BELIEVERS [Rx02]
(di Stefania Murazio)
Clarksville, Tennessee.
Residenza Corrinnel.
10.03.98, Ore 09:30 a.m.
La doccia era stata rigenerante ed ora, con ancora indosso il suo
accappatoio di spugna bianco, Caroline stava preparando la colazione
in cucina. Il suo sorriso era di una luminosità disarmante e
pensò che, se il marito l'avesse vista così, avrebbe
smesso di preoccuparsi tanto per la sua salute. Era stata una
bellissima donna fino a tre anni prima. Poi aveva iniziato a
lasciarsi andare ed i suoi quarant'anni erano diventati presto molti
di più. Ma quella mattina si sentiva come rinata, con una
forza interiore che aveva dato luminosità alla sua pelle ed
aveva ridonato una bellezza che pensava fosse svanita nel nulla.
Presto, avrebbe potuto dire addio alla persona che più aveva
amato in tutta la sua vita e che aveva perso tanto in fretta da non
poterle dichiarare tutto il suo affetto. Appena ebbe finito di fare
colazione, andò in camera da letto per vestirsi. Decise che
quella mattina avrebbe dovuto apparire al meglio. Se avesse
incontrato sua figlia, voleva che lei sapesse che tutto era andato
bene per i suoi genitori, in quegli ultimi tre anni. Certo avrebbe
voluto che suo marito, lo sceriffo Joshua Corrinnel, fosse con lei in
un momento così importante, ma era troppo impegnato nel
lavoro, ultimamente. E a parte ciò, aveva anche sostenuto che
la medium che lei voleva contattare non era credibile, come non lo
erano tutti gli altri che svolgevano quella professione solo per
guadagnare soldi facili.
Il sole era caldo, la primavera non avrebbe tardato ancora ad
arrivare. Tutto sembrava più bello e Caroline, come una
ragazzina al suo primo giorno di scuola, era esuberante. Uscì
da casa, si chiuse la porta alle spalle e salì in macchina.
Durante il percorso che fece per arrivare al White Shine's Room,
più volte aveva rivolto lo sguardo ai tanti depliants che si
potevano vedere attaccati sui pali della luce, sulle vetrine dei
negozi. Proprio in un negozio, un paio di giorni prima, qualcuno le
aveva porto uno di quei fogli su cui era semplicemente scritto: "Per
ritrovare la luce che, mancando, ha oscurato la tua vita, una
fiammella può riaccendersi. L'aldilà è
più vicino di quanto tu stesso possa immaginare. Non importa
il tuo denaro ma la luce che trasparirà dai tuoi occhi al
riscoprire la gioia della vita ritrovata. Contatta White Shine e non
portare denaro con te. Ciò che conta è il desiderio di
credere. Ufficio segreteria: 555-8025461".
Quel volantino l'aveva impresso nella memoria. Ma leggerlo ancora
una volta le dava la forza necessaria per percorrere il sentiero che
l'avrebbe condotta, forse, dalla sua amata bambina.
White Shine's Room.
Ore 10: 00 a.m.
Caroline scese dalla macchina dopo aver percorso, in appena un
quarto d'ora, la strada che da casa sua conduceva al luogo dove White
Shine incontrava i suoi clienti. Quando entrò nello studio,
non vi era nessuno ad attendere di essere ricevuto. Stava per
accomodarsi ad una delle sedie sistemate nella sala d'aspetto quando
un uomo, basso abbastanza per arrivarle a non oltre l'altezza dello
stomaco, le chiese di entrare per incontrare la medium. La donna
parlava con White Shine del modo in cui si era sentita il giorno in
cui sua figlia Meredith era morta tre anni prima, quando,
tutt'intorno, fu silenzio. Un silenzio rotto dalle parole di Caroline
che, in stato di trance, comunicava con sua figlia. Parole che
potevano sembrare vaneggiamenti, ma che in realtà formavano
frasi connesse se ascoltate nella prospettiva di un dialogo a due.
"Meredith... non capisco... perché... va bene. Sono felice
di averti rivisto piccola".
"Staremo di nuovo insieme, te lo prometto. Ma voglio che tu non
dica a nessuno di tutto questo a parte papà. Capirai. Ti
voglio bene mamma".
"Anch'io...".
Caroline Corrinnel era felice per quell'incontro. La figlia era
morta tre anni prima troppo in fretta per poterle dire addio e White
Shine aveva reso possibile l'ultimo abbraccio fra una figlia e sua
madre. Caroline aveva sperato in quell'incontro, ma in cuor suo non
lo credeva possibile. Ed ora, doveva ripagare quel gesto per lei cosi
importante attraverso una donazione che sentiva dovuta. Lasciò
l'artefice di quel miracolo e nella sala d'aspetto, il gentile
segretario di White Shine, le offrì un bicchiere d'acqua
fresca.
"Mi sembra un po' pallida signora. Le prendo un po' d'acqua, la
aiuterà a riprendersi".
"La ringrazio".
Dopo essersi rilassata, uscì dallo studio. Mentre si
accingeva ad entrare in macchina, telefonò al marito per
raccontargli della sua gioia ed in quel momento si accorse di essere
in preda ad uno strano affaticamento fisico che l'aveva colta,
probabilmente, per lo stress psicologico cui era stata sottoposta.
Dopo avergli descritto della magnifica sensazione provata al vedere
la loro bambina così vicina, disse al marito Joshua che
avrebbe fatto delle commissioni quella mattina prima di tornare a
casa. Tolse la comunicazione e si recò in banca. Con gesti
meccanici, quasi senza pensare a ciò che faceva, ritirò
ogni cosa fosse intestata a lei e al marito. Chiese all'impiegato di
poter ricevere la somma in contanti ed uscì. Nessuno la rivide
più da quel momento. Le indagini che si svolsero a
Clarksville, furono approfondite ma la donna sembrava svanita nel
nulla. Lo sceriffo Corinnel temeva ci fossero dei punti in comune con
gli altri decessi che c'erano stati nella zona nell'ultimo mese. Non
riuscendo a trovarla, due giorni dopo la sua scomparsa, il caso di
Caroline Corinnel, fu inviato all'ufficio X-Files di Washington. Era
la potenziale ottava vittima di un gioco di forze non a portata di
uomini comuni.
Federal Headquarters, Washington D.C.
12.03.98 Ore 08: 20 a.m.
"Collega, siamo in ritardo, eh?".
Dana Scully era appena entrata nell'ufficio e mentre posava il
cappotto sulla spalliera della sedia, rispose, con voce assonnata, al
collega.
"Fai meno lo spiritoso Mulder. Non ho sentito la sveglia
stamattina. Ho un sacco di sonno arretrato per colpa di quel caso di
rapimento a Houston. Dopo tutti quegli appostamenti, avrei proprio
bisogno di un bel periodo di vacanza".
"Tu lontana dal lavoro? Non ci credo finché non lo vedo.
Mettiti comunque l'anima in pace, Scully. Quello che vedi qui tra le
mie mani è un nuovo caso, arrivato appena quindici minuti
fa".
Scully si era seduta pesantemente sulla sedia di fronte a Mulder.
Non aveva neanche voglia di chiederglielo ma l'abitudine, si sa,
è dura a morire.
"Di quale mostro si tratta stavolta?".
"Hm... nessun mostro, piuttosto direi si tratti di persone... come
dire... non contente della loro situazione attuale".
"Di che parli?". Scully era rassegnata. Prima di pensare ad una
qualsiasi ipotesi, era meglio ascoltare il suo collega. Avvicinatosi
alla sedia della collega e appoggiandosi di spalle alla sua
scrivania, Mulder riprese a presentarle il caso.
"Clarksville è una piccola, graziosa cittadina del
Tennessee dove l'insolito non è, appunto, all'ordine del
giorno. L'unico problema dei suoi abitanti è inventarsi come
trascorrere il tempo libero. L'occupazione locale è
spettegolare su quello che succede in giro. Ultimamente, però,
la città è in preda al panico. In meno di un mese ci
sono stati sette strani decessi ed una persona scomparsa che si teme
farà la stessa fine. E sembra che la causa sia dovuta
all'attività che si tiene in un locale dove una... hm... donna
dotata di poteri particolari, sostiene di ricevere ospiti di
riguardo...".
" ... ospiti di riguardo... ".
"... anime con dei conti in sospeso... forse".
Sul volto di Scully, l'accenno di un sorriso scettico e divertito
aveva fatto capolino appena il suo compagno aveva pronunciato le
parole 'poteri particolari'.
"Vedi Scully, quello che mi porta a voler indagare su questo caso
non è l'ipotetica presenza di fantasmi, quanto il fatto che ci
siano voci in giro che sostengono si tratti di omicidi su commissione
addossati a questi".
"Aspetta. Mi stai dicendo che qualcuno ordina a queste anime di
uccidere qualcun altro?".
"Il caso non è così chiaro. L'ho appena aperto".
Dopo aver dato una rapida occhiata al fascicolo che Mulder un
attimo prima le aveva consegnato, Scully fece quella domanda: "Vuoi
sapere come la penso io? Che si tratti di morti strane non ci sono
dubbi; in fondo di mezzo c'è una medium... una certa White
Shine, che tutte le vittime hanno consultato prima di morire. Ma che
sia opera di anime dannate mi sembra piuttosto improbabile. Secondo
me, per una ragione molto terrena, forse denaro o vendetta, la donna
di cui mi parli compie il suo misfatto e per essere sollevata da ogni
sospetto, addossa la colpa a chi, per la sua ovvia condizione, non
può essere incriminato. Credo sia un caso piuttosto semplice
per le forze locali. Io non penso abbiano bisogno del nostro aiuto".
"La faccenda è più complicata di così. E'
stato lo sceriffo a chiedere il nostro intervento. Ormai sostiene che
il caso gli sia scivolato via dalle mani; la moglie sembra essersi
volatilizzata nel nulla dopo aver incontrato la medium. Dopo due
giorni di indagini, nessuno è riuscito a trovarla ed il marito
è sicuro che non sia fuggita da casa. Scully, partiamo questo
pomeriggio. Prepara i bagagli".
Quando Mulder si comportava così, avrebbe voluto sparire
dalla circolazione e non incontrarlo più. Mai che la avvisasse
con un po' d'anticipo. Ad ogni modo, i giochi erano fatti. Scosse la
testa e, dopo aver lanciato uno sguardo rassegnato al collega,
uscì dalla porta e ritornò a casa a prendere qualcosa
per il viaggio. Alle tre di quello stesso pomeriggio, erano sulla
strada che li avrebbe portati in Tennessee. Mulder era alla guida.
Per un viaggio di appena due ore era inutile perdere tempo
all'aeroporto. Ad un certo punto, il silenzio fu rotto da Mulder.
"Sai, avevo pensato che sarebbe meglio non ci presentassimo dalla
nostra medium come agenti federali, potremmo ritrovarci a mani vuote.
Se si tratta di omicidi compiuti da questa donna dobbiamo fingere di
essere lì per lo stesso motivo per cui c'erano i suoi
clienti".
Scully, nel frattempo, stava leggendo il fascicolo del caso aperto
dalla polizia locale di Clarksville. Non fece molto caso a ciò
che il collega le aveva appena detto, di conseguenza, cambiò
discorso.
"Qui c'è scritto che i soggetti erano stati colpiti da
lutti violenti. Si sono rivolti alla donna per ottenere sollievo e
poter magari incontrare i loro cari. Tutti erano riusciti ad entrare
in contatto con gli estinti e tutti hanno ricevuto dei messaggi in
seguito ai quali... Mulder ma qui si parla di suicidio, non di
omicidio".
"Io penso sia il contrario. Ma lo scopriremo presto".
Arrivati a Clarksville, dopo aver avvisato lo sceriffo del loro
arrivo ed avergli detto che avrebbero preferito condurre le indagini
sotto copertura, i due agenti si sistemarono al R'W Motel, e
iniziarono a lavorare sul serio. Mentre Scully, dopo un paio di
telefonate, scoprì che White Shine era il nome d'arte di una
certa Lara Brown, 38 anni, laureata in psicologia senza precedenti
penali, Mulder chiamò l'ufficio segreteria del White Shine's
Room e registrò se e Scully per un consulto il pomeriggio
seguente, a nome Grandle.
White Shine's Room,
13.03.98 Ore .3:00 p.m.
La folla fuori dall'edificio in cui si trovava lo studio della
medium non era quella di chi aspettava per essere ricevuto, ma dei
curiosi che erano lì a sbirciare le facce di chi aveva avuto
il coraggio di sfidare l'ignoto. Mulder e Scully entrarono subito.
Non c'era nessuno prima di loro. Forse a causa dello spavento che le
morti degli ultimi tempi avevano suscitato, nessuno se la sentiva
più di rischiare. Superata la sala d'aspetto, si trovarono di
fronte una stanza certo non ordinaria. L'illuminazione era scarsa:
tutt'intorno candele accese che emanavano un odore troppo forte per
essere solo incenso. Appena furono entrati, un omino poco più
alto di un tavolo, li invitò ad accomodarsi nelle due
poltroncine che si trovavano di fronte ad una poltrona più
ampia di velluto rosso. Lo strano di quel posto era la mancanza di
tavoli o palle di cristallo o carte o amuleti. Solo candele accese.
Mulder e Scully, non aspettarono molto. Da una stanza attigua
entrò una donna vestita in modo semplice, senza fronzoli 'Non
come al solito sono quelli del mestiere' pensò Mulder fra se e
se. Scully sembrava più annoiata che altro. Era convinta che
la loro presenza lì fosse inutile ed era certa che, nonostante
Mulder fosse -anche se più in passato che allora- propenso a
credere a tutto fino a prova contraria, se ne sarebbe convinto anche
lui. " Dalle vostre espressioni, non mi è difficile
comprendere che siete qui non solo per curiosità. Sbaglio?
Benvenuti, il mio nome è White Shine".
Prese Mulder la parola. "Buongiorno. Io sono Barry Grandle e lei
è mia sorella Lisa. Siamo qui di passaggio. Dobbiamo andare a
trovare un nostro caro zio a Knoxville, ma abbiamo deciso di fermarci
un po' qui da lei perché in giro c'è una grossa
campagna pubblicitaria che la descrive come una medium di grandi
capacità. Così, data la nostra curiosità...".
"Anche se 'loro' sono qui, non mi piace il termine medium. Io non
parlo con i defunti e loro non comunicano con me, né
attraverso di me. Semplicemente, è più probabile che
qui la gente sia più aperta a volerli incontrare. Siamo tutti
in grado di vedere ed ascoltare se solo volessimo aprire le nostre
menti. E quelli che vengono qui sono aperti ad ogni teoria".
Mulder era stato zittito con un monologo che sembrava preparato e
imparato a memoria.
"Posso porle una domanda White Shine?".
"Siete qui per questo..." la donna diede un'occhiata ad una Scully
piuttosto distaccata da quel dialogo "... almeno lei signor Grandle".
"Si... Hm, quando mi sono prenotato per questa seduta, mi è
stato detto che lei non accetta denaro. Come mai, voglio dire, di
qualcosa dovrà vivere. Svolge anche un'altra
attività?".
"Me lo chiedono in molti. Vede, mi affido alla bontà delle
persone che vengono qui. Se rimangono soddisfatte del loro incontro,
spontaneamente lasciano un'offerta, altrimenti vanno via senza dar
nulla. Liberamente, senza costrizioni".
"Scusi White Shine, ma delle voci in città sostengono che
molti dei suoi clienti, tornati a casa siano rimasti così
soddisfatti dall'averle fatto visita che si siano tolti la vita. Non
lo trova strano?". Scully si era finalmente svegliata dal dormiveglia
che la teneva prigioniera dall'inizio del caso.
"Ho saputo di quelle disgrazie dallo sceriffo Corinnel. Anche sua
moglie è mia cliente e anche lei... sembra sia scomparsa.
Spero che la ritrovino presto ed in buona salute. Penso che il fatto
che siano venuti da me prima di morire sia solo una coincidenza. La
signora Corinnel, ad esempio, aveva lasciato il mio studio con
l'animo sollevato per aver incontrato sua figlia morta
prematuramente, ad appena 19 anni, in uno spaventoso incidente
ferroviario avvenuto nel Maryland. Riguardo gli altri, non so
perché abbiano compiuto un gesto così definitivo. Forse
non sono suicidi come qualcuno vuol far credere o magari qualcuno non
è contento di questa mia innocua attività e tenta di
screditarmi in ogni modo. Ma le indagini non spettano a noi, quanto
alle forze dell'ordine. Quindi, ditemi cosa posso fare per voi?".
" Siamo qui per curiosità. Lei legge anche il futuro, White
Shine?".
"Leggere il futuro! Per favore, ho sempre detestato quella frase
per creduloni. Io interpreto il presente per poterlo comprendere. E
su voi due, posso dirvi che non siete...".
"Signora, di là c'è lo sceriffo che vuole parlarle.
E' urgente".
"Arrivo Willie".
La donna era stata interrotta dal tipo non più alto di un
tavolo che in un attimo, com'era entrato, si stava portando via White
Shine.
"Ci vediamo domani. Tornate, vi prego". Ed uscì.
Ore 06:30 p.m.
Appena un'ora dopo aver lasciato White Shine, Mulder ricevette una
chiamata dall'ufficio dello sceriffo Corinnel che richiedeva la loro
presenza per aggiornare i due agenti di nuovi fatti accaduti. Mentre,
in macchina, si dirigevano da lui, Dana non aprì bocca.
"Scully, ti vedo annoiata. Se non vuoi aiutarmi a risolvere questo
caso dimmelo subito. Detesto vederti così disinteressata".
"Mulder, non è disinteresse. E' che mi scoccia perdere
tempo dietro storie che non ci riguardano. Figurati se quella donna
riesce a tirare avanti con la donazione di qualche dollaro!
C'è dietro qualcos'altro, non spiriti o forze occulte. Sono
sicura che ti renderai conto che avremo perso tempo, quando scoprirai
che è solo un'incantatrice".
"Non credi che in quella stanza si riesca ad oltrepassare la
barriera dell'aldilà vero? Lo so, ma che ne dici se le
chiedessimo...".
Dana sapeva che il collega era tentato di chiedere a White Shine
di poter 'incontrare' qualcuno, così lo precedette.
"... se devo ritornare lì, vorrei non dovermi confrontare
con risvegli di spiriti o cose del genere Mulder. Sono cose che mi
fanno perdere la pazienza e in cui non credo affatto. Non credo,
comunque, a quella donna".
E si, Dana non sembrava affatto disponibile a cedere stavolta. Lei
aveva già oltrepassato quella che il suo collega definiva
barriera dell'ignoto almeno tre volte, con suo padre e sua sorella.
Esperienze uniche e sconvolgenti, forse bellissime per alcuni, cui
ancora non sapeva dare una risposta e che non avrebbe voluto
affrontare ancora.
Appena Mulder e Scully furono arrivati dallo sceriffo, seppero che
White Shine era stata portata lì per rispondere ad alcune
domande. I due agenti federali, chiesero di parlare con lo sceriffo
Corinnel il quale certo non stava bene.
"Sceriffo, qualcosa non va?". A Scully era sembrato un po'
pallido.
"Mia moglie. E' morta. E' stata ritrovata nella sua auto con i
polsi recisi all'entrata del cimitero di Clarksville".
Consegnò a Scully dei fogli.
"Questo l'ho ricevuto stamattina. E' il saldo del nostro conto in
banca. Non c'è più niente. Di ottantamila dollari, non
c'è più niente. Agente Mulder, non ho prove, non posso
arrestare quella donna perché non ho prove. E forse mi sbaglio
a giudicarla colpevole. Mia moglie è morta e probabilmente ci
saranno altri omicidi. Se di questo si tratta".
Joshua Corinnel aveva entrambe le mani appoggiate alle tempie e i
gomiti sulla sua scrivania. Sembrava stesse per piangere.
"Uccidere? Si calmi sceriffo e si spieghi meglio. Per parlare di
omicidio, bisogna che ci siano delle prove. Ed il medico legale, se
ci riferiamo ai precedenti sette decessi, è convinto si tratti
di suicidi". L'uomo raccontò che dalle indagini iniziate
subito dopo la scomparsa di sua moglie, aveva scoperto che lei non
solo aveva chiuso il loro conto in banca, ma aveva anche incassato in
anticipo i soldi dell'assicurazione dopo avere incontrato la medium.
Per questo sospettava si trattasse di omicidi. Quei soldi devono
essere finiti per forza nelle mani di qualcuno che era sicuramente il
colpevole. Ad un tratto, si alzò, prese la giacca e disse ai
due agenti che si sarebbe preso una lunga pausa dal lavoro. Tanto
niente avrebbe potuto ridargli sua moglie o sua figlia, doveva
tentare di recuperare almeno la sua sanità mentale visto che
comunque non era in grado di condurre le indagini nello stato pietoso
in cui si trovava. Quindi, avrebbe lasciato il vicesceriffo Andy
McQuire a loro disposizione per avere un appoggio nella loro
indagine.
R'W Motel
Ore 09:00 p.m.
"Non vorrei dirlo, ma te l'avevo detto...".
"Scully, forse stavolta hai ragione. Sicuramente, tutto quel
denaro, è andato a finire nelle tasche di quella che tu
definisci un'incantatrice. Sono la bellezza di ottantamila dollari...
Però sai, Corinnel aveva visto sua figlia. Magari è
stata lei a convincerla a donare quei soldi".
"Beh Mulder, chi ci assicura che veramente Caroline Corinnel
l'abbia vista e sentita? Era solo un suo racconto al marito. Magari
era un gioco di luci e suoni orchestrato da White Shine. E riguardo
la donazione, io non credo sia stata poi così 'libera'".
I due agenti si scambiarono un lungo sguardo. Era chiaro che
sarebbero ritornati da quella donna.
White Shine's Room,
14.03.97 Ore 09:00 a.m.
"Siete di nuovo qui! Ad essere sincera con voi, non me
l'aspettavo".
Mulder e Scully erano ritornati in quello che per Dana era un
posto assolutamente da non frequentare mai più. Erano
lì sempre sotto copertura.
"Strano. Se abbiamo trovato il coraggio di venire qui da lei la
prima volta per dare un'occhiata al nostro futuro, perché non
saremmo dovuto tornare?".
Dana iniziava ad interessarsi a quel caso, probabilmente
perché sapeva che il collega non si sarebbe mosso di lì
se prima non avesse compreso qualcosa.
"Credevo che le voci messe in giro su una mia implicazione nel
caso dei decessi degli ultimi tempi, vi avrebbero fatto desistere dal
tornare. Mi sbagliavo".
"Vuole spaventarci?". Chiese Scully.
"No, voi non avete paura della conoscenza. In nessun caso. Ed io
sono qui a porgervela. E' quello che stavo per dirvi la volta scorsa
prima che fossimo interrotti".
Mulder era incuriosito dall'ultima affermazione della donna.
"Che tipo di conoscenza può offrirci lei?".
"Di sicuro non quella che voi cercate nel 'buio' del giorno".
Nella stanza era calata una strana atmosfera. Mulder si
guardò intorno. Come quando sta per avvicinarsi un tornado,
l'elettricità era nell'aria. D'un tratto si sentì un
fruscio simile a foglie mosse dal vento. L'espressione sul volto di
Dana era a metà tra lo spaventato e l'incredulo quando, in un
sussurro, disse:
"...no..." .
"Scully...che c'è?" la domanda di Mulder non fu raccolta e
Dana come in stato di trance, stava sostenendo un dialogo che
somigliava più ad un monologo dalle parole spezzate. Mulder
era lì, lo sguardo fisso sul volto pallido di Dana che aveva
le lacrime agli occhi e tutto quello che riusciva a dire era solo un
monosillabo sussurrato:
"...no...".
Mentre nella stanza anche il tempo sembrò essersi fermato
come ad attendere una sciagura, Scully, seduta davanti a se, non
vedeva più White Shine... ma suo padre. Che le parlava.
"Stella del mattino...lo so che sei spaventata, ma non c'è
ragione. Non posso farti del male, io sono tuo padre. Quello che sta
succedendo qui non è quello che avrebbe dovuto essere. Nessuno
avrebbe dovuto morire, Dana. Noi siamo qui per ricucire dei legami
spezzati troppo in fretta. Ma c'è qualcosa che si oppone. Una
forza maligna. Dovete andare via di qui, prima che vi trovi. Dana
ascoltami. Non devi in nessun caso abbassarti...Capisci Dana?".
"...no...".
"Non devi fare niente di ciò che ti dirà".
"...papà. Non andare. Non so. Papà, voglio
sapere...".
"Dimmi, stella del mattino".
"...niente... ti voglio bene capitano Achab".
"Anch'io ti voglio bene".
Un attimo dopo che lo strano dialogo cessò, Scully si
scosse da quello che era stato un minuto di torpore. Si alzò e
disse a Mulder che voleva uscire fuori a respirare aria pura. Mulder
la accompagnò dopo aver salutato White Shine e, fuori della
stanza, incontrarono Willie, il suo assistente. Questi sembrava
preoccupato dello stato di Dana. Anche Mulder lo era.
"Signorina Grandle, vuole accomodarsi un attimo? Le prendo un
bicchiere d'acqua" e si allontanò mentre Scully si sedette su
una delle sedie che erano all'entrata del locale.
"Scully, che è successo lì dentro?".
"Non lo so Mulder, credo d'aver visto mio padre. Mi ha detto
che... quello che succede qui non era nei piani... è tutto
confuso. Non so spiegarti, è stato come non essere lì
con voi".
"Ma White Shine ed io eravamo lì e abbiamo assistito al
tuo... stato, Scully".
"Ecco l'acqua".
Lo strano, piccolo individuo era tornato. Offrì il
bicchiere d'acqua a Dana che, un attimo dopo aver bevuto, si
sentì come stranita. Si alzò in piedi uscì dal
locale e chiese a Mulder di riaccompagnarla al motel.
"Probabilmente, ho bisogno di più riposo di quanto io
stessa non credessi" disse a Mulder mentre salivano in macchina.
R'W Motel,
Ore 10:00 a.m.
Quando Mulder accompagnò la collega nella sua stanza si
raccomandò che si riposasse, convinto che il suo malore
dipendesse dalla stanchezza e dall'esperienza appena vissuta da White
Shine. Così la lasciò sola. Ma Scully, appena lui se ne
fu andato, prese la macchina e si recò in banca dove, grazie
ad un paio d'operazioni, riuscì a trasferire tutti i suoi
risparmi da Washington a Clarksville, ovviamente a suo nome. Ritirato
tutto il suo denaro tornò al motel, si sedette ad aspettare
sul letto finché qualcuno bussò alla porta. Era l'omino
che lei e Mulder avevano incontrato da White Shine. Senza dirgli una
parola, Dana gli consegnò tutto il suo denaro come se fosse in
uno stato ipnotico che le proibisse di pensare. L'uomo andò
via. Senza dir nulla. Scully chiuse la porta e andò a sedersi
sul lato del letto, con le spalle verso la porta e con in grembo la
sua pistola d'ordinanza.
Intanto alla Morgue, l'autopsia su Caroline Corinnel eseguita dal
dottor Kenneth Druith, stabilì che la donna era morta lo
stesso giorno della sua scomparsa. Non aveva assunto cibi o liquidi o
sostanze tossiche prima della sua morte. L'esame tossicologico aveva
rivelato una piccola quantità di bromuro di potassio che la
donna, evidentemente, assumeva come calmante per lenire il dolore
psicologico che le teneva compagnia dal giorno della morte della
figlia Meredith. Unici segni sul corpo, tagli netti su entrambi i
polsi, come se fosse stata ferma nell'intento di compiere un gesto
che il rapporto finale stabilì fosse suicidio: com'era stato
per gli altri sette casi. Il dottor Druith, prima di stendere il
rapporto sull'autopsia, doveva controllare se il bromuro di potassio
trovato nel sangue della donna fosse stato prescritto da un dottore.
Scoprì che il medico personale di Caroline Corinnel, era Adam
Lency. Stranamente, lo stesso che curava, dai loro stati ansiosi, gli
ultimi cadaveri che avevano subito un'autopsia negli ultimi trenta
giorni.
"Dovrò ricordarmi di aggiungere anche questo nel rapporto
che presenterò all'FBI", pensò il dottor Druith mentre
richiudeva lo sportello della cella frigorifera contenente il
cadavere della signora Corinnel.
R'W Motel,
Ore 01:12 p.m.
Mulder, dopo aver lasciato la sua collega convinto che in quel
momento stesse riposando in un sonno tranquillo, ripensò a
quello che le era accaduto e che probabilmente non avrebbe dovuto
rimanere troppo tempo da sola. Sarebbe passato nel pomeriggio per
informarsi delle sue condizioni. Intanto, entrò nella sua
stanza e, per scrollarsi di dosso le strane sensazioni vissute in
quell'inizio di giornata, decise di fare una doccia. Appena
uscì dal bagno, si sdraiò sul letto a tentare di fare
il punto della situazione alla luce degli ultimi avvenimenti.
Ripensò al fatto che probabilmente gli esami sul corpo di
Caroline Corinnel erano già stati eseguiti e che il giorno
dopo, magari non ufficialmente, avrebbero potuto chiedere conferma se
gli esiti fossero gli stessi degli altri casi, quando si rese conto
di ciò che gli stava passando per la testa.
"Forse anche gli altri hanno vissuto la stessa sensazione di gioia
per poi cadere in uno stato depressivo... Dio, Scully...!".
Si vestì in fretta, mentre sperava che non stesse per
succedere sul serio quello che la sua mente era sicura di aver
già intuito. Si precipitò verso la stanza di Dana,
bussò alla sua porta ma nessuno rispose. Provò ad
aprirla ma era chiusa dall'interno. In un turbine di pensieri
sconvolti da ciò che avrebbe potuto essere, la scardinò
con un paio di spallate forti abbastanza perché guidato dalla
disperazione. Ciò che vide quasi lo paralizzò. Scully
era di spalle, seduta sul letto, con la pistola puntata alla tempia
destra. Mulder si avvicinò piano.
"Scully... non farlo!".
Era più vicino, lei non poteva vederlo e sembrava anche non
sentirlo. Ancora un altro passo e avrebbe potuto afferrarle il
braccio e la pistola. Un piccolo sforzo. Le prese la mano. Poteva
guardarla negli occhi ora. Erano fissi, lontani. La pistola era al
sicuro.
Quando Scully si accorse che Mulder era lì, erano passati
buoni due minuti. Lui le era seduto accanto e aspettava che lei
dicesse qualcosa. Poi d'un tratto, come se si fosse svegliata da un
sonno vissuto ad occhi aperti, Scully si girò verso di lui.
"Mulder, che ci fai qui? E perché hai tu la mia pistola?".
"Non te lo ricordi, Scully?".
"... io credo d'aver fatto qualcosa di... non riesco a focalizzare
il punto Mulder".
Mulder volle accompagnare Scully in ospedale per alcuni controlli
che evidenziarono solo uno stato d'ipotensione e, sulla strada del
ritorno al motel, Dana ebbe un'esclamazione:
"Oddio!!! Mulder. Ricordi quell'uomo? L'assistente della medium?
E' stato in camera mia e credo di avergli dato tutti i miei soldi".
" Com'è possibile? Scully sei sicura? ".
"...no, è solo una sensazione. Ma credo sia stato al motel,
Mulder".
Una telefonata alla sua banca di Washington bastò a
confermare a Scully che i suoi timori erano fondati. Si recarono
all'ufficio dello sceriffo e in meno di un'ora ottennero dal giudice
della contea, sulla base dei ricordi di Scully e dei loro sospetti,
un mandato di perquisizione dell'appartamento di Willie Fellor
-l'assistente di White Shine- e del suo luogo di lavoro. Bastarono
poche ore a scoprire che nella toilette del White Shine's Room, sotto
lo scarico, erano nascoste decine di ricevute di versamenti in conti
correnti bancari di diverse banche del Tennessee, per un totale di
due milioni di dollari. Trovarono anche il nome di un certo dottor
Adam Lency al quale erano abbinate, come in un libro paga, delle
somme di denaro piuttosto consistenti, dovute per servizi non meglio
specificati.
Federal Headquarters, Washington D.C.
21.03.97
Nel suo ufficio, Fox Mulder stava finendo di redigere il suo
rapporto sull'arresto di Willie Fellor, e sul video del terminale si
poteva leggere:
'... per il suo modo di operare nell'ombra, Fellor non sarebbe mai
stato sospettato per i decessi avvenuti a Clarksville, Tennessee. Le
indagini condotte dall'FBI hanno evidenziato il passato di Willy
Fellor quale uomo a servizio di persone senza scrupoli che
sottraevano, indebitamene, molto denaro a soggetti la cui unica colpa
era quella di non aver trovato nessun conforto per i loro drammi se
non nella magia, nell'occultismo. Dopo anni di lavoro come assistente
di tanti ladri della buona fede di chi era disperato, mai era
riuscito a guadagnare abbastanza per rifarsi una vita normale e
abbandonare quel mondo finto. Aveva compreso che quella di Lara Brown
o White Shine fosse un'attività diversa, forse più
sincera di tante altre e sicuro di poter per questo sfuggire alla
legge, aveva deciso di sfruttare le sue conoscenze derivategli
dall'aver assistito tanti millantatori e finti maghi per dar vita a
strane pozioni ed ottenere la sua parte di denaro. Nel suo libro paga
figurava il nome del dottor Adam Lency che somministrava, dietro
ordine di Fellor, il bromuro nei suoi pazienti. In questo modo,
l'autopsia l'avrebbe rivelata quale sostanza volta a cura medica. In
piccole dosi, infatti, può far pensare ad una cura lenitiva,
calmante di stati ansiosi. Ma tali piccole dosi erano rese fatali da
Fellor il quale le associava a sostanze vegetali dai poteri
allucinatori non verificabili con l'autopsia e che, in aggiunta allo
stato mentale in cui si ritrovano i soggetti frequentatori del White
Shine's Room, dopo aver vissuto un'esperienza di contatto con
l'aldilà, possono portare ad uno stato di depressione
temporaneo si ma tanto profondo da indurre al suicidio anche un
soggetto mentalmente sano. Quanto al fatto che convincesse le sue
vittime a consegnargli tutti i loro risparmi, sembra ci riuscisse
attraverso una pratica di suggestione utilizzata di frequente per
compiere anche rapine. Dall'interrogatorio si è appurato che
Fellor riscuoteva la sua parcella presentandosi direttamente alle sue
vittime e, per non essere riconosciuto e quindi incriminato, le
conduceva per mano al suicidio...',
quando ad un tratto entrò Scully, ritornata al lavoro dopo
un paio di giorni trascorsi in ospedale per degli accurati
accertamenti da cui non si rilevò alcuna anomalia nel sangue.
Ma Dana non era ritornata così in fretta a lavoro solo
perché si sentiva bene. Infatti, una domanda le bruciava le
labbra. Una domanda per Mulder e che da tempo non riusciva a
formulare, perché da tempo si chiedeva se ciò cui aveva
assistito fosse vero o no.
"Sapevo che saresti ritornata presto al lavoro. Bentornata! Come
ti senti?".
Fox si era alzato dalla sua postazione di lavoro per andare
incontro alla sua collega.
"Sto bene Mulder. Almeno fisicamente. Sembra che qualsiasi cosa
Fellor mi abbia somministrato, sia scomparsa dall'organismo".
Dana entrò nell'ufficio e a testa bassa, sembrò
cercare la forza o le parole per dire qualcosa. "Scully, qualcosa non
va?".
Mulder si era seduto alla scrivania, mentre Dana si era fermata di
fronte a lui. Lo guardò dritto negli occhi e iniziò a
parlare.
"C'è qualcosa che devo chiederti e che nessun dottore
può spiegare. Ma penso che tu possa aiutarmi".
"So a cosa ti riferisci. Ma io non ho la risposta che tu vuoi,
Scully. Le indagini sul caso hanno rilevato che White Shine non aveva
niente a che vedere con le operazioni che Fellor compiva alle sue
spalle".
"Questo significa che ciò che ho vissuto in quella stanza
era sul serio... Mulder, io ho visto mio padre. E lui mi ha avvertito
di ciò che stava per succedere ma io non ho capito. Quando
siamo usciti dal White Shine's Room, a parte uno stato confusionale
dovuto... alla mia condizione emotiva, io stavo bene. Era il piccolo
uomo quello cui non dovevamo piegarci. L'ho capito solo ora
nonostante fossi stata messa in guardia da... mio padre. Il bicchiere
d'acqua, ricordi? E' lì che Fellor aggiungeva le sue sostanze.
E anche nelle candele. Se quelle sostanze hanno avuto effetto
nell'acqua, facendomi entrare in stato ipnotico al motel, forse anche
quello che ho visto, a causa delle candele, potrebbe non essere vero.
Ma io ho ricevuto quel messaggio. Non avrei mai potuto sapere
ciò che stava succedendo se fosse stata una messa in scena".
"Si, Scully. Ma tu dimentichi qualcosa. White Shine ci ha detto
che solo chi vuole credere, alla fine crede".
"Ma io, Mulder, non sono disposta a credere. Non così
ciecamente".
"Neanche ora che hai incontrato tuo padre?".
Scully guardò Mulder negli occhi, poi abbassò i
suoi. Si chiese se il giorno in cui fosse stata disposta a credere in
tutto ciò che vedeva sarebbe mai arrivato. Si ricordò a
quel punto che, durante lo strano e fulmineo momento di trance da
White Shine, era stata chiamata 'stella del mattino'. Solo suo padre
la chiamava così. Avrebbe potuto, un'alterazione mentale,
prenderci in pieno? Ovviamente, no. E allora? Mulder era diverso da
lei. Lui riusciva a guardare le stelle vedendoci più di quanto
altri riuscissero solo ad immaginare. Ma non aveva visto. Lei si.
Forse, perché, nonostante ciò che si ostinava a
dichiarare al suo collega, in realtà credeva più di
lui? Mai lo avrebbe ammesso. Si diresse verso il solito schedario
accanto alla scrivania e archiviò il suo rapporto su
ciò che aveva visto.
O ciò che aveva creduto e voluto vedere.
F I N E
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