L'anno 2000 per Reggie Miller significa molto: il raggiungimento di un
sogno, quello delle Nba Finals, sfiorato molte volte ma sfuggitogli sempre quando oramai
ne pregustava "il sapore".
A mettergli i bastoni tra le ruote ricordiamo il mito M.J. e i N.Y. Knicks lo
scorso anno con un Larry Johnson in stato di grazia. A "Hollywood" Miller
l'ultima sconfitta bruciò così tanto che (così si narra) passò le due settimane
seguenti in vacanza in una isola sperduta dell'Oceano Indiano... pur di non assistere alle
finali!
Disse in seguito di non aver odiato abbastanza i suoi nemici storici, di averli presi
alla leggera. Quest'anno alla vigilia della serie decisiva si è presentato con una carica
incredibile, deciso a vendicare l'uscita inaspettata dell'anno scorso. In effetti è
andata diversamente e con una performance incredibile nell'ultimo quarto di gara 6 al
Madison Square Garden ha portato i Pacers a scontrarsi con la sua squadra "del
cuore": i Los Angeles Lakers.
Reggie, nato il 24 agosto del 1965 , è uno dei più grandi tiratori
di sempre della NBA. Micidiali sono il suo tiro da 3 (primo nell'history ranking della NBA
per bombe messe a segno) e il suo "running jumper", ma la sua più grande
qualità è il suo killer instinct.
Attualmente è il giocatore più dotato di quell' "istinto
assassino" che ne fanno il personaggio più temuto della Lega nei minuti finali delle
partite (M.J. purtroppo non calca più i Parquet).
Miller dà il meglio di se nelle partite che contano, ossia nei playoff. Da ricordare
prestazioni come quella contro i Knicks nel 93-94, quando al Madison ne stampò 25 solo
nell'ultimo quarto con 5-5 da tre e portò alla vittoria i Pacers, e quella l'anno
successivo, sempre con l'odiata New York (in gara 1) con 8 punti (sotto gli occhi di
Spike Lee, che ha voluto una sua apparizione nel film He Got Game) negli ultimi 16
secondi, naturalmente decisivi.
La sua è una famiglia di sportivi. La sorella è stata una delle più grandi
giocatrici del basket femminile ed ora è allenatrice-manager dei Phoenix Mercuri della
WNBA. Il fratello è stato giocatore di baseball dei California Angels dal 1984 al 1988.
Reggie Miller è stato per due volte membro del Dream Team, nel 1994 e nel 1996, e per
ben cinque volte convocato all' All-Star Game. Stilisticamente non molto bello da vedere,
ma tremendamente efficace grazie alla sua maestria nell'uscire dai blocchi e tirare sotto
pressione, a sempre fatto delle sue doti di shooter uno dei suoi marchi di fabbrica.
Fin dai tempi di UCLA la sua media è stata sopra ai 20 punti, entrando a far parte dei
migliori realizzatori della nazione. Da non dimenticare inoltre la sua infallibilità
dalla linea del tiro libero, che anche quest'anno lo ha consacrato come uno dei migliori
della lega assieme a Jeff Hornacek.
Quest'anno
il suo ruolo all'interno della squadra è cambiato; storicamente prima opzione offensiva
dei Pacers, è stato sopravanzato in questa stagione come realizzatore principe dal
compagno Jalen Rose. Ma quando, nei minuti finali, la palla scotta, c'è un solo uomo in
squadra a cui tutti in squadra vogliono affidare il tiro decisivo: e quell'uomo è ancora
lui, Reggie "Hollywood" Miller.
Per i suoi atteggiamenti da "divo" e le sue dichiarazioni senza peli sulla
lingua è sempre stato un giocatore molto discusso, amato dai propri tifosi, e
odiato da tutti gli altri. Per informazioni, chiedere ai newyorkesi...
La finale contro L.A. è dura, ma proprio nei momenti difficili verrà fuori il vero
Miller. Vedremo se ci regalerà finali di partita al cardiopalma e "scioccherà il
mondo" come dichiarato alla vigilia della serie finale. |