articolo di WLADIMIRO SETTIMELLI
Intercettazioni, SIP sotto inchiesta
Nelle sedi regionali del Veneto e del Friuli, il giudice Felice Casson ha scoperto due "centrali" di intercettazione a livello nazionale. Dalle centrali gli operatori potevano interferire nelle linee di mezza Italia. Era possibile interrompere e isolare tutte le comunicazioni. Le due "strutture" erano a disposizione dei servizi segreti. Le indagini sono immediatamente iniziate. La SIP dice: "Tutto regolare".
ROMA - Il giudice istruttore di Venezia, Felice Casson
ha aperto un'altra indagine difficile e delicatissima sul fronte dei servizi
segreti. Con un vero e proprio blitz ha spedito uomini della DIGOS veneziana
nelle centrali telefoniche regionali della SIP del Veneto e del Friuli
ed ha messo cosi' le mani su due centri di spionaggio che, fino ad oggi,
erano sfuggite al controllo dei magistrati che indagano sulle connessioni
tra "GLADIO", le stragi e gli attentati degli annidi piombo e i servizi
segreti. Le due strutture di ascolto erano servite da un buon numero di
addetti forniti dalla SIP, ma scelti attraverso i servizi segreti e forniti
di speciali permessi. La SIP ha subito fatto sapere che i due centri sono
"perfettamente legittimi" e che le strutture sono state regolarmente richieste
dal Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni.
Le strutture gestirebbero i collegamenti delle autorita'di
Governo, di quelle militari e di quelle della protezione civile. La Societa'
telefonica ha anche aggiunto che gia'in passato i Ministri Gava e Mammi';
avevano risposto ad una serie di interrogazioni in materia chiarendo come,
appunto, strutture telefoniche "riservate" erano da anni a disposizione
degli organismi governativi. Ma quanto si e' potuto sapere nonostante
il fitto riserbo sulla nuova inchiesta, molte cose non avrebbero convinto
il giudice Casson che avrebbe iniziato una serie di interrogatori ancora
in corso. Tra l'altro, nelle sedi regionali SIP del veneto e del Friuli,
sarebbero stati sequestrati un gran numero di incartamenti. Tra questi
anche il "regolamento" interno delle due strutture di spionaggio telefonico.
A quanto pare, le "centrali" ora scoperte da Casson, avrebbero possibilita'
assai particolari per essere regolarmente autorizzate. La prima (..) e'
la possibilita' di ascoltare le conversazioni in quasi tutte le grandi
citta' italiane. Inoltre gli addetti, su specifica richiesta non si sa
bene di chi, potevano bloccare le linee telefoniche di interi quartieri
di citta' come Roma, Bologna,Milano, Genova, (..) Come e' noto, per legge,
solo i magistrati possono autorizzare intercettazioni telefoniche lungo
le linee e per ben motivati motivi.
Di ogni intercettazione, inoltre, dovrebbero essere conservati
i registri con le autorizzazioni degli inquirenti. nelle due centrali
spionistiche appena scoperte, invece, non sarebbe stato trovato nessun
brogliaccio con le annotazioni obbligatorie. Non deve aver convinto
il giudice veneziano che a scegliere gli operatori per le centrali fossero
sempre stati gli uomini dei servizi segreti. Le strutture , comunque,
sarebbero in funzione fino dagli anni sessanta e nessun magistrato che
ha indagato su stragi ed attentati sarebbe mai stato informato dell'esistenza
delle due centrali.
Proprio questo, a quanto pare, avrebbe sollevato
molti sospetti e perplessità. Qualcuno ha gia' affacciato l'ipotesi
che i due segretissimi centri di ascolto fossero allestiti e messi a disposizione
degli uomini di "GLADIO" che avevano cominciato ad operare proprio nel
Friuli e nel veneto negli anni cinquanta.
Sorge dunque spontanea la domanda del perche' ne'
i servizi segreti ne' la Presidenza del Consiglio dei Ministri, quando
e' esplosa la vicenda GLADIO non abbiano ritenuto informare i magistrati
che indagavano sulla vicenda. Si trattava di una normale prassi informativa
se tutto era "normale" e autorizzato. Invece, come si e' visto, silenzio
assoluto fino alla scoperta di Casson. Tra l'altro, delle due centrali
di spionaggio telefonico non hanno mai parlato neanche i generali e gli
alti ufficiali interrogati su "Gladio" davanti alla Commissione stragi.
A quanto pare di capire, il Giudice Casson, con una serie
fitta di interrogatori, cercherebbe di stabilire se le due centrali di
spionaggio telefonico abbiano avuto un qualche ruolo nella strategia della
tensione, nei tentativi di golpe o nella organizzazione delle stragi: a
cominciare da quella di Peteano per poi arrivare a quella della Stazione
di Bologna. Tra l'altro il Giudice Casson ha gia' interrogato oltre
ai dirigenti locali della SIP, l'ex Senatore del PCI Sergio Flamigni e
l'On.Luigi Cipriani.
Flamigni, nel corso della sua ben nota e accurata indagine
sulla tragica fine di Moro, raccolse elementi certi sul fatto che, immediatamente
dopo il massacro di via Fani, tutta quella zona di Roma ebbe i telefoni
completamente isolati.
L'On. Cipriani ha detto che il Giudice Luciano Infelisi,
allora, indago' sulle linee di Roma bloccate.
Tutto, pero', si concluse con un nulla di fatto.