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Molti appassionati e addetti ai lavori sostengono che 29 franchigie Nba
siano troppe: troppa dispersione di talenti a scapito dello spettacolo;
troppe squadre deboli, alcune delle quali destinate a rimanere tali per lunghi periodi,
nonostante il meccanismo dei draft che dovrebbe rinvigorirle ogni anno con le migliori
scelte anche se alcune di queste, ultima in ordine cronologico Steve Francis, unitamente a
molti dei migliori giocatori disponibili sul mercato, rifiutano decisamente di andarci,
per non sprecare anni preziosi della loro carriera e per non svalutare la loro
"immagine", quella che poi rende in termini di sponsorizzazioni e contratti
pubblicitari. Questo a volte rende alquanto problematico per una franchigia debole
rinforzarsi adeguatamente se, come nel caso di Vancouver con Francis, sei costretto a
rinunciare ad una seconda scelta assoluta in cambio di un gruppo di giocatori che sulla
carta presi singolarmente non lo valgono (anche se in questo caso i Grizzlies hanno
puntellato la squadra mica male, con due titolari come M.Dickerson e O.Harrington e un
buon cambio come Brent Price senza contare il veterano A.Carr). Questo non significa che sia impossibile compiere il salto di qualità
anche da un anno allaltro, spendendo bene le proprie scelte nei draft, firmando dei
buoni free agents e operando con oculatezza sul mercato degli scambi, come è successo a
Sacramento tra il '98 e il '99, con il rookie Jason Williams, il free agent
V.Divac, Chris Webber (arrivato da Washington in cambio di Richmond) che, come ogni
"stella" che si rispetti, allinizio era piuttosto restio a trasferirsi in
una realtà "minore" come quella dei Kings, salvo poi adattarsi perfettamente
alla nuova situazione e con il veterano Nick Anderson (4/5 dello starting-five). A volte
questi rifiuti possono diventare vera e propria ostinazione, come nel caso di Danny Ferry
una decina di anni fa, che piuttosto che finire ai Clippers, che lo avevano scelto col
pick n°2 nei draft del 1989, venne a giocare un anno in Italia, costringendo la seconda
squadra di Los Angeles a girarlo a Cleveland in cambio di Ron Harper ( uno dei pochi buoni
affari fatti dai velieri da quando esistono
).
Che attualmente vi siano 7-8 teams non competitivi (tenuto conto
però che due sono entrati solo nel '95), quelli cosiddetti da "lotteria" è un
dato di fatto, ma, come in ogni competizione, una "selezione naturale" deve
comunque esserci, determinata in molti caso dalla fortuna o, se vogliamo, dal destino. Prendiamo
Clippers e San Antonio: ambedue hanno avuto due prime scelte assolute a distanza
di 10 anni. I Clippers hanno trovato nel 1988 Danny Manning, giocatore destinato ad una
grande carriera Nba, ma che purtroppo dopo 20 partite si è disintegrato un ginocchio; nel
1998 Olowokandi
San Antonio nel 1987 ha potuto scegliere David Robinson, nel 1997
Duncan: decisamente il destino
Nondimeno naturalmente conta labilità
con cui vengono gestiti i draft e le operazioni di mercato, come si può appurare
analizzando le 6 nuove franchigie entrate in Nba negli ultimi dieci anni. Della prima
ondata di expansion-team dellera Stern con quattro squadre nel giro di due anni
(88-89), assecondando il trend di crescita della lega in quel periodo, la prima ad imporsi
come squadra di vertice è stata Orlando, che raggiunse la finalissima contro Houston nel
95, essendo stata premiata dalla lotteria con due prime scelte assolute negli anni (92 e
93) in cui uscivano ONeal e Chris Webber( subito girato a Golden State in cambio di
Anfernee Hardaway e le prime scelte del 96, 98 e 2000); completiamo la line-up, che poteva
annoverare anche Nick Anderson e Dennis Scott, con un giocatore di provata esperienza come
Horace Grant ed ecco una squadra da finale, anche se globalmente ancora immatura per
arrivare al titolo. Paradossalmente Orlando da allora ha imboccato la parabola
discendente, culminata questanno con la partenza di quello che era rimasto del
nucleo storico di questa giovane franchigia e cioè Anfernee Hardaway, Nick Anderson e
Horace Grant (più Isaac Austin dopo una sola stagione), affidandosi ad un gruppo
eterogeneo di giocatori composto in parte da giovani di belle speranze e in parte da
veterani a dare esperienza. Linizio della fine fu senzaltro la perdita di ONeal
in cambio di
nulla, in quanto firmò come free-agent per i Lakers alla fine della
stagione 95/96, richiamato dalle lusinghe di Jerry West e da una città dove già aveva la
sua residenza estiva. Non sarebbe stato meglio, una volta appurata la sua volontà di
"emigrare", scambiarlo durante la stagione ottenendo magari Divac, per quanto
impopolare potesse essere una decisione del genere? Certo i Lakers avrebbero potuto
abbozzare (la cessione di Divac a Charlotte fruttò loro Kobe Bryant
), sapendo che
lex centro di Louisiana State avrebbe comunque finito col firmare per loro (la
stessa delicata situazione che stà vivendo San Antonio con Duncan, che non ha rinnovato
il contratto entro i termini stabiliti, 31 ottobre), ma è certo che qualche franchigia
sarebbe stata disposta ad accoglierlo, dando qualcosa in cambio, pur sapendo di avere
poche possibilità di trattenerlo. Una situazione del genere labbiamo vista nel
corso dellultima stagione dove Stephon Marbury, in scadenza di
contratto e manifestata la sua volontà di andare dove fosse stato "il giocatore più
pagato", fu ceduto ai Nets (che potevano offrirgli il massimo salariale, cosa
impossibile per Minnesota, limitata dal mega contratto di Garnett) in un giro che ha
portato ai Timberwolves Terrell Brandon più una prima scelta del '99.
Il contratto di Garnett con
Minnesota, uno dei quattro expansion-team del biennio 88-89, ha fatto e farà ancora
discutere, finendo col diventare uno dei motivi che provocarono il lockout alla fine della
stagione 97-98, una delle pagine più tristi (eufemismo) della storia dellNba, a
causa della sua entità: 126 milioni di $ per sette anni, il più alto della lega (non
male per un ragazzo entrato nellNba a ventanni provenendo direttamente
dallhigh school
). Ciò non toglie che giocatori come Garnett
(scelto con grande coraggio col n°5 nei draft del '95 dal neo vice-presidente operativo
Kevin McHale), e lo stesso Marbury finchè è rimasto, oltre ad aumentare il tasso tecnico
della squadra, abbiano catalizzato lattenzione del pubblico e dei media (che,
tradotto in soldoni, significa maggior copertura televisiva e conseguente aumento degli
introiti) su di una franchigia che per quasi dieci anni era rimasta ai margini del grande
mercato che ruota attorno alla Nba. Rispetto agli altri tre expansion-team, Orlando, Miami
e Charlotte, è stata quella meno premiata dalla lotteria, non avendo mai avuto né una
prima né una seconda scelta assoluta, motivo per cui fino ad un paio di anni fa il suo
programma era in ritardo rispetto ai tre teams sopra menzionati. Questa è la tabella
delle prime scelte dal 1989, ricordando che nei primi anni vi sono delle restrizioni per
le nuove franchigie:
YEAR PICK
PLAYER
1989
10
Pooh Richardson
1990
6
Felton Spencer
1991
7
Luc Longley
1992
3
Christian Laettner
1993
5
Isaiah Rider
1994
4
Doneyell Marshall
1995
5
Kevin Garnett
1996
4
Stephon Marbury
1997 20
Paul Grant
1998 17
Radislav Nesterovic
1999
6
Wally Szcerbiak
14
William Avery
Non particolarmente fortunati dunque (anche se
qualche errore inevitabilmente è stato commesso), soprattutto nel '92 quando con
ONeal o Mourning avrebbero potuto iniziare la vera fondazione della squadra.
Diverso landamento per le altre tre
franchigie. Della fortuna di Orlando nel '92 e '93 abbiamo già parlato,
aggiungiamo che al loro ingresso nel 1989 pescarono Nick Anderson coll11, nel 90
Dennis Scott col 4, nel 91 Brian Williams col 10, fino alle tre prime scelte del 98 ,
Micheal Doleac con il 12, Keon Clark (girato a Denver) con il 13 e Matt Harpring con il
14, dopo essersi allontanati dalle zone alte dei draft in seguito allarrivo di
ONeal e Hardaway. Miami non ha avuto mai una scelta nei primi tre ma chiamò Rony
Seikaly col 9 nell88, Glenn Rice col 4 nell89, Steve Smith col 5 nel '91 e
affidandosi dal '95 a Pat Riley nel giro di due anni ha ricostruito la squadra su Mourning
e Tim Hardaway. Molto meglio è andata anche a Charlotte che hanno trovato Kendall Gill
col 5 nel 90, Larry Johnson con la 1 nel 91, Mournig con la 2 nel 92 fino a Baron Davis
nel 99 con la 3, e che ha più volte modificato il proprio organico, per ultimo
lanno scorso girando Glenn Rice ai Lakers in cambio di Eddie Jones e Elden Campbell,
una trade a mio avviso discutibile, sbilanciata a favore di Charlotte, anche se come
sempre solo i risultati diranno chi ha avuto ragione.
Per quanto riguarda le due neo-franchigie
canadesi hanno scelto rispettivamente: Toronto nel '95 D.Stoudamire (7), '96 M.Camby(2),
97 T.McGrady (9), '98 V.Carter (5) e nel '99 J.Bender (5), scambiato con
Indiana per A.Davis, e A.Radojevic (12); Vancouver nel '95 B.Reeves (6), '96 A.Rahim (3),
'97 A.Daniels (4), '98 M.Bibby (2), nel '99 come già detto S.Francis con la 2. Come
ordine di scelte complessivamente è andata meglio a Vancouver con due seconde e una terza
scelta assoluta, delle quali solo Rahim è una realtà affermata, eppure come risultati è
in ritardo rispetto a Toronto, grazie al colpaccio di Carter nel '98 e nonostante la
disgraziata trade che due anni fa ha fatto perdere loro sia Stoudemire che Kenny Anderson,
lasciandoli praticamente privi di un play titolare degno di tale nome.
Edi pochi mesi fa la notizia che il
miliardario di St.Louis Bill Laurie, dopo aver invano tentato la scalata ai Denver
Nuggets, si è proposto per rilevare la proprietà della franchigia di Vancouver (che gli
costerebbe la bellezza di 165 milioni di $
), trovando limmediata
disponibilità dei vecchi proprietari, stufi di rimetterci soldi. Alloperazione, che
naturalmente ha già avuto il benestare della lega, manca ormai solo la ratifica da parte
del consiglio dei proprietari. Essendo Laurie proprietario del Kiel Center di St.Louis,
dove già giocano i Blues di hokey naturalmente anchessi di sua proprietà, è
tuttaltro da escludere che appena i vincoli burocratici lo permetteranno, cioè fra
due anni, la franchigia venga trasferita nella capitale del Missouri. Considerando che
questultima è già in lista di attesa e le garanzie finanziarie offerte, non era
più sensato dargli subito una nuova franchigia? Io credo che il progetto di Stern sia di
arrivare ad un numero definitivo di 32 franchigie, 16 per conference ognuna con due
division di 8 squadre; un progetto che potrebbe andare in porto entro il 2004-2005, ma nel
frattempo unoccasione del genere sarebbe stata da valutare seriamente. Perché
togliere la franchigia ad una città che ha dimostrato un grande attaccamento alla
squadra, nonostante i risultati non siano per ora decisamente incoraggianti?
Io non ritengo che lequazione: nuove franchigie =
dispersione di talenti e aumento del numero di squadre da "lotteria" sia sempre
vera, come dimostra il fatto che le sei franchigie entrate negli ultimi dieci anni abbiano
ottenuto, a parte Vancouver, risultati migliori di alcune squadre già presenti da tempo
in Nba come Clippers, Dallas, Denver e Golden State, grazie alla fortuna e abilità nei
draft e alla gestione delle operazioni di mercato, come gli esempi di Orlando nella metà
degli anni 90, Miami, Charlotte e Minnesota attualmente confermano. Lo stesso dicasi in
generale come il caso clamoroso di Sacramento, o quello opposto di Chicago, stanno a
testimoniare, non dimenticando che più squadre ci sono, maggiore è il numero di
giocatori che possono essere verificati: quanti di questi non avremmo visto senza i 6
expansion - teams? |