Appunti di marketing

Di Maurizio Beleggia

 

 

Programma

La competizione internazionale

Fattori che hanno reso la competizione internazionale di moda

Varie tipologie di comportamento dell’impresa

Le fasi del processo di internazionalizzazione

Il marketing nell’impresa internazionalizzata

Centrazione e localizzazione delle attività di marketing

Il piano strategico di marketing nell’impresa internazionalizzata

Il piano operativo dell’impresa internazionalizzata

Assetto organizzativo e implementazione

Capacità organizzativa

Soluzione strutturale

_______________

modello transnazionale

caratteristiche dell’impresa transnazionale

costruzione e gestione dell’impresa transnazionale

 

 

1° capitolo di Porter (competizione globale)

La competizione Internazionale

Esaminare le implicazioni della concorrenza internazionale per le strategie competitive. Quali differenze esistono tra i problemi posti dalla concorrenza internazionale e quelli propri della concorrenza in atto nel mercato nazionale?

Molte questioni strategiche dell’impresa internazionale sono simili a quelle dell’impresa nazionale:

analizzare struttura del settore dei concorrenti

definire la posizione competitiva in termini di costi. (posizionamento)

Valutare le motivazioni dei consumatori e relative percezioni di valore

Cercare di conseguire un vantaggio competitivo ne mercato o in un segmento.

Altre invece sono diverse:

Influenza reciproca dei paesi.

A partire da metà degli anni 50 il tasso di sviluppo del commercio internazionale è andato sopravanzando a quello del RNL.

 

Modelli della competizione internazionale

Unità di analisi è il SETTORE INDUSTRIALE: rappresenta l’area nelle quale il vantaggio competitivo è conquistato o perduto.

I settori industriali possono assumere diverse caratteristiche, da quello multidomestico a quello globale.

Settore multidomestico = carattere nazionale e locale: la competizione in atto in ciascun paese è indipendente da quella svolta in altri paesi… la concorrenza è determinata da fattori locali. (distribuzione al dettaglio, assicurazioni, credito, beni di largo consumo)
Qui le imprese devono gestire le proprie attività come un portafoglio … e UL dotate di autonomia.. strategia a orientamento nazionale. (country centered) .. i concorrenti sono sia imprese nazionali, sia multinazionali

Settore Globale : quello nel quale la posizione competitiva di un paese è influenzata in modo significativo dalla sua posizione in altri paesi e viceversa… costituisce una serie di industrie tra di loro collegate. Le imprese competono su basi mondiali. (aerei, televisori, copiatrici, auto, orologi)

Bain: la struttura del settore influenza il mercato

Porter: (allievo di Bain) analisi della concorrenza significa analisi del settore

Porter intende per globalizzazione: un settore è globale se esistono vantaggi competitivi dall’integrazione di attività su base mondiale.

Se non esistono vantaggi dalla globalizzazione, (e ciò avviene in alcuni settori), si opta per strategie orientate ai singoli mercati: settore multidomestico.

 

Ambito competitivo (per Porter)

Estensione dell’attività che l’impresa svolge al fine di competere in un dato settore.

È vitale per il conseguimento del vantaggio competitivo.

Può assumere 4 dimensioni fondamentali:

Del segmento (es. classi di prodotto, tipologie di clientela: ES BMW)

Del settore industriale (all’interno del quale l’impresa sviluppa la propria strategia competitiva… sono settori che devono essere globali: farmacie, computer)

Di integrazione verticale (attività che l’impresa svolge nei cfr dei fornitori e clienti)

ambito geografico: (.. aree geografiche verso le quli l’impresa rivolge la propria strategia……alcuni tipi di offerta si può fare solo in ambito nazionale: es. pasta)

 

Attività a valle:

(attività in uno specifico paese)

reputazione dell’impresa.

Immagine di marca

Rete di assistenza

Barriere all’entrata

Attività a monte

Vantaggio determinato dal sys complessivo di paesi in cui un’impresa opera piuttosto che dalla posizione di ciascuno di essi.

 

Le dimensioni della strategia internazionale

Alto

Max. coord:

Basso

Massima autonomia

Decentramento geografico

Parcellizzate in giro per il mondo

Concentrazione geografica

Attività concentrate che poi si spostano

Configurazione delle attività:

localizzazione dell’attività nella catena del valore..

fattori che favoriscono la concentrazione

Economie di scala

Curva di apprendimento

Vantaggio comparato (di uno o più luoghi) : la differenza tra i fattori costo- qualità, inducono a concentrare la produzione in determinati paesi ed esportare in altri. (es. laboratorio a Silicon valley) concerne le singole attività, non la catena del valore, che è spezzettata in tutto il mondo ..(le imprese non si trasferiscono, cambiano di posto ad esempio alla produzione… certo cambiano di posto anche i posti di lavoro)

Vantaggio di coordinamento da localizzazione comune… è più facile la comunicazione se le persone sono vicine .. è importante la comunanza dei luoghi.

Fattori che favoriscono il decentramento.

Fattori economici

Bisogni locali differenziati: (si decentra il processo in vari paesi: es. confezionamento diverso di paese in paese => si trasferisce solo una perte del processo: il confezionamento)

Know how: per facilitarne lo sviluppo si decentra le unità per ottenere input diversi.

Costi di trasporto

Costi di comunicazione

Gestione delle scorte.

Fattori istituzionali

Barriere tariffarie

Barriere non tariffarie: se si vuole operare in un dato paese, aumentere l’occupazione.

Rischi

Di cambio

Politici

Vantaggi e svantaggi del coordinamento

sfruttamento congiunto del Know how: es. moda: tendenza di un paese a seguire tendenze di un altro paese

rilevazione di segnali di cambiamento: se in USA avvengono tot cambiamenti, è probabile che avvengano anche in Francia

Accumulo e trasferimento di competenze: ogni mercato mi da dei sensori

Economie di scala (specializzazione) : diversi centri di ricerca in diversi paesi per diversi tipi di ricerca (necessario coordinamento tra i centri)

Reazione spostamento vantaggi comparati: ho un centro di produzione in Taywan, uno in polonia.. se in polonia aumenta il costo del lavoro, posso trasferire il processo a taywan (sempre che io sia coordinato)

Accrescere la reputazione: il fatto di avere clienti internazionali mi accresce la reputazione, però è necessario forte coordinamento

Accrescere il potere contrattuale: se un paese ci pone vincoli, minaccio di trasferire in un altro.

Flessibilità delle risposte competitive: per combattere un concorrente internazionale, uso il coordinamento di diversi paesi: a svantaggio della produzione di un paese per avvantaggiare un altro.

Costi:

Distanza geografica

Barriere culturali e linguistiche: asimmetria informativa..

Rivalità interna: difesa di competenze ..es R&D

Eterogeneità dei prodotti: diverse culture, diversi prodotti, diverse pubblicità.. maggiori costi al crescere dell’etrerogeneità dei prodotti se sono troppo coordinato.

Il coordinamento di certe attività può essere necessario per sviluppare i vantaggi delle configurazione di altre: L’impiego di materie prime in comune favorisce l’effettuazione di acquisti su scala mondiale.

 

STRATEGIA INTERNAZIONALE: non consiste nel risolvere l’alternativa decentramento/concentrazione, bensì di eliminarla, o ridurla al minimo: concentrare o decentrare alcune attività in relazione alla struttura del settore, decentrare alcune attività per favorire la decentrazione di altre.. e ridurre al minimo il trade off fra concentrazione e decentramento mediante il coordinamento di attività decentrate.

Il processo di globalizzazione

Porter: Un settore si globalizza, in quanto il vantaggio competitivo derivante da una configurazione ed un coordinamento globali è significativo.

Perché:

talvolta è dovuto alle modifiche esogene dell’ambiente: trasferimenti di tecnologia – politiche pubbliche – infrastrutture del paese – evoluzione globale dei clienti e/o dei concorrenti.

Riduzione dei costi: prodotti progettati presso un unico centro in funzione delle esigenze locali

Accrescimento dell’omogeneità di un prodotto: mediante l’incorporazione in un prodotto delle caratteristiche richieste in ogni paese

Omogeneizzazione della domanda mondiale: attraverso il riposizionamento

Da cosa deriva il processo di globalizzazione ?

Aspetto fondamentale: AUMENTO DELLA COMUNICAZIONE .. cioè aumento della tecnologia comunicativa:

Trasporti

Telecomunicazioni

Internet

Fattori esogeni:

Tecnologia dei bisogni

Politiche pubbliche (gli standard europei servono a favorire la globalizzazione)

Infrastrutture paese (es. infrastrutture della telecom)

Innovazione imprese: risposta differenziata ad esigenze locali senza dispersione

 

Vantaggio comparato

La logica del vantaggio comparato si estende non solo alle attività produttive, ma anche alle altre della catena del valore: R&D, distribuzione, e promozione… concerne le singole attività, e non l’intera catena del valore.

L’impresa GLOBALE ha un vantaggio in quest’ottica: può distribuire le varie attività in modo da riflettere le OPPORTUNITA’ locali: esempio: componenti a Taiwan, software in India, R&D a Silicon Valley.

I vantaggi competitivi in senso ampio (Piattaforma Globale) possono essere sostenuti con più possibilità di successo (infatti il paese con il costo della manodopera più basso è superato da un altro in qualche anno).

Piattaforma Globale

Porter modifica il concetto di vantaggio comparato in Piattaforma Globale : un paese costituisce una valida piattaforma globale nell’ambito di un settore qualora costituisca per l’impresa ( che in esso opera) un vantaggio ai fini della competizione globale.

È sufficiente che l’impresa consideri il paese come propria base per operare globalmente… Il paese deve essere però considerato come piattaforma globale, e non come sede delle attività dell’impresa.

Il paese costituisce quindi una base importante per la competizione.

ES. la collocazione geografica di 2 paesi può favorire la possibilità di commercio se questi paesi sono vicini.

Vi sono 2 elementi fondamentali che costituiscono una buona piattaforma globale:

Vantaggio comparato: dotazione di fattori di cui un paese dispone

Fattori semplici (es. vicino ad un corso d’acqua; manodopera a buon mercato)

Fattori complessi (know how; disponibilità di tecnici e scienziati)

Ambiente locale:

Caratteristiche delle Domanda (la domanda locale stimola il settore, ad esempio Pasta.. porta all’esportazione o moda)

Caratteristiche dell’Ambiente operativo: La concorrenza stimola l’operatività del settore .. perché stimola il processo di apprendimento e sviluppo di nuove aree di sviluppo.; usi e costumi locali in materia di affari

Il vantaggio di avere tale paese come base è quello di :

percepire per prima il momento più opportuno per effettuare la prima mossa.

Motivazione: clienti dotati di potere contrattuale; prooblemi operativi complessi; le imprese locali rivali, sono una spinta per compiere rapidi progressi in termini di know how e individuare nuovi metodi per competere

Possibilità di poter disporre di un mercato per varietà di prodotto che in seguito potranno essere richieste dai mercati internazionali.

Ciò che può costituire uno SVANTAGGIO COMPARATO per alcuni fattori di produzione, può divenire un vantaggio nella competizione globale. (le non favorevoli condizioni per lo sviluppo dell’agricoltura in Israele, hanno portato allo sviluppo di tecniche di irrigazione e coltura)

DA MULTIDOMESTICO (MULTINAZIONALE) A GLOBALE:

IMPLICAZIONI STRATEGICHE:

Se sono a capo di un UL in ambito multinazionale mi importa solo dell’ UL

Se sono a capo di un UL in ambito GLOBALE mi importa di tutta l’impresa

 

Negoziazioni bilaterali con paesi ospiti concatenazione di impianti

Valutazione dell’impatto di ogni UL sui risultati di altre UL

 

Nel processo di transazione da COMPETIZIONE multidomestica a quelle globale si determinano molteplici problemi

in tutti quei settori dove i concorrenti barriere all’entrata e alla mobilità a livello di specifici mercati.. (le imprese operanti nel settore hanno un’immagine consolidata e forti posizioni nei canali e relazioni con la clientela tradizionali)

difficoltà nel passare ad un orientamento globale se hanno operato tradizionalmente attraverso decentramento e autonomia delle UL. Le imprese NAZIONALI invece, possono conseguire un maggiore successo nel passaggio a globale in quanto la situazione iniziale è più chiara e semplice.

MUOVERSI PER PRIME:

Le imprese LEADER nei settori globali sono quelle che hanno iniziato per prime: Honda, Boeing, Kodak: hanno dei VANTAGGI: SCALA e APPRENDIMENTO che rendono difficile il competere con loro.

VANTAGGIO NAZIONALE applicato al processo di globalizzazione

Le imprese globali leader hanno spesso iniziato il proprio processo evolutivo basandosi su qualche vantaggio acquisito nel proprio mercato nazionale usandolo come leva per entrare nei mercati stranieri

 

Evoluzione storica della competizione INTERNAZIONALE

AMBITO LOCALE O REGIONALE (difficoltà di comunicazione, economie di scala inesistenti) massimo ESPORTAZIONE (non c’erano barriere doganali )

Dal 1880: Prima ondata di concorrenti globali.

Crescenti economie di scala

Domanda omogenea

Sistemi di trasporto

Comunicazioni + efficienti

1920-1950: lo sviluppo della globalizzazione si esaurisce, le globali divengono multinazionali .. poi si trasformano in confederazioni o consociate autonome per:

nazionalismo

guerre mondiali

protezionismo

i concorrenti globali decentrarono la propria catena di valore (Ford)

1950-1970 GLOBALIZZAZIONE

vantaggio ad operare su basi concentrate

ridotti i costi della concentrazione

alti costi R&D

omogeneizzazione per la riduzione della differenza dei redditi.

VINCOLI ALLENTATI

Tariffe ridotte

Cee

Variabilità dei tassi di cambio

Alternative strategiche

Molte imprese possono non avere le risorse o non godere di una posizione iniziale per seguire una strategia globale.. necessità di esplorare alternative strategiche prima che sia possibile realizzare una completa strategia GLOBALE:

 

 

Strategia Globale

Strategia orientata al mercato nazionale

Ambito Geografico

 

 

 

Implicazioni funzionali della concorrenza globale

Il competere su scala internazionale mediante una strategia globale, consente di cogliere opportunità per ogni area funzionale dell’impresa nettamente maggiori.

PRODUZIONE

Definizione attività da concentrare o decentrare (Giapponesi: concentrano tutte le attività ed esportano)

Distribuzione di beni su scala internazionale (esportazione- network – produzione su diversi paesi)

MARKETING

Bisogni acquirenti locali (es. Cornflakes su bar italiani.. non c’è questa cultura in Italia)

Caratteristiche canali (il latte estero costa meno, ma non viene distribuito in Italia per il tipo di distribuzione: barriera distributiva)

R & D

Localizzazione (La Xerox pone la R&D per le piccole fotocopiatrici in Giappone e per le grandi in USA)

Coordinamento (Grande problema: le tecnologie devono essere trasferite in paesi diversi con diverse esigenze)

FINANZA

Sfruttare presenza globale per diminuire il costo del capitale (maggior raccolta di mezzi finanziari in molti paesi)

Gestione valutaria

Trattamento fiscale

Relazioni con i pubblici poteri: le autorità di governo costituiscono un ostacolo o incentivo.

ORGANIZZAZIONE: ogni struttura organizzativa, per poter competere, sul piano internazionale, deve bilanciare le dimensioni: una a carattere nazionale (poiché alcune attività sono correlate al paese in cui vengono svolte) e una a carattere globale (i vantaggi da conseguire dipendono dalla struttura a livello mondiale)

Aldilà delle soluzioni strutturali

C’è un altro modo per entrare all’estero:

Le coalizioni:

(es Join Ventures)

L’impresa configura su base mondiale l’attività della catena del valore congiuntamente con una o più imprese.

Secondo Porter il TREND è:

 

Alto

Max. coord:

elevato investimento all’estero con elevato coordinamento STRATEGIA GLOBALE

Concentrazione meno necessaria o meno possibile

Limiti delle economie di scale mediante concentrazione:

· Diseconomie di aziende di grandi dimensioni

· Diffusione di nuove tecnologie di produzione meno legate alla scala

Il concentrare attività è meno necessario e meno realizzabile per i vincoli governativi

Decentramento geografico

Parcellizzate in giro per il mondo

Concentrazione geografica

Attività concentrate che poi si spostano

Configurazione delle attività:

localizzazione dell’attività nella catena del valore..

 

Caroli

Caroli: impostazioni che derivano da Porter e Ghoshal

Parte I : la prospettiva di marketing nella formulazione della strategia nell’impresa internazionalizzata

Internazionalizzata: termine usato in maniera generica: impresa che è presente in mercati esteri

Non è sufficiente il fatto di approvvigionarsi nei mercati esteri ne il possesso di strutture produttive all’estero: se gli output della produzione sono destinati all’interno, l’impresa non è internazionalizzata.

E’ azienda internazionalizzata se:

Significativa presenza all’estero oppure,

O nel proprio mercato in relazione con aziende estere facenti parte di gruppi esteri (fornitori, clienti, concorrenti)

Orientamento strategico

Si articola in 3 dimensioni:

grado di diversificazione verticale (numeri di business che ha l’azienda)

grado di diversificazione geografica

grado di integrazione verticale (pone l’accento sull’ampiezza del ciclo produttivo)

estensione e unitarietà quali caratteristiche della struttura di un’azienda internazionalizzata.

Estensione: dipende dalla numerosità di combinazioni mercato/area geografica. E richiede UL con grado + o – elevato di indipendenza dalla casa madre

Unitarietà: omogeneità di indirizzi di fondo della casa madre: necessarie procedure di coordinamento e integrazione

 

 

Secondo il Caroli:

La fisionomia di un’azienda internazionalizzata dipende da:

Profilo strategico

Profilo organizzativo.

 

Profilo strategico

Obiettivi da conseguire (relativamente a: redditività, quota di mercato, sviluppo)

Mercati, prodotti e segmenti in cui operare

Modalità di entrata

Posizionamento di ogni mercato (diversi mercati => diversi posizionamenti)

Interrelazioni

 

Profilo organizzativo

Inserimento attività esterne nella struttura organizzativa

Dimensione ruolo e risorse da allocare alle singole UL

Livello autonomia UL

Coordinamento e scambio info. (solito discorso della carriera personale)

Controllo fra diverse unità operative.

Gestione risorse umane

Il processo di internazionalizzazione: diversi modelli teorici che interpretano l’internazionalizzazione dell’impresa

VERNON:

modello del ciclo di vita:

devo andare a vendere in Africa perché è un paese con un mercato in via di sviluppo

progressiva rilocalizzazione delle attività produttive.

 

 

l’impresa accresce gradualmente il suo coinvolgimento internazionale..partendo dall’esportazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

Eclettico: basato sull’ipotesi di razionalità delle decisioni e centralità dei costi di transazione.

Process school of international management: problemi di gestione delle grandi multinazionali.. grado di integrazione globale a livello di adattamento locale.

 

 

Aspetti dell’internazionalizzazione:

l’impresa che ha deciso di competere in ambito internazionale deve affrontare 2 temi chiave:

Comprendere il cambiamento della natura del vantaggio competitivo

Analizzare le nuove regole del gioco e le implicazione di queste sulla necessità di cambiamenti strategici e organizzativi.

 

FONTI DI VANTAGGIO COMPETITIVO NELLO SCENARIO INTERNAZIONALE

Minori costi

Economie di scala (Maggiori volumi)

Economie di esperienza

Accesso agli input (fonti alternative di input che possono essere vantaggiose)

Ciclo produttivo su basi plurilocali per avvantaggiarsi di:

Relazioni con soggetti pubblici

Riduzione del rischio di eventi extraeconomici

Vantaggio comparato esistente in una certa area geografica

Differenziazione (il successo in un paese può essere il successo in altri paesi: es. cinema ad Hollywood o profumi a Parigi) rispetto ai prodotti locali

Accordi e alleanze per lo sfruttamento di risorse

 

 

Sviluppo dell’impresa su mercati esteri

Fasi: (modelli di comportamento non sempre validi.. es politica di entrata massiccia della swatch)

ENTRATA

Investimenti limitati (anche perché il peso strategico dei nuovi mercati è limitato)

Adeguamento limitato struttura e procedure

Inizio processo di apprendimento (Johnson borotalco, scopre che in Giappone vogliono il piumino)

Comportamento reattivo

ASSESTAMENTO

Processo di apprendimento assume il primo livello soddisfacente

Interventi organizzativi

Peso del marketing esterno in strategia (il peso della swatch USA cresce)

Coordinamento

Minor autonomia delle unità destinate alle attività internazionali

Maggiori investimenti

Relazioni strutturate con interlocutori stranieri

Attivazione dei canali informativi

SVILUPPO

Stabilizzazione della presenza (all’interno dell’azienda matura una solida cultura internazionale)

Gestione integrata (le attività internazionali acquisiscono pari importanza) le UL riacquisiscono autonomia nell’ambito di una precisa struttura di relazioni con la HQ

Marketing esterno parte integrante strategia

Osservazioni:

Se siamo già entrati su altri paesi il processo di apprendimento sarà più veloce perché si conoscono già le problematiche.

La grandezza del mercato è molto importante: una impresa che opera in USA molto probabilmente riuscirà a sopravvivere in mercati più ristretti.

Attrattività di un mercato: se un mercato è attrattivo c’è più concorrenza: cerco di entrarci a costo di perderci per svilupparvi tecnologie che potrò sviluppare in altri paesi

Il tempo: se voglio entrare velocemente devo usare certe modalità es. comprare un’azienda locale.

 

 

 

ORIENTAMENTO ALLO SVILUPPO: Dall’orientamento ETNOCENTRICO all’impresa ETERARCHICA

L’analisi delle 3 fasi sopra descritte può essere ulteriormente approfondita: ogni orientamento può essere fatto corrispondere ad una fase cronologicamente distinta dello sviluppo dell’impresa sui mercati esteri.

 

 

ETNOCENTRICO (il mercato domestico è l’unica area competitiva rilevante per l’impresa)

Marketing estero in espansione (nazione -> paese estero confinante -> paese + lontano)

Scarsi adeguamenti marketing mix (estendo i confini del mercato agli altri paesi, senza modificare i przzi, la pubblicità ecc.)

Il management è quello dell’HQ

POLICENTRICO (tipico dell’approccio multidomestico)

Mercati come aree autonome

Scarse interrelazioni

I mercati sono Portafoglio di attività internazionali

Alta autonomia UL

UL svolgono attività primaria catena del valore

Centralizzazione (HQ) di finanza, R&D, risorse umane

REGIONCENTRICO

Aree geografiche pluripaese: (raggruppo i paesi in cui sono presente in macroaree es. Europa, Africa, USA)

Integrazione nell’area (l’impresa cerca di raggiungere una presenza integrata in ogni paese)

HQ ogni area che costituisce che agisce in posizione intermedia di area

Area relativamente autonoma

Paese: forte integrazione

GEOCENTRICO (SIMILE ALL’IMPRESA GLOBALE)

offerta standardizzata su scala mondiale

interdipendenza UL e HQ

UL elementi di sistema

Transazioni intragruppo non sono gerarchiche

Evoluzione nel modello di impresa ETERARCHICA

L’impresa geocentrica può evolvere in eterarchica

Rete integrata di U operative

Relazioni di tipo sistemico (tra UL e HQ )

UL: informazione totale (info circolare)

Vantaggio competitivo da presidio e combinazione di molte aree

Minor enfasi su HQ e UL

Strategia UL su gruppo

Forte rilevanza struttura organizzativa (perché circolano risorse e info)

Diffusione conoscenza

Integrazione: valori e condivisione

Orientamento e condizioni ambientali che favoriscono i modelli

ETNOCENTRICO

Mercato limitato

Imprese dimensioni limitate

Scarsa esperienza internazionale

POLICENTRICO

Tanto + efficace quanto + il settore è multidomestico cioè Differenziazioni locali

Mercati esteri economicamente significativi

REGIONCENTRICO – GEOCENTRICO

Riguarda segmenti globali

Standardizzazione

Rete di comunicazione e controllo

 

CAP 2: Gestione e pianificazione strategica nell’impresa internazionalizzata

Evoluzione della pianificazione: Passaggio da:

Pianificazione (definizione di un budget basato su costi e ricavi)

a pianificazione a lungo termine (sempre pianificazione con dati del passato, ma + di un anno)

a pianificazione strategica (riguarda anche l’analisi delle condizioni esterne all’azienda.. evoluzioni ambientali)

a gestione strategica: strategic management (la pianificazione coinvolge orizzontalmente tutta l’azienda. Comportamento strategico e diffuso e sviluppo dello spirito imprenditoriale) cioè ps + pianificazione delle capacità + gestione sistematica della resistenza al cambiamento… la pianificazione non nasce da un centro, ma dalla negoziazione di tutti .

La pianificazione svolge i seguenti compiti:

definisce la linea di azione

allocazione di risorse

favorisce lo sviluppo del management

l’azione strategica deriva da un processo inconsapevole: è comportamento strategico.

Essa si svolge attraverso un processo di apprendimento, caratterizzata da gradi di razionalità sempre maggiori

Lo sviluppo incrementale facilita il superamento delle barriere interne di cambiamento.

In questa prospettiva il planning è strumento di razionalizzazione delle decisione che esistono e si sono formate nei sottosistemi dell’impresa

La pianificazione Strategica è a livello di:

a livello di corporate: obiettivi di LP per i singoli business. (prodotto- mercato- aree)

creazione e mantenimento di un linguaggio comune

diffusione di una visione aziendale riconosciuta

sviluppo di azioni di coordinamento orizzontale tra i business

definizione di obiettivi

sviluppo di collegamenti laterali

a livello di business o ASA: decisioni circa il posizionamento, le azioni competitive, le modalità di utilizzazione delle risorse di uno specifico business

a livello di funzione: definisce gli indirizzi della specifica area funzionale.

Piano strategico e internazionalizzazione

Ambiente VS impresa (se ci sono nel mercato condizioni favorevoli: basse barriere all’entrata ecc.)

Mission Impresa: ( a volte ci possono essere opportunità in un dato mercato, ma se gli obiettivi non sono coerenti con la Mission, si possono creare problemi)

Obiettivi di sviluppo e posizionamento (Qual è l’obiettivo per ogni area geografica.. lo strumento immediato è il BGC)

Definizione delle modalità di entrata (semplice esportazione – o filiale – accordi ecc. : secondo il rischio di mercato scelgo il rischio più alto o più basso)

Piano di Marketing (con tutte le variabili del marketing mix)

Impatto organizzativo

 

 

 

 

La PS in un impresa internazionalizzata appare essere + necessaria che in un azienda locale.. diverse considerazioni che la giustificano:

incertezza delle manifestazioni dell’ambiente

dimensioni dell’unità di affari (divisione in ASA): tendenza all’autonomia

complessità del sistema aziendale

resistenza al cambiamento

Natura degli obiettivi: Si possono individuare diversi conflitti tra reddito- strategia – e politica: ad esempio i potenziali conflitti col soggetto pubblico:

Impresa e soggetto pubblico: potenziali conflitti

Equilibrio finanziario del paese

Controllo dei settori chiave (es. difesa del settore informatico in Italia.. favorire imprese locali con barriere)

Controllo della ricchezza prodotta ( es. se si vuole entrare bisogna impiegare la ricchezza prodotta nelle imprese nazionali)

Controllo giuridico e politico (La cocacola per entrare in Ungheria, non porta via ricchezza ma materie prime)

Nazionalità della dirigenza o dei dipendenti (preferenza per le autorità locali di dirigenza interna)

 

Il marketing strategico

Il piano di marketing si articola in una serie di compiti in parte sovrapposti con il piano strategico:

Info delle tendenze del mercato

Comportamento + efficiente in relazione con l’ambiente

Traduzione dell’indirizzo strategico in comportamenti operativi.

Rilevazione delle reazioni di mercato

Sposta il focus della gestione del prodotto al cliente

Ha come obiettivo la creazione del consenso a favore dell’impresa (problema tipico è quello di essere accettata all’estero)

Massimizzazione del benessere di tutti gli stakeholders dell’impresa

 

Il marketing strategico nell’impresa internazionalizzata: Passaggio a dimensione internazionale

Nel passaggio occorre tener conto di 3 aspetti per poter adattare il piano di marketing alle realtà estere:

Fattori strutturali del paese (che rendono diversi i mercati esteri da quello domestico)

Impatto diversità di mercato sulla competitività del prodotto.

Azioni di marketing necessarie per ridurre le differenze.

Adattamenti di prodotto necessari per rendere il prodotto competitivo nei nuovi mercati.

Presenza all’estero dell’impresa (da cosa dipende?)

Cultura aziendale

Dinamica struttura del settore che influenzano le scelte.

Definizione di strategia e di mercati (da parte dell’impresa): scelta del numero di mercati in cui essere presente, tipo di intervento in ognuno, grado di standardizzazione delle operazioni.

Modalità di entrata

Politiche funzionali

Problemi specifici del paese

Rapporti economici e politici tra paesi

Potere di intervento del governo ospite

Capacità negoziale delle imprese

Impatto economico e competitivo vincoli di governo (se i vincoli sono rigidi, sviluppo una qualità che sbaraglia i concorrenti)

 

Dimensione relazionale

Il collegamento tra HQ e UL spinge verso un orientamento transnazionale => maggiore complessità

Attività marketing estero

Si distinguono 3 livelli di marketing estero:

attività di marketing Necessarie per portare il prodotto sui mercati esteri:

Gestione delle differenze nazionali

Comunicazione

Distribuzione

Adeguamenti del prodotto

Attività di marketing Realizzate nel mercato estero:

posizionamento (il fatto che le persone viaggiano, pone un problema se si utilizzano strategie diverse in diversi paesi: Levis costa di meno in USA)

Marketing mix

Attività di coordinamento e standardizzazione delle strategie realizzate nei diversi paesi per realizzare un marketing integrato internazionalmente.

Parte II (Caroli)Il piano strategico di marketing nell’impresa internazionalizzata

Analisi del piano strategico di marketing con particolare riguardo a quelle problematiche che insorgono quando l’impresa opera nei mercati esteri.

Il piano strategico di marketing, in linea generale, definisce i mercati nei quali l’impresa deve operare e il relativo posizionamento, per raggiungere gli obiettivi di fondo stabiliti nel piano strategico generale.

Marketing strategico: raggiungimento dell’efficacia

Marketing operativo: assicura che le scelte efficaci siano implementate in maniera efficiente attraverso l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse disponibili.

Il piano strategico in un’impresa internazionalizzata deve:

formalizzare gli indirizzi strategici

prevedere meccanismi per apportare aggiustamenti alla condotta dell’impresa necessari per soddisfare le condizioni del paese ospitante.

Occorre bilanciare 3 capacità

rispondenza alle esigenze locali

efficienza e competività su scala internazionale

capacità di trasferire conoscenze all’interno del gruppo.. e sfruttarle

problema cruciale quindi è il controllo della complessità

3 alternative per risolvere tale complessità

ridurre attività o aree geografiche

raggruppare i diversi business in macroaree

categorizzazione di aree geografiche: divise non per contiguità geografica, ma per rilievo strategico.

5 sono le aree di decisione

selezione del paese estero

scelta del grado di coinvolgimento strategico ed economico di ciascuna area

decisione e modalità dei tempi di entrata

selezione della struttura organizzativa internazionale di marketing (coordinamento tra strategie e operazioni delle diverse aree geografiche)

orientamento del piano operativo di marketing (in relazione alle caratteristiche delle diverse aree geografiche, si differenziano le componenti del marketing mix)

per essere efficiente, richiede la diffusione dell’attività di pianificazione ai diversi livelli del gruppo. (necessario forte flusso di informazioni)

 

le componenti del piano strategico di marketing nell’impresa internazionalizzata

Con riferimento all’impresa internazionalizzata si possono individuare 6 aree decisionali in sequenza logica, rispetto alle quali si sviluppano i processi incrementali di formazione della strategia di mercato:

Segmentazione

Diversificazione / concentrazione

Portafoglio attività internazionali

Sfruttare all’interno del portafoglio il maggior numero possibile di interrelazioni (es. centro approvvigionamento in comune)

Capire come si gestisce lo stesso prodotto in diversi paesi: per alcuni paesi un prodotto obsoleto potrebbe essere attuale)… vedi BCG

Maggiori possibilità di confronto con la concorrenza nel senso di scontro e cooperazione. (manovre competitive: es contromossa di attacco laterale)

Scelta del grado di standardizzazione

Individuazione e interrelazioni tra i business e tra le sussidiarie

Scelta della modalità di entrata nel nuovo mercato

 

1. Segmentazione

Individuare gruppi omogenei di consumatori rispetto ai quali è possibile max i propri vantaggi competitivi.

Un segmento deve essere:

Accessibile

Omogeneo (costituito da soggetti con simili comportamenti)

Protetto (barriere sufficientemente alevate)

Per segmentare il mercato occorre chiedersi

quale sia il tipo di beneficio richiesto dal cliente.

Quali elementi influenzano tale beneficio,

qual è la funzione che l’offerta del produttore svolge in relazione ai benefici ricercati

la considerazione dell’area geografica è molto importante nella scelta dei segmenti in cui operare.

La segmentazione risente del tipo di approccio all’internazionalizzazione seguito dall’impresa.

Etnocentrico .. rimane valida la segmentazione locale

Policentrico : si segmenta in relazione delle diverse aree geografiche cercando di realizzare il massimo adattamento alle caratteristiche locali.

Geocentrico: 2 alternative

Si individua un’area di mercato che può essere soddisfatta con prodotti standardizzati.

Identificazione di segmenti trasversali: porzioni di mercato con caratteristiche abbastanza omogenee

L’impresa si trova di fronte a scelte:

marketing indifferenziato: ignorare le specifiche richieste locali

operare in alcuni segmenti in cui il mercato internazionale può essere diviso con una strategia differenziata per ogni area di interesse

pochi segmenti con caratteristiche comuni in ampie aree geografiche

Le fasi della segmentazione: 3 passaggi

MACROSEGMENTAZIONE aggregare paesi in aree omogenee e eliminare le aree in cui esistono ostacoli

MICROSEGMENTAZIONE all’interno delle aree: ricercati segmenti di mercato specifici con obiettivo di identificare le opportunità di ingresso e di sviluppo.

RIAGGREGAZIONE sovranazionale dei segmenti in base alle affinità di comportamento rilevate trasversalmente nelle aree geografiche.. consente all’impresa di individuare segmenti TRANSNAZIONALI

Transnazionalità = è intesa qui come numero di elementi comuni che possono essere riscontrati nello stesso segmento in aree geografiche diverse

Le scelta della segmentazione risente delle politiche di pianificazione top-down e bottom-up

Top-down: ricerca ampia varietà di segmenti

Bottom-up: segmentazione realizzata utilizzando indicatori della propensione dei consumatori

 

2. concentrazione/diversificazione dalla presenza dei mercati esteri

Una volta segmentati i mercati, l’impresa deve stabilire il numero delle aree geografiche in cui operare.

Concentrazione = incremento della propria quota di mercato in una specifica zona ricercando il massimo grado di penetrazione possibile, prima di entrare in altre aree

Diversificazione geografica = presenza commerciale nel maggior numero di mercati possibile, indipendentemente dallo sviluppo che hanno raggiunto.

Quindi duplice scelta per l’impresa internazionale

Prodotti/segmento

Paesi e aree geografiche

 

 

IV : la duplice diversificazione causa complessità gestionale e assorbimento di risorse

I: impresa nella fase iniziale di internazionalizzazione

III: concentrazione geografica: concentrazione una o più aree con business diversi.

IV: diversificazione geografica: operare in segmenti simili ma in aree geografiche diverse

 

 

Criteri di scelta tra concentrazione / diversificazione

Funzione di risposta delle vendite (andamento delle vendite in funzione delle risorse investite nell’area geografica)

Grado di stabilità delle vendite di ogni mercato.. tanto meno è prevedibile l’andamento delle vendite, tanto più è necessario diversificare per ridurre il rischio

Tasso di crescita delle vendite in ogni mercato: se è basso diversificare per garantire maggiore sviluppo del tasso

Tempo di risposta dei concorrenti: se breve diversificazione

Importanza e costo degli adattamenti del prodotto e della comunicazione del prodotto all’esterno… se maggiore l’entità degli adattamenti, + costosa la politica di differenziazione.

Economie di scala e di esperienza: + forti + concentrare.

Effetti di spill-over (esternalità positive) allora diversificazione in tali aree

Grado di controllo dei mercati: se vuole controllare le attività estere concentrazione

Risorse umane disponibili: poche => concentrazione.

altri vincoli: vincoli esogeni: es. norme valutarie, barriere ecc.

concentrazione/ diversificazione delle attività della catena del valore in ambito internazionale

vantaggi dispersione delle attività della catena del valore:

migliore comprensione delle caratteristiche del mercato locale

migliore possibilità di avvantaggiarsi degli incentivi offerti dalle autorità locali

minori costi di trasporto

migliore disponibilità delle informazioni

minori rischi finanziari - valutari

minori difficoltà di gestione a livello di corporate

vantaggi concentrazione geografica delle attività della c.v.

possibilità di sfruttare i vantaggi comparativi propri di ogni area geografica nelle diverse fasi della c.v.

specializzazione delle attività => sfruttamento economie di scala

+ elevato potere contrattuale nella realizzazione di una attività per maggiore massa critica.

 

Costruzione del portafoglio area geografica e segmento mercato – prodotto

 

Il portafoglio si articola quindi in 3 dimensioni:

attrattività del business

attrattività dell’area geografica

forza competitiva dell’impresa

 

L’attrattività dell’area può essere definita da 2 variabili:

importanza dell’area, considerata come mercato

importanza dell’area considerata come serbatoio di risorse

Contrapposizione tra standardizzazione e differenziazione

Bisogna considerare anche armonizzarsi con l’ambiente.. quindi in alcuni casi evitare l’eccessiva standardizzazione

Think globally, act locally

Gli adattamenti locali dovrebbero essere accettati ma a carico della sussidiaria se il vantaggio è solo suo, o del gruppo se viene avvantaggiata un’altra sussidiaria

Un impresa globale supera tale dicotomia perché ha le caratteristiche di essere sia globale che locale.

 

Interdipendenze strategiche nell’impresa internazionalizzata:

condivisione dei costi (tramite business condivisi)

potere contrattuale verso il governo (si possono chiudere ad esempio degli stabilimenti e portarli in un altro paese)

trasferimento tecnologia in aree geografiche in diversi stadi di sviluppo (inferiore)

trasferimento immagine

offerta internazionale (mi compensa dai rischi del singolo paese)

Vantaggi delle interdipendenze:

economie di scala, aumento potere contrattuale

maggiore impatto del vantaggio competitivo in una fase della catena del valore, perché può essere sfruttato in altri paesi

maggiore sfruttamento di risorse

prodotto globale

maggior peso competitivo dell’impresa.

Costi delle interdipendenze:

costi di adattamento (es. richiesta di prodotti diversi per diversi paesi).

Costi di coordinamento spaziotemporale.

Più enfasi su interrelazioni che su posizionamento competitivo UL (non mi interessa il risultato della singola unità).

Impatto di unità con scarse performance. (se ho lo stesso marchio, non posso adattarmi con politiche diverse).

Flessibilità minori. (non posso chiudere uno stabilimento se è correlato)

Impatto costi e performance

 

Scelta delle modalità di entrata nel mercato estero

Contraddistingue il piano di marketing di un’impresa internazionalizzata rispetto quella domestica.

L’impresa opera attraverso Portafoglio di modalità di entrata nei mercati

Lo sviluppo dei mercati esteri ha Natura incrementale (la prima volta che si entra è esperienza per la seconda, anche se è andata male)

Non necessariamente l’impresa accresce la propria presenza internazionale attraverso un passaggio sequenziale e unidirezionale.

Esportazione indiretta

Esportazione diretta

Licenze e franchising

Alleanze strategiche

Investimento diretto (es acquisizione dell’impresa)

esportazione indiretta:

intermediari domestici distribuiscono autonomamente la produzione all’estero

non richiede forti investimenti

L’impresa non ha contatti con l’estero (comporta uno scarso controllo)

canali di entrata

canali distributivi

l’aspetto critico è come scelgo l’intermediario

esportazione diretta:

vendite tramite la propria struttura commerciale ad un acquisitore/distributore estero

intervento diretto posizionamento prodotto e adattamento marketing mix

impatto strutturale

agenti rappresentanti all’estero

oppure: concessionari esteri

oppure: organizzazione diretta di vendita

VANTAGGI:

migliore controllo

migliore gestione

migliore impegno strategico

migliore apprendimento sul mercato internazionale

RISCHI: (comuni anche all’esportazione indiretta)

barriere protezionistiche

fattori esterni

 

Licensing

(concedere la licenza di produrre e commercializzare un prodotto)

Diffusione rapida del prodotto su mercati internazionali

Vantaggi: Svantaggi

· Entrata amichevole nel nuovo mercato: minore competizione

· Apprendimento del mercato estero minimizzando il rischio del mercato esterno

· Limitati investimenti

· Favorire lo sviluppo di un concorrente (LP)

· Perdita del controllo della tecnologia qualità e immagine

Importanza della definizione del contratto: es. ti concedo una licenza , ma non puoi venire a vendere in Italia.

Franchising

Dipende dalla possibilità di sviluppare un prodotto o marchio standardizzato

Presenza simultanea in diverse aree geografiche

Controllo attività del franchisee

Coerenza immagine

Politica commerciale

Indirizzi strategici

Costi di controllo e coordinamento

Alleanze strategiche e joint ventures

Condivisione / Sfruttamento di:

interrelazioni

conoscenze

rischi

investimenti

economie di scala!

Vantaggi Svantaggi

· minor impegno rispetto l’investimento diretto

· buona stabilità dell’operazione (se stabilisco bene le condizioni di uscita)

· trasforma i concorrenti in alleati

· sistanza fisica e culturale

 

investimento diretto all’estero

modalità + impegnativa e articolata

necessità di assicurare un flusso diretto di informazioni

alti investimenti

prospettiva di medio e lungo termine

consolidamento in precedenza del mercato domestico

Modalità

nuova impresa

acquisizione

variabili per scegliere tra le 2 modalità:

caratteristiche ambientali

capacità di sostenere lo sviluppo

condizioni di integrazione di nuova unità

dimensione e natura vantaggi potenziali

 

 

Criteri valutativi per scegliere tra le diverse modalità

dimensione esperienza capacità competitiva

natura del mercato in generale

clima organizzativo e cultura manageriale

condizioni specifiche del mercato ospite

sono decisioni poco reversibili nel breve termine per:

grado di coinvolgimento

grado di controllo del mercato estero.

 

 

Modalità di entrata e stratregia di marketing:

strategia di penetrazione del mercato (impatto forte e immediato con risultati a breve)

Strategia di Scrematura : ho sempre un buon grado di coinvolgimento ma non un impatto così forte come nelle strat. Di penetrazione, ma un impegno progressivo

Strategia di sfruttamento: non corrisponde ad un programma, ma ad una reazione: es richiesta da un paese di 1 miliardo di piastrelle, anche se non pensavo di entrare in quel mercato.

Strategia di esplorazione: finalità più strategiche che economiche. Obiettivo: esperienza per il futuro.

esplorazione diretta

accordo con locali

 

 

 

 

 

 

 

 

(Parte IV Caroli) Riflessi Organizzativi nella formulazione della strategia nell’impresa internazionalizzata

Adattamento delle strutture organizzative del processo di internazionalizzazione

Organizzazione: processo di coordinamento e regolamentazione all’interno e all’esterno delle imprese

L’organizzazione influenza la determinazione delle strategie e il processo di pianificazione strategica in quanto costituisce il punto di partenza del processo di formalizzazione del comportamento aziendale.

Il fattore organizzativo assume rilievo centrale in un’impresa internazionalizzata in relazione alla complessa interazione con l’ambiente.

Tuttavia è difficile distinguere tra esterne ed interno ad esempio:

caso Elettrolux

problema di mettere insieme 600 unità con differenze culturali distanze ecc..

cosa ha determinato questa situazione?

1985 acquisisce Zanussi(+ grande dell’EL) ciòconsentica di diventare leader. La Zanussi era forte in paesi diversi rispetto quelli dell’EL.. tuttavia problema di DISTANZA..CULTURA..LOGISTICA(anche le strutture vanno coordinate)

1986 acquista la White

87 acquisti di T…..

Una delle operazioni di EL è stata la creazione di un polo responsabile per la selezione delle componentistiche del gruppo con competenza su fornitori e R&D.

La sede a Pordenone + competente.

 

 

Quindi difficoltà di stabilire l’interno e l’esterno di un’impresa:

La struttura organizzativa a Network

 

 

Ciascuna delle operazioni con l’esterno ha però un costo

selezione dei fornitori

controlli su qualità/mantenimento delle idee del fornitore

comunicazione (ordine, modifica ordine)

regolamentazione della transazione.

 

Creare strutture di regolamentazione INTERNO/ESTERNO

avere obiettivi strategici

definire il ruolo delle unità rispetto alla HQ

equilibrio allocazione di risorse

gestione risorse umane

reazione / adattamento ai comportamenti della concorrenza

 

 

Impostazioni teoriche

Per ordinare la complessità ambientale:

contingency approach

adattamento specifico a seconda delle circostanze alle varie problematiche

cioè non esiste una struttura organizzativa migliore, ma bisogna adattarsi alle varie situazioni

Un modello causa logiche deterministiche, una logica preconfezionata ogni volta che si crea un problema.

Critiche a questa teoria:

distribuzione del potere all’interno dell’impresa determina la Scelta delle soluzioni organizzative

L’ambiente deve essere inteso come insieme di soggetti organizzati

Comportamento proattivo

Resource dipendency

Evoluzione rispetto al c.a.

Assecondare la nostra capacità di massimizzare le nostre risorse.

Laddove abbiamo una forte competenza: accentramento

Le la competenza è nelle UL: decentramento

Tutto dipende dalla valutazione delle risorse interne.

 

Resource dipendency e impresa internazionalizzata

il percorso di internazionalizzazione è dovuto alla necessità di slegarsi (ridurre la dipendenza) dai processi di approvvigionamento locale ed accorciare le distanze

ma la maggior complessità aumenta il rischio di dipendenza da condizioni esterne (dipendenza dalle risorse)

reti di collegamento con attori internazionali.

La struttura organizzativa può essere descritta in relazione a 2 variabili strutturali:

capacità di azione (capacità per l’impresa di agire coerentemente con l’evoluzione ambientale)

capacità di previsione (capacità di anticipare i cambiamenti ambientali)

 

La capacità di previsione dipende da:

capacità di acquisizione delle informazioni dal mercato

diffusione dei dati all’interno del gruppo.

lo sviluppo della capacità di azione è connesso a:

flessibilità del sistema organizzativo

condivisione degli obiettivi

vicinanza tra il momento della decisione e dell’esecuzione operativa.

Nell’impresa Internazionale il miglioramento di capacità di azione e previsione dipendono ESSENZIALMENTE dal TIPO DI RELAZIONE E MECCANISMI DI COLLEGAMENTO tra casa madre e sussidiaria.

Quindi scelta tra: INTEGRAZIONE (scelte interne) / TRANSAZIONE (scelte di esternalizzazione)

Si pone il problema in duplice livello:

UL : deve scegliere se delegare o realizzare internamente attività di marketing mix

HQ: deve stabilire controllo di UL e integrazione

Costi di transazione:

che cosa influisce sui costi di transazione

Frequenza delle transazioni

Incertezza (esempio di operare in mercati tipo l’Albania)

Specificità di risorse (tanto + specifiche tanto meno esternabili)

 

Dunning

Ha sintetizzato 2 elementi che possono diminuire i costi di transazione per l’impresa

Coordinamento delle diverse attività (vantaggi specifici dell’impresa)

Sfruttamento opportunità locali (Vantaggi specifici dell’area geografica)

 

Problematica organizzativa:

come deve essere la:

Formalizzazione:

azienda piccola => bassa formalizzazione (il dirigente conosce tutti i dipendenti)..

se c’è una forte suddivisione internazionale => forte formalità (problemi linguistici e culturali)

Specializzazione:

alta: processi diversi in ogni unità

bassa : tutti i processi su ogni unità

Centralizzazione

alta: forte gerarchia

bassa: bassa gerarchia

L’indagine condotta da Egelhoff su 34 multinazionali, individua 4 forme di organizzazione internazionale

struttura funzionale internazionale (ruolo chiave dell’HQ che orienta le attività delle UL a seconda della convenienza

divisionale internazionale: tutte le sussidiarie sono dipendenti da una divisione per le operazioni internazionali

regionale: orientata per aree locali in virtù del vantaggio paese

organizzazione per prodotto: specificità dei singoli prodotti (non sono famiglie di prodotto che vengono organizzate, ma linee di prodotto)

 

Le strutture organizzative dell’impresa internazionalizzata

1. struttura di tipo funzionale

la direzione marketing può avere al suo interno un ufficio vendite estero e uno per l’interno.

 

 

 

 

 

 

2. organizzazione divisionale

1 responsabile per ogni area

controlla unità commerciali e produttive nelle diverse aree geografiche.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Macrostrutture organizzative:

impresa che opera direttamente sui mercati

5 forme organizzative che si riscontrano sui mercati internazionali:

1. divisione internazionale

attività autonoma che si occupa specificatamente delle attività di marketing internazionale

obiettivo: concentrare in un’unica struttura tutte le operazioni realizzate dall’impresa in aree estere. Esse sono considerate un business tutto a se.

 

 

 

 

2. struttura globale per area

quando l’impresa gestisce in ambito internazionale un numero limitato di prodotti, mentre è presente in un elevato numero di aree.

Gestione diverse dinamiche competitive

Specialisti per ogni area geografica

 

 

 

 

3. struttura globale per prodotto

da imprese multiprodotto che vogliono internazionalizzare le proprie attività

gestione ottimale degli effetti delle diversità delle AG. su posizione competitiva del prodotto

favorisce coordinamento tra funzioni nella divisione

difficoltà di controllo

ostacolo alle economie nei servizi centralizzati

 

 

 

 

 

 

4. struttura a matrice

serie di divisioni geografiche gestite da sussidiarie responsabili delle attività nei paesi in cui l’impresa è presente, e in varie divisioni di business.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

struttura internazionale ad ombrello

Quando l’Impresa è strutturata in numerose divisioni globali di prodotto vi è il problema della duplicazione di strutture…

Si può costruire quindi una holding (compagnia ad ombrello) che raggruppa e coordina le unità operative responsabili delle diverse aree di business in una certa area geografica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL MODELLO ORGANIZZATIVO A RETE INTEGRATA

Basato sullo sviluppo dell’interazione tra le unità operative che costituiscono l’impresa, tramite comunicazioni e scambio di conoscenza.

La casa madre ha il compito di attivare il circuito di interrelazioni e sviluppare lo scambio di conoscenza tra dimensione globale e locale

sviluppo e interazione tra unità tramite scambio di risorse e conoscenze

collegamenti da serie di relazioni tengibili e intangibili

dal peso e dalla natura delle relazioni dipende la capacità delle UL di:

sviluppare interrelazioni

migliorare posizionamento competitivo

acquisire posizione guida del gruppo

 

L’impresa transnazionale è strutturata come una rete integrata, in cui ogni unità operativa ha compiti differenziati e specializzati, ma condivide con le altre lo sviluppo di un patrimonio conoscitivo comune.

Il potere e le conoscenze non sono ne accentrate, ne decentrate, ma circolano liberamente nel gruppo.