Gli inganni di Ulisse
A cura di Beatrice Credi
Un finto matto e una finta donna
Alla partenza della guerra di Troia, quando i messaggeri di Agamennone vanno a reclutare Ulisse per portarlo a Troia egli per non lasciare la sua famiglia si finge pazzo. Aggiogati ad un aratro un cavllo e un bue, si mette ad arare la sabbia della spiaggia e a seminarvi sale. Ma fra i i Greci venuti a reclutarlo c'è uno più furbo di lui: Palamede. Questi infatti prende Telemaco, il figlioletto di Ulisse e lo mette davanti all'aratro per vedere se il padre sarà così pazzo da travolgerlo. Così ulisse smascherato parte per la guerra.
Palamede, però, gliela paga cara. Ulisse, infatti, per vendicarsi, durante l'assedio a Troia nasconde nella sua tenda un bel mucchietto d'oro con alcune lettere che sembrane essere dei nemici, poi mette in giro la voce da un po' di tempo a questa parte Palamede è un po' troppo guardingo e timoroso. Viene fatta così un' ispezione grazie alla quale viene scoperto l'oro e le lettere e Palamade viene lapidato.
Ulisse riesce a smascherare ed arruolare anche Achille. Sua madre, la dea Teti, che avendo saputo che suo figlio sarebbe morto all'assedio di Troia, lo ha nascosto, travestito da donna, nel gineceo di Licomede re di Tracia, sotto il nome di Pirra. Ulisse travestito da mercante presenta la sua mercanzia alle fanciulle, ma mentre queste scelgono monili, stoffe, profumi, Achille impugna una spada e la usa per difendersi dal finto agguato architettato da Ulisse con l'auito dei compagni.
Il ratto del Palladio
Il Palladio è un antichissimo simulacro ligneo di Minerva che viene custodito nella rocca di Pergamo, secondo una tradizione la città che lo custodisce non potrà mai essere espugnata dai suoi nemici. Ulisse fiancheggiato da Diomede, concepisce il piano, degno di un'agente segreto, di rubare il Palladio. Il colpo riesce. Egli si introduce in Ilio travestito da mendicante.
Il cavallo di Troia
Dopo la morte di Achille i Greci disperano di riuscire a conquistare Troia ma come sempre l'astuzia di Ulisse muta le sorti di una guerra equilibrata da ben dieci anni. Una mattina le sentinelle troiane rimangono stupefatte nel constatare che le navi greche sono salpate; vicino alla spiaggia deserta vi è solo un gigantesco cavallo di legno lasciato come dono alla dea Atena. Il re Priamo acconsente a farlo entrare in città contro il volere di Cassandra a conoscenza dell'inganno e di Laooconte. La porta della città viene così distrutta al fine di permettere il passaggio del cavallo.
Dopo una notte di festa le sentinelle troiane si addormentano tanto i Greci se ne sono andati I Greci, invece, sono nascosti con le navi dietro l'isola di Tenedo e nel buio della notte sbarcano davanti a Troia Nella città addormentata si apre una porticina nel cavallo di legno dalla quale scendono uno dopo l'altro Odisseo e trenta dei più valorosi guerrieri greci. Questo era stato lo stratagemma di Ulisse. I guerrieri sgozzarono le sentinelle addormentate e aprirono le porte della città ai compagni che aspettavano di fuori con i quali misero a ferro e fuoco la città.
L'accecamento del Ciclope Polifemo
Sbarcati sull'isola dei Ciclopi, Ulisse e i suo compagni in cerca di cibo rimangono intrappolati nella grotta dove abita Polifemo; dalla quale è impossibile uscire a causa dell'enorme macigno posto davanti all'entrata e che solo Polifemo riesce a spostare. Gli sventurati compagni di Ulisse muoiono quasi tutti divorati dal Ciclope. Ulisse con la sua astuzia appuntisce un tronco di ulivo. Poi al ritorno di Polifemo i compagni di Ulisse fanno ubriacare il Ciclope che chiede quale è il nome di Odisseo. Egli gli risponde che si chiama "Nessuno" . Una volta addormentato Polifemo, Ulisse e i suoi fanno diventare incandescente la punta del bastone precedentemente preparato per poi conficcarlo nell'occhio del Ciclope questi cercò aiuto solo che agli altri Ciclopi risultava che ad accecare Polifemo fosse stato Nessuno! La mattina quando Polifemo fece uscire il gregge dalla grotta controllò il dorso di ogni pecora per cercare Ulisse e i suoi che si erano nascosti però sotto al ventre di ogni pecora! Raggiunsero le navi e partirono alla volta di una nuova avventura.
Ulisse in patria
Arrivato ad Itaca Ulisse si imbatte in un pastorello (che in realtà è Minerva) il quale gli chiede chi fosse e lui con la sua fantomatica astuzia inventa lì per lì una storia di marinai fenici che lo avevano ospitato nella loro nave e poi lo avevano abbandonato durante il sonno in quel luogo. Minerva poi riassunte le sembianze originarie gli consiglia di trasformarsi in un vecchio mendicante e di recarsi dal pastore Eumeo per entrare con lui nella reggia. Ad Eumeo, per non svelare la sua identità narro una lunga storia avventurosa. Quando scese la gelida notte Ulisse per avere un mantello racconta allora un'ennesima storia questa volta ambientata sotto le mura di Troia tra i paladini greci.
Questi non sono che più famosi inganni di Ulisse, ma ve ne sono altri di minor rilievo: come quando Achille abbandona il campo acheo, per via di Agamennone. Ulisse qui prima usa le armi della lusinga , promettendo doni regali, poi quello della compassione per i compagni che muoiono e infine, conoscendo lo smisurato orgoglio di Achille, lo stuzzica riferendo le imprese di Ettore.
Quando poi si scatena la contesa per le armi di Achille Ulisse è in prima linea per il possesso delle armi divine e sarà lui a spuntarla sul valoroso ma ingenuo Aiace Telamonio.
Infine Ulisse è capace di mentire e lo fa ben diciassette volte. Ulisse è reticente alla corte dei Feaci e dissimula con Nausicaa e Alcinoo, mente sistematicamente a Polifemo, mente ad Atena fingendosi un cretese, ad Eumeo, al padre Laerte, a Penelope e naturalmente ai Proci. Anche la conquista di Troia avviene con l'inganno e la menzogna.