TRADIZIONI E COSTUMI

Le Tradizioni Celtiche e Cristiane

La tradizione celtica, che costituisce il fondo di tutta la civiltà britannica,

ha in Irlanda il suo centro più vivo ed anche più inalterato. La base della

società irlandese precristiana era la fines, la comunità familiare, simbolo di

solidità giuridica. I componenti della fine erano solidali l’uno nei confronti

dell’altro e rispondevano insieme dei crimini del singolo. Una fine abitava una

capanna in pietre di forma rotonda. Vari gruppi si difendevano per mezzo di

fortificazioni, sempre in pietra, quali i duns o i raths, le cui rovine si

trovano ancora oggigiorno in certi luoghi.

Tra le fines, che si univano per mezzo di reciproci matrimoni, si costituiva

un’unione superiore di tipo tribale, il thuarth. In epoca più vicina a noi, le

tribù si erano riunite in quattro regni: l’Ulster, il Connacht, il Leinster e il

Munster. La caratteristica di questi regni era l’essere retti non da un apparato

politico- amministrativo, ma da saggi locali, vale a dire dai druidi, che, come

in tutte le comunità celtiche, avevano la duplice funzione sia di sacerdoti che

di leaders intellettuali della comunità. Su questo popolo di pastori e di

cacciatori si esercita dunque, da un lato, l’influenza dei druidi e, dall’altro,

parallelamente, quella dei bardi, dei poeti, la cui presenza a corte è giudicata

elemento essenziale. Si deve proprio a questi cantori l’elaborazione di tutta

una mitologia nazionale irlandese, sviluppata attraverso una tradizione orale,

della quale le trascrizioni pervenuteci non riescono a conservare tutta la

potente e spontanea bellezza. Tra tutti gli eroi mitologici il più importante e

famoso è senz’altro Cúchulainn.

Questi è il tipico eroe di proporzioni omeriche, valido in ogni gioco di guerra

e di pace, generoso, invincibile, protagonista di mille imprese

vittoriose. Accanto a queste storie di eroi o di sovrani esiste, poi, tutta una

mitologia concernente quello che viene detto il popolo delle colline, la buona

gente o gli ospiti dell’aria: sono questi, fate, gnomi e folletti, esseri in cui

ogni buon irlandese, in un modo o nell’altro, crede fermamente. Se questo tronco

di fiabesca religiosità celtica (che permane ancora oggi) si innestò felicemente

la predicazione cristiana. San Patrizio, San Colombiano ed altri compirono

l’impresa; i druidi furono rapidamente assimilati e si ritirarono negli

scriptoria dei monasteri a copiare manoscritti e a miniare bibbie; così la

vecchia sapienza celtica permeò di sé il cristianesimo irlandese. L’Irlanda si

costellò di monasteri; nacquero le leggende meravigliose del viaggio di San

Brandano alla scoperta delle isole del Paradiso. Si tratta di vari manoscritti

che narrano meravigliose storie del santo e dei suoi compagni che, dopo una

navigazione osteggiata da mostri e apparizioni infernali, favorita da scali

fortunati in isole abitate da eremiti e messi divini, scoprono infine l’isola

Perduta, l’isola Lontana, l’isola dei Beati.

Lo spirito forte e battagliero dei primi monaci non ha mai abbandonato la

coscienza religiosa irlandese. Di qui la fisionomia di questo cattolicesimo, la

sua intolleranza, la sua centralità nella vita individuale e nazionale. Le

processioni pubbliche, le solenni funzioni religiose, il gusto del grande

pellegrinaggio come tappa fondamentale nella vita di un uomo, sono

caratteristici di questo popolo. Certe cerimonie religiose irlandesi trovano un

loro equivalente solo in altre cerimonie cattoliche della Spagna; nel

pellegrinaggio al Lough Derg i pellegrini passano tre giorni e tre notti a piedi

nudi senza prendere altro che tè nero. Un tale sentimento religioso diviene,

evidentemente, un elemento di caratterizzazione e coesione nazionale di non poca

importanza: gli Irlandesi emigrati, ad esempio, negli Stati Uniti rappresentano

l’ossatura principale del cattolicesimo americano, ed in patria il cattolicesimo

rimase e rimane una delle bandiere sotto cui si raccoglie e vivifica il

sentimento Anti britannico.

Tale coscienza religiosa involve talmente ogni atto di vita e penetra così in

profondo nello spirito nazionale che, anche quando rifiuta il proprio popolo e

la propria fede, è difficile che un irlandese riesca a dimenticare il mondo

religioso in cui è vissuto. Unitamente al retaggio delle antiche tradizione

religiose, nella lotta continua che sostenne per cacciare l’invasore e mantenere

la purezza della coscienza nazionale contro l’inquinamento della civiltà inglese

che via via ha permeato di sé gli usi e la cultura irlandese, l’intellighenzia

nazionale si è avvalsa, specie in questo secolo, di un altro strumento: il

gaelico. Il gaelico era la lingua degli antichi Celti, ed in certe zone

dell’Irlanda (ad esempio nelle Isole Aran) l’abitudine di parlare in gaelico è

tenacemente sopravvissuta (la Costituzione dell’Eire riconosce il gaelico come

lingua ufficiale). Tuttavia, anche là dove i vecchi conservano un culto geloso

della lingua nativa, le giovani generazioni sono portate a parlare l’inglese,

perché esso appare uno strumento più comodo di contatto col resto del mondo, e

probabilmente anche un modo di trovare più facilmente lavoro.

 

 

TRADIZIONI E COSTUMI

Ciò che appassiona gli Irlandesi

Sempre tesi all’affermazione delle proprie caratteristiche nazionali, gli

Irlandesi si sono differenziati dagli Inglesi anche per quanto riguarda lo

sport. I due sport più praticati sono il football irlandese e l’hurley. Il

primo si differenzia da quello inglese per una maggiore flessibilità delle

regole e l’assenza di "fuori gioco". Il secondo, più caratteristico, appare come

un incrocio tra l’hockey su prato e quello su ghiaccio; di quest’ultimo ha

l’estrema rapidità delle azioni, del primo ha la caratteristica di essere

giocato sul tappeto erboso. Detto anche "polo a piedi", era diffuso ovunque;

inventato, pare, dall’eroe Finn, fu validamente giocato da Cúchulainn, ed in varie epoche gli invasori normanni ed inglesi lo proibirono, perché i bastoni usati per colpire la palla, potevano rapidamente divenire potenti armi di offesa, e si sa che i turbolenti Irlandesi sono capacissimi di iniziare con una partita di hurley e finire con una imponente sommossa popolare.

Buoni sportivi (non dimentichiamo anche la radicata e secolare passione per i cavalli) e buoni bevitori, gli Irlandesi tengono molto anche a questa seconda loro qualità. Non a caso Dublino è la patria della birra Guinness, di cui la qualità più forte, la stout, è densa e schiumosa, a tal punto che quanto migliore è la qualità del liquido tanto più resta attaccata alle pareti del bicchiere; molto alcolica e resa bruna dalla torrefazione di una parte del malto, la birra si può decisamente dichiarare la bevanda nazionale irlandese.

Un’altra caratteristica degli Irlandesi in genere è il grande amore per il canto

vocale e per la musica, lirica in particolare. Le discussioni su tenori e prime

donne non avvengono peraltro solo intorno ad un bicchiere di birra; il buon

irlandese sa anche riscaldarsi con del poteen, delizioso alcool di patate; o con il suo wiskey di cui va fierissimo; o con del sidro speciale detto Johnny-jump-up (traducibile in "Gianni-salta-su"), nome che non abbisogna di spiegazioni; o infine davanti ad una tazza di tè, che l’irlandese vuole

lungamente infuso, denso, forte, tale insomma che il cucchiaino possa star

dritto nella tazza… Tra le meraviglie della cucina irlandese ricordiamo la

pancetta, bollita con cavoli o fritta con uova (in modo, si dice, insuperabile);

le patate, che gli Irlandesi sostengono di cuocere in modo unico al mondo; il

drisheen (il budino bianco di Cork), i crubeens (o piedini di maiale), salmoni,

trote, e la carrageen moss, un’alga delle rocce usata per preparare un superbo

gelato al latte. Insomma c'è veramente da scegliere. Mirabili narratori di

storie, canori e allegri (si dice che la popolazione di Cork conosca il segreto

della gaiezza), sereni nelle avversità (e si tratta di un popolo che ha sofferto

la persecuzione e la fame in misura notevole), gli Irlandesi trovano nei canti

una delle espressioni più genuine delle loro caratteristiche nazionali. Il

folklore irlandese è ricco di meravigliose ballate, molte delle quali sono

andate oltreoceano ad irrobustire quello americano. Sin dal Medioevo uno degli

strumenti più popolari è stata l’arpa, strumento dei bardi di corte e dei

menestrelli, cavalieri che giravano il Paese in cerca di avventure; ed i vari

tipi di danze sono tutte piene di fascino e suggestione, così da indurre ad

affermare che l’Irlanda possiede oggi un patrimonio di musica popolare e di

balli folcloristici tra i più ricchi e variati del mondo.

 

LA FINE DI UN'ERA. CHIUDE IL CARCERE DI LONG KESH, UNO DEI SIMBOLI DEL DOMINIO

BRITANNICO IN IRLANDA

 

Un nuovo segno di distensione ha caratterizzato in questi giorni la situazione

in Irlanda del Nord: venerdì 28 luglio i famigerati blocchi H del carcere di

Long Kesh sono stati essenzialmente svuotati del loro significato. Con gli

scioperi della fame, gli omicidi settari e le spettacolari fughe, Long Kesh è

diventato negli anni uno dei simboli più imponenti del regime britannico in

Irlanda del Nord e il luogo che più di ogni altro ha rappresentato il tentativo

del governo britannico di criminalizzare e stroncare la resistenza dei

repubblicani irlandesi.

In buona parte gli ultimi 96 prigionieri rimasti nella prigione alle porte di

Belfast sono stati scarcerati secondo il piano di rilascio anticipato previsto

dall'Accordo del Venerdì Santo di due anni fa; di questi soltanto 16 saranno

trasferiti in un secondo momento nel carcere di Maghaberry, mentre la chiusura

definitiva della struttura carceraria è prevista per la fine dell'anno. Così in

una prigione che un tempo ospitava ben 1700 prigionieri ne sono rimasti soltanto

16 in attesa di trasferimento.

In questi giorni hanno ritrovato la libertà alcuni tra i più pericolosi

criminali di entrambe le fazioni in lotta; il lealista Michael Stone è stato

rilasciato all'inizio della settimana: se non fosse stato per l’amnistia sarebbe

dovuto restare in prigione fino al 2007 per aver assaltato dodici anni fa i

partecipanti a un funerale repubblicano facendo 3 morti e una cinquantina di

feriti. Hanno varcato le porte del carcere anche il lealista Torrens Knight,

condannato appena nel 1993 per l'uccisione di 11 civili, e Sean Kelly dell'IRA,

condannato all’ergastolo nello stesso anno per la bomba di Shankill Road con la

quale morirono nove persone. Tra i pochi che sono rimasti in carcere ci sono i

membri del commando dell'INLA che nel 1997 uccisero "King Rat", il famigerato

leader del gruppo paramilitare lealista LVF.

Gli otto blocchi H della prigione furono fatti costruire nei primi anni '70 dal

governo laburista inglese dell'epoca in seguito al fallimento dell'esperimento

politico di Sunningdale per ospitare i membri dei gruppi paramilitari

nordirlandesi di entrambe le fazioni, e nel corso degli anni le sue celle hanno

ospitato anche futuri leader politici come il repubblicano Gerry Adams e il

lealista David Ervine, mentre Gerry Kelly, altro membro di spicco del partito

del Sinn Fein, prese parte alla grande fuga dal carcere che fu organizzata nel

1983. Alla metà degli anni '70 una delle parole d'ordine della politica

britannica nei confronti dell’Irlanda del Nord sarebbe stata

"criminalizzazione": il ruolo dell'esercito britannico fu ridotto al minimo e la

tutela dell'ordine, come venne eufemisticamente definita, fu lasciata nelle mani

della polizia dell'Ulster, mentre le corti Diplock con un solo giudice e del

tutto prive di giuria agivano come deterrente nei confronti dei terroristi,

causando gravissime violazioni dei diritti umani.

Dal marzo 1976 lo status di prigionieri politici di cui avevano fino ad allora

beneficiato i prigionieri fu abolito e a partire da quel momento chiunque

venisse arrestato sulla base delle leggi anti-terrorismo sarebbe stato trattato

come un criminale comune. Iniziò allora una durissima lotta tra le autorità e i

prigionieri che avrebbe visto una tragica escalation di violenza e di morte: i

prigionieri persero ogni diritto alle visite e all'esercizio fisico, gli arredi

delle celle furono rimossi, lasciando gli uomini nelle celle soltanto con un

materasso, una coperta, un vaso da notte e una Bibbia; le percosse e le

perquisizioni corporali sarebbero da allora diventate una pratica usuale.

L’Arcivescovo di Armagh, che visitò le carceri nel 1978, paragonò la situazione

dei carcerati di Long Kesh con quella dei senza-casa di Calcutta e commentò:

"difficilmente si può permettere a un animale di vivere in simili condizioni,

figuriamoci a un essere umano."

Lo sciopero della fame attuato da alcuni membri dell'IRA e dell'INLA nel 1981, e

che portò Bobby Sands e nove suoi compagni alla più tremenda delle morti, ha

rappresentato un momento di svolta non soltanto nella storia della prigione, ma

anche nella stessa questione nordirlandese, nella misura in cui la storia della

prigione rappresenta l'essenza stessa della storia del conflitto nelle Sei

Contee del nord Irlanda. Anche in seguito alla tragica campagna intimidatoria

avviata dall’IRA nei confronti delle guardie carcerarie –oltre una ventina delle

quali furono uccise in quegli anni- le condizioni all’interno della prigione

cambiarono gradualmente, e i repubblicani riuscirono a guadagnare lo status di

prigionieri politici che era stato loro negato dalla Thatcher.

Ma cosa sarà adesso della sinistra struttura all’interno della quale sono finite

tragicamente tante vite umane negli ultimi anni? Molti in Gran Bretagna

auspicano che la prigione non venga chiusa definitivamente ma sia tenuta in

funzione nel caso si verifichi una nuova escalation di terrore nella provincia,

altri al contrario vorrebbero vederla demolita anche per cancellare con il

classico colpo di spugna -o meglio di ruspa- il ricordo di quegli anni

terribili. Al contrario i repubblicani da tempo stanno portando avanti una

campagna affinché alcune celle e l'ospedale della prigione, nella quale dieci

dei loro compagni morirono in seguito al drammatico sciopero della fame del

1981, venga trasformato in un museo. E in questo senso esiste un precedente di

rilievo: la prigione di Robben Island in Sudafrica, dove molti famosi attivisti

dell’ANC, tra cui anche Nelson Mandela, furono rinchiusi per anni durante il

regime dell’apartheid, è diventata nel 1996 un museo nazionale e un elemento

imprescindibile per capire gli ultimi decenni di storia di un paese che, come

l’Irlanda, è stato governato attraverso il sopruso e la discriminazione.

 

VENERDì SANTO  (4 LUGLIO)

 

Come abbiamo avuto modo di vedere in questi mesi, l’Accordo del Venerdì Santo

rischia seriamente di fallire, soprattutto alla luce dell’inizio della stagione

delle marce orangiste.

Questo accordo non deve assolutamente finire come quello di Sunningdale del 1973

e quello anglo-irlandese del 1985. Un gruppo formato da cittadini irlandesi,

britannici e statunitensi che lavora per l'accordo di pace ha creato la

coalizione per il "Good Friday Agreement",

Riteniamo importante che anche in altre parti d’Europa venga appoggiata la

richiesta della coalizione affinché sia radicalmente riformato il "Royal Ulster

Constabulary" (R.U.C.), un corpo speciale accusato dalla minoranza irlandese di

aggressioni e torture psicologiche e fisiche: anche l'avvocatessa Rosemary

Nelson, assassinata nel marzo del 1999, aveva riferito più volte di essere stata

minacciata di morte proprio dagli ufficiali della R.U.C..