Microsatelliti a basso costo andranno ad osservare da vicino gli asteroidi
SIMONE, una flotta verso i NEO
di Claudio Elidoro
Ciò che conosciamo dei NEO
(Near Earth Object = Oggetti vicini alla Terra) lo dobbiamo principalmente allo studio
della luce solare che essi riflettono. Le caratteristiche degli spettri, infatti, ci hanno
consentito di identificare differenti tipologie di oggetti, suggerendo la composizione
mineralogica delle loro superfici. Ci hanno inoltre permesso di risalire anche ad altri
parametri fisici, quali la forma e la velocità di rotazione. Per alcuni oggetti, poi,
possiamo contare sulle osservazioni radar, la cui accuratezza ci permette di definire
ancor meglio i parametri fisici. Colmare queste lacune diventerebbe di
fondamentale importanza se loggetto in questione fosse in rotta di collisione con la
Terra. La scelta delle strategie da impiegare, infatti, è strettamente legata alla
composizione e alla consistenza del potenziale proiettile. E fondamentale, cioè,
conoscere la densità del corpo celeste, ma questo parametro non può essere definito
ricorrendo unicamente alle osservazioni da Terra. E proprio questa serie di considerazioni
che ha spinto lESA a mettere in cantiere il progetto SIMONE (acronimo per Smallsat
Intercept Missions to Objects Near Earth). Le sonde del progetto SIMONE sono estremamente
ridotte, in modo da sfruttare lo spazio lasciato libero dal carico utile di una normale
missione spaziale stivata su un Ariane 5, una scelta che consente di contenere in modo
drastico i costi di lancio. SIMONE è senza dubbio un progetto ambizioso, ma irrinunciabile. Ora si tratta di vedere in che tempi lEnte Spaziale Europeo sarà in grado di renderlo operativo. Fonte: ESA |
| Indietro |