VORREI LA PELLE NERA
 

 


In passato si è parlato e discusso molto sul colore della pelle del dogo argentino e ancora oggi le opinioni di esperti della razza, o ritenuti tali, troppe volte si trovano in contraddizione con quanto si riscontra normalmente da parecchi decenni.
Le ragioni di tali contraddizioni trovano origine nel lontano 1928, quando il dottor Antonio Nores Martinez scrisse il primo standard del dogo argentino.
Dopo alcune integrazione, apportate dal fratello Dott. Agustin Nores Martinez (giurista), divenne standard ufficiale al momento del riconoscimento della razza da parte della F.C.A. (1964) e successivamente dalla F.C.I. (1973)
Antonio, uomo fiero, orgoglioso e nazionalista, vide la sua razza pian piano prendere forma e sostanza sempre più vicina a quanto fantasticato nei suoi sogni giovanili.
L'emblematica affermazione con la quale soleva definire il dogo :
"El màs perro de todos los de presa y el màs de presa entre todos los perros de todas las razas" (il più cane tra tutti quelli da presa e il più da presa tra tutti i cani di tutte le razze), sintetizzava l'infinita ammirazione per il sua creazione.
Il dogo doveva essere temerario, tenace, intelligente, fedele, forte, insensibile al caldo, al freddo, al dolore... insomma un vero e proprio super cane, ineguagliabile rappresentante dell'unica razza criolla e unica razza da presa dal mantello completamente bianco.
Sul mantello lo standard recita:
Mantello: completamente bianco. Ogni macchia di qualsiasi colore deve considerarsi come carattere atavico.
( Gli esemplari bianchi con la pelle molto pigmentata di nero, devono essere considerati come esemplari non adatti alla riproduzione, per il carattere recessivo che possono essere evidenti e predominanti nei figli, se si accoppiano con altri esemplari che hanno lo stesso potenziale difetto.
Le piccole macchie sulla testa non sono motivo di squalifica, però tra due esemplari simili per qualità deve preferirsi quello completamente bianco. Ogni macchia sul corpo deve essere un motivo di squalifica.)
Evidente l'intendimento di Antonio di non lasciar spazio ad alcun dubbio riguardo il colore del mantello, tanto che nel commento volle descrivere anche come non avrebbe dovuto essere la pelle, cioè non molto pigmentata di nero.
Considerazione dovuta probabilmente alla preoccupazione che ciò potesse influire negativamente sul mantello con nuclei di pelo di colore scuro, più o meno estesi, o con moschettature più o meno diffuse.
Allo stesso tempo però si voleva che il tartufo e i bordi delle labbra fossero fortemente pigmentate con la possibilità che lo fossero anche i bordi delle palpebre.
Tutto questo si rivelò con il passare del tempo alquanto difficile da ottenere e ancor più da mantenere, come chi pretenda di avere la moglie ubriaca e la botte piena.
Nel cane molte sono le zone che possono essere sedi di pigmento quali gli occhi, il tartufo, le labbra le rime palpebrali i cuscinetti plantari, le unghie e la pelle
La carenza di pigmentazione comporta, a lungo andare, nei mammiferi le classiche tare collegate all'albinismo con conseguenti malattie patologiche alcune delle quali collegate alla vista, all'udito e alla fertilità.
Generalmente nel dogo il pigmento melanico della cute appare intorno ai trenta giorni di vita e aumenta progressivamente con l'età per motivi genetici, ambientali e alimentari; il tartufo può iniziare la sua pigmentazione subito dopo il parto.
Nel dogo le macchie di pigmentazione della pelle si differenziano:
per dimensioni: da grandi come lenticchie, a monete da centolire o maggiori in forme irregolari.
per numero: possono essere distribuite in modo più o meno rado, più o meno uniformi o a grappoli;
per posizione: le prime appaiono solitamente sul ventre e sulla schiena, successivamente nell'interno coscie e in ultimo sulla testa;
per colore: da un bruno-fegato, a un marrore scuro, al nero.
Quando il pelo del soggetto è molto denso le macchie vengono ben mascherate, all'infuori della pancia e all'interno delle coscie, parti prive o quasi di pelo.
Se il pelo è rado le macchie si evidenziano maggiormente
Quando il pigmento melanico interessa gli annessi piliferi, il mantello presenta, più o meno numerosi, peli e sottopeli di colore scuro ( nero e/o grigio) che possono apparire in modo permanente o saltuario.
A nessun allevatore di dogo argentino con esperienza passò mai per la mente di dover togliere dalla riproduzione soggetti tipici e di grande valore cinotecnico per la razza solo perchè presentavano una notevole pigmentazione della pelle.
Chi lo fece andò sicuramente incontro ad altri problemi molto gravi, che non un mero fattore estetico, quali la marcata depigmentazione dei soggetti accompagnati da altri fattori negativi quali un aumento delle malattie della pelle e una minor resistenza ad altre.
Quindi, il dilemma sorge su come si debbano valutare queste macchie;
1°) sono da penalizzare comunque, perchè scritto nello standard e per essere antiestetiche;
2°) sono da tollerate senza alcuna penalizzazione, in quanto pur se antiestetiche sono utili per cani dal mantello bianco;
3°) sono da apprezzare comunque, in quanto l'aspetto sanitario è primario rispetto a quello estetico;
La nostra posizione ci porta a indicare la seconda in attesa che venga approfondita e risolta definitivamente la problematica da parte di chi ha l'onere e la responsabilità morale di tutelare la prima e unica razza argentina.
Solo gli argentini sono i legittimi depositari di questo grande valore cinotecnico, ma se non sapranno rispondere, alle attese di molti appassionati in tutto il mondo, con fermezza, unità di intenti, capacità supportate da cognizioni scientifiche specifiche, allora la confusione aumenterà insieme agli immancabili mercificatori della razza.
Il C.D.A.I. non starà più alla finestra ad attendere che gli eventi si compiano, ma si esporrà in prima persona senza alcun riserbo per smuovere una situazione che alimenta solo litigi, contraddizioni e speculazioni.
Il guanto di sfida è stato lanciato, ora aspettiamo che venga raccolto solo e unicamente da chi ha veramente a cuore le sorti e il futuro della razza, tutti gli altri sono pregati di astenersi e invitati a rivolgere le proprie attenzioni altrove.

Marzo 1999
Enzo Pappalettera
Club Dogo Argentino Italia
P.S. Chiaramente il titolo " vorrei la pelle nera " è volutamente provocatorio, in quanto l'intenzione non è quella di stravolgere ciò che per anni si è detto o scritto, ma quello di porre in luce e risolvere un incongruenza, o ritenuta tale, scritta nello standard.