Valerio Fioravanti


Giuseppe Valerio Fioravanti, classe 1958, un diploma di maturità scientifica, un fratello, Cristiano, e una sorella. Per il pubblico televisivo è "Giusva", il bambino prodigio dello sceneggiato La famiglia Benvenuti, il figlio che ogni genitore avrebbe sognato.
Ma è un successo di breve durata: la sua carriera d'attore, che lui del resto ha sempre osteggiato, finisce con l'arrivo dell'adolescenza.

Il clima politico a Roma

Nel frattempo il clima politico s'è fatto pesante; a Roma gli estremisti di destra e di sinistra si affrontano quotidianamente in scontri dalla durezza crescente: dirà Fioravanti in un'intervista a Mixer, . E' "la rissa del sabato sera": e spesso, sul selciato, restano uccisi ragazzi dell'una o dell'altra parte.
Il 28 febbraio 1975, viene ucciso a Roma lo studente di destra Mikis Mantakas: accanto a lui c'è Cristiano Fioravanti, che già dall'età di tredici anni è attivissimo nelle sezioni del Msi, quelle stesse di cui, nel quartiere di Monteverde, il fratello diventerà segretario giovanile. Di ritorno dagli Stati Uniti, dove ha trascorso un anno di studio, Valerio si immerge nella politica, avviando una linea progettuale poi sviluppatasi e definita come "spontaneismo armato", svincolato dalle logiche di partito, dal fascismo "in doppiopetto" di Almirante e da quello colluso con i servizi deviati: è il germe dei Nuclei Armati Rivoluzionari, cui parteciperanno a vario livello Alessandro Alibrandi, Franco Anselmi, Francesca Mambro,Giorgio Vale , Gilberto Cavallini, Luigi Ciavardini .

Gli amici ammazzati e le vendette

Intanto la lista di morti si allunga: nel corso di scontri di piazza, il 30 settembre 1977, viene ucciso a Roma Walter Rossi, simpatizzante di Lotta Continua. Pochi mesi dopo, tra il gennaio e il febbraio 1978, si sussegono gli scontri di Acca Larentia e le morti di Recchioni, Ciavatta e Bigonzetti, studenti di destra per vendicare i cui omicidi Valerio Fioravanti uccide, il 28 febbraio 1978, Roberto Scialabba, studente di sinistra; il 6 marzo dello stesso anno, nel corso di una rapina, a cadere sarà invece Franco Anselmi, ricorderà Fioravanti al primo processo di appello a Bologna. L'assalto a Radio Città Futura, il 7 gennaio 1979, chiude per i Nar la fase dell'opposizione armata alla sinistra.

Nuovo obiettivo

E' tempo di alzare il livello dello scontro: meno di un anno dopo, il 17 dicembre, Fioravanti partecipa ad un attentato contro l'avvocato Arcangeli, sospettato di legami con i servizi segreti. Al suo posto, verrà ucciso Antonio Leandri, studente: è un errore di persona, il giovane passava di lì per caso, assomigliava alla vittima designata.
Due mesi più tardi, tocca a Maurizio Arnesano, agente di Polizia di guardia all'ambasciata del Libano; il 28 maggio 1980, a Franco Evangelista, detto "Serpico", anch'egli poliziotto; e il 23 giugno a Mario Amato, Sostituto Procuratore della Repubblica a Roma, titolare dell'inchiesta sull'eversione nera. A queste due ultime azioni partecipa anche Francesca Mambro.
Un mese dopo la strage di Bologna, il 9 settembre 1980, è la volta di Francesco "Ciccio" Mangiameli, esponente palermitano di Terza Posizione.

Un vicolo cieco

Ma ormai la parabola di Valerio Fioravanti è in declino: a Padova, il 5 febbraio 1981, in un conflitto a fuoco, Fioravanti uccide i carabinieri Enea Codotto e Luigi Maronese. Ferito anch'egli, verrà abbandonato dai complici e arrestato. Non ha neanche ventitre anni.
In aprile viene arrestato suo fratello Cristiano, che comincia subito a collaborare con gli inquirenti. Rivela fatti, date, nomi: accusa Valerio e lo implica anche in omicidi da cui verrà in seguito completamente scagionato, come quello del giornalista Mino Pecorelli o quello dell'esponente democristiano Pier Santi Mattarella .
Beneficiario della legge sui pentiti, Cristiano Fioravanti ha scontato una breve condanna ed è oggi in libertà.

Né pentito né dissociato, Valerio Fioravanti è stato condannato con sentenze rese ormai definitive dalla Cassazione a numerosi ergastoli, che sta attualmente scontando nel carcere romano di Rebibbia .


Francesca Mambro


Prima di quattro figli, Francesca Mambro nasce il 25 aprile 1959. La madre è casalinga, il padre, deceduto nel 1979, maresciallo di Pubblica Sicurezza.
Da sempre simpatizzante di destra, si iscrive a 14 anni nella sezione del Fronte della Gioventù di via Sommacampagna; il 7 gennaio 1978 è accanto al giovane Stefano Recchioni quando, nel corso di scontri di piazza, questi viene colpito e ucciso dai carabinieri; ricordando l'episodio, dirà la Mambro alla Corte del secondo processo di appello per Bologna:" Da quel giorno ho giurato che non mi avrebbero più trovata disarmata".

Insieme a Valerio

Con Valerio Fioravanti condivide il progetto politico dei Nar. La prima azione cui la Mambro partecipa è quella contro l'armeria "Omnia Sport"; seguirà l'omicidio del poliziotto Franco Evangelista e del magistrato Mario Amato, per il quale è condannata per concorso morale. Quella della Mambro è una scelta atipica e pressoché unica nel mondo della destra eversiva.
Continua intanto le azioni dei Nar anche dopo l'arresto di Valerio Fioravanti, tra questi l'omocidio del Capitano Straullu, ufficiale di Polizia in forza alla Digos romana, sospettato di essere particolarmente brutale nell'interrogatorio dei terroristi.

In fondo al vicolo

La Mambro viene ferita e arrestata dopo l'assalto ad una banca, a Roma, realizzato per "autofinanziare" il gruppo.
E' l'inizio della fine dei Nar: dopo l'arresto dei due fratelli Fioravanti e di Ciavardini, la morte di Alibrandi in uno scontro a fuoco (5 dicembre 1981) e l'arresto della Mambro, morirà Giorgio Vale e verrà arrestato anche Gilberto Cavallini.

Condannata in via definitiva a vari ergastoli, Francesca Mambro sconta la sua pena nel carcere romano di Rebibbia, dove nel febbraio 1985 ha sposato Valerio Fioravanti.