CON GLI OCCHI DI UN'ALTRA [Rx16]

(di Monica M. Castiglioni)

 

 

Telefono Amico

Day 1 - 7:07 p.m.

 

"D'accordo. Sai il numero, e sai che puoi chiamare quando vuoi... Ciao."

Madeleine premette un tasto e passò alla telefonata seguente.

"Buongiorno, parli con Madeleine... Pronto?... Pronto?..."

"Io..."

"Sono qui per aiutarti, vuoi parlare un po' con me?"

"Hm... è... è la prima volta che chiamo."

"Parla liberamente."

"Non..."

"Come ti chiami?"

"Mi chiamo... mi chiamo Katherine."

Madeleine sorrise al microfono: un nome fittizio. O comunque non il nome con

cui veniva chiamata correntemente. Lavorava da anni al Telefono Amico, ormai

sapeva riconoscere ogni incertezza.

"Dimmi, tesoro."

"Uhm... io... Ho un problema... C'è un uomo."

Madeleine attese qualche istante prima di incitarla di nuovo. "Sei

innamorata di lui?"

"Sì... ma... Lui... c'è qualcosa che non va..."

"Cos'è questo qualcosa, Katherine?"

"Lui..." Silenzio.

"Ti tratta male?"

"Sì... E poi... non mi tiene in considerazione..."

"Lo ami tanto?"

"Non lo so... Ma... non avrei altre possibilità..."

"Perché?"

"Perché... Non ne ho... Io... non... non sono un tipo attraente."

Madeleine si scostò dal volto un ciuffo di capelli. Il caso non era

semplice. "Te lo dice lui?"

"No... lo penso io... non sono bella."

"Perché no? Anzi, io invece credo che tu sia fantastica."

"Ho i capelli rossi..." sussurrò la donna al telefono.

"Il rosso è un bellissimo colore." disse Madeleine, sorridendo. "E scommetto

che hai gli occhi azzurri."

"Sì... come facevi... Hm... devo andare... sta tornando... io... posso

chiamarti ancora?"

"Ma certo. Chiedi di Madeleine, d'accordo?"

"Sì, grazie, Madeleine."

La donna si tolse la cuffia e si alzò in piedi. Dalla postazione accanto

alla sua, una collega la chiamò. "Qualcuno di speciale?"

Madeleine appoggiò le mani al divisorio. "Il solito. E tu?"

"Ancora quel tipo con il padre ossessivo."

"Be', io vado a casa. A domani."

"Bisogno di un passaggio?"

"No, grazie. Vado a piedi." Salutò la collega, raccolse la borsa e si avviò

verso l'uscita, tenendo una mano sul muro. Arrivata alla porta di uscita

estrasse il bastone bianco dalla borsa e si infilò un paio di occhiali da

sole sopra ad occhi ciechi.

 

 

Appartamento di Madeleine De Morgan

Day 2 - 8:09 p.m.

 

Entrando in casa, la prima cosa che faceva da anni, era accendere la radio.

La musica le piaceva, le ricordava la sua infanzia, un periodo pieno di

colori. Lasciò la borsa sul tavolo e canticchiò dietro alla canzone che

stavano trasmettendo. A tastoni arrivò a una libreria. Estrasse un volumetto

e andò verso il divano. Lo aprì e iniziò a leggere il braille come aveva

imparato anni prima. Ci voleva una serata con un libro.

Ma il telefono squillò.

Madeleine sospirò e si prese la cornetta. "Pronto?"

"Ciao Madeleine."

La donna sorrise, era la voce della sua dottoressa, l'avrebbe riconosciuta

ovunque. "Ehi, doc."

"Sei pronta?"

"Come?"

"Abbiamo un donatore."

 

 

***

Madre Teresa Hospital

Day 3 - 10:56 a.m.

 

"Ehi, cosa mi racconti di bello?" le chiese Paula Anderson, la sua

dottoressa.

"L'altro ieri..." Madeleine era già mezza addormentata a causa

dell'anestesia. "...sai, ha telefonato una donna... Abbiamo parlato un

po'... senti... il rosso... è un bel colore, vero?"

"Bellissimo." disse Paula.

"Credo... credo di... ricordarlo, il rosso..."

"Spero che ti piaccia anche il turchese."

"Turchese...?"

"Sì, perché i tuoi occhi saranno turchese."

 

 

***

Mother Teresa Hospital

Day 4 - 11:21 a.m.

 

"All'inizio vedrai solo immagini sfuocate."

"Oh, be', sarà già..." Paula tolse la benda dai suoi occhi e Madeleine

esclamò: "Oh Dio, oh Dio! La luce, la luce!"

"Ehi, calmati." sorrise la dottoressa.

"E' bellissimo... oh, ma tu hai i capelli scuri! E' vero?"

"Sì, è vero. Ottimo."

Madeleine allungò una mano verso il volto del medico e le accarezzò la

guancia. "Non barare." disse scherzosamente l'altra. "Cerca di farlo con la

vista."

Madeleine rise: "Lo so... è che sono abituata ad usare altri sensi... Ma...

io ti vedo..."

"Sì, è normale. Hai dei bellissimi occhi, Madeleine."

La donna sorrise e si sdraiò sul letto. Fantastico. Ventun anni e nel buoi

ed ora... luce. Colori... Andò a tentoni sul comodino.

"Madeleine, prova a guardarlo."

Lei annuì. Aveva gesti automatici che voleva perdere. Raccolse il libro di

cartone dal comodino e se lo pose in grembo. Iniziò a sfogliarlo, vedeva

solo macchie di colore, ma le piacevano moltissimo.

"Non credo che ti ci vorrà più di un anno a riacquistare la vista

completamente."

"E' stupendo..." Poi alzò il viso verso la donna e sospirò. "Mi chiedo

solo... chi è la persona che me li ha donati?"

Paula sapeva che quella domanda sarebbe arrivata e conoscendo Madeleine

sapeva che sarebbe arrivata presto. "Non pensarci ora."

"Ti prego..."

"OK... Lavorava all'FBI. Ha donato tutti i suoi organi, ha salvato molte

vite. Era una rossa con gli occhi azzurri che ora hai tu. E un cuore grande

grande che ora ha una ragazza di diciotto anni."

Le lacrime le bruciavano gli occhi e Madeleine non sapeva se essere felice o

triste. Decise di sorridere: in fondo quella donna le aveva fatto il più

grande dono che lei potesse immaginare.

 

 

***

Cimitero

Day 5 - 9:16 a.m.

 

Fox Mulder se ne stava in disparte al funerale. Una ricorrenza a cui non

avrebbe mai voluto partecipare. In fondo lei era giovane, brillante,

simpatica. Era stata sempre gentile con lui. Sospirò. La cerimonia sfumò via

prima che lui potesse pensarci troppo. Lasciò il gruppetto di parenti

intorno alla tomba e si diresse verso il vialetto. Una mano sulla spalla lo

fermò.

"Agente Mulder." Era Walter Skinner. "Non pensavo di vederla qui."

Lui scrollò le spalle. Che cosa doveva dire? "Mi piacerebbe mettere le mani

su chi l'ha accoltellata dieci volte... Ma temo che non sarebbe nelle regole

dell'FBI."

Una macchina accostò davanti al vialetto e i due uomini si girarono.

"Devo andare." concluse Mulder. "Rapporti da concludere."

Skinner lo vide percorrere velocemente il vialetto, quindi salire sulla

macchina che partì velocemente.

"Tutto bene?" gli chiese la collega.

Mulder non rispose subito. Tirò fuori da una tasca una fotografia. "Aveva

solo tre anni in meno di me." disse. Sospirò e rimise la foto in tasca.

"Piuttosto tu? Com'è andata la visita?"

"Tutto bene." Arrivati a un semaforo si fermarono. Scully si girò e gli mise

una mano sulla spalla. "Mi dispiace per Katie. Era una ragazza in gamba."

"Quando l'ho conosciuta per la prima volta, pensavo fosse un'agente. Reggie

mi ha preso in giro per mesi per quella storia."

"Pensi di andare a ficcare il naso nel caso?" Il semaforo tornò verde e

Scully ripartì.

"Sono stato un profiler della VCS, non vedo perché no." Mulder fece un

debole sorriso.

"Mi pare che l'autopsia sia stata molto affrettata..."

"Sì, infatti. Katie aveva lasciato detto che avrebbe donato tutti i suoi

organi."

"Così è stato fatto?"

"Sì, credo..." Mulder prese in mano il fascicolo che era appoggiato al

cruscotto. "Le coltellate all'addome non hanno colpito né il fegato né i

polmoni."

"Ha salvato più vite che molti agenti dell'FBI." sussurrò Scully.

"Già..."

 

 

***

Appartamento di Madeleine De Morgan

Day 6 - 4:04 p.m.

 

Madeleine entrò nell'appartamento guardandosi intorno lentamente, per

assorbire ogni forma, ogni colore che non aveva potuto godersi prima. Dal

dietro Paula entrava con la sua piccola borsa.

"Tesoro!" Si girò e abbracciò sua zia Maya che le stava andando incontro.

"Sono venuta a trovarti ieri, ma dormivi, amore!"

"Dio mio, non sei cambiata, zia!" esclamò lei, abbracciandola.

"Oh, Madeleine, hai dei bellissimi occhi!" Poi si rivolse all'amica medico:

"Allora, come sta la mia Madeleine?"

"Sta già riprendendo la vista in modo magnifico." rispose lei, appoggiando

la borsa accanto il divano. "Nel giro di un anno ci vedrà meglio di me."

Sorrise, dando una colpetto ai suoi occhiali da vista.

Madeleine si stava guardando in giro meravigliata. "Oh Dio!" esclamò. "Joy

mi aveva detto che quella coperta aveva dei colori orrendi, ma è così

bella!" Si sedette sul divano e la prese tra le mani. L'aveva comprata solo

perché era morbida. D'altronde, prima, non poteva basarsi su altro.

Paula e la zia si guardarono sorridendo. "Ti ho comprato una cosa." sorrise

Maya. Le passò un libretto colorato. Aveva illustrazioni di Richard Scarry,

della stessa serie di quello che stava sfogliando in ospedale. "Ricordo che

quando eri piccola ti piaceva così tanto Scarry."

"E' adorabile, grazie!" Aveva all'interno grandi scritte colorate. Osservò

per qualche istante il vestitino di una gattina. "Il rosso. Sapevo che era

un colore stupendo. Lo ricordavo." Poi passò la punta dell'indice su una

lettera. "Questa è... una A, vero?"

Paula e Maya si scambiarono un altro sguardo. "Riprova tesoro..."

"Mhmm... una H?"

"Grande!" esclamò Paula. "Be', è probabile che la donatrice avesse un

leggero astigmatismo. Non c'è da preoccuparsene, al massimo dovrai usare un

paio di occhiali."

"Anche un binocolo, basta vederci!"

Paula sorrise. "Non è niente di così grave. Dai record di Katherine non

emerge niente di strano."

"Come...?" chiese Madeleine. "Hai detto Katherine?"

"Umh... Sì... perché?" La dottoressa si accorse troppo tardi di essersi

lasciata sfuggire il nome.

Madeleine rimase in silenzio. Strinse il libro al petto.

...'Ho i capelli rossi.'...

...'E scommetto che hai gli occhi azzurri.'...

...'Sì... come facevi... Hm... devo andare... sta tornando...'...

"Madeleine? Che cosa c'è, tesoro?"

"Ehi, che ti prende? Madeleine, rispondimi!"

Le voci di Paula e Maya arrivavano da così lontano che quasi non le sentiva.

L'unica cosa che riuscì a dire fu: "Io la conoscevo."

 

 

***

Appartamento di Madeleine De Morgan

Day 7 - 2:13 a.m.

 

Si svegliò a tarda notte, completamente sudata. Si alzò dal letto e senza

accendere nessuna luce corse in bagno a sciacquarsi il volto con acqua

fredda. Quando i suoi occhi percepirono la leggera luce della strada che

entrava dalle fessure della tapparella, ricordò di vederci e accese la luce

della toilette. Sorrise al suo riflesso nello specchio. Allungò una mano,

sfiorando il riflesso azzurro intenso dei suoi occhi. E il sorriso svanì.

Iniziò a piangere, come non aveva fatto da tanti anni, i singhiozzi

scuotevano il suo corpo in ondate dolorose.

"Mi dispiace... Mi dispiace, Katherine! Mi dispiace!"

Allarmata dalle urla, sua zia entrò nel bagno e, chinandosi accanto a lei

l'abbracciò. "Oh, Madeleine... tesoro..."

"Lei è morta... lei è morta e io ho i suoi occhi!"

"Lo so... lo so, tesoro."

"E' così ingiusto..."

"Madeleine, tu non potevi farci nulla. Hai accettato il suo dono. La sua

morte, in questo modo, non è stata completamente inutile."

"Non doveva morire..."

"Nessuno dovrebbe morire. Come nessuno dovrebbe perdere la vista o essere

malato di cuore. Ma sono cose che capitano."

Madeleine si passò una mano sul volto, ascoltando il tono gentile della zia,

come quando era piccola.

"Ad alcune possiamo porre rimedio, ad altre no."

"Ho sognato... ho sognato una brutta cosa." sussurrò lei.

"Ancora l'incidente?"

"No... Era come... se fossi lei... se io fossi Katherine... Credo di essermi

immaginata come è morta."

Maya le passò una mano sulla guancia. "Adesso è meglio che ti rimetti a

dormire. Domani andremo a fare compere e..."

"Zia. Io voglio incontrare i parenti di Katherine..."

"Oh, lo sai che non è possibile."

"Paula potrebbe chiedere loro se... se vogliono... io... io vorrei...

ringraziarli, almeno... o non so... almeno andare sulla sua tomba... Mi ha

fatto un dono troppo grande per prenderlo e scappare."

"Domani ne parleremo meglio, OK?"

"OK..." Si alzarono in piedi e Madeleine si infilò a letto, dimenticandosi

di spegnere la luce. Maya sorrise. La nipote era troppo abituata a vivere in

un mondo buio. "Zia..."

"Cosa c'è, tesoro?"

"Paula non ti ha detto com'è morta?"

La donna sospirò. "Tesoro..."

"Zia, ti prego. Poi dormo."

"Ha detto che è stata accoltellata."

Madeleine rimase in silenzio. Maya spense la luce del bagno e si ritirò

nella sua stanza. Fissando il soffitto buio, Madeleine si portò le mani sul

ventre. "Dieci coltellate." sussurrò. "Dieci coltellate."

 

 

***

Appartamento di Fox Mulder

Day 7 - 8:07 a.m.

 

Muovendosi per l'ennesima volta sul divano, Mulder fece cadere

involontariamente il plico il fotografie, che si andò a sparpagliare per

terra. Sospirando, si chinò per raccoglierle, ma qualcuno bussò alla porta.

Si alzò in piedi ed andò ad aprire.

"Sono in anticipo?" chiese Scully, entrando.

"Devo solo raccogliere le fotografie da terra e sono da te." rispose lui.

Scully si chinò per aiutarlo, ma appena ebbe in mano una di quelle

fotografie formato A4, rimase ferma a guardarla. Katie Leroy distesa su un

letto d'ospedale, intubata, attaccata a decine di fili, cavi e macchinari,

che erano serviti per tenerla in vita, quel poco che bastava per compiere

ciò che lei voleva. La sua pelle bianca contrastava nettamente coi capelli

rossi. Scully sapeva che aveva occhi azzurri, quasi blu. Katie era stata

accoltellata, aveva chiamato i soccorsi e quindi aveva perso i sensi. Era

rimasta in coma per poco tempo, quindi i suoi organi erano stati donati.

Mulder le strappò di mano la foto con pochi complimenti, rimettendola

assieme al plico, che infilò nella cartelletta.

"Hai trovato qualcosa?" chiese lei.

"Dovrebbe essere arrivato l'elenco delle chiamate effettuate dal telefono.

L'ho richiesto ieri sera."

Arrivati in ufficio li attendeva una brevissima lista.

"L'ultima chiamata è stata verso il 911. Aveva fatto solo un'altra

telefonata quel giorno." disse Scully.

"Ho chiesto anche le telefonate dall'ufficio." Mulder le mostrò un elenco

ben più lungo.

"Questo numero..." Scully digitò le cifre sul computer. "...corrisponde a un

telefono amico."

"Katie?" chiese Mulder, abbastanza incredulo. "Non ce la vedo a chiamare un

telefono amico."

"Lavorando con te ho imparato a non scartare nessuna possibilità." ribatté

lei.

Mulder accennò un sorriso, senza alzare lo sguardo dalla lista. "Non so se

potranno esserci d'aiuto, le telefonate sono anonime."

"Sì, è vero. Ma tentar non nuoce. Magari ci è andata qualche volta e possono

riconoscerla." Scully si alzò e raccolse la giacca. "Vado a parlare di

persona. Passo a prenderti a mezzogiorno per pranzo?"

"No, mangio un panino al volo."

Scully annuì, notando che ormai il collega si stava perdendo nel lavoro. Lo

salutò e uscì.

 

 

***

Telefono Amico

Day 7 - 10:13 a.m.

 

Scully aprì la porta ritrovandosi in un ambiente caldo e accogliente. C'era

una dozzina di persone al telefono, e altrettante che parlavano con clienti,

sedute ad alcuni tavolini, discretamente separati.

Scully si sedette e iniziò a leggere volantini per ingannare l'attesa.

Alzando lo sguardo, notò che una delle cabine era vuota. In quel momento una

donna le bloccò la vista. "Ciao." disse dolcemente. "Mi chiamo Julie. Vuoi

parlare un po'?"

Scully si alzò in piedi e le mostrò il distintivo. "Vorrei sapere se

conoscevate questa ragazza." disse, mostrando la foto di Katie.

"Mhm... direi di no. Puoi lasciarcela? La mostreremo alle altre operatrici

appena si liberano." La donna osservò per qualche istante la foto, poi

disse: "Chi è?"

"Era una segretaria dell'FBI. Poco prima di essere stata uccisa ha fatto una

telefonata qui."

"Oh... mi dispiace... Come si chiamava?"

"Katie Leroy."

"Non teniamo registri, per via della privacy, però forse qualcuna di noi si

ricorda... certo, spesso usano pseudonimi..." La donna fece accomodare

Scully in un dei séparé. "Sa che problemi aveva?"

"No, non ne abbiamo idea. Anzi, la telefonata che ha fatto qui è stata

piuttosto una sorpresa per noi."

"Sai, spesso sono proprio quelli che appaiono essere più felici ad avere

problemi. Possiamo parlarne." disse lei, gentilmente, sorridendo a Scully.

Lei aprì la bocca per dire qualcosa. "Oh, ah... no... io..."

"Ehi ciao ragazzi!" Si sentì una voce all'entrata e Dana ne approfittò per

girarsi.

"Ma non mi dire!" esclamò una donna. "Madeleine!" Scully osservò le due

donne che si abbracciavano, quindi riportò la sua attenzione a Julie. "Le

lascio un mio biglietto da visita."

"Va bene." sorrise lei, passandole un sottile fascicolo. Le sorrise e annuì.

Scully ricambiò e fece scivolare il fascicolo in tasca per pura cortesia. Si

alzò e fece per uscire, quando la donna che era entrata si girò verso di lei

e disse: "Katherine..."

L'agente si girò. "Come...?"

"Lei... lei si chiama Katherine?"

Scully rimane in silenzio per qualche secondo, poi disse: "Sì, di secondo

nome."

Madeleine scosse la testa: "Mi scusi... di sicuro ho sbagliato persona...

non... mi spiace."

Dana le sorrise cortesemente ed uscì. Ma c'era qualcosa di strano negli

occhi di quella donna. Erano fuori fuoco. E noti.

 

 

***

Casa dei Signori Leroy

Day 8 - 3:21 p.m.

 

Madeleine bussò alla porta delicatamente. Attese solo qualche istante, poi

un uomo aprì: "Desidera?"

La donna alzò lo sguardo su di lui e aprì la bocca per annunciarsi. Non era

facile, non sapeva cosa dire.

"Oh, Madeleine... immagino." disse l'uomo.

La donna annuì. Evidentemente l'aveva riconosciuta dagli occhi. L'altro si

scostò per farla entrare. "Vieni, entra. Mi moglie ti sta aspettando."

Camminarono in silenzio fino ad un piccolo salottino, dove una donna stava

contemplando una fotografia incorniciata.

"Tesoro?" disse il signor Leroy. "C'è Madeleine De Morgan."

La donna si girò e le sorrise. Appoggiò la cornice e andò ad abbracciarla

calorosamente. "Lo sai, sei l'unica che è venuta a cercarci." La prese per

mano e la condusse fino al divano. "Siediti. Vuoi una tazza di tè?"

"Volentieri."

L'uomo colse l'occasione al colo: "Uhm... vado io a farlo."

"Signora Leroy..." iniziò Madeleine.

"Chiamami Loreena."

La giovane annuì. "Io volevo ringraziarla... di tutto. Anche di avermi

permesso di conoscervi."

"Sai, tesoro... è strano, lo so che c'è di mezzo la privacy e spesso le

persone non vogliono affrontare un momento delicato come questo... ma io

vorrei tanto conoscere le persone che ora portano con loro una parte di

Katie con loro."

La ragazza abbassò gli occhi e disse: "Mi sento in dovere di dirvi grazie.

E' un dono così grande."

Loreena sorrise. "Mi sarebbe dispiaciuto sprecarlo." Mise una mano sulla

sua. "Una parte di lei continuerà a vivere, grazie a te."

Madeleine alzò il volto: "Il piacere è mio."

"Ci vedi bene, ora?"

Lei annuì. "Devo solo riabituarmi un po'... ho perso la vista in un

incidente vent'anni fa, nel quale i miei genitori morirono."

La donna strinse dolcemente la mano della ragazza.

"Loreena, vorrei chiederle se hanno aperto un'indagine sulla morte di sua

figlia."

"Se ne sta occupando l'FBI, lei era una segretaria."

Lei annuì: "Vorrei portare dei fiori a sua figlia."

 

 

***

Cimitero

Day 9 - 9:09 a.m.

 

Katie Leroy aveva una semplice lapide, senza fotografie. Madeleine posò a

terra il mazzo di fiori e disse una silenziosa preghiera per la ragazza. Ma

quando arrivò alle ultime parole le sembrò inutile. Di sicuro Katie ora era

in un posto migliore. Dire preghiere per lei era superfluo, in Paradiso

c'era già arrivata.

Sussurrò un grazie, quindi si girò e fece per allontanarsi dalla tomba. Ma

andò addosso ad un uomo. "Oh, mi scusi." disse.

"No, è colpa mia, non stavo guardando dove andavo."

Madeleine alzò lo sguardo per incontrare il suo volto.

...lo stesso volto, le sorrideva...

...le diceva qualcosa...

"Signorina, si sente bene?"

"Noi... ci siamo già visti?" Solo una volta che l'ebbe pronunciata,

Madeleine si rese conto di quanto era stupida la domanda che aveva fatto.

Mulder scosse la testa. "Non credo. Era forse al funerale di Katie?"

"No..." Madeleine scosse la testa. "Mi scusi, io non..."

...poi l'uomo la salutava e si girava di spalle...

Mulder la presa per un braccio, prima che lei cadesse. "Signorina, si sente

bene?"

Madeleine cercò di recuperare l'equilibrio, aggrappandosi alle braccia di

lui. "Sì... mi scusi.. mi dispiace."

"Vuole che l'accompagni da un medico?"

La donna alzò lo sguardo.

...quell'uomo la stava guardando, le stava dicendo qualcosa...

Madeleine si liberò dalla stretta in molto delicato ma deciso. "No...

grazie. Sto bene. Ora... devo andare." Uscì dal cimitero velocemente, quindi

si mise a correre verso il "Telefono Amico". Entrò salutando tutte le

ragazze di corsa, come di consueto senza guardarsi in giro e si sedette alla

sua postazione. Rimase a fissare la parete grigio chiaro davanti a sé finché

una collega non arrivò da lei.

"Madeleine, che c'è? Ti vedo sconvolta... Sei ancora in malattia per tre

giorni, che ci fai qui?"

Lei girò il volto. "Mi... mi stanno succedendo cose strane..." disse. "Ho

bisogno di lavorare... per favore... attacca il mio telefono..."

L'altra annuì. "D'accordo." Madeleine si appoggiò allo schienale della

sedia, respirando lentamente e profondamente per calmarsi.

"Ehi, Madeleine, tutto bene?" chiese Julie, arrivando da lei con in mano un

plico di materiale.

La ragazza si girò per sorriderle, ma il suo sguardo cadde sulla fotografia

tra le mani di Julie. Si mise una mano sopra la bocca, per sopprimere un

urlo.

"Che c'è?!" esclamò Julie. "Non stai bene?!"

"Oh Dio..." Allungò la mano per sfiorare il volto fotografato di Katie

Leroy. "Ho creduto di vedermi in uno specchio..."

 

 

***

Quartier generale dell'FBI

Day 9 - 12:43 p.m.

 

Era molto più sicura quando aveva il suo bastone bianco. Ora doveva pensare

quando andava in giro, prima lo faceva tranquillamente come tutte le altre

persone. Ora doveva pensare a guardare. Paula le aveva assicurato che quella

sarebbe stata un situazione temporanea, che ben presto si sarebbe riabituata

alla vista come a una condizione normale. Ma quello che vedeva non era

normale.

Appoggiò le mani sul bancone e disse: "Dovrei incontrare... l'agente Dana

Scully."

"Come sia chiama?"

"Madeleine De Morgan."

"Aveva un appuntamento?" le chiese l'agente all'ingresso.

"No... ma devo dirle qualcosa sul caso Leroy..."

L'uomo stette al telefono per qualche istante, quindi le diede un pass:

"L'agente Scully ha detto che la riceve subito."

"Grazie." disse Madeleine, quindi seguì il suo accompagnatore.

 

Si sedette sulla sedia di quello che pareva un normale ufficio non ancora

occupato. Era spoglio, ma caldo e accogliente. Non dovette attendere molto.

Quando sentì la porta aprirsi si girò verso i due agenti che stavano

entrando.

La prima cosa che notò fu, che questa volta, il déjà-vu non era immaginario.

"Oh... Agente Dana Scully?" riuscì a balbettare.

Dana si girò. "Madeleine De Morgan? Credo di averle già incontrata, al

Telefono Amico, se non erro."

"Già, sì..." Madeleine si sentiva imbarazzata. "E... credo di aver

incontrato anche lei."

Mulder le sorrise annuì. "Ieri, al cimitero."

"Di cosa voleva parlarmi, sul caso Leroy, signorina De Morgan?"

Madeleine cercò inutilmente una posizione confortevole sulla sedia. "Io non

so come spiegarlo... ecco... ho delle visioni strane..."

Fox annuì: "Ha avuto gli occhi di Katie Leroy, vero?"

La donna annuì. "Mi è successo un fatto strano, alcuni giorni fa. Ero appena

stata dimessa dall'ospedale e avevo già cominciato a vederci meglio... Era

notte e... ho visto qualcuno, sopra di me... con in mano un... pugnale...

grande circa così." Mise le mani a circa trenta centimetri di distanza una

dall'altra. "Quella figura abbassava il pugnale su di me dieci volte...

Io... io non sapevo com'era morta Katie... non... ho..."

Dana lanciò uno sguardo al collega, che naturalmente lui ignorò. "Ha avuto

altre visioni, Madeleine?"

La donna deglutì nervosamente e abbassò gli occhi. "Credo di aver visto il

volto dell'omicida."

 

***

Ufficio degli X-Files

Day 9 - 4:04 p.m.

 

"Allora, Scully, come te la spieghi?" Mulder sventolò il foglio sul quale

era stato ritratto l'uomo che Madeleine De Morgan aveva 'visto'.

"Quella donna è rimasta senza vista dai 7 ai 28 anni. Non può aver

completamente ripreso tutte le facoltà visive che erano rimaste inutilizzate

per ventun anni in così breve tempo. La maturità visiva avviene intorno agli

8 anni, Madeleine ha ancora un anno da recuperare."

"Sì, Scully, ma qui si parla di cose che ha visto Katie, non Madeleine."

Dana rimase in silenzio per alcuni secondo, quindi disse: "La memoria visiva

ha sede nel cervello, Mulder, come tutti gli altri tipi di memoria."

"Sì, ma poni che l'ultima immagine vista da Katie sia rimasta impressa sulla

sua retina..."

"Mulder... si parla di fibre sensibili alla luce e al colore, non di lastre

fotosensibili impressionabili." fece Scully, con tono insofferente.

Fox sorrise. "D'accordo. Ma quando guardi un oggetto molto luminoso, sulla

retina rimane impressa la sua forma per qualche momento."

"Non abbastanza a lungo da superare il tempo di un trapianto." Scully

sospirò e raccolse l'identikit. "Chi dovremmo cercare, allora, un luminoso

angelo della morte?"

Mulder estrasse alla cartelletta del caso un foglio e lo porse a Scully.

"Leggi qui."

"'Katherine Leory è stata accoltellata dieci volte all'addome, l'arma, che è

stata ritrovata sul luogo del delitto, non ha impronte. E' un pugnale lungo

trenta centimetri...'" Scully alzò lo sguardo sulle mani di Mulder, poste a

trenta centimetri l'una dall'altra. Come quelle di Madeleine, poco tempo

prima.

"Particolari non divulgati alla stampa." precisò Mulder.

 

 

***

In strada

Day 9 - 5:25 p.m.

 

"Ho fatto girare l'identikit. Almeno abbiamo un punto di partenza."

Era la terza volta che Scully faceva girare il fascicolo da quando era

imbottigliati nel traffico. "Mulder..." disse lei, insofferente.

"Sì?" rispose lui, in tono innocente.

"Memoria genetica?"

"Perché no?"

"Perché la memoria non risiede nei geni. Sta nelle sinapsi, punti di

congiunzione tra i neuroni. Gli occhi sono solo dei sensori."

Fox estrasse il cellulare. "Poni che ogni cellula del nostro ricordi

qualcosa di particolare."

"Poniamo..." disse lei.

"Si spiegherebbero molte cose."

"Che si spiegano benissimo anche limitandosi alla semplice scienza

ufficiale."

Mulder sorrise: "Pensa a quelle persone che soffrono di stati d'ansia quando

sentono il rumore di certi aerei. Ricordano l'ansia dei loro genitori o

nonni che sentivano gli aerei della guerra mondiale."

Scully alzò le sopracciglia, scorrendo per la quarta volta il fascicolo.

"O ai gatti che hanno paura dell'acqua per memoria dei progenitori

affogati."

"Non è provato." lo interruppe Scully. "E ci sono gatti che non hanno paura

dell'acqua."

"Appunto." Mulder alzò le mani leggermente, come se Scully avesse appena

dato una dimostrazione indiscutibile della sua tesi. "Chiamo Madeleine per

dirlo che abbiamo diramato l'identikit." Compose il numero, quindi attese.

"Pronto? Potrei parlare con Madeleine De Morgan?... Come?... Ah, grazie."

Spense il telefono e si girò per controllare la situazione del traffico.

"Pare che Madeleine sia uscita di corsa dal lavoro due ore fa per andare a

casa."

"E...?"

"E a casa non c'è, le ho telefonato alcuni minuti fa, prima di uscire."

Mulder decise di andare sul sicuro e attraversare un pezzo di marciapiedi in

macchina per imboccare la prima trasversale.

"Mulder! Che cosa stai facendo?!"

"Andiamo a casa di Katie. Madeleine è andata là, una ragione dev'esserci."

 

 

***

Appartamento di Katie Leroy

Day 9 - 5:25 p.m.

 

"C'è nessuno?"

Madeleine entrò nell'appartamento. La porta era stata lasciata aperta, le

strisce della polizia erano cadute o forse state strappate. Conosceva

quell'appartamento. I suoi occhi l'avevo visto per tanti anni.

Andò sirettamente in camera da letto. A terra c'erano ancora le strisce

bianche e il sangue.

Il suo respiro era affannato. Lui era stato qui. Gli occhi di Katie

l'avevano visto. Madeleine e lei avevano un legame, che si era stabilito con

quella telefonata ed era arrivato alla sua conclusione più alta nel

trapianto.

Katie era lì.

Seduta sul letto, stava parlando al telefono con lei. Poi aveva sentito un

rumore.

'...sta tornando...'

Qualcuno stava tornando.

Chi?

Madeleine si coprì la bocca con una mano. --Il suo fidanzato...-- pensò.

'...io... posso chiamarti ancora?'

L'aveva fatto. L'aveva chiamata. Le aveva detto chi era che l'aveva uccisa.

Ma lei non era riuscita ad ascoltarla subito. Ci aveva messo molto tempo.

Troppo.

"Ciao."

Madeleine si girò di scatto.

C'era un uomo in piedi davanti a lei.

"C-chi s... s-sei?" gli chiese.

"Chi sei tu. Questa è la casa della mia fidanzata."

 

 

***

In strada

Day 9 - 5:30 p.m.

 

"Se acceleri ancora un po' andiamo indietro nel tempo." disse Scully.

"Potrebbe essere utile."

"Mulder..."

"Lo so, Scully. E' solo che se Madeleine è andata là... potrebbe esserci un

motivo."

"Che motivo?"

"De Morgan è un'operatrice del Telefono Amico. La gente la chiama quando ha

bisogno d'aiuto. Katie aveva bisogno d'aiuto, prima di morire, anche se non

sappiamo per cosa."

"E adesso avrebbe chiamato Madeleine perché ha bisogno di giustizia, andiamo

Mulder... Attento!"

Fox sterzò appena in tempo per non centrare un palo. "Pensavi che non ce

l'avrei fatta, eh?"

 

 

***

Appartamento di Katie Leroy

Day 9 - 5:30 p.m.

 

"Io... esco subito..." Madeleine fece un passo verso la porta, senza

staccare gli occhi dalla pistola che l'uomo aveva in mano.

"No. Non andare via. Ho visto il bel ritratto che mi hanno fatto... Chi sei

tu, una testimone oculare?"

"No... io... ho... non..."

"Oh, ma... quegli occhi..."

Madeleine si strinse attorno le braccia.

"Erano di Katie..."

"Io..."

"Li hai presi a lei..."

"No, me li ha donati... è..."

"Katie, povera piccola Katie... Piccola bambina disubbidiente..."

"Senti... io non ho idea..."

"Gli occhi... di Katie... non devono più vedere... non era nei piani... che

vedessero ancora."

Madeleine deglutì nervosamente.

"Mi chiedevo chi diavolo avesse potuto vederci... io a Katie... e poi l'ho

scoperto. Katie stessa, ci ha visti." Si avvicinò a Madeleine. "Non si deve

andare in giro con gli occhi di un'altra, se non si è pronti a pagarne le

conseguenze..."

 

 

***

Appartamento di Katie Leroy

Day 9 - 5:33 p.m.

 

"Oh, siamo arrivati vivi." disse Scully, scendendo dall'auto.

"E siamo arrivati dieci muniti prima del previsto." Mulder estrasse la

pistola. "Siamo andati indietro nel tempo."

Dana scosse la testa ed prese anch'ella la pistola.

Salirono le scale in silenzio. La porta era socchiusa, le strisce gialle

erano state strappate. Mulder fece segno a Scully che sarebbe entrato per

primo. Ma al rumore di uno sparo, entrarono assieme.

"FBI! Fermo dove sei, mani in alto!"

L'uomo si girò verso di loro, puntando in avanti la pistola. I due agenti

spararono contemporaneamente. Il corpo esanime dell'uomo cadde a terra

pesantemente.

Scully corse da Madeleine, rannicchiata contro il muro. "Madeleine, stai

bene?"

Lei annuì.

"Sei ferita?"

"No... Katie... io... mi sono spostata appena in tempo..." Chiuse gli occhi

e le apparve una giovanissima Katie che si specchiava. Appeso alla cornice

dello specchio un biglietto con scritto: "Grazie." "Katie mi ha chiamato

ancora."

 

 

***

Telefono Amico

Due settimane dopo - 11:29 a.m.

 

Le pareti grigie della postazione di Madeleine erano state completamente

ricoperte da fotografie e cartoline. Tra i tanti colori diversi spiccavano

il rosso e il turchese.

"Ma certo che è così... non devi preoccuparti..." Madeleine sorrise.

"Guardati in giro. E' primavera, il mondo è dipinto da colori stupendi."

Allungò la mano e sfiorò la figura di una rosa rossa. "Vale la pena di

vivere anche solo per i colori della natura... D'accordo... pensaci. Ciao."

Chiuse la comunicazione e si sfilò gli occhiali da vista per massaggiarsi

gli occhi. Da quando il fidanzato di Katie Leroy era stato ucciso, le

visioni erano svanite. La donna aveva tenuto nascosta la relazione per paura

di essere giudicata negativamente. Il sua fidanzato era un uomo violento e

possessivo, ma lei era convinta che fosse l'unico a poterla amare. Non aveva

altri, le aveva detto. Ma Madeleine era sicura che Katie avrebbe potuto

trovato di meglio. Aveva un cuore grande grande che batteva ancora.

Madeleine sospirò. La luce lampeggiò sul telefono e lei aprì la

comunicazione.

"Buongiorno, parli con Madeleine."

Dall'altro capo nessuno rispose.

"Pronto?... Pronto?"

"...Sono Katherine. Grazie Madeleine..."

"Ma... chi sei?"

Nessuno rispose dall'altra. Madeleine sentì solo la cornetta che veniva

riappesa e il rumore di linea.

 

FINE

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