si. pensiamo a cose belle. a quella spiaggia di zanzibar con le piroghe che passavano. alla notte sui tetti di ksar haddada in tunisia. quando alle 4 ci si alzò al canto del muezzin. alla schifosissima coperta puzzolente che rifiutavo alle 8 di sera per bramarla prima e coprirmici poi alle 22. all'afroamericana in jamaica che mi aspettava alla hall mentre clo si faceva i cavoli suoi. e mi guardava. occhioni. e io come al solito lasciai perdere. meglio rimpianti che rimorsi. perchè downtown tutto gli si può dire meno che anteponga il proprio star bene a quello degli altri. a ocho rios gelato da percorrere nell'acqua in discesa per finire con un tuffo nell'acqua caldissima del mare. al viso di clo. quella sera a ventotene. 20 anni? più o meno. al suo sorriso. alle botte che ci siamo dati al castello di semur. ai chili di ostriche mangiate sulla spiaggia in normandia. al cilindro dorato di quella tipa che urlava buon anno in chissà che lingua ad amsterdam nel '96. al bacio rubato alla hostess quest'anno. mentre uscendo dall'acqua di notte lei, sicuramente ubriaca e incapace di vedermi bene immagino, si avvicinava con gli occhioni dicendo che voleva farselo anche lei. alla "marchiciana" che mi aveva dato tutti i fili per muoverla. come si chiamava? alla tipa sul pontile e alle cose che gli avrò dette e che non ricordo più. a quel bacio tanto sospirato con M. alla fermata della metro con le lampo dei piumini allacciate reciprocamente nel lontanissimo '86. alle 8 moto in viaggio in sicilia sotto al sole e a quella volta che al murena si slacciò il casco in autostrada e era il primo della fila e momenti ci ammazziamo tutti. a rose. a rose dietro la moto che canta "angeli noi" (cazzo adesso crepo) in una palermo allagata di poco tempo fa. alla calabra che col fiatone sussurra "marco..". al heineken fest con carlo che partimmo e tornammo di filato e ci guardammo mentre intonava la combriccola del blasco che era poco più di un pugno ma se si stringeva colpiva molto duro e in quel momento ci siamo rivisti dopo tanti anni. ai torinesi che ci caricavano lungo (corso regina margherita?) mentre era appena finita torino roma e si rientrava alla stazione e tutti scappavano e io e S. camminavamo piano perchè eravamo tanto cattivi all'epoca.

ma poi mi viene in mente una cassa di zinco e l'incapacità di piangere e siamo daccapo.

a s. che ride e mi mostra il tatuaggio e io che le dico che se fa così mi scordo di conoscere il ragazzo. a me e mio fra vestiti da cowboy in qualche assurda festa di carnevale degli anni settanta. a nonna che ci cuce le marionette. a quella notte che scesi di garritta e c'era la neve e non mi accorsi che le pecore mi si erano messe sotto la scala e momenti mi metto a sparare. al passaggio della stecca del mitico 3°/90. alla notte che ubriachissimo mi vomitai sul camisaccio bianco e rientrai in caserma a testa alta e salutando in maniera più che regolamentare, ma in stato pietoso ed ebbero compassione di me e non mi aggalerarono. ai tramonti ed alle albe. alle risate e ai pianti. al sesso innamorato e a quello passionale. a tutte le cose fatte che in fondo non sono servite a niente.

perchè è febbraio. ho freddo dentro e fuori. e le canzoni rimangono le stesse.
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