Musica ed Impressionismo
Di Beatrice Credi
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Musica e Impressionismo.
Pur provenendo dal vocabolario della pittura, il termine impressionismo venne introdotto nel linguaggio musicale ad indicare una serie di caratteristiche comuni presenti tanto nel movimento pittorico, quanto in compositori che operarono a cavallo tra i secoli XIX e XX.
Così come la pittura impressionista non mirava più a fornire della realtà una sterile descrizione, ma si forzava di suggerire l’impressione da essa scaturita, così la musica coglie le sensazioni evanescenti come i profumi, i riflessi, le luci, i riverberi, le ombre e riesce a renderle attraverso immagini rarefatte, abbozzate, oscillanti e sfumate in vaporosi contorni. Spesso (specie in Debussy) i brani hanno titoli che si riferiscono ad aspetti della realtà; tuttavia la musica non è che la trasfigurazione in termini sonori dell’oggetto indicato, visto sotto una particolare incidenza di luce e avvolto in una determinata atmosfera.
Comune a tutti i compositori impressionisti, appare il rifiuto delle forme tradizionali, dei dogmi accademici. Così come i pittori impressionisti concentrarono il loro interesse ai colori e alla luce più che alle linee ed ai profili del disegno, i musicisti di questo movimento rivolsero le loro attenzioni all’elemento sonoro e timbrico piuttosto che allo sviluppo degli elementi tematici ed armonici e il loro stile appare sempre innovativo.
Tracce di atmosfere impressionistiche si possono individuare in autori che vissero in epoche lontane rispetto agli anni del movimento storico. In particolare la critica moderna ha voluto vedere tali precedenti in alcuni madrigali di Gesualdo da Venosa, negli ultimi Lieder di Shubert, in certe pagine di Grieg.
L’impressionismo propriamente detto inizia però con Debussy che partendo da dati di raffinatezza timbrica propria della scuola francese (Massenet, Chabrier) elabora il linguaggio armonico caratteristico e tipico del movimento, specie nelle composizioni del primo periodo (Prélude à l’après-midi d’un faune, 1892; Nocturnes, 1897-99; Fetes galantes, 1893 e Préludes per pianoforte 1910-13).
Si considerano pure nell’ambito dell’impressionismo una parte notevole dell’opera di Ravel e vari tratti della produzione di Delius, Satie , Roussel, Shmitt, Dukas, Respighi.
La breve stagione del movimento termina all’inizio del Novecento.
Mentre alcuni tra cui Ravel, abbandonano le prime posizioni impressionistiche per uno stile più personale, altri musicisti si fanno avanti in questa medesima visione estetica, accomunati dall’energica volontà di reazione al clima musicale decadente caratteristico dell’epoca: il giovane Stravinskij, Bartòke e gli artisti del così detto Gruppo dei Sei.
Debussy Claude.
Debussy Claude
, compositore francese, nacque a Sainte-Germain-en-Laye nel 1862 e morì a Parigi nel 1918. Di origini molto umili, cominciò lo studio del pianoforte sotto la guida di una vecchia allieva di Chopin, che nel 1873 lo fece ammettere al conservatorio dove si trovò presto a disagio per la rigidità scolastica e convenzionale dei suoi maestri; tuttavia nel 1884 ottenne il Prix de Rome con la cantata L’enfante prodigue. Dei suoi invii da Roma il più importante fu La damoiselle élue, poema lirico per voci e orchestra, che turbò gravemente i giudici del conservatorio e la critica tradizionale per la libertà e l’audacia del giovane Debussy.Nel 1887 il musicista ritornò a Parigi da dove non si allontanò più se non per brevissimi e rari viaggi.
Il 19-X-1899, sposò Rosalie Texier, da cui divorziò nel 1905 per sposare la signora Bardac-Moise.
Gli ultimi anni di vita del musicista furono amareggiati dalla malattia e dagli orrori della guerra.
Per l’audacia e la ricchezza delle sue innovazioni, Debussy viene spesso chiamato il padre della musica moderna" che egli liberò dalla tirannica influenza Wagneriana opponendo alla fastosità, alla grandiosità, alla potenza di quell’arte, il culto della raffinatezza minuta e preziosa, dell’eleganza agile e pura
Amico intimo di pittori e poeti, nella sua musica espresse a meraviglia quel clima poetico, raffinato che in Francia si era venuto a creare alla fine del secolo scorso, da Baudelaire in poi.
La sua arte si sforza di cogliere sensazioni preziose ed evanescenti, profumi, riflessi, ebbrezze sottili e instabili momenti della natura: perciò rifiuta ogni prefisso schema formale, ogni regola costituita di composizione, ogni obbligo di regolari modulazioni .Le armonie più nuove più strane si affiancano senza nessuna preparazione, secondo ciò che suggerisce la momentanea ispirazione; i ritmi s’incrociano e si moltiplicano in gioco mobilissimo; la voce , nell’opera e nelle liriche declama liberamente il testo, senza obblighi di costruzione strofica
Per questa lotta contro i dogmi accademici e valori formali prestabiliti, l’arte di Debussy viene battezzata con il nome di IMPRESSIONISMO MUSICALE, per cogliere il parallelismo che veramente la collega con l’analogo movimento pittorico dei Manet, Degas, Renoir, ecc.…..
Tale definizione però vale solamente per una parte dell’opera di Debussy, ovvero la prima metà, quella che si conchiude in Pelléas et Mélisande e tra le principali opere orchestrali comprende, il Prelude à l’après-midi d’un faune (‘892-‘8949), i Nocturnes (‘897-‘8999) e tra le opere vocali, i Cinq poèmes de Baudelaire (‘887-‘889). Le Fetes galantes (‘891), le Proses lyriques (‘892-‘893) e le Chansons de Bilitis (‘897-‘898) e il giovanile Qurtetto d’archi (‘893).
A un certo punto del suo percorso musicale, Debussy, cercò in un certo modo di sfuggire al pericolo del debussysmo, accostandosi di nuovo a un certo senso classico della costruzione e della forma e accentuando specie nelle opere pianistiche e vocali (Trois chansons de France, 1904 e Trois ballades de François Villin, 1910), il senso della tradizione clavicembalistica francese, fatta di precisione e di netta chiarezza.
Per il pianoforte egli riservò alcune delle sue più belle ispirazioni, trattando la tecnica di tale strumento con modi assolutamente nuovi e originali.
Alcune delle sue opere pianiste sono la Suite bergamasque (‘890), Pour le piano (‘894), Estampes (‘903), Children’s corner (‘906-‘908), raccolta di raffinate e sottili notazioni, fantastiche, drammatiche, leggendarie, paesistiche, umoristiche; uno specchio, insomma, dai molti e preziosi riflessi, della sensibilità più intima e sincera di Debussy.