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Stagione 1999 / 2000


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Patrick Ewing
Il leone ruggisce ancora...
di Davide Torelli


Ogni anno, quando è il momento di assegnare il titolo Nba, si accendono particolari discussioni riguardanti i giocatori che più meriterebbero di vincere un anello. Si tirano le somme, si rimpiangono gli eliminati e si lodano quelli che, per il momento, hanno ancora la possibilità di coronare il proprio sogno.

E se quest'anno le nostre "condoglianze" vanno dalla parte dei grandi Barkley e Hornaceck, costretti a ritirarsi a mani vuote, un pensierino a Patrick Ewing, gigante buono dei New York Knicks, non possiamo non farlo.

Fin dal momento in cui Ewing ha messo piede nella Nba, su di lui si sono sprecate voci, lamenti, lodi, critiche e applausi. Giocatore discutibile il Giamaicano, spesso accusato di evitare i palloni importanti, criticato a causa delle sue opzioni offensive, biasimato da molti per il fatto che preferisca il tiro dalla media, sfruttando il suo morbido tocco, alle più dure battaglie che si accendono sotto i tabelloni. Eppure Ewing sta portando a termine una carriera vincente in ogni caso, dovesse o non dovesse chiuderla con l'anello.

I tempi del college, di Georgetown, del titolo NCAA contro Hakeem e la finale persa contro MJ, sono ormai ricordi ingialliti di un tempo che fu. Adesso, Patrick è rimasto uno degli ultimi fari nella NBA del 2000, fatta da atleti stratosferici e giocatori tanto talentuosi quanto avidi e aggressivi.

Diciamo che in più di una occasione è riuscito a toccare, anzi sfiorare, la grande vittoria: come quando era impegnato nelle grandi battaglie contro i Bulls, come quando ha affrontato ed è uscito a testa alta, dalla sfida in 7 partite contro i Rockets nel 1994. Forse Patrick soffrì Olajuwon in quella circostanza, ma Hakeem era, allora, il più forte giocatore in circolazione e Ewing, comunque, si fece sentire alla grande, armato della sua consueta grinta, a suon di stoppate e rimbalzi.

Negli ultimi anni gli infortuni hanno segnato il suo cammino: pensate come deve essere stato frustrante per un gladiatore come Ewing, non prendere parte alla finale dello scorso anno contro gli Spurs. Pensate che effetto avrà fatto al nostro osservato speciale, vedere affondare la barca dei Knicks sotto i colpi dei vari Duncan e Robinson. Eppure già in quei playoff, nella serie contro Indiana si dimostrò stoico, giocando infortunato fino a che il suo vecchio corpo non cedette.

Oggi, Pat, è tornato alla grande; ha giocato 62 gare in regoular season ed ha segnato 15 punti per gara. Non è più la prima opzione offensiva, ma con il passare del tempo ci si deve rassegnare, del resto anche all'amico David Robinson è capitato di vincere il titolo nell'ombra del più giovane Duncan l'anno scorso.

Con oltre una stoppata a partita e quasi dieci rimbalzi, la sua stagione regolare è stata straordinaria. Ha avuto dei momenti particolarmente felici, in cui ha potuto dimostrare a pieno la sua forma strepitosa, come i 28 punti e 18 rimbalzi contro Orlando oppure i 30 punti nella vittoria su Washington, o ancora i 21 rimbalzi e i 19 punti di Philadelphia e la pietra miliare dei 23000 punti in carriera raggiunta contro i Kings.

Nei playoff poi, ha dato il meglio di se. Ha disputato una serie da autentico maestro contro Toronto con 15 punti e 10 rimbalzi per allacciata di scarpe e ha deciso la serie contro i soliti Heat con 20 punti e la schiacciata decisiva in gara7. Ha concluso la sua sfida con il suo grande amico, nonche' allievo Alonzo Mourning a quota 14 punti e quasi 11 rimbalzi con più di una stoppata a partita.

Dopo una rapida occhiata le cifre sono apparentemente le stesse, ma ogni partita di playoff vale il doppio rispetto a quelle della stagione, sia perché il nostro Ewing deve far fronte ad una stanchezza non indifferente e sia perché in questa parte della stagione Pat è solito prendersi sulle spalle la squadra. Adesso Ewing aspetta gli altri eterni rivali, gli Indiana Pacers.

I Knicks sono consapevoli di potercela fare quest'anno, complice l'esperienza maturata quasi 12 mesi fa. Ewing può essere , deve essere, sarà decisivo nella scalata del successo di New York. Nei suoi occhi c'è sempre la stessa grinta e determinazione degli anni passati, quella grinta che gli ha permesso di essere più forte anche degli infortuni, quella grinta che gli permetterà, un giorno, di avere un posto assicurato lassù, tra gli dei del Basket professionistico.


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