Con la sconfitta in gara 7 contro i New York Knicks, probabilmente si chiude un ciclo
per i Miami Heats, un ciclo che li ha visti grandi protagonisti in positivo durante le
regular season, e protagonisti in negativo durante i playoff.
A Miami da circa 15 giorni si parla solo di ricostruzione e
giustamente la ricostruzione si deve fare, perché è evidente che questa squadra ha dei
limiti offensivi notevoli e che i risultati ottenuti fin qui sono il massimo che si può
raggiungere con l'attuale rosters.
L'ultima serie contro i Knicks è finita giustamente nelle mani di New York per diversi
motivi:
- New York durante le sette partite ha
sempre cercato di vincere giocando a basket, creando o cercando di creare gioco, mentre
Miami ha puntato tutto sulla difesa, che nei playoff è fondamentale, ma solo se hai un
attacco in grado di far male, cosa che Miami non ha avuto;
- Il finale di gara 3 a New York è stato deciso da un canestro incredibile, ma
irregolare di Anthony Carter senza il quale la partita sarebbe stata
vinta dai Knicks;
- La gestione scellerata di gara 7 da parte degli Heats, con 5 tiri liberi consecutivi
sbagliati da Mourning nell'ultimo quarto, l'ultimo minuto a cui Riley è arrivato senza
time-out, la pessima difesa di Mourning su Ewing sul canestro che poi ha deciso la serie
ed infine il tiro decisivo affidato ad un comprimario come Weatherspoon.
Innanzitutto occorre stabilire di chi siano le responsabilità delle
continue sconfitte nei playoff, e della gestione in generale della franchigia, ed il nome
che viene fuori è chiaramente quello di Pat Riley che a Miami oltre che
allenatore è anche G.M.
Mettere in discussione un allenatore che ha vinto quattro anelli sembra una bestemmia,
ma credetemi Riley ha le sue colpe, anche se lui dovrà essere uno dei due punti di
partenza per i nuovi progetti (l'altro è ovviamente Alonzo Mournig), e vediamo quali sono
queste colpe:
- Innanzitutto il
finale di gara 7 contro i Knicks. Tutti sin dal primo giorno di preparazione
nell' NBA sapevano che la serie nei playoff tra Miami e New York si sarebbe decisa
nell'ultimo minuto di gara 7 e Riley ci si è presentato senza più time-out. New York ha
gestito i giochi dell'ultimo minuto a suo piacere, e Miami non ha potuto organizzare
l'ultimo tiro, finito infatti a Weatherspoon invece che a Mourning o magari Mashburn
- Il mercato. Da tre anni ha questa parte tutti gli scambi proposti a
Miami sono stati bloccati da Riley in quanto non voleva inserire PJ Brown e Lenard nelle
contropartite, mentre ha sempre cercato di svendere Mashburn a tutti. Bene, ai playoff
Brown è letteralmente sparito, mentre Mashburn è quello che in attacco ha salvato la
baracca in molte occasioni, anche se poi ha bucato la famosa gara 7 contro i Knicks.
Durante la stagione si diceva che scambiando i due a Phila sarebbero arrivati Hughes e
Tyrone Hill, e visto quello che Hughes ha fatto a Golden State non c'è che mangiarsi le
mani. In teoria mettendo Brown sul mercato si poteva arrivare anche a Eddie Jones (che
Charlotte avrebbe comunque perso a fine stagione), ma Eddie non è arrivato durante la
stagione regolare e non arriverà nemmeno in estate visto che sicuramente finirà ad
Orlando.
- Il
gioco degli Heats. Sinceramente non capisco come l'allenatore dello Showtime di
Los Angeles possa essersi convertito ad un simile difensivismo. Ai tempi
in cui Riley allenava New York il discorso era fattibile in quanto tutti nella lega
puntavano sulla difese (peccato che poi arrivava un certo Jordan che nessuno sapeva
marcare e vinceva tutto lui) e comunque poi aveva giocatori in grado di risolvere partite
in attacco come Ewing e Starks, ma adesso sfidare uno squadrone dell'Ovest in finale e
sperare di vincere segnando al massimo 85 punti non è verosimile, infatti la Eastern
Conference è stata vinta da Indiana che non si è limitata a difendersi, ma che è tutto
fuori che uno squadrone. La cartina tornasole del difensivismo su cui puntavano gli Heats
sono i giocatori ingaggiati come agenti liberi: infatti i vari Bowen, Carter, Causwell
sono stati ingaggiati non certo per i punti che hanno nelle mani, e non magari i
panchinari di Sacramento che tirano fuori 25-30 punti a partita (pescati tutti sul mercati
free agents). L'idea di tutto ciò la rende benissimo il primo tempo di gara 3 contro i
Knicks in cui Miami è andata al tiro negli ultimi due secondi dei 24 disponibili per ben
6 volte e questo visto che negli Heats non ci sono giocatori offensivi rende benissimo
l'idea del modo in cui Riley ha impostato la squadra.
La ricostruzione come detto ripartirà da Riley e Mourning ma per il resto i due sono
circondati da mille punti interrogativi. Il primo sicuramente è Tim Hardaway:
il quale è ancora un buon giocatore ma i suoi continui infortuni cominciano a creargli
non pochi problemi.
Tim rimarrà a Miami visto che è free agent solo se le sue richieste economiche non
saranno esagerate, altrimenti probabilmente sarà Anthony Carter il futuro playmaker degli
Heats, Mashburn di sicuro partirà dato che Riley lo detesta, ma è un
ottimo attaccante e probabilmente dovrà essere ceduto solo in cambio di una valida
contropartita.
Partirà anche il
protetto Brown ed anche nel suo caso potrà arrivare in cambio qualcosa di buono. Majerle
e Thorpe sono probabilmente al capolinea, sembra ormai dato per certo l'arrivo di J.R.
Rider ex Minnesota, Portland e lo scorso anno ad Atlanta dove è stato tagliato
per motivi disciplinari a marzo.
Il ragazzo ha talento da vendere (ad Atlanta viaggiava oltre i 20 punti di media), ma
è un piantagrane incredibile: forse Riley con la sua personalità riuscirà a tenerlo
buono (come successe a Rodman con Jackson a Chicago). Per il resto Riley dovrà per una
volta dare spazio alla fantasia, scommettendo su qualche giovane (come Budford già a
Miami), ed inventandosi il più movimentato mercato a cui Miami abbia mai assistito.
E ricostruzione sia, ma non sarà di sicuro una ricostruzione
drammatica come quella dei Bulls o quella che stanno assistendo a Boston da dieci anni:
tutti infatti si aspettano per il prossimo anno gli Heats di nuovo ai playoff e
magari da protagonisti visto che la concorrenza ad Est non è poi così agguerrita. |