli altri) e che chiede al Pontefice di "esercitare pressioni su Castro circa i diritti umani".
Secondo noi è assurdo e ingiusto attaccare un paese dove mai c'è stato un solo "desaparecido", dove nessuno è mai stato torturato, dove a tutti sono garantiti i beni di prima necessità nonostante l'odioso embargo economico, politico e culturale imposto dagli Stati Uniti e dove la mortalità infantile ha percentuali analoghe a quelle dell'Europa occidentale, ben lontane dalle cifre da olocausto del resto dell'America latina. Ma il vieto anticomunismo è la malattia congenita della destra, anche se si rivela un arnese piuttosto spuntato.
Il Consiglio Regionale dell'Emilia Romagna, il 18 settembre scorso, ha approvato, su iniziativa del nostro gruppo consiliare, una risoluzione su Cuba che respinge la legge Helms-Burton e chiede la fine del blocco di Cuba.
La risoluzione, contro cui si sono pronunciati i consiglieri di destra, fascisti e berlusconiani in prima fila, è stata votata da tutte le forze del centro-sinistra, confermando un'amicizia con Cuba che è assai radicata nella nostra regione. Da qui sono recentemente partite attrezzature sanitarie dirette ad un ospedale cubano, anche qui non senza sollevare gli strali della destra, e continuano ad essere numerose le inziative economiche a sostegno di Cuba che la Regione Emilia-Romagna prende, col sostegno del Gruppo Comunista. Quest'ultimo ha in avanzata fase di preparazione anche un progetto di legge sulla cooperazione internazionale che, se verrà adottato, consentirà di intensificare ancora di più gli aiuti anche a Cuba.
di Patrizia Cantoni
Forte confusione d'intenti per quello che riguarda la sanità in Regione Emilia-Romagna e nubi sempre più fosche si raccolgono sul Servizio Sanitario, sul quale sarà sempre più difficile confrontarsi sulle proposte e sui progetti presentati se si continuerà ad avere posizioni contrastanti nella maggioranza.
Caso emblematico è il contrasto tra il P.D.S. imolese che si è espresso a difesa dell'autonomia dell'A.U.S.L. cittadina e il P.D.S. bolognese che chiede l'accorpamento delle quattro A.U.S.L. Provinciali in un'unica A.U.S.L. Metropolitana.
In questa confusione di proposte noi ci manteniamo in una chiara posizione di difesa dei servizi e di un loro giusto decentramento sul territorio e chiediamo che alla giusta ricerca della razionalizzazione della spesa si affianchi la volontà politica di mantenere un Servizio Sanitario pubblico efficiente e di qualità. Perciò, come imolese, rivendico l'autonomia dell'A.U.S.L. di Imola che peraltro è giunta ad un pareggio di Bilancio attraverso tagli e ristrutturazioni, spesso contrastati, e non indolori per i cittadini, i quali della soluzione dell'accorpamento con Bologna, che ha un deficit di Bilancio di molti miliardi e che già ci chiede di tagliare ulteriori posti letto a Imola, non ne vogliono sapere.
Come comunista sostengo la lotta di chi si batte contro la chiusura degli Ospedali e dei servizi sul territorio che vengono ritenuti efficaci e di grande utilità per i cittadini, già fortemente penalizzati da tagli e tickets e richiamo ad un ripensamento chi persegue una politica di impoverimento del Servizio Sanitario pubblico a favore di un potenziamento della sanità privata, la cui efficienza e soprattutto la cui qualità è tutta da provare.
E' iniziato in queste settimane l'esame in Commissione Ambiente e Territorio del progetto di legge del PRC di modifica alle norme che disciplinano il canone degli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica. Il Progetto di Legge, firmatari i consiglieri Giacomino, Cantoni e Rasmi, si prefigge l'obiettivo di rapportare il canone degli alloggi di edilizia residenziale pubblica al reddito effettivo della famiglia occupante e non più al valore erariale e di mercato dell'immobile. Tale innovazione è profonda in quanto si passa dal considerare la casa come un fatto meramente patrimoniale ad una concezione che la considera strumento di soddisfacimento di un bisogno primario e di un diritto costituzionalmente garantito. Il canone di riferimento, sebbene determinato con le modalità della legge 392/78 al fine di tener conto della tipologia dell'alloggio (vetustà, metratura ecc.), deve comunque rientrare nei tetti massimi stabiliti in relazione a ciascuna fascia di reddito individuata dalla legge.
La legge giunge al termine di un percorso di battaglia istituzionale e costruzione di mobilitazione e movimento contro la delibera della Giunta emiliana che nel novembre del '95 aumentò fortemente gli affitti delle case popolari.
La regione Emilia-Romagna è pressochè l'unica, insieme a Veneto e Piemonte rette però da Giunte di centro-destra, che ha approvato una legge ed una successiva delibera che hanno abolito il canone sociale, raddoppiando ed in alcuni casi triplicando i canoni. La maggioranza delle altre regioni invece o non hanno legiferato o hanno approvato leggi che se pur eccepite dai commissari di Governo tentavano di forzare i criteri della delibera CIPE, attualmente sospesa fino al 31/12/96, per ridurre l'entità degli aumenti. Pertanto assistiamo ad una assurdità in quanto dal 1 gennaio di quest'anno circa 60.000 assegnatari IACP dell'Emilia-Romagna stanno pagando forti aumenti, mentre in gran parte del paese, per ora di fatto, questi aumenti sono bloccati.
Tutto ciò conferma l'urgenza di pervenire al più presto ad una Conferenza Stato/Regioni per assumere nuovi orientamenti al fine di salvaguardare la funzione sociale dell'Edilizia Residenziale Pubblica. Dopo la lotta il PRC avanza la proposta e chiede al centro-sinistra un confronto di merito sulle politiche abitative della Giunta regionale.
Anche su questo terreno verificheremo la reale disponibilità al dialogo del PDS e del centro-sinistra emiliano nei confronti del PRC.
di Guido Pasi
La Regione Emilia-Romagna fu una delle prime in Italia ad applicare, nel 1986, la legge quadro sul turismo del 217/1983, creando le APT locali (corrispondenti ai territori delle attuali provincie) e trasferendovi competenze ed esperienze accumulate dalle vecchie Aziende di Soggiorno. Quella esperienza giunse ad una prematura crisi soprattutto a causa della conflittualità ingovernabile tra comuni compresi nella medesima APT e per la presenza di Consigli di Amministrazione pletorici e spartiti secondo logiche da manuale Cencelli, da un lato, e da "camera dei fasci e delle corporazioni, dall'altro". Insomma era oggettivamente difficile promuovere Rimini insieme a Riccione e Milano Marittima si sentiva sacrificata da Ravenna, ma i Consigli, da parte loro, funzionavano davvero male anche per una ragione politica. I commissari di nomina partitica infatti non solo e non tanto erano spesso assai poco competenti proprio in materia turistica ma, come cominciava ad essere di moda negli anni '80, si atteggiavano a "manager" senza un'adeguata cultura di pubblici amministratori. La miscela purtroppo diveniva esplosiva quando le tensioni di campanile si intrecciavano a quelle corporative, spesso rappresentate delle associazioni di categoria nei C.d.A. E tutte insieme non venivano governate sul piano regionale. Quando, nel 1988, venne eliminata la tassa di soggiorno che alimentava le APT, le uniche entrate provenivano loro ormai solo dal bilancio regionale. Fu quasi automatico, a questo punto, che si optasse per una forte verticalizzazione della promozione turistica. Con la Legge Regionale 28 del 1993 conosciuta come Legge Sandri, si istituì una sola APT regionale che, dopo lunghe polemiche iniziò nel 1994 ad operare.
Si aprì così una fase di sottrazione di competenze al territorio che dura fino ad oggi, perché le Provincie, che assunsero una parte delle competenze della APT non avevano in realtà strutture adeguate a gestirle e i Comuni restavano privi di funzioni. La situazione non venne certo migliorata quando, con la Legge Regionale del 22 maggio 1994, si decise che l'APT Regionale fosse guidata non più dall'Assessore Regionale al Turismo ma da un Presidente scelto sulla base di criteri di competenza. Conflitti molto simili a quelli che prima si erano verificati nei Consigli di amministrazione delle APT locali si verificarono allora nel Consiglio di Amministrazione a livello regionale, dove erano rappresentate le "categorie economiche" e le provincie, fino a che, a furia di dimissioni degli amministratori si arrivò ai commissariamenti: prima Poggioli, poi De Bortoli (dimissionato per l'affaire Atlanta di cui parlerò in seguito) e, infine, l'attuale commissario Pasini.
Ora, con decisione tanto disinvolta quanto immotivata, la Regione, ha deciso di fare di necessità virtù. Invece di cercare di costruire un modello amministrativo funzionante per governare l'offerta turistica dei propri territori e delle proprie località, ha deciso di varare una legge, votata in Consiglio questo mese di Ottobre, con la quale ci si affida completamente ad un Amministratore Unico.
Il modello è quello invalso delle AUSL: si nomina un manager e gli affidano poteri e bilancio. A questo punto la verticalizzazione è estrema e il territorio è del tutto orfano: le Provincie hanno compiti di secondo piano, i Comuni, che gestiscono l'accoglienza, decidono le politiche di gestione del territorio, erogano i servizi fondamentali agli ospiti, semplicemente non esistono. E, con loro, non esistono neppure le loro società di promozione cittadina ( o city marketing come si usa dire).
Rifondazione Comunista in Consiglio Regionale si è mossa contro questa logica sia contestando il merito della scelta dell'amministratore unico, sia tracciando le prime linee di un'alternativa di decentramento di poteri.
Sulla prima questione è del tutto ovvio che non ci potesse essere il nostro assenso all'ulteriore passo compiuto dal centro-sinistra, verso la creazione dell'ennesimo super dirigente, dell'ennesima degenerazione personalistica delle funzioni di amministrazione pubblica. Ma in più, c'è da osservare stavolta, qualcosa che supera ogni precedente, compresi quelli dei mega-direttori super pagati in Regione o dei manager delle AUSL: neppure la contemporaneità tra Caso Atlanta e legge sull'APT ha portato consiglio al Presidente La Forgia e alla Giunta.
Cosa era successo infatti ad Atlanta? La Regione Emilia-Romagna in occasione delle Olimpiadi aveva deciso di mettersi in vetrina divenendo sponsor delle trasmissioni olimpiche e creando una "Casa Emilia" nella capitale della Geogia. Costo: un miliardo e 200 milioni dei quali 500 milioni "coperti" da due sponsor privati (Cadey profumi di Piacenza e Consorzio del prosciutto di Parma). Ma il 30 luglio dopo che erano nate le prime polemiche sulla trasferta americana di assessori e loro "ospiti", come Tomba, a spese della Regione, si scopre che le due ditte in questione non ne sanno nulla e negano di aver assunto impegni.
Scoppia il Caso Atlanta e il Commissario De Bortoli viene licenziato sui due piedi perché considerato responsabile della mancata sottoscrizione dei 500 milioni e quindi dell'ammanco che dovrà essere coperto dal bilancio regionale. Più tardi, a Settembre, anche l'Assessore Pieri, rimette la delega al Turismo perché ha avuto notizia di essere indagato, ma La Forgia gliela restituisce subito. Insomma, l'unico responsabile, secondo la Giunta, è De Bortoli. Il Commissario che aveva assicurato alla Giunta che i soldi c'erano. Quantomeno dunque la vicenda di Atlanta avrebbe dovuto far riflettere sul modello del commissario o amministratore unico e a non delegare le scelte politiche a presunti tecnici.
Ma non solo. Il fatto è che spendere quei soldi ad Atlanta era sbagliato in sè, con o senza sponsor, in quanto inefficace prima di tutto dal punto di vista della promozione dell'immagine turistica della nostra regione verso il pubblico televisivo italiano. Con un analogo investimento di denaro infatti si sarebbero potuti avere molti più contatti pubblicitari (spot) e questi sarebbero potuti risultare molto più efficaci di un semplice passaggio della sigla Emilia-Romagna prima di un collegamento televisivo. Negli ambienti pubblicitari si dice che quella è una tipica azione che "vende al cliente" cioè in cui il cliente paga per il piacere solitario di vedere il suo marchio in TV. Quanto al pubblico europeo, principale potenziale obbiettivo della nostra promozione: quello era del tutto escluso. Quello americano invece poteva pensare quello che voleva, anche apprezzare Casa Emilia, tanto da noi non sarebbe mai venuto: da lì le Haway sono più a buon mercato di Bellaria.
Dunque anche la presunta tecnicità della decisione è ben lungi dall'essere dimostrata e forse l'evanescenza degli sponsor non è stato un incidente ma il semplice, inevitabile risultato dell'approssimazione e della confusione che regna sovrana nel settore turistico.
In conclusione allora: o l'operazione è stata gestita da De Bortoli in modo svincolato dal controllo politico, e quindi bisognerebbe ben guardarsi dall'istituzionalizzare un sistema che permette simili castronerie, oppure siamo di fronte ad una decisione e ad una gestione politica dell'operazione che si nascondono dietro al manager, cioè ad uno scaricabarile. Il che depone ancora una volta a sfavore di questo sistema che oscura la responsabilità politica.
In entrambi i casi si dimostra con evidenza che il sistema politico più trasparente è sempre quello che affida le responsabilità politico-amministrative, nel turismo come nella sanità, a pubblici amministratori eletti dal popolo e sul quale il popolo può esercitare la sua influenza col voto.
Per questo il Gruppo di Rifondazione Comunista ha votato contro la nuova legge sull'amministratore unico dell'APT, ma non solo.
Tra gli emendamenti da noi presentati ve ne erano anche alcuni, respinti, che tendevano ad assegnare un ruolo agli Enti Locali ed in particolare ai Comuni.
E' questa infatti la questione nodale e la sua importanza viene particolarmente in luce quest'anno, alla conclusione di una stagione più di ombre che di luci.
Passata l'effetto drogato dalla svalutazione della lira della stagione 1995, vengono in evidenza le debolezze strutturali della nostra offerta turistica.
Queste sono legate certamente ad una molteplicità di fattori, ma ciò non giustifica quella autentica lista della spesa che è stata la relazione di Pieri all'ultima Conferenza Regionale.
Invece di elencare opere e provvedimenti, occorrerebbe, secondo me, invece concentrarsi di più sulla questione della qualità dell'offerta turistica. Forse, si scoprirebbe, che questa non è cosa diversa dalla qualità sociale, urbanistica e ambientale della località che viene promossa. Così come avviene in altri settori, per esempio industriali, anche in quello turistico è del tutto fallace l'idea di competere sul costo, ricavando margini sempre più risicati dalla precarizzazione del lavoro e dallo sfruttamento del territorio. Al contrario, l'Italia avrebbe interesse a potenziare la sua competitività industriale nei settori strategici e fortemente dipendenti dalla ricerca, come le telecomunicazioni, piuttosto che competere attraverso la giapponessizzazione dei rapporti di produzione. Ugualmente, essendo la nostra offerta turistica intrinsecamente dotata di alta qualità, bisognerebbe sostenerne la competitività con un interventi indirizzati al restauro e alla manutenzione del territorio, oltre che urbanistici, e alla ulteriore crescita della qualità sociale delle nostre comunità, che viceversa cominciano a subire i primi segni di un degrado dovuto alla forte svolta liberista in corso. Un esempio di quest'ultimo aspetto vale per tutti: la sanità che regredisce e perde sempre più il suo carattere di presidio territoriale della salute. Ma anche, per quanto riguarda ambiente e città, la scelta di costruire piuttosto che manutendere, di occupare territorio invece di ripristinarlo. Anche qui faccio un esempio, forse impopolare: è giusto costruire una metropolitana di costa da Ravenna a Cattolica, ma nell'ultimo tratto perché scegliere di costruire una grande sopraelevata in cemento invece di aggiungere un binario alla sede ferroviaria attuale, senza sovraccaricare ulteriormente un territorio già così costruito?
Questi aspetti di qualità, secondo me, sono destinati a pesare assai più sul nostro futuro turistico, non solo di tutte le scivolate di stile martelliano-craxiano messe in scena ad Atlanta, ma anche delle più oneste intenzioni promozionali che qualsiasi amministratore potrà mai concepire. La partita si gioca altrove, e fino ad ora non si è dato segno di averlo capito, dato che le potenzialità di autopromozione di molte località non vengono coordinate ed esaltate e molto risorse non sono valorizzate.
Fino a che non si rovescerà, almeno in parte, la piramide, facendo dei Comuni i protagonisti della nostra azione promozionale e collocando l'iniziativa regionale in una giusta prospettiva nazionale e internazionale, il nostro turismo resterà nella crisi strutturale e istituzionale che il caso Atlanta ha messo in luce, facendo anche emergere l'inadeguatezza a risolvere questa questione dell'Assessore incaricato e la grave incomprensione del problema turismo di cui soffre questa Giunta a cominciare dal suo Presidente. Questi infatti non solo avrebbe fatto bene ad accettare la delega rimessa da Pieri, ma avrebbe dovuto cogliere l'occasione, da quel fine intellettuale che è, per promuovere una riflessione organica su tutto il settore. Sono già due le Conferenze Regionali sul turismo che mancano del tutto questo obbiettivo e non c'è tempo di aspettare la terza. Sono infatti più che mai convinto che, come diceva Lord Keynes, "nel medio periodo siamo tutti morti" e che in questo settore più ancora che altrove questo sia assolutamente vero. E' questo tra l'altro un settore sul quale Prodi si è spesso avventurato in profezie assai ispirate, descrivendo un Italia che affidava al turismo una funzione strategica. Possibile che dal centro-sinistra emiliano invece di venire un contributo venga solo un segnale di profondo ritardo?
In merito al processo al movimento studentesco che nel '90 fu denominato della , Pantera il 16 aprile il Gruppo PRC presenta una risoluzione che impegna la Giunta regionale ad attivarsi affinché si arrivi ad una positiva soluzione attraverso il ritiro della costituzione di parte civile del Rettore ed eventualmente al successivo ritiro delle denuncie stesse. La risoluzione è stata approvata.
Il 22 maggio viene presentata una risoluzione di condanna di ogni fatto, atto e comportamento, che miri alla rottura della unità nazionale. Il riferimento esplicito è a Bossi della Lega Nord che ha avviato la campagna di secessione della Padania. "Già la Costituzione repubblicana vigente favorisce e consente, senza intaccarne i fondamenti, ogni intervento di riforma del sistema delle autonomie locali nella direzione di una maggiore rispondenza alle esigenze della società e fornisce gli strumenti per la realizzazione dei diritti e la risposta ai bisogni di tutti i cittadini". Pur ottenendo l'adesione dei Consiglieri Cotti (Democratici) e Guerra (Verdi) la risoluzione non ottiene l'iscrizione all'ordine del giorno.
Il 4 Giugno una mozione del Gruppo PRC Impegna la Giunta Regionale ad intervenire sul Governo affinché differisca ulteriormente i termini dettati dalla delibera del CIPE del 13 marzo 1995 per effetto della quale i canoni di locazione per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica subirebbero notevoli aumenti. La mozione chiede che si convochi immediatamente una Conferenza Stato - Regioni allo scopo di determinare nuovi criteri, tenuto conto delle proposte provenienti da alcune amministrazioni regionali, e per proporre una nuova delibera che, pur prevedendo il raggiungimento del pareggio di bilancio degli enti gestori di edilizia residenziale pubblica, salvaguardi il canone sociale e rapporti il canone ai redditi. La mozione è stata respinta dalla maggioranza che tiene ferma la sua decisione, quasi unica regione in Italia, di aumentare i canoni sociali. N.B. Su questo argomento vedi precedente articolo.
Il 10 Giugno una risoluzione firmata dalle Consigliere Cantoni (PRC) e Guerra (Verdi) solleva il problema che nella nostra Regione alcuni Enti Locali, tra i quali Imola (Bologna) e Migliaro (Ferrara), hanno ricevuto richieste di autorizzazione per la costruzione di impianti per la bonifica di materiali e/o strutture coibentate con amianto. Data la pericolosità di tale materiale per la salute dell'uomo si impegna la Giunta regionale a vincolare la realizzazione di tali opere all'espletamento delle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale, così come disciplinate dal DPCM 27 dicembre 1988. L'argomento viene rimandato in commissione, per poi essere riportato in Consiglio il 4 Luglio; nel frattempo si è aggregato il Consigliere Lorenzi (PDS) per cui viene redatta una nuova risoluzione che è stata approvata.
Il 12 Giugno il capogruppo PRC Giacomino firma con Alni e Silvia Bartolini (PDS) una risoluzione, approvata poi dal Consiglio, che esprime condanna per gli esperimenti nucleari svolti dalla Repubblica Popolare Cinese.
Il 19 Giugno un'interpellanza del PRC solleva il problema della società Barilla con sede in Parma, che ha annunciato l'intenzione di chiudere lo stabilimento di Verona e di ridimensionare la sede amministrativa di Novara mettendo in pericolo circa 400 posti di lavoro; si chiede pertanto alla Giunta se intende intervenire nell'ambito delle sue competenze per la salvaguardia di centinaia di posti di lavoro e del reddito di altrettante famiglie. Il 18 Ottobre l'Assessore risponde informando dell'accordo raggiunto il 20 Giugno tra le OO.SS. nazionali ed il Gruppo Barilla. Nella sostanza l'introduzione di turni e di lavorazione a ciclo continuo, compresa la domenica, consentirà un aumento occupazionale, ed il rinvio della chiusura degli stabilimenti di Viale Barilla e Viale Volturno a Parma. L'accordo, molto complesso, viene votato dal 67% dei lavoratori del gruppo, mentre a Parma è stato respinto. La Giunta regionale ritiene che il reddito dei lavoratori è stato salvaguardato, l'occupazione difesa ed addirittura rilanciata, in particolare nel mezzogiorno.
Il 20 Giugno un'interrogazione del PRC richiama all'attenzione il problema del recupero di un grande complesso monumentale denominato "Villa Sorra", edificato agli inizi del 700, del quale sono comproprietari, con quote diverse, il Comune di Castelfranco, quello di Modena, S. Cesario e Nonantola; si chiede un intervento della Giunta sui proprietari dell'immobile al fine di renderlo fruibile al pubblico.
Il 2 Luglio, con una risoluzione, i tre Consiglieri di Rifondazione Comunista riportano all'ordine del giorno il problema della crisi del Gruppo Fochi che necessita di soluzioni rapide ed efficaci. Si ritiene che l'intervento delle istituzioni locali in questa vicenda può rivelarsi decisivo per ricercare le soluzioni più adeguate; valutando positivamente l'impegno finora profuso dalla Giunta e dall'Assessore alle attività produttive per la difesa di questa importante realtà produttiva si chiede alla Giunta regionale di riferire al Consiglio con una comunicazione dell'Assessore sugli ultimi sviluppi della crisi del Gruppo Fochi. La risoluzione è stata approvata.
Il 9 Luglio una risoluzione del PRC invita la Giunta Regionale delle Marche, d'intesa con l'Emilia-Romagna, a ricercare una diversa collocazione per una discarica localizzata in località Ca' Gualdo dalla provincia di Pesaro(comune di Auditore), area che si insinua nel territorio della provincia di Rimini di fronte ai comuni di Gemmano e Montefiore Conca. Tale discarica, di tipo B, appare incompatibile con la salvaguardia degli equilibri paesistico - ambientali previsti dalla programmazione della Regione Emilia-Romagna e dalla provincia di Rimini, mentre la stessa Commissione Ambiente della Regione Marche ha espresso parere negativo alla localizzazione e la stessa Giunta Regionale marchigiana non ha una posizione unanime. La posizione di RC è condivisa dal centro- sinistra, che a sua volta presenta altre risoluzioni; al termine del dibattito si arriva ad un documento comune, approvato dal Consiglio Regionale.
Il 10 Luglio il PRC pone all'attenzione del Consiglio Regionale il caso Bieffe Medital S.p.A., gruppo multinazionale che produce preparati per uso ospedaliero, che ha comunicato la decisione di cessare l'attività produttiva dello stabilimento di Modena, avviando le procedure per la messa in mobilità di circa 40 lavoratori. Si esprime solidarietà alle lavoratrici ed ai lavoratori in lotta e si invita la Giunta e l'Assessore alle attività produttive, per quanto di sua competenza, ad intervenire "affinché l'azienda riveda la sua decisione unilaterale ed avvii un confronto serio con i sindacati su un piano di ristrutturazione che salvaguardi e rilanci lo stabilimento modenese". Il 24 Luglio il capogruppo Giacomino coinvolge l'Assessore Campagnoli ed ai Consiglieri PDS Mariangela Bastico, Giovannelli: la risoluzione ottiene l'approvazione dell'aula.
L'Assessorato all'Agricoltura sta elaborando proposte legislative sul riordino delle funzioni degli enti di bonifica: l'11 Luglio i Consiglieri PRC interrogano la Giunta per sapere se risponde al vero che attualmente è al lavoro una commissione di esperti costituita pressoché esclusivamente da rappresentanti dell'Unione delle bonifiche e da esperti della bonifica emiliano - romagnola, e se la Giunta ritiene opportuno che la redazione della nuova normativa sui consorzi sia delegata ai consorzi stessi. Il 16 Ottobre l'Assessore Tampieri risponde affermando che la Giunta non delega ad alcuno l'elaborazione di proposte legislative in merito. Tuttavia vi è il coinvolgimento, a titolo consultivo, di esperti, tra i quali anche alcuni provenienti dal mondo della bonifica.
L'11 Luglio parte un'interrogazione a risposta scritta dei Consiglieri PRC Cantoni, Giacomino e Rasmi, venuti a conoscenza che l'APT dell'Emilia-Romagna ha inviato a diverse testate della regione un fax che sembra delineare una gara di preventivi al fine di assegnare un appalto. Tenuto conto di alcune evidenti incongruenze ed omissioni riscontrabili nel fax e della poca chiarezza nella fase aggiudicatrice dell'appalto, si chiede alla Giunta e all'Assessore competente a quali norme l'APT si è ispirata per la conduzione della gara e quali siano stati i criteri di selezione adottati nell'assegnazione. A tutt'oggi, Novembre 1996, la Giunta non ha ancora dato risposta.
Il 16 Luglio un'interpellanza firmata dai Consiglieri PRC Rasmi, Giacomino e Cantoni riprende il tema dell'assistenza domiciliare ai malati di AIDS. A seguito della risposta dell'Assessore alla sanità alla prima interpellanza del 22/12/95 si chiedono ulteriori e dettagliati chiarimenti. Uno di questi riguarda le motivazioni per cui la Regione nel '95 aveva assegnato alle ASL solo 11,7 miliardi (su 30,8 che aveva ricevuto dallo Stato) per l'assistenza domiciliare ai malati di AIDS. Si chiede inoltre come sono stati utilizzati i fondi erogati dallo Stato per l'assistenza domiciliare e se, per caso, non siano stati dirottati su altri fronti. Si chiedono anche chiarimenti su case alloggi, sul personale assunto con la L. 135/90, sulla diffusione della malattia e sulla letalità nella nostra Regione, sulle modalità con cui i vari servizi stanno operando nel campo dell'assistenza domiciliare. Il concetto viene ribadito con una mozione, presentata lo stesso giorno, in cui si invita la Giunta a rispettare i dettati della L.R. 25/88 che recita: "La Giunta presenterà annualmente al Consiglio Regionale una relazione sull'evoluzione della malattia e sulla efficacia degli interventi adottati per combatterla e prevenirla". La risposta dell'Assessore Bissoni non tarda troppo (19 Settembre) ma risulta ancora una volta insoddisfacente per il Consigliere Rasmi.
Il 17 Luglio i Consiglieri Giacomino e Cantoni si vedono respingere dal PDS e dal Polo (Verdi e Popolari astenuti) una risoluzione critica verso l'ipotesi dell'Assemblea Costituente e che sottolinea la rappresentatività e centralità del Parlamento.
Il 22 Luglio il Gruppo PRC presenta una risoluzione sul progetto di Variante di Valico. Nelle stesse ore il Governo si sta accingendo ad assumere una decisione definitiva circa la realizzazione del progetto. La risoluzione invita il Governo a dare un segnale di svolta rispetto a scelte del passato che perpetuano la logica delle grandi opere prive di reali benefici sociali, rinunciando alla realizzazione della Variante ed innovando le politiche della mobilità e sollecita una Conferenza Nazionale sui Trasporti che avvii una nuova stagione delle politiche trasportistiche e che punti ad una reale modernizzazione della rete ferroviaria ed allo sviluppo del cabotaggio costiero in un quadro di sviluppo sostenibile. Il Consiglio a maggioranza ha respinto.
Il 24 Luglio l'assemblea approva un ordine del giorno dei Consiglieri Rasmi, Cantoni e Giacomino che impegna la Giunta ad un ulteriore stanziamento, a seguito della frana di Corniglio, per la ripulitura dei canali di superficie, ostruiti da materiale vario, che, raccogliendo le acque piovane, potrebbero mettere nuovamente in pericolo decine di abitazioni.
Lo stesso giorno il capogruppo PRC Giacomino annuncia la tragedia dei tre operai morti in un cantiere ferroviario in località Bruciata (Mo). Il Consiglio dopo aver osservato un minuto di silenzio approva una risoluzione di solidarietà.
Il 26 Luglio le Consigliere Cantoni (PRC) e Bartolini (PDS) interpellano la Giunta per sapere se è a conoscenza di alcuni disservizi prodotti dal Day Hospital ostetrico ginecologico presso l'Ospedale della Maternità di via D'Azeglio, nella città di Bologna, attivo da 15 anni, e delle cause che li hanno determinati, e se non ritiene di intervenire presso l'Azienda USL città di Bologna perché il Day Hospital possa continuare le proprie attività con certezza e senza interruzioni.
Il 5 Settembre un'interpellanza dei Consiglieri Giacomino, Cantoni e Rasmi entra nel merito di una antichissima Partecipanza Agraria che trae la sua origine secolare da donazioni e concessioni di beni da parte degli Abati di Nonantola. Il vincolo associativo della suddetta Partecipanza è riconosciuto ai discendenti di linea mascolina da determinate famiglie nonantolane le quali attraverso speciali norme si dividono il godimento dei beni attribuiti alla Partecipanza. Tali entità ,per la dottrina prevalente, sono Enti amministrativi con natura di Enti Pubblici Associativi a carattere sub-regionale, dipendenti dalla Regione ed operanti in materia regionale quale l'agricoltura. Un conflitto aspro domina da tempo il Consiglio della Partecipanza, tanto che i Consiglieri di minoranza accusano la maggioranza di gestire la partecipanza con metodi privatistici. Si chiede quindi un intervento dell'Assessore regionale per verificare la correttezza dell'operato degli organi della Partecipanza Agraria di Nonantola.
Sulla vicenda della frana di Corniglio, il 16 Settembre un'interpellanza di Carlo Rasmi riprende l'ordine del giorno di RC approvato il 24 Luglio chiedendo alla Giunta regionale, vista l'urgenza, quali provvedimenti di carattere amministrativo ha posto in essere al fine di onorare i contenuti dell'Ordine del Giorno.
In merito alla vicenda per cui un collaboratore regionale, Dr. Ing. Valdino Manna, è stato sospeso dal responsabile del servizio difesa del suolo di Bologna dal suo ruolo di membro supplente della commissione provinciale di vigilanza su locali del pubblico spettacolo, a seguito, presumibilmente, del suo coinvolgimento nei fatti di via del Pratello, il 16 Settembre tramite un'interpellanza i nostri Consiglieri chiedono se viene esclusa qualsiasi ragione politica nell'adozione del provvedimento. Si chiede altresì in base a quale normativa il Responsabile del Servizio Provinciale di Difesa del Suolo ha potuto emettere il suddetto provvedimento; e se le cosiddette "informazioni riservate ufficialmente pervenute al servizio" verranno portate a conoscenza del Dr. Manna. L'Assessore Mariucci risponde il 16 Ottobre escludendo ogni forma di discriminazione verso il collaboratore. L'atto è di tipo precauzionale, in quanto sul collaboratore purtroppo pende una denuncia penale in seguito agli accadimenti di via del Pratello. Peraltro il Dr. Manna era membro supplente e non effettivo della Commissione.
Il 17 Settembre i nostri Consiglieri, in merito al "caso Atlanta" interrogano la Giunta per sapere se ritiene opportuno il mantenimento della delega ai trasporti in capo all'Assessore Pieri; il costo complessivo e finale della missione, oltreché le singole voci di spese; l'esatto numero dei partecipanti e le ragioni della loro presenza; il numero dei partecipanti per i quali le spese sono state sostenute dalla Regione e il relativo ammontare; con quali risorse si farà fronte al buco finanziario determinatosi dal mancato introito previsto con le sponsorizzazioni. Due giorni dopo viene anche presentata una risoluzione che propone l'istituzione di una Commissione d'inchiesta del Consiglio sull'operazione Atlanta e la gestione dell'APT, determinandone i limiti e l'oggetto, al fine di far piena luce e per evitare strumentalismi ed inutili campagne scandalistiche. Il 30 Ottobre il Presidente della Regione, Antonio La Forgia, rimanda tutte le risposte del caso al dibattito consiliare svoltosi il 18 Settembre. N.B. Su questo argomento vedi precedente articolo.
Il 18 Settembre una risoluzione del PRC esprime piena solidarietà alle lavoratrici ed ai lavoratori metalmeccanici in lotta per il rinnovo del loro contratto ed invita la Federmeccanica, che rifiuta di concedere 260.000 lire lorde di aumento mensile, che costituirebbero il semplice recupero dell'inflazione reale, a recedere dalla propria immotivata intransigenza. Il Consiglio approva.
Il 19 Settembre viene presentata una risoluzione, firmata dai Consiglieri Giacomino e Cantoni, per prendere posizione sulla vicenda Mambro - Fioravanti, sollevata in aula da una risoluzione del Polo, e sulla responsabilità penale non pienamente provata dei due per la strage di Bologna. Si ribadisce tuttavia che tale elemento non inficia le acquisizioni processuali che confermano il carattere fascista della strage e le complicità dei servizi dello Stato. Si denuncia un tentativo della destra di strumentalizzare il caso ai fini di una operazione revisionista tesa a riscrivere la storia del nostro paese cancellando le responsabilità della destra neofascista nello stragismo e volta a recidere le radici antifasciste della nostra Repubblica nata dalla Resistenza. L'aula respinge entrambe le risoluzioni e le destre, in particolare Garagnani (CDU) e i consiglieri di AN lanciano insulti verso il Gruppo Comunista.
Il 20 Settembre i nostri Consiglieri interpellano la Giunta sul "Programma Konver", rifinanziato recentemente dall'Unione Europea, volto alla riconversione dell'industria bellica. La Regione Emilia-Romagna, diversamente da altre Regioni, non ha presentato alcun progetto per accedere ai fondi Konver stanziati per il quadriennio '94-'97, nonostante diverse sollecitazioni giunte dall'Osservatorio Regionale sull'industria bellica.
Il 30 Settembre un'interpellanza del PRC richiama all'attenzione il Centro di Documentazione per la Salute (CDS) delle Aziende USL Città di Bologna e di Ravenna, considerato nei programmi della Regione come la terza "gamba" dei Piani per la Prevenzione oltre alla rete dei Dipartimenti ed all'ARPA. Si vuole sapere dalla Giunta se risponde al vero che i fondi per i CDS siano stati inglobati dai Direttori Generali delle rispettive Aziende nel fondo indistinto a copertura del deficit di bilancio delle Aziende USL e quale destino tali cifre hanno avuto nella predisposizione del bilancio 1996 del CDS e a quali progetti delle sezioni di Bologna e di Ravenna siano stati finalizzati.
Il 7 Ottobre viene presentata dai nostri Consiglieri una mozione nell'ambito dei principi della legge finanziaria '97. Si propone, in assenza di analogo provvedimento sulle indennità parlamentari ed il conseguente automatismo sulle indennità regionali, che venga istituita una trattenuta del 10% sulla indennità dei Consiglieri regionali come contributo per il 1997 nell'ambito della manovra finanziaria e con l'obiettivo della riduzione del debito pubblico. L'integrazione europea è una priorità che non deve essere ottenuta diminuendo ulteriormente lo stato sociale e le parti deboli della collettività. Occorre diminuire l'evasione, l'elusione e introdurre forme di tassazione straordinaria per i redditi più elevati.
Il 9 Ottobre i nostri Consiglieri Giacomino e Cantoni firmano una risoluzione insieme a Consiglieri delle altre forze politiche che condanna la gravissima situazione che si è determinata nelle ultime settimane nei confronti delle bambine e delle donne afghane, che ha comportato la sistematica violazione dei loro diritti e che compromette non solo la loro libertà di espressione e di pensiero ma la loro stessa esistenza. Si prende atto positivamente della posizione espressa in merito dal Governo italiano e lo si sollecita ad intervenire ulteriormente nelle sedi opportune.
Nello stesso giorno una risoluzione di RC porta alla discussione il tema della casa, in rapporto all'ICI. Considerata la scarsa disponibilità di alloggi pubblici o comunque offerti in locazione a canoni equi, la proprietà della casa è diventata una scelta imposta per molti cittadini italiani, quando non unica forma di risparmio delle famiglie. L'aumento ipotizzato dalla finanziaria '96 delle rendite catastali inasprirà notevolmente l'ICI in maniera indifferenziata. Si invita pertanto il Governo e il Parlamento a prevedere una diversa modalità di acquisizione del gettito preventivato con il capitolo della Legge Finanziaria relativo all'aumento della rendita catastale, in particolare prevedendo misure che consentano ai comuni di diversificare l'ICI, spostando il prelievo verso il patrimonio immobiliare lasciato sfitto oltre che sulle seconde e successive case.
Il 10 Ottobre un'interpellanza del PRC denuncia la grave situazione creatasi in Romagna a seguito dell'alluvione che ha causato gravi danni all'agricoltura ed a piccole aziende in particolare a Cesenatico, Gatteo, S. Angelo e Savignano sul Rubicone, e chiede alla Giunta come intenda muoversi per fare fronte alla situazione. Con la stessa data una risoluzione presentata dai Consiglieri Giacomino e Cantoni esprime solidarietà alle popolazioni colpite dalle alluvioni. Analoga l'interpellanza presentata sei giorni dopo, in cui si evidenzia come ancora una volta eventi naturali e non eccezionali hanno mostrato la vulnerabilità del nostro territorio che richiede nuove politiche di tutela e manutenzione permanente al fine di garantire l'equilibrio dell'assetto idrogeologico. Si denunciano alcune situazioni come quella di Ravenna o del canale bolognese del Navile evidenziando che lo stato di abbandono in cui versano i corpi idrici nella nostra regione è tra le cause degli allagamenti verificatisi in vaste aree di diverse province.
Il 10 Ottobre un'interpellanza di RC chiede che l'Assessore alla sanità intervenga presso le Aziende Sanitarie Locali Regionali affinché i PAL (Piani Attuativi Locali) siano completati entro, massimo, il 15 Novembre. I PAL, che entro il 31/12/96 debbono essere approvati dalla Regione, secondo quanto previsto dalla normativa nazionale, debbono essere oggetto di discussione da parte delle popolazioni interessate, dei Consigli comunali e provinciali. Per rispettare le date, pertanto, si chiede che l'iter dei Piani proceda con urgenza. Una risoluzione presentata il 30 Ottobre chiede a tutto il Consiglio Regionale di esprimersi in merito.
Il metano è un propellente che permette maggior risparmio e minore inquinamento. Per questo il 16 Ottobre un'interpellanza dei Consiglieri Cantoni e Giacomino stimola la Giunta Regionale a procedere speditamente a modificare la Legge Regionale n.33 del 1994, adottando criteri che permettano una maggiore presenza di stazioni di rifornimento a metano e ad adoperarsi per rimuovere gli ostacoli che fino ad oggi hanno impedito l'apertura di colonnine del metano lungo le autostrade.
Il 18 Ottobre 1996, Rifondazione Comunista vede approvato un proprio ordine del giorno, firmato anche da tutti i capigruppo dell'Ulivo, che impegna la Giunta a privilegiare elementi di sperimentazione e innovazione dei regimi di orario che vadano nella direzione della riduzione dell'orario di lavoro stesso, nell'ambito dell'art. 16 comma 1 della legge regionale "Misure di politica regionale del lavoro", che affida alla Giunta il compito di impartire direttive per l'esercizio delle funzioni delegate.
Appreso che la IX Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera ha proposto al Governo una verifica da effettuarsi entro il 31/1/97 sullo stato di attuazione del progetto Alta Velocità, il 30 Ottobre i Consiglieri Giacomino (PRC) e Guerra (Verdi) presentano una risoluzione che impegna la Giunta regionale dell'Emilia-Romagna: - a sospendere, fino alla data indicata dalla Commissione parlamentare del 31 gennaio 1997, ogni iter autorizzativo relativo alla tratta Bologna - Milano dell'alta velocità; - ad individuare entro il 31 dicembre 1996 una sede di consultazione delle forze politiche, Enti Locali, Associazioni Ambientaliste, Comitati sul tema dell'alta velocità e dei correttivi apportabili al progetto al fine di garantire, coerentemente con gli obiettivi enunciati, il riequilibrio del sistema trasportistico nazionale e il potenziamento del Sistema ferroviario regionale.
Il 30 Ottobre con una risoluzione Rifondazione Comunista ottiene la solidarietà del Consiglio Regionale per il caso di Gladys Marin, segretaria del Partito Comunista Cileno, arrestata con l'accusa di aver offeso il capo dell'esercito Pinochet. Su questo grave caso di lesione di diritti umani si chiede al Governo italiano di impegnarsi per ottenere la scarcerazione della Marin. Il 31 Ottobre il capogruppo Giacomino firma un ordine del giorno insieme ad altri Consiglieri dei Democratici, Verdi e PDS, che chiede di apportare modifiche al disegno di legge presentato dal Ministro Livia Turco ("disposizioni per facilitare la locazione o l'acquisto della casa da parte delle giovani coppie e delle famiglie monoparentali") introducendo altri criteri di priorità per usufruire dei benefici, come la presenza di figli minori all'interno del nucleo famigliare. Inoltre si afferma il principio di pari opportunità fra i vari tipi di famiglia (monoparentale, fondata sul matrimonio o di fatto) anche dal punto di vista giuridico.
Jassine 24 anni e Mohamed 28 anni, due marocchini arsi vivi nel rogo della loro baracca di legno e cartone nel greto del fiume Secchia vicino a Sassuolo.
Una baraccopoli, come le bidonville e le favelas sudamericane, nel cuore della "Padania", del distretto delle ceramiche che compete sui mercati internazionali e che ha bisogno di nuovi schiavi. E' il prezzo di questa modernizzazione capitalistica, della cosiddetta globalizzazione che accomuna l'Emilia alla Corea del Sud.
La morte dei due marocchini parla a tutti noi, interroga le nostre coscienze e chiede a tutta l'opinione pubblica democratica della nostra Regione, agli intellettuali, al mondo politico, alle autorità religiose emiliane, reggiane e modenesi, di reagire. Troppi silenzi, anzi un silenzio assordante ha avvolto questo "fatto" che non può essere relegato nelle pagine di cronaca, quasi come un costo necessario per il "nostro" benessere.Casa e lavoro diritti negati ai milioni di disoccupati italiani, ed anche ai lavoratori extracomunitari per i quali spesso c'è un lavoro servile e sottopagato, ma non un tetto dove ripararsi. Enti locali, Regione, forze politiche e sociali devono fare semplicemente il loro dovere ossia assicurare con azioni e risorse adeguate, laddove il mercato non è in grado di farlo , una condizione di vita dignitosa a coloro che vengono a lavorare in Italia perché "utili" al sistema produttivo.
Rocco Giacomino
Il Gruppo Consiliare dei Verdi e quello di Rifondazione Comunista hanno presentato al Consiglio Regionale dell'Emilia-Romagna, una mozione unitaria con cui si chiede che la Regione recepisca la scelta del Parlamento di procedere ad una verifica della tipologia progettuale dell'Alta Velocità Ferroviaria, sospendendo ogni iter autorizzativo relativo alla tratta Milano-Bologna. Ciò ovviamente significa non procedere affrettatamente all'approvazione della tratta Milano-Parma così come ha dichiarato alla stampa di voler fare il Presidente La Forgia. Alla Camera infatti, è stato approvato un emendamento all'art. 28 del collegato alla finanziaria, già proposto dalla Commissione Trasporti, con cui si impegna il Governo a procedere ad una verifica globale degli atti riguardanti l'Alta Velocità: ovvero sui piani finanziari della TAV, sulla legittimità degli appalti, sui nodi, sulle caratteristiche tecniche. I decisori politici cioè Parlamento e Governo dovranno verificare se il progetto attuattivo dell'Alta Velocità Ferroviaria, così come è concepito, risponde o meno alle esigenze trasportistiche del nostro Paese, riappropriandosi di quella funzione di governo dei trasporti che sino ad ora era stata invece delegata a società quali FS e Autostrade. Significa andare a vedere se le scelte tecniche compiute da TAV, sono realmente utili a quel riequilibrio modale, soprattutto riguardo al trasporto delle merci, che tutte le forze politiche dicono di voler perseguire.
Proprio perché convinti che le scelte tecniche fatte dalla TAV non vanno in questa direzione, i Verdi e Rifondazione Comunista hanno contestato questo progetto Alta Velocità fin dall'inizio, ma tale contestazione è stata mistificata e fatta passare come quella di gruppi arretrati che si oppongono al potenziamento delle ferrovie: è vero esattamente il contrario.
I Verdi e Rifondazione Comunista sono convinti che nel nostro Paese serve fare un raddoppio degli assi ferroviari più importanti e trafficati, ma che questo raddoppio non deve essere concepito come linea separata e per soli passeggeri così come si presenta invece l'attuale progetto della TAV.
L'arresto dell'Amministratore Delegato Necci ha fatto emergere che molte scelte operate dalle Ferrovie dello Stato non andavano nella direzione del soddisfacimento dei bisogni pubblici, crediamo si debba approfittare di questa pausa obbligata di riflessione per fare quella verifica che ci suggerisce il Parlamento.Il nostro auspicio è che le forze di maggioranza che governano questa Regione approvino questa mozione, uniformandosi così all'orientamento della maggioranza che appoggia il governo del Paese.
Daniela Guerra
Capogruppo Verdi Regione Emilia-Romagna
Rocco Giacomino
Capogruppo PRC Regione Emilia-Romagna
Gentile Presidente, le scrivo per richiamare la sua attenzione su una questione che lei già conosce ampiamente in quanto discussa più volte in Conferenza dei Capigruppo. Alludo alla scarsa visibilità della istituzione regionale nel sistema dell'informazione, in particolare alla pressoché inesistente proiezione esterna dell'attività del Consiglio regionale e dunque all'assenza di comunicazione verso le cittadine e i cittadini dell'Emilia-Romagna. Il tema tocca tutte le forze politiche presenti in Consiglio e condiziona la stessa qualità della democrazia. In questo quadro non posso esimermi dal segnalarle il particolare accanimento "censorio" che colpisce il gruppo del PRC. Parlano dati e cifre. Una rassegna stampa interna, edita dal nostro gruppo dall'inizio della legislatura, mostra la quasi totale assenza del PRC, che pure rappresenta la quarta forza politica della Regione, dalla informazione locale e regionale.
Iniziative, atti consiliari e dichiarazioni del PRC vengono sistematicamente espulse dal sistema informativo regionale, segnalo che in tale attività eccelle la pagina bolognese di Repubblica. Ma, mentre da giornali di partito o legati e sostenuti da precisi interessi economici non si può "pretendere" informazione, trovo singolare e sconcertante il modo con il quale il "servizio pubblico", RAI 3 Emilia, cancella il PRC. Anche qui i dati, basterebbe visionare le cassette con le registrazioni dei TG regionali degli ultimi 18 mesi. Ho consapevolezza che la crudezza di questa lettera possa produrre "ritorsioni" verso il PRC ed apparire autolesionista, ma la situazione è ormai tale che il danno sarebbe impercettibile. In ogni caso la verità per troppo tempo non può essere taciuta. Pertanto nella sua qualità di suprema garante della libera dialettica democratica in seno al Consiglio regionale le chiedo di intervenire nei confronti del sistema informativo regionale con un suo atto formale e pubblico per segnalare l'insostenibilità di questa condizione che non riguarda solo il mio partito.
Cordiali saluti.
Il Capogruppo PRC in Consiglio regionale
Rocco Giacomino