Intervista a Dylan Dog
di Angelo Calvisi
Edizioni Ritmi Theoria
Benvenuti alla prima recensione dylaniata del
sito. Impugnate una bibita, sorseggiatela avidamente, e il ballo
comincia. Andiamo per gradi...
L'autore: Angelo Calvisi. E' nato a
Genova nel 1967 dove vive e lavora. Il suo desiderio più
grande (ma forse irrealizabile) è di andare a Londra e
incontrare, ad Abbey Road, Dylan, Groucho e i quattro Beatles come
erano all'epoca di Sergeant Pepper.
(tratto dalla terza copertina)
Il libro: E' un volumetto tascabile
che supera appena le 140 pagine. Si è tuffato nell'oceano
cartaceo nel 1996, e l'ho "acchiappato" appena mi è capitato
sotto gli occhi, tirando fuori dal portafogli £12.000. A quanto
ne so, adesso non è facile da trovare; ormai da diverso tempo
non lo vedo più da nessuna parte, nonostante frequenti
abitualmente anche grandi librerie.
Il contenuto: Sono principalmente
cinque capitoli, più un piccolo glossario tratto da
Enciclopedia di Dylan Dog di Dario Abrescia, ed un'intervista
a Sergio Bonelli in persona. Il primo capitolo, chiamato
Preistoria: atmosfere dylaniate in casa Bonelli è
sostanzialmente una panoramica della sottile evoluzione in senso
horror dei prodotti bonelli, da Zagor, Martin Mystere e Mister No...
una lenta evoluzione che ha portato alla nascita del nostro Dylan...
naturalmente quello era il periodo in cui lanciare una nuova testata
rappresentava una scommessa, e i nomi nuovi non uscivano fuori come
funghi dopo un temporale (vedi ultimi due/tre anni).
Poi si entra nel vivo del mondo dylaniato, e Calvisi analizza
attentamente gli episodi più importanti della "mitologia" del
Nostro; fino da L'alba dei morti viventi, in cui emerge subito
il taglio cinematografico della narrazione, che rappresentava una
rivoluzione a quei giorni. L'analisi di Calvisi si snoda poi sul
piano dei vari riferimenti; evidenti quelli che sono ispirati a
Sclavi dal cinema dei vari Carpenter, Argento e Romero; le battaglie
ambientaliste, umane, animaliste e affini di Dylan sono riassunte nel
corso della narrazione, nei capitoli 3 e 4, cioè
Mostruosamente umano e Dylan Dog, gli orrori e gli
amici. Calvisi si sofferma con attenzione sul centesimo numero,
analizzato nei suoi minimi dettagli nell'ultimo capitolo prima del
glossario.
Piccole perle: Ecco i tratti che
più mi hanno colpito delle parole di Sergio Bonelli. Anche se
non credo che il signor Calvisi capiti mai in questo vicolo del web,
ricordo che qualunque cosa appartiene a lui nella maniera più
assoluta. Il mio è solo un lavoro amatoriale, per godere e
permettere di godere ai visitatori del sito di questi spunti davvero
interessanti. Dunque... le domande sono quelle in
corsivo...
Qualche anno
fa ci si chiedeva se Tex fosse di destra o di
sinistra...
E' un argomento che mi dà il vomito. Se vogliamo
fare questo giochino ti accorgerai che in ogni albo, in ogni
pagina c'è una frase o un particolare che può
essere usato pro o contro la destra o la sinistra. Ma Tex
è soltanto un personaggio di carta. La realtà,
la vità sono comunque un'altra cosa...
Dylan Dog e la
censura...
Già nella seconda metà degli anni '50 i
fumetti avevano avuto problemi con la censura. E' un
periodo che ho cercato di rimuovere perchè mi ha
procurato molto dolore. Una pagina vergognosa. Il gruppo,
l'associazione di editori di cui facevo parte si è
imposto un codice di autolimitazione che garantisse la
moralità dei nostri prodotti. Anche Dylan Dog
è stato attaccato, ma non ha mai dovuto rispondere a
denunce come quella piovuta sul capo dei nostri colleghi
dell'Intrepido, che qualche mese fa, sono stati prosciolti
da un processo che si è svolto qui a Milano. Si
trattava di storie toste, estremamente realistiche, che
mettevano in dubbio i capisaldi, le istituzioni
dell'organizzazione sociale tradizionali: la famiglia, la
scuola... in Dylan Dog, con il suo contesto onirico, con
l'ironia che pervade ogni storia, il messaggio è
sempre più latente. Ogni tanto, comunque, anche noi
siamo oggetto di attacchi provenienti da giornali o
televisione, ma siamo preparati ad incassare questi colpi.
La tentazione di fare del moralismo è forte, in chi
gestisce i mezzi di comunicazione. Tempo fa siamo stati
attaccati ferocemente dalla conduttrice di un programma che
si rivolge a genitori e figli. Alcuni ragazzi, presenti in
studio, hanno preso le nostre difese, cercando di far capire
quali sono i veri contenuti delle avventure di Dylan
Dog.
Spesso gli
attacchi sono dettati dalla scarsa conoscenza
dell'argomento...
Forse si. Magari si sfoglia distrattamente un albo e si
vedono delle scene forti. Questo porta a credere che la
storia sia un inno alla violenza. In realtà, chi le
conosce, sa che non è così
E' stata
interessante la scoperta di un numeroso pubblico femminile.
(...) Dylan Dog è bello. In realtà le ragazze
riconoscono in quel Dylan Dog un potenziale compagno di
scuola, di gite, una persona che non si pone mai come
modello.
Dylan Dog nasce da
incontri tra amici, al cinema o in pizzeria. (...) Tiziano
(Sclavi, naturalmente NdEma) voleva ambientare le storie a
New York, poi io ho proposto Londra che, per me, è
sinonimo di mistero, nebbia, fantasmi. Inoltre mi ricordo
che insistevo per la presenza di una spalla comica. Tiziano
aveva pensato a Marty Feldman, l'Igor di Frankestein
junior, ma io quell'attore non l'ho mai potuto
sopportare
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Giudizio: Calvisi scrive bene, il libro mi è piaciuto
abbastanza, anche se è praticamente impossibile esaminare
tutti gli aspetti di Dylan con meno di 150 pagine. Molto interessanti
le informazioni sulle origini del Nostro e su quella che l'autore
chiama "preistoria"; piacevoli anche le analogie che emergono tra
Dylan e Zagor e Mister No, che prima della lettura di questo
libricino non avrei mai immaginato. Al contrario, dispiace dirlo, ma
l'analisi delle storie non è niente di speciale; Calvisi dice
ciò che può dire un qualunque lettore attento, con
pochi elementi aggiuntivi. Comunque un bel libro sull'Indagatore
dell'Incubo: vale la pena di afferrarlo appena vi capita fra le
mani.