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La stagione volge ormai al termine e per un altro anno i Boston Celtics hanno fallito
l'obiettivo propostosi all'inizio del campionato: che la colpa sia di Pitino o meno, resta
il fatto che i playoff i biancoverdi li guarderanno in poltrona, ciascuno a casa sua.
Ma cosa è successo ad una squadra che è dotata di un così grande talento individuale da
far invidia a molte delle altre franchigie della lega?
I
presupposti per un ritorno alla postseason c'erano tutti: la squadra era giovane e poteva
contare su due giocatori, Walker e Pierce, in grado di portarla avanti e
cavarla d'impaccio nei momenti difficili delle partite, nonchè su di un discreto play
qual è Kenny Anderson e su di un gruppo di lavoratori, dediti al sacrificio, del quale
fanno parte Adrian Griffin e Vitaly Potapenko. Nonostante queste ottime premesse il team
del Massachussets non è riuscito a confermare le aspettative e adesso naviga con un
mediocre 42% di vittorie nella Atlantic Division.
I due giocatori chiave di Boston sono evidentemente Antoine Walker e
Paul Pierce, citati in quest'ordine poichè è dalle prestazioni del primo (sempre più
altalenanti ogni stagione che passa) che prescinde il rendimento della squadra. Ai Celtics
infatti è l'ex giocatore di Kentucky a farla da padrone, nel bene e nel male: Walker è
la prima opzione offensiva, è il miglior rimbalzista e spesso è anche colui che porta
avanti il gioco, specie nei momenti in cui Anderson si prende il consueto riposo in
panchina.
Fin qui niente da dire perchè "Toine" eccelle in tutti i campi sopra citati
(20.5 punti, 7.6 rimbalzi e 3.0 assist), ma ciò che fa crescere insistenti dubbi su di
lui e che da molto tempo a questa parte non va a genio neanche al pubblico del Fleet
Center, è il fatto che le sue percentuali non sono per nulla entusiasmanti : il suo 42.5%
dal campo è frutto principalmente di scelte offensive non propriamente sagge, magari
cercando più il numero spettacolare che l'azione concreta che assicuri i due punti a
referto, scelte che lo portano ad essere il leader della sua squadra quanto a palle perse
(addirittura 3.2 ad incontro e solo parzialmente compensate dalle 1.2 palle recuperate).
Dall'altra
parte troviamo l'altra faccia della medaglia : Paul Pierce. L'uomo uscito
due anni fa da Kansas ha migliori percentuali rispetto al compagno Walker (sta viaggiando
con il 43.4%, non certo strepitoso ma dobbiamo considerare che il ragazzo ha alle spalle
solamente una stagione e mezza di NBA, non come Antoine che può già essere considerato
come un quasi veterano), segna l'11% di liberi in più e soprattutto perde meno palloni.
Non possiamo mettere a confronto le statistiche quanto a rimbalzi perchè i due giocano in
ruoli molto diversi, ma se prendiamo ad esempio le palle recuperate,
osserviamo che Pierce è addirittura secondo nella Lega con 2.3 ad incontro. Peraltro,
accanto alle ben note capacità di penetratore, Paul ha accostato anche un ottimo tiro dai
cinque metri, su cui il numero 34 biancoverde fa sempre più affidamento e che gli frutta
gran parte dei suoi 19.6 punti a sera. Abbiamo già parlato delle doti di Pierce come
"ladro di palloni", ma dobbiamo evidenziare che questa è un'attitudine comune a
tutta la squadra avendo nel roster altri due elementi che fanno di questa specialità la
loro forza.
In particolar modo ciò accade ad Adrian Griffin, rookie dimostratosi subito
fondamentale per il gioco di Pitino. Partito subito fortissimo, Griffin si era guadagnato
anche il posto da titolare in virtù degli 11 punti che puntualmente faceva scrivere sul
tabellino dell'incontro. A partire dalla fine di Dicembre però le sue prestazioni sono
calate (pur mantenendo 8.3 punti e 1.8 recuperi, fonte di elogio da parte del coach che
ammira sempre di più la sua notevole propensione al lavoro) e il suo posto in quintetto
è stato preso da Calbert Cheaney.
Completano
il quintetto dei Celtics Kenny Anderson e Vitaly Potapenko, protagonisti
di due storie completamente differenti. L'uno può essere considerato un giramondo del
basket USA (New Jersey e Portland prima di approdare a Boston), uscito dal college con la
pesantissima nomea di "fenomeno", dopo aver compiuto gesta epiche a Georgia Tech
e soprattutto sui playground di New York, ma mai definitivamente esploso come tutti si
attendevano. Nasce da questo il fatto che i suoi pur discreti 14.4 punti e 5.2 assist non
ottengano troppi consensi dagli addetti ai lavori. L'altro è probabilmente il miglior
acquisto dei Celtics nell'era Pitino. Proveniente da Cleveland dove stava facendosi largo
Zydrunas Ilgauskas, "The Ukrain Train" si dimostrò subito giocatore solido, non
certo un fenomeno, non altissimo e neppure gran rimbalzista o stoppatore, ma sicuramente
uomo che non ha paura di sporcarsi i gomiti in mezzo all'area e dotato di mani tutt'altro
che disprezzabili.
Il principale indiziato per l'ennesimo fallimento della sua compagine è ovviamente
l'head coach Rick Pitino, strapagato (10 milioni di dollari a stagione) e che dal suo
arrivo non ha cambiato praticamente nulla, ottenendo solamente una squadra distratta che
difende poco. A cavallo tra gennaio e febbraio circolavano delle voci che vedevano Walker
in partenza verso Indiana in cambio di Jalen Rose, ma altre voci davano per certo uno
scambio di Danny Fortson a Toronto. Certamente bisognerà cambiare qualcosa in estate ma
la situazione è molto complessa perchè se la scelta più conveniente per la franchigia
sarebbe quella di organizzare una trade che coinvolga proprio lo stesso Walker, è anche
vero che poche squadre sarebbero disposte a trattare, dal momento che non vale la pena
gravarsi di un contratto molto pesante da dare ad un giocatore che fino ad ora ha
dimostrato di essere poco affidabile. Ma del resto i Celtics non possono neanche lasciarlo
libero senza ottenere nessuna contropartita. Staremo a vedere, ma adesso la città attende
una svolta, l'ennesimo tentativo di ricostruzione dopo quei gloriosi anni ottanta, dove i
Celtics spadroneggiarono guidati da Larry Bird. E chissà che, come a Boston tutti si
augurano, un primo cambiamento non arrivi proprio per mano della leggenda di French
Lick...
NotaDelWebamster: dopo anni
di coach Pitino nel doppio (e difficilisimo) ruolo di coach e G.M. i Celtics sembrano
ancora una squadra da ricostruire: questo non è certamente un buon segno per un
allenatore che sembra decisamente più adatto al college basketball...
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