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Stagione 1999 / 2000


Reggie Miller
"Hollywood" torna a casa
di Federico Polidori Luciani


L'anno 2000 per Reggie Miller significa molto: il raggiungimento di un sogno, quello delle Nba Finals, sfiorato molte volte ma sfuggitogli sempre quando oramai ne pregustava "il sapore".

Miller al tiro, la sua arma miglioreA mettergli i bastoni tra le ruote ricordiamo il mito M.J. e i N.Y. Knicks lo scorso anno con un Larry Johnson in stato di grazia. A "Hollywood" Miller l'ultima sconfitta bruciò così tanto che (così si narra) passò le due settimane seguenti in vacanza in una isola sperduta dell'Oceano Indiano... pur di non assistere alle finali!

Disse in seguito di non aver odiato abbastanza i suoi nemici storici, di averli presi alla leggera. Quest'anno alla vigilia della serie decisiva si è presentato con una carica incredibile, deciso a vendicare l'uscita inaspettata dell'anno scorso. In effetti è andata diversamente e con una performance incredibile nell'ultimo quarto di gara 6 al Madison Square Garden ha portato i Pacers a scontrarsi con la sua squadra "del cuore": i Los Angeles Lakers.

Reggie, nato il 24 agosto del 1965 , è uno dei più grandi tiratori di sempre della NBA. Micidiali sono il suo tiro da 3 (primo nell'history ranking della NBA per bombe messe a segno) e il suo "running jumper", ma la sua più grande qualità è il suo killer instinct.

Miller esulta dopo la vittoria su New YorkAttualmente è il giocatore più dotato di quell' "istinto assassino" che ne fanno il personaggio più temuto della Lega nei minuti finali delle partite (M.J. purtroppo non calca più i Parquet).

Miller dà il meglio di se nelle partite che contano, ossia nei playoff. Da ricordare prestazioni come quella contro i Knicks nel 93-94, quando al Madison ne stampò 25 solo nell'ultimo quarto con 5-5 da tre e portò alla vittoria i Pacers, e quella l'anno successivo, sempre con l'odiata New York (in gara 1) con 8 punti (sotto gli occhi di   Spike Lee, che ha voluto una sua apparizione nel film He Got Game) negli ultimi 16 secondi, naturalmente decisivi.

La sua è una famiglia di sportivi. La sorella è stata una delle più grandi giocatrici del basket femminile ed ora è allenatrice-manager dei Phoenix Mercuri della WNBA. Il fratello è stato giocatore di baseball dei California Angels dal 1984 al 1988.

Reggie Miller è stato per due volte membro del Dream Team, nel 1994 e nel 1996, e per ben cinque volte convocato all' All-Star Game. Stilisticamente non molto bello da vedere, ma tremendamente efficace grazie alla sua maestria nell'uscire dai blocchi e tirare sotto pressione, a sempre fatto delle sue doti di shooter uno dei suoi marchi di fabbrica.

Fin dai tempi di UCLA la sua media è stata sopra ai 20 punti, entrando a far parte dei migliori realizzatori della nazione. Da non dimenticare inoltre la sua infallibilità dalla linea del tiro libero, che anche quest'anno lo ha consacrato come uno dei migliori della lega assieme a Jeff Hornacek.

Miller contro i LakersQuest'anno il suo ruolo all'interno della squadra è cambiato; storicamente prima opzione offensiva dei Pacers, è stato sopravanzato in questa stagione come realizzatore principe dal compagno Jalen Rose. Ma quando, nei minuti finali, la palla scotta, c'è un solo uomo in squadra a cui tutti in squadra vogliono affidare il tiro decisivo: e quell'uomo è ancora lui, Reggie "Hollywood" Miller.

Per i suoi atteggiamenti da "divo" e le sue dichiarazioni senza peli sulla lingua  è sempre stato un giocatore molto discusso, amato dai propri tifosi, e odiato da tutti gli altri. Per informazioni, chiedere ai newyorkesi...

La finale contro L.A. è dura, ma proprio nei momenti difficili verrà fuori il vero Miller. Vedremo se ci regalerà finali di partita al cardiopalma e "scioccherà il mondo" come dichiarato alla vigilia della serie finale.


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