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"Non poteva andare meglio".
Ecco cosa ha dichiarato Stephon Marbury alla conferenza stampa
successiva alla prima partita al Target Center dopo la sua cessione, avvenuta 2 stagioni
or sono.
Ed in effetti, Marbury ha giocato una gara che, a livello di motivazioni, nessun giocatore dei Wolves è riuscito ad
eguagliare. 39 punti con 12 su 20 dal campo, 5 rimbalzi e 5 assist sono cifre che non
danno bene l'idea del tipo di impatto che il playmaker dei Nets ha avuto sulla gara:
devastante. Nessuno è mai riuscito a fermarlo per tutta la partita, anzi sia Brandon che
Jackson, difensori più che discreti, hanno avuto fin da subito problemi di falli, tanto
che la palla è stata portata avanti per lunghi minuti dalla guardia Anthony Peeler.
Il suo ex pubblico, però, non ha dimenticato. Nonostante il lungo abbraccio ad inizio
partita con l'idolo locale ed ex compagno Kevin Garnett, ad ogni palla che arrivava nelle
sue mani si sono alzati dagli spalti cori di disapprovazione e "boo" di
protesta. Ma il buon Starbury l'ha presa sul ridere, forse anche perchè quello che
succedeva sul campo gli dava motivo di essere ottimista.
La sua squadra, partita con grandi ambizioni e buoni talenti, non sta
navigando in ottime acque, arrancando in fondo alla classifica della Atlantic Division, ma
in realtà è stata una partenza disastrosa ad inizio campionato a metterla in grande
difficoltà. Il talento c'è, e non si chiama solo Stephon: Van Horn è una delle migliori
ali realizzatrici giovani della Lega, è alto, veloce e tecnico, Gill e Kittles due
sicurezze del reparto dietro. Il centro, Feick, è una delle rivelazioni della stagione:
poco tecnico e sconosciuto ai più, si è dimostrato un ottimo rimbalzista, un combattente
molto utile alla causa.
Certo, se fosse rimasto a Minnesota, ora avrebbe come compagni gente di altra caratura:
primo fra tutti Kevin Garnett, uno dei primi 3 giocatori al mondo. Eppure, e i tifosi
ancora lo ricordano, è stato proprio Stephon a spingere per essere ceduto, dichiarando di
essere stanco ed annoiato del clima rigido del Minnesota, e volendo riavvicinarsi a
casa...
Non solo: a Marbury non andava giù il fatto di dover essere comunque il numero 2 della
squadra, sia come leadership sia soprattutto come contratto: d'altra parte, il compenso
che spetta a Kevin Garnett è il più elevato di tutta l'NBA.
Tutto sommato, oggi come oggi il playmaker sembra pienamente soddisfatto della sua
scelta: è tornato vicino a casa sua, sulla costa atlantica, in una squadra di cui è il
leader incontrastato e che probabilmente non può che migliorare. Le vittorie? Verranno... |