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Ogni anno, quando è il momento di assegnare il titolo Nba, si accendono particolari
discussioni riguardanti i giocatori che più meriterebbero di vincere un anello. Si tirano
le somme, si rimpiangono gli eliminati e si lodano quelli che, per il momento, hanno
ancora la possibilità di coronare il proprio sogno.
E se quest'anno le nostre
"condoglianze" vanno dalla parte dei grandi Barkley e Hornaceck, costretti a
ritirarsi a mani vuote, un pensierino a Patrick Ewing, gigante buono dei
New York Knicks, non possiamo non farlo.
Fin dal momento in cui Ewing ha messo piede nella Nba, su di lui si sono sprecate voci,
lamenti, lodi, critiche e applausi. Giocatore discutibile il Giamaicano,
spesso accusato di evitare i palloni importanti, criticato a causa delle sue opzioni
offensive, biasimato da molti per il fatto che preferisca il tiro dalla media, sfruttando
il suo morbido tocco, alle più dure battaglie che si accendono sotto i tabelloni. Eppure
Ewing sta portando a termine una carriera vincente in ogni caso, dovesse o non dovesse
chiuderla con l'anello.
I tempi del college, di Georgetown, del titolo NCAA contro Hakeem e la
finale persa contro MJ, sono ormai ricordi ingialliti di un tempo che fu. Adesso, Patrick
è rimasto uno degli ultimi fari nella NBA del 2000, fatta da atleti stratosferici e
giocatori tanto talentuosi quanto avidi e aggressivi.
Diciamo che in più di una occasione è riuscito a toccare, anzi sfiorare, la grande
vittoria: come quando era impegnato nelle grandi battaglie contro i Bulls, come quando ha
affrontato ed è uscito a testa alta, dalla sfida in 7 partite contro i Rockets
nel 1994. Forse Patrick soffrì Olajuwon in quella circostanza, ma Hakeem era,
allora, il più forte giocatore in circolazione e Ewing, comunque, si fece sentire alla
grande, armato della sua consueta grinta, a suon di stoppate e rimbalzi.
Negli ultimi anni gli infortuni hanno
segnato il suo cammino: pensate come deve essere stato frustrante per un gladiatore come
Ewing, non prendere parte alla finale dello scorso anno contro gli Spurs. Pensate che
effetto avrà fatto al nostro osservato speciale, vedere affondare la barca dei Knicks
sotto i colpi dei vari Duncan e Robinson. Eppure già in quei playoff, nella serie contro
Indiana si dimostrò stoico, giocando infortunato fino a che il suo vecchio corpo non
cedette.
Oggi, Pat, è tornato alla grande; ha giocato 62 gare in regoular season ed ha segnato
15 punti per gara. Non è più la prima opzione offensiva, ma con il passare del tempo ci
si deve rassegnare, del resto anche all'amico David Robinson è capitato di vincere il
titolo nell'ombra del più giovane Duncan l'anno scorso.
Con oltre una stoppata a partita e quasi dieci rimbalzi, la sua stagione regolare è
stata straordinaria. Ha avuto dei momenti particolarmente felici, in cui ha potuto
dimostrare a pieno la sua forma strepitosa, come i 28 punti e 18 rimbalzi contro Orlando
oppure i 30 punti nella vittoria su Washington, o ancora i 21 rimbalzi e i 19 punti di
Philadelphia e la pietra miliare dei 23000 punti in carriera raggiunta contro i Kings.
Nei playoff poi, ha dato il meglio di se. Ha disputato una serie da autentico maestro
contro Toronto con 15 punti e 10 rimbalzi per allacciata di scarpe e ha deciso la serie
contro i soliti Heat con 20 punti e la schiacciata decisiva in gara7. Ha concluso la sua
sfida con il suo grande amico, nonche' allievo Alonzo Mourning a quota 14 punti e quasi 11
rimbalzi con più di una stoppata a partita.
Dopo una rapida occhiata le cifre
sono apparentemente le stesse, ma ogni partita di playoff vale il doppio rispetto a quelle
della stagione, sia perché il nostro Ewing deve far fronte ad una stanchezza non
indifferente e sia perché in questa parte della stagione Pat è solito prendersi sulle
spalle la squadra. Adesso Ewing aspetta gli altri eterni rivali, gli Indiana Pacers.
I Knicks sono consapevoli di potercela fare quest'anno, complice l'esperienza maturata
quasi 12 mesi fa. Ewing può essere , deve essere, sarà decisivo nella scalata del
successo di New York. Nei suoi occhi c'è sempre la stessa grinta e determinazione degli
anni passati, quella grinta che gli ha permesso di essere più forte anche degli
infortuni, quella grinta che gli permetterà, un giorno, di avere un posto assicurato
lassù, tra gli dei del Basket professionistico. |