E-MAIL ME [Rx11]
(di Alessio L. Sanguineti)
3170
Annapolis, Maryland
Day 1
8:42 p.m.
Quella sera era morbida e stellata, il cielo di un caldo blu
scuro, le luci ambra illuminavano piacevolmente i palazzi e le
vie.
Dana scese dalla propria auto: aveva appena terminato una lunga
giornata di lavoro. Non si era occupata di nulla in particolare, solo
controlli di routine. Ma si sentiva ugualmente stanca e desiderava
tanto rilassarsi. Fece scattare la chiusura della portiere tramite il
telecomando, e salì nel suo appartamento.
Dopo un doccia calda ed una cena leggera preparata in casa, musica
di Bach in sottofondo, si sentì finalmente lontana dalla
giornata appena trascorsa, riconquistando una propria dimensione: il
Bureau, Skinner, e anche Mulder, gli sembravano ormai così
lontani... in fondo non era un male godersi la tranquillità
delle pareti domestiche. Si soffermò alla finestra, era una
sera così bella che non riuscì a staccarsene per
diversi minuti, osservando in lontananza il profilo delle costruzioni
con i loro splendidi colori regalati dalla sera. Pensò che,
anche solo per questo, per un momento di serenità, era valso
sconfiggere la sua malattia ed essere viva. Poi il suo sguardo si
rivolse al soggiorno, quasi a voler trovare uno specchio concreto
della propria condizione interiore: la sua casa. Fu così che
lo sguardo si posò anche sul personal computer:
"Dovrebbero essermi arrivati i links dai quali scaricare nuovi
brani musicali" si disse, e così avviò il sistema.
Dopo il boot-strap lanciò il programma di posta elettronica
e si collegò ad AOL: in pochi istanti il suono predefinito le
annunciò l'arrivo di nuova posta elettronica.
"Bene... controlliamo..." disse a bassa voce.
"Vediamo... la dottoressa Willington, uno spam, perfetto... un
messaggio dall'Università e... questo? Chi è questa
M.S.?"
Dana aprì quell'ultimo messaggio, lesse le prime righe e
aprì l'attachment. L'espressione sul suo volto cambiò
in un istante, passando allo stupore e al dolore:
"Non è possibile... mio Dio, ma chi ha preparato una cosa
simile?".
Scully restò immobile fissando lo schermo, con le mani
giunte a coprirle la labbra.
Il corso della serata era ormai cambiato.
(Sigla)
Scully continuò a fissare la fotografia sullo schermo del
suo computer. Ritraeva la scena di un compleanno, il festeggiato era
un bambino che compiva un anno, tenuto in braccio dalla mamma, seduta
dietro una tavola imbandita e di fronte ad una torta con la candelina
accesa. Una scena classica, che aveva vissuto molte volte come
protagonista, e che in alcune occasioni si era sorpresa a desiderare
rivivere, questa volta con gli occhi di una madre.
Accanto c'era un giovane uomo, alto, sorridente, capelli corti
castani. Certamente il padre: il bimbo gli somigliava anche. Sullo
sfondo, una terrazza fiorita e, più dietro, una casa beige
dalle finiture rosse.
Una di queste persone, però, Scully la conosceva bene: la
giovane donna era identica alla sorella scomparsa, Melissa. Dana
rilesse sottovoce il testo della e-mail:
''Ciao Dana,
come stai? Da noi il tempo è favoloso, la primavera sta
iniziando a farsi sentire e non sai che giri in barca ci facciamo io,
Roger e Stevie. Il tuo nipotino ti riconosce nella foto e prova a
chiamarti! Ci è dispiaciuto molto che non tu non sia potuta
venire al suo primo compleanno, ma in fondo lo sentivo: non avresti
lasciato l'impegno al congresso. Prometti però che zia Dana
verrà presto a trovarci. Potresti fare un salto per un
week-end, o magari per una settimana intera, cara signorina tutto
lavoro... Ne riparliamo per telefono, d'accordo? Chiamami.
E adesso, tieniti forte, perché sto per mandarti proprio
una fotografia del compleanno di Stevie: non perché è
mio figlio, ma è un tesoro! Spero ti arrivi senza problemi,
perché sai che non ho molta dimestichezza con questi mezzi
tecnologici. Roger mi ha insegnato e spero di non sbagliare.
Ti voglio bene,
Missy,,
Dana non riusciva a capire il perché di un simile scherzo,
se così era mai possibile definirlo.
Senza pensare, quasi di riflesso, provò ad inviare una
risposta a quel messaggio. Non scrisse nulla ed eliminò il
testo quotato, non avrebbe saputo cosa scrivere e non voleva
manipolare neanche una sola parola di quel messaggio. Le dava i
brividi. Premette il tasto di inoltro e si collegò nuovamente
al provider quindi, dopo alcuni istanti, il suono di arrivo di posta
in arrivo la fece saltare sulla sedia. La sua risposta era tornata
indietro, ma come respinta.
Riprovò ansiosamente ancora un paio di volte, ma era ovvio
che quell'indirizzo non esisteva o, per lo meno, era stato
cancellato.
F.B.I. Headquarters
Washington, D.C
Day 2
9:18 a.m.
La riunione con Skinner era appena terminata. Scully si
alzò e camminò lungo il corridoio quasi senza far caso
a Mulder che la seguiva: l'uomo non proferì parola ma si era
già accorto di quanto fosse distratta la collega durante la
riunione. Quasi sembrava lontana e spettrale come era lui in certi
periodi. La raggiunse e la affiancò, senza rallentare il
passo:
"Scully? Dove stai andando?"
"Scusami Mulder, ho fretta, ho un impegno..."
rispose lei, evasiva.
"Aspetta Scully. C'è qualcosa che non va?"
"No, Mulder..."
rispose lei laconicamente, ma con aria poco convinta. Mulder la
fermò sulla soglia dell'ascensore, prima che entrasse:
"Coraggio... conosco quel tono."
A Mulder tornò in mente la storia di Emily, il dolore che
aveva procurato alla collega. Ora avvertiva nuovamente un dolore
simile nella sua voce.
"Mulder, io..."
"Scully, se hai un problema, qualunque cosa sia, io sono a
disposto ad aiutarti..."
I due agenti si allontanarono dall'ascensore e si diressero verso
le scale, fino al loro ufficio.
"Mulder, non so se sia giusto parlartene, ma sei l'unica persona
che possa in qualche modo capire quello che sto provando."
Mulder sorrise e si accomodò su una sedia. Scully, quasi
istintivamente, si avvicinò al personal, sulla scrivania, ed
estrasse dalla tasca della giacca del tailleur grigio un floppy
disk.
"Ecco Mulder... ho ricevuto una e-mail ieri sera. Non ho fatto
caso al nome del mittente... anzi si, ma erano solo iniziali...
Insomma, leggi tu stesso."
Inserì il floppy nel drive e visualizzò la copia del
testo dell'e-mail autografata col nome di Melissa. Mulder si
avvicinò e si sedette di fronte allo schermo.
"Melissa?!" si meravigliò l'agente, leggendo e rileggendo
il testo.
"Per come è stato scritto, l'intento sembra quello di
riprodurre un messaggio che avrebbe potuto mandarti Melissa in un
qualunque momento, se..."
"Lo so, Mulder. Ma non voglio pensarci, non voglio più
leggerla, mi fa tornare indietro allo scorso Natale, alle angosce che
ho provato."
Il dolore per la perdita della sorella, che mai realmente
l'abbandonava, era facile a riaffiorare, proprio perché Dana
si sforzava di non pensarci e di andare avanti. Ma non pensarci non
significa dimenticare.
"Scully, posso vedere la foto?"
"È sul dischetto anche quella."
L'immagine apparve: Mulder la osservò silenzioso, sembrava
studiarla; osservò il primo piano di Melissa, accanto a quello
che avrebbe dovuto essere il compagno, anzi il marito, dal momento
che entrambi avevano l'anello nunziale al dito. Osservò il
bimbo dai capelli biondi, osservò i dettagli, come forse
Scully non aveva, almeno questa volta, ancora fatto.
"È una cosa veramente crudele... non sono un esperto di
fotografia ma, in base a quanto mi ha insegnato Frohike, a giudicare
dalle luci e dalle ombre, dai contorni e sfumature, la fotografia
potrebbe sembrare autentica: non ci sono incongruenze, nessun errore
nella rappresentazione grafica."
"Lo immaginavo, perché non ricordo una simile posa
fotografica di Melissa, quindi devono averci lavorato su molto bene;
tutto ciò, comunque, non implica nulla: è sicuramente
un falso!" concluse Scully.
"Dev'essere così! Hai controllato l'indirizzo e-mail del
mittente?"
"No, ma ieri sera ho provato più volte ad inviargli una
replica, che mi è puntualmente tornata indietro. Può
essere un problema di rete, oppure quell'indirizzo non è
valido, è falso, o è stato cancellato."
"Se non sbaglio, dall'header del messaggio si può risalire
al provider..." suggerì Mulder.
"Beh, sì, secondo il protocollo internet c'è
un'intestazione che contiene tra l'altro l'indirizzo I.P.
Per dirla tutta, ero indecisa se denunciare o meno il fatto al
provider. E non ho potuto fare a meno di pensarci anche durante la
riunione. Solo, ho paura."
"Per quanto è successo a Natale, dopo una telefonata con la
voce di Melissa? Ti capisco, Scully, ma hai fatto molto bene a
parlarmene subito." sorrise Mulder.
"Non so, Mulder... Missy non c'è più e tutto questo
è soltanto infinitamente crudele, è diabolico. Forse lo
scopo di questa e-mail è di farmi abbassare la guardia, di
provarmi emotivamente. Oppure di sottrarre tempo a ciò su cui
stiamo lavorando da tanti anni. Quindi, non so a chi gioverebbe se
indagassimo..."
"L'esperienza mi porta a pensare che i sospetti vadano sempre e
comunque chiariti alla luce dalla verità. Non aspettiamo,
Scully." concluse Mulder pacato ma deciso, dirigendosi verso la
porta, dopo avere spento il computer ed estratto il dischetto.
"Andiamo alla sede di AOL? È il provider dal quale sembrava
essersi connesso l'autore del messaggio, a giudicare dall'indirizzo
I.P."
AOL offices
Washington, D.C
10:13 a.m.
Gli agenti esibirono i tesserini all'impiegato che li ricevette,
dopodiché si presentarono.
L'uomo, un signore di mezza età, li condusse dal sistemista
disponibile al momento, un ragazzo, un certo Lockwood.
Mulder lo salutò, quindi gli introdusse il loro
problema:
"In seguito ad un episodio di molestia via e-mail, avremmo bisogno
di verificare l'identità del mittente di un messaggio."
Il ragazzo calzò meglio gli occhiali sul naso e rispose
dopo un attimo di silenzio:
"Trattandosi di un caso di violazione delle norme di contratto,
sono autorizzato a concedervi tale informazione. Avete l'intestazione
dell'e-mail in questione?"
"Eccone la stampa", disse Scully porgendo al ragazzo un foglio con
la stampa dei dati dell'intestazione:
====
Received: from imo-d02.mx.aol.com (205.188.157.61) with SMTP
Received: from s.missy@aol.com by imo-d02.mx.aol.com
From: s.missy@aol.com
"from imo-d02.mx.aol.com (205.188.157.61) with SMTP 17:44:56
-0600
Received: from s.missy@aol.com by imo-d02.mx.aol.com
====
Lockwood richiamò il registro delle connessioni nazionali
effettuate alla data del giorno precedente, dal quale estrasse i dati
relativi all'I.P. indicato da Mulder e Scully.
"Come la maggior parte dei providers assegniamo, a chi si connette
ad Internet tramite noi, un indirizzo I.P. tra quelli disponibili in
quel momento. Con l'indirizzo ed all'ora indicatimi da voi, era
connesso questo abbonato..."
Il ragazzo lanciò la stampa di un record contenente tutti i
dati relativi all'abbonato dal cui computer era partita l'e-mail
firmata Melissa Scully.
"È a Wilmington, North Carolina... Mi scusi, è
sicuro che siano i dati giusti? L'indirizzo e-mail non
corrisponde!"
Lockwood ricontrollò e si accorse che non vi era nessun
errore. Mulder chiese di verificare se l'indirizzo e-mail,
s.missy@aol.com, corrispondesse per caso ad un altro utente, ma
risultò che quell'indirizzo non solo non apparteneva a nessun
abbonato, ma non era mai stato attivato.
"L'aiuto che possiamo darvi è tutto qui...", disse il
ragazzo salutando frettolosamente, con un sorriso, gli agenti.
Fuori dal palazzo degli uffici del provider, Mulder e Scully
poterono riflettere su quanto riscontrato:
"Cosa ne pensi, Scully?"
"Penso di denunciare il fatto alle autorità competenti, ora
che conosciamo l'indirizzo fisico di chi ha spedito
quell'e-mail."
"Io aspetterei. Potremmo fare una visita di persona a questa
Eileen Burmester."
"Mulder, l'FBI non c'entra in casi come questo. È chiaro
che si tratta di una persona che ci sa fare con i fotomontaggi.
Quanto all'indirizzo inesistente, è molto semplice: il
mittente ha inserito nel programma un indirizzo inventato."
"E se ancora una volta fosse un modo per avvisarti di un fatto
importante che ti riguarda, per fare luce sul tuo rapimento, per
esempio? Preferiresti continuare a covare questo dubbio?"
"Non so, Mulder: ti confesso di avere paura. Anche con Emily era
iniziata in un modo simile... una telefonata con la voce di
Missy..."
"Preferiresti forse non avere mai saputo?"
Gli sguardi dei due agenti si incontrarono solo per un attimo,
quindi un leggero soffio di vento spostò una ciocca di capelli
sugli occhi di Scully.
"Va bene Mulder, ma se è tutto OK desidero fare rientro in
ufficio entro oggi."
Wilmington, North Carolina
Day 2
2:37 p.m.
Mulder e Scully giunsero, a piedi, nei pressi della strada segnata
nell'indirizzo. Si trattava di un viale piuttosto tranquillo,
incorniciato da alberi in fiore e da palazzine a non più di
tre piani.
"Ecco, Scully, dovrebbe essere il prossimo cancello..."
Tra i due regnò per un attimo il silenzio, finché
l'immagine della casa si fece più vicina.
"Mulder, la terrazza al secondo piano... è la casa della
fotografia!"
"Già, Scully. Non trovi quantomeno ingenuo il fatto che il
mittente di quel messaggio abbia utilizzato come sfondo l'immagine
della propria abitazione?"
Scully assunse un'aria dubbiosa, ma non rispose e seguì il
collega il quale, in un attimo, aveva varcato il cancello e si era
precipitato fino all'ingresso.
Giunto al secondo piano, Mulder suonò il campanello e
osservò che il nome sulla targhetta corrispondeva. Scully lo
raggiunse.
"Forse voleva essere trovata..."
Dopo alcuni istanti Mulder suonò nuovamente, ma nessuno
rispose.
"Aspettiamo che torni."
disse Scully.
Mulder uscì nuovamente e girò attorno alla casa,
notando una debole luce azzurrina trapelare tra le tende di una
finestra dell'appartamento. Chiamò il custode e chiese che
l'appartamento venisse aperto per accertarsi che fosse tutto a
posto.
"Qualcuno potrebbe avere bisogno d'aiuto..."
Fatto ingresso nell'appartamento, trovarono le luci spente ed i
pesanti tendaggi di velluto che non lasciavano quasi entrare luce. Le
torce tascabili illuminarono l'ambiente: si trovavano nell'ingresso
dal quale, sulla sinistra, un arco divideva l'ambiente dal
soggiorno.
"Signora Burmester?" chiamò Mulder. "Signora Burmester,
è in casa?"
Ai ripetuti appelli non seguì alcuna risposta.
Tutto appariva come se fosse stato lasciato un attimo prima.
Decisero di percorrere il corridoio per dirigersi verso le camere. Da
una di queste porte, socchiusa, filtrava la luce azzurrina, sembrava
quella di un apparecchio televisivo acceso.
"Signora Burmester, è là dentro? Siamo dell'FBI, ha
qualche problema?"
domandò Scully ad alta voce.
"Scully, entriamo!"
Gli agenti schiusero la porta secondo la procedura di sicurezza,
quindi entrarono illuminando il vano.
"Mio Dio, Mulder!" gridò Scully.
Di colpo l'immagine della scena si mise a fuoco sulle loro retine:
una donna dai lunghi capelli rossi era seduta di fronte ad un
computer, ancora acceso, con lo screen-saver attivo. La donna si
trovava col capo riverso sul tavolo, sembrava essere priva di
sensi.
Scully si avvicinò per verificare se fosse ancora in vita.
Purtroppo, non lo era più.
Quindi, estrasse il telefonino dalla tasca della giacca ed
avvertì le autorità locali.
Nel frattempo Mulder scostò le tende facendo sì che
entrasse la luce attraverso la finestra, si avvicinò al corpo,
osservandolo senza toccarlo.
"Mulder, devo confessarti che, per un istante, forse a causa della
suggestione dovuta al contenuto di quell'e-mail, proveniente da
questa stanza, ho creduto di rivedere Melissa..." disse Scully con
aria sensibilmente scossa.
La donna morta era di età apparente intorno ai 40 anni, e
alla luce del giorno si capì non avere assolutamente le
sembianze di Melissa Scully. Ma si notò anche qualcosa
d'altro.
"Scully, guarda qui!"
Tra i capelli della donna spuntavano due coppie di fili elettrici,
sottili, bianchi, che si andavano a collegare al pannello posteriore
dell'elaboratore digitale, un po' come avviene per le casse
acustiche.
Scully indossò un paio di guanti in lattice e scostò
delicatamente i capelli dal viso della vittima: i fili elettrici
terminavano poco al di sopra delle tempie, nascosti tra la
capigliatura, per sparire entro quelli che apparivano come impianti
sottocutanei.
"Sembrano rimovibili tramite un minuscolo connettore..."
osservò Scully.
"Hai idea a cosa possano servire?"
"Non saprei... potrebbero essere degli elettrodi, ma di solito non
vengono 'inseriti'. Ho visto qualcosa di simile in alcune
pubblicazioni a carattere divulgativo che trattavano di esperimenti
di stimolazione di alcune zone del cervello, per sopperire a deficit
di vario tipo."
"Ad esempio?"
"Deficit visivi, o auditivi. Oppure motorii."
"In qualche modo potrebbe essere un'interfaccia uomo-macchina,
quindi..." ipotizzò Mulder.
"Potrebbe... anche se in questa zona del cervello non ne ho mai
viste. Sarà necessario stabilire se ciò ha a che fare
con il decesso che, da un esame preliminare, si direbbe essere
avvenuto da diverse ore."
Mulder, nel frattempo, stava cercando tracce di qualsiasi genere
un po' dovunque per la stanza, più che altro era alla ricerca
di riferimenti verso l'attività e le persone legate alla vita
della donna deceduta. In uno scomparto della libreria trovò
vari trattati e rapporti scritti da famosi medium, in particolare
trattati di fotografia medianica. Estrasse uno di questi testi dalla
libreria e ne sfogliò rapidamente alcune pagine.
"Guarda, Scully: a quanto pare nutriva degli interessi per il
mondo dell'aldilà: questi sono testi che conosco... trattano
di registrazioni e fotografie medianiche."
"Testi che tu considererai sacri, immagino..."
commentò Scully facendo ondeggiare lievemente il capo.
"Non dovresti disprezzarli a priori: le registrazioni e le
fotografie medianiche hanno fondamenti scientifici!"
"Fino a che punto?" chiese Scully stavolta, sollevando un
sopracciglio.
"Beh, sono in molti ad avere sperimentato l'utilizzo di
apparecchiature elettroniche per captare messaggi provenienti dal
mondo dell'aldilà."
"Ad esempio la registrazione di voci lasciando il registratore
acceso nel silenzio assoluto?"
"Qualcosa del genere. Solo che, trattandosi di fotografia,
utilizzano un televisore sintonizzato su un canale privo di segnale,
e lo videoregistrano."
"Ottenendo... cosa?"
"Beh, stando ai resoconti che ho letto, alle raccolte di
esperienze, si riosserva la registrazione fotogramma per fotogramma,
e talvolta si riesce ad isolare qualche fotogramma che ritrae la
persona con la quale si desidera mettersi in contatto. Sembra che gli
apparecchi elettronici siano in grado di captare le perturbazioni
elettromagnetiche interdimensionali. Ci lavorano degli
specialisti..."
"Santo cielo, Mulder... sono fenomeni spiegabilissimi con
interferenze, segnali casualmente sovrapposti... Non penserai che
questa donna, o chi per essa, cercasse di mettersi in contatto con
Melissa, e le abbia scattato delle fotografie?!"
"E se fosse? Certo, a giudicare dalle fotografie che si ottengono
di solito, le immagini non sono mai così nitide e
realistiche."
Mulder mostrò alla collega diverse foto contenute nella
raccolta, per la verità di aspetto abbastanza sinistro,
scattate da schermi televisivi: sembravano effettivamente volti, ma
si presentavano molto confusi, in bianco e nero, nascosti dietro il
classico 'effetto neve'.
"Mulder, quei volti sono appena abbozzati e ciascuno di noi
potrebbe vederci chiunque volesse. Inoltre, tali esperimenti non sono
stati mai validati."
Il suono della sirena della polizia interruppe la conversazione
tra i due agenti: Mulder si sporse dalla finestra segnalando agli
agenti in arrivo di salire al secondo piano. In breve tempo la
squadra di patologia legale prelevò il corpo senza vita della
donna.
Mulder dispose che il computer, dalla scrivania, venisse
trasferito in laboratorio per essere esaminato. Dopodiché, gli
ingressi all'abitazione vennero sigillati.
Wilmington City Morgue
6:28 p.m.
L'ispettore Montgomery fece la conoscenza di Mulder e Scully. Era
un uomo di mezza età, di carnagione rosea, piuttosto
stempiato, dal fare disponibile. Mulder e Scully si presentarono,
quindi sedettero di fronte alla scrivania, nel piccolo ufficio dalle
pareti beige e un po' disordinato. Mulder avanzò la proposta
che Scully eseguisse l'esame autoptico.
"Beh, non ho nulla in contrario, dal momento che l'agente Scully
è un patologo legale."
rispose l'ispettore. Continuando:
"Ho solo una curiosità. Come mai, in base ad un semplice
messaggio di posta elettronica, siete partiti alla ricerca della
vittima?"
"Volevamo conoscere l'origine di quel messaggio a carattere
strettamente personale..."
rispose Scully.
"Ci si poteva attendere, in base ad esso, la morte della
vittima?"
"No... non ci aspettavamo di trovare una situazione del
genere."
"OK... mi affido a voi. A domani mattina!"
rispose l'ispettore porgendo la mano.
Day 3
9:37 a.m.
L'esame di svolse sotto la direzione di Scully.
Nel frattempo, Mulder decise di assistere alle verifiche eseguite
sul personal computer dal quale, con ogni probabilità, era
partita quella e-mail. In laboratorio iniziò l'esame della
parte hardware, a partire proprio dalla scheda alla quale erano
collegati i cavi elettrici, quando squillò il suo
cellulare.
"Mulder, sono io. Abbiamo appena terminato l'autopsia e avrei
necessità di parlarti."
Scully lo attendeva nel corridoio antistante la sala, ancora con
il camice addosso, la mascherina verde chiaro calata sul collo e i
capelli leggermente scompigliati dalla cuffia appena smessa.
"Scully... quali sono le cause del decesso?"
"Si è trattato di emorragia cerebrale. Ne avevamo il
sospetto ed è stato il primo esame che abbiamo eseguito. Il
resto ci ha confermato questa ipotesi."
Scully esitò un istante, poi aggiunse:
"L'emorragia ha interessato una vasta zona dell'encefalo, molti
vasi sanguigni erano compromessi. Raramente ho visto incidenti
vascolari così gravi che non fossero provocati da un trauma
esterno."
"Cosa mi dici di quegli impianti?"
"Dalla cicatrizzazione dei tessuti circostanti devono essere stati
eseguiti almeno un anno fa e non hanno provocato alcun trauma. Almeno
non per la loro presenza a contatto con la corteccia cerebrale."
"La corteccia cerebrale?"
"Sì, Mulder. È un impianto, come supponevo, simile
in tutto e per tutto a quelli atti ad interfacciare apparati
artificiali con il cervello. Solo che..."
"Solo che?"
"...in questo caso si affacciano sulla zona silente, quella dove
sembrano risiedere le facoltà intellettive!"
"Quindi quella donna si interfacciava ad un computer per..."
disse Mulder guardando lontano.
"Mulder, se stai pensando di avere incontrato un'altra Invisigoth,
ti prego di frenare. Certo, ammetto che l'esperimento potrebbe aver
avuto un intento simile..."
"L'emorragia non potrebbe essere il risultato dall'applicazione di
una tensione troppo elevata?"
"No. Un incidente del genere avrebbe provocato danni simili a
quelli di una folgorazione, cosa che non abbiamo rilevato. Diciamo
che potrebbe esserci stata tutta una serie di reazioni che potrebbero
aver portato ad una grave emorragia, ma quel che sarebbe stato
più logico trovare sarebbe stata una morte a causa della
compromissione delle funzioni elettriche del cervello."
"Quando è avvenuto il decesso?"
"Da circa 24 ore, intorno alle 6 di sera di due giorni fa."
Stando alla stampa dei dati relativi all'e-mail, l'invio era
avvenuto alle 5:44 p.m. dello stesso giorno: praticamente l'ora del
decesso.
"Pensi che esista un collegamento non casuale tra la morte di
Eileen Burmester e l'inoltro di quella e-mail dal suo computer?"
chiese Scully incuriosita.
Mulder non sembrò, questa volta, molto felice di dover
rispondere, tanto che filtrò le parole che avrebbe voluto
dire. Per lui era così: bastava un elemento a scatenare una
serie di associazioni che per molti altri sarebbero state illogiche,
per giungere ad una conclusione, e formulare una tesi. Solo che
questa era una di quelle volte in cui era coinvolta in prima persona
la collega e amica Dana Scully.
"Scully, se non ne valesse la pena, non te lo direi mai,
però credo che, in qualche modo, quella donna potesse entrare
in contatto con Melissa."
"Mulder... non penserai davvero che quella donna utilizzasse il
computer per... per fare la medium!?"
"Ascolta, Scully, non voglio crearti inutili preoccupazioni. Il
computer sta per essere esaminato a fondo sia nell'hardware che nel
software, e praticamente non sappiamo ancora nulla della Burmester,
di quel che realmente facesse, della sua vita privata."
I due agenti scesero in laboratorio dove erano attesi dalla
squadra addetta alle indagini informatiche, a capo della quale era un
uomo attorno ai 40 anni in camice bianco, non molto alto, con una
grossa voglia rossa sul mento.
"Vi aspettavamo. Abbiamo esaminato il personal. Nessuna
elaborazione particolare sull'hardware di base. La scheda di
interfaccia, invece, non sappiamo come possa essere entrata in
possesso della vittima: siamo risaliti al produttore, è
un'industria del Tennessee che fabbrica apparecchiature
tecnologicamente avanzate dietro commissione di laboratori di
ricerca. Applicazioni sperimentali, spesso coperte da segreto."
"A cosa serve?"
domandò curiosa Scully.
"Acquisisce ed elabora segnali a tensione molto bassa. Viene
utilizzata negli impianti cerebrali."
"Questo lo supponevamo."
rispose Mulder.
Scully chiese ancora:
"È possibile che da quella scheda vengano generate elevate
tensioni in uscita, anche per via di un guasto?"
"La scheda sembra integra ed è fornita di dispositivi di
sicurezza, data la destinazione d'uso. Tuttavia, sono pur sempre
attrezzature sperimentali, per di più utilizzate in modo non
controllato. Non sappiamo cosa potrebbe essere successo."
"Cosa è stato trovato sull'hard disk?"
domandò questa volta Mulder.
"A parte i pochi appunti e le e-mail, che vi abbiamo stampato, il
software di gestione della scheda e quello per la connessione ad
internet. Inutile dire che non abbiamo trovato, nella posta in uscita
o recuperando i files cancellati, l'e-mail o la fotografia che ci
avete consegnato."
"Almeno per adesso può essere sufficiente. Vorremmo
conoscere l'indirizzo della società produttrice della
scheda."
L'uomo consegnò un appunto agli agenti i quali si
congedarono dal personale del laboratorio.
11:47 a.m.
Mulder e Scully salirono agli uffici della sezione investigativa
ove fu messa a loro disposizione una piccola stanza utilizzata in
genere per riunioni occasionali.
"Cosa ne pensi?"
esordì Mulder dopo il silenzio dell'ascensore.
"Ci sono molti aspetti che non hanno trovato risposta. La causa
della morte è chiara, ma non quella primaria. In casa non sono
state rilevate tracce o impronte di estranei, il che farebbe
escludere una concausa esterna, ad opera di chicchessia."
"Cosa ne pensi del fatto che non abbiamo trovato alcuna traccia
della e-mail?"
"Avrà saputo come cancellarla senza che fosse recuperabile
da un esperto."
"Scully, io credo che quella e-mail in qualche modo sia autentica.
E se la Burmester stesse facendo un nuovo genere di esperimenti atti
a potenziare le facoltà percettive della mente, in modo da
estenderle in qualche modo ad un'altra dimensione?"
"Forse era quel che credeva di poter fare, e fin qui ci credo
anch'io, ma dubito fortemente che ci sia riuscita..."
"Pensaci: le immagini ottenute dall'etere sono imprecise
perché analogiche, soggette a disturbi. Se si riuscisse a
digitalizzare quanto ricevuto, in connessione guidata con una mente
già di per sé percettiva e ulteriormente stimolata, il
risultato potrebbe essere sorprendente!"
"Potrebbe, ma è solo una teoria e non abbiamo nessun
appunto, nessuna prova. Non sappiamo se ha funzionato e poi, Mulder,
quella fotografia è molto, come dire... terrena. L'hai detto
anche tu che è stata fatta come se Missy fosse ancora
viva!"
"Potresti aver ragione... sarai d'accordo con me, però, sul
fatto che ci siano elementi più che sufficienti per continuare
ad indagare."
"Sì Mulder. Penso che il prossimo passo sarà andare
a fare visita alla società produttrice di quella scheda.
È probabile che la Burmester conoscesse qualcuno,
lá."
"Partenza per il Tennessee, allora!"
Jackson, Tennessee
Biotek Industries Inc. Labs
3:39 p.m.
Mulder e Scully furono ricevuti dal direttore del reparto ricerca
e sviluppo, il dottor Bode, un tipo oltre la cinquantina, capelli
brizzolati e occhi scuri. Indossava un camice bianco dal quale
spuntava solo il pantalone grigio ed una cravatta rossa.
"Siamo dell'FBI, agenti Mulder e Scully. Volevamo restituirvi
qualcosa che probabilmente vi appartiene, magari in cambio di alcune
informazioni che voleste fornirci."
"Sono a vostra disposizione. Questa è la scheda? Sì,
è nostra naturalmente. Come l'avete avuta?"
"Era installata sul computer di una donna che è morta
mentre vi era, per così dire, collegata. Si chiamava Eileen
Burmester. La conosceva?"
Avviò così il discorso Scully.
"Eileen Burmester... non mi dice nulla. Collegata, dite? In che
maniera?"
"Con il cervello... aveva degli impianti sulla corteccia
cerebrale, in corrispondenza della zona temporale."
"Sì, ecco, questo genere di interventi vengono realmente
eseguiti nella clinica afferente alla nostra società. Siamo
una delle poche in tutto il paese e trattiamo pazienti che abbiano
riportato delle lesioni di tipo neurologico. Spesso si tratta di
esperimenti eseguiti dietro loro stessa autorizzazione. Ma non
facciamo impianti nella zona temporale, non abbiamo in mente di
eseguire la lettura del pensiero e non ne saremmo capaci."
Disse il professore ridendo quasi tra sé e sé, quasi
fosse una risata a proprio uso e consumo.
"Può essere più preciso circa quali sono i casi in
cui operate?"
"Moltissimi casi: ogni qualvolta è necessario restituire
una funzione perduta. L'impianto consiste in una miriade di
microconduttori posti a contatto della corteccia cerebrale, con il
compito di raccogliere i segnali dal cervello. Questi vengono
elaborati da microchips, veri e propri microcomputers, in modo da far
funzionare un apparato artificiale. Può trattarsi di un arto,
una mano, od organi sensoriali. Attualmente stiamo lavorando per
restituire una buona sensibilità tattile alle vittime di
amputazioni, con risultati incoraggianti, già divulgati."
"Davvero interessante: io sono un medico ed ho letto alcune
pubblicazioni a riguardo. Ne deduco che l'elettronica che utilizzate
sui pazienti non sia esattamente del tipo di questa scheda, che
è da collegare esclusivamente ad un personal computer..."
"Infatti. Queste schede sono in genere dei prototipi e vengono
utilizzate in fase di studio, oppure per la calibrazione dei
dispositivi artificiali, per sviluppare il software adatto, subito
dopo o anche durante gli interventi."
Scully mostrò le foto delle radiografie degli impianti
della Burmester e i risultati dell'autopsia."
"È possibile che qualcuno abbia eseguito l'intervento qui
da voi, senza autorizzazione?"
"È possibile, ma altamente improbabile. Conosco tutti i
miei collaboratori e sono persone di estrema fiducia. I nostri scopi
non prevedono impianti nella zona temporale: è troppo
rischioso e, come vi ripeto, non ne avremmo l'interesse.
Cerchiamo soltanto di aiutare le persone a riconquistare una vita
normale, non ci spingiamo nello studio delle loro facoltà
mentali. Forse, chissà, in qualche altra clinica hanno
realizzato gli impianti e poi hanno utilizzato una nostra scheda.
Abbiamo subìto diversi furti, qualche tempo fa."
"Se è così... per il momento può essere
sufficiente."
Il professor Bode sembrò abbastanza ansioso di congedare
Mulder e Scully, quindi li accompagnò fino al corridoio
principale e tornò indietro camminando a passo spedito.
"Non hai avuto anche tu l'impressione che fosse un tantino...
spiazzato, Scully?"
"Forse, un po'..."
Nel frattempo il dottor Bode compose un numero interno al telefono
portatile:
"Pronto, Michael? Assicurati che lui non incontri i due agenti
dell'FBI venuti a farci visita."
Girato l'angolo, prima di passare nuovamente dinanzi alla
portineria:
"Scully, torniamo indietro."
"Hai dimenticato qualcosa?"
"Vorrei verificare un sospetto."
"Mulder, che fai? Non è questa la strada, o te ne sei
dimenticato?"
"Quando vuoi conoscere la verità, non devi porre le
domande!"
sentenziò.
Di scatto Mulder trascinò anche Scully dietro la porta che
dava sulle scale, una serie di piani che scendeva giù fino al
seminterrato.
"Dove stiamo andando?"
chiese Scully ansante.
"Non lo so, da qualche parte. Mi sto facendo guidare
dall'intuito."
"Ah, siamo a posto!"
Dopo aver sceso tre piani, Mulder aprì uno spiraglio della
porta corrispondente a quella da dove erano entrati:
"Non ancora, Scully!"
Quindi percorsero ancora due piani, per controllare allo stesso
modo la nuova porta. Questa volta Mulder la varcò: dava su un
lungo corridoio, sufficientemente illuminato, mentre la luce esterna
era praticamente assente.
Non sembrava circolare anima viva ed i loro passi rimbombavano
sordi sul linoleum verde screziato di grigio.
"Mulder, non so fino a quando reggerò questa tensione: cosa
stiamo cercando esattamente?"
"Un archivio Scully, un archivio dei pazienti che sono stati
ricoverati qui. E dei dipendenti che vi hanno lavorato."
"Avremmo potuto cercare un terminale..."
"No, i dati su computer spesso servono come 'facciata'."
Prima che Scully replicasse, Mulder vide una porta in fondo al
corridoio che stavano percorrendo.
"Cosa ti fa pensare che là dietro ci sia quello che stiamo
cercando?"
"Il dispositivo di sicurezza!"
A lato della pesante porta tagliafuoco in acciaio grigio, era
posizionato un lettore di impronte digitali.
"Fine della corsa, Mulder: quello è un lettore di impronte,
non riusciremo mai ad entrare senza permesso."
Mulder girò in tondo attorno a Scully, la quale lo
seguì con lo sguardo. Ad un certo punto schioccò le
dita e, con un briciolo di follia nello sguardo, esclamò:
"Ci sono!"
"Scully, il nostro equipaggiamento è rimasto in macchina,
vero?"
"Perchè?"
"Lascia perdere, hai almeno con te un guanto di lattice?"
"S-si, ma..."
Mulder impugnò la chiave della macchina e una banconota,
quindi raschiò una piccola quantità di calce dal muro,
raccogliendo la polvere nella banconota.
"Mulder... ho capito cosa vuoi fare... non funzionerà e ci
scopriranno."
Mulder continuò finché non ottenne una piccola
manciata di polvere, quindi la sparse sul lettore d'impronte e la
distribuì uniformemente sul vetro; fatto questo, la
soffiò via. Una piccola parte di polvere restò
attaccata al vetro del lettore, formando un'impronta che,
probabilmente, apparteneva al dito di una persona autorizzata.
Così almeno sperava Mulder.
"Mulder, ti prego, non farlo!"
"Abbi fede, Scully..."
Indossò il piccolo guanto in lattice e pose il dito indice
esattamente sull'impronta, avendo cura di non cancellarla.
Spinse il pulsante per l'avvio della lettura: il fascio di luce
della scansione passò sotto il suo dito, quindi ci fu un
attimo di silenzio. Dalla fronte di Scully scese una perla di sudore,
poi la porta emise un ronzio, ed uno scatto ovattato.
"Ce l'abbiamo fatta, Scully!"
I due agenti spinsero la porta ed entrarono nella stanza buia,
dopo aver eliminato le loro tracce.
Si trovavano dinanzi ad un archivio metallico che occupava tutta
la parete. Le torce illuminavano avidamente ogni cassetto per
individuare la lettera B.
Scully trovò il primo cassetto con quella lettera, lo
aprì mentre Mulder controllava il successivo.
"Mulder, guarda qui: James Burmester, Livello 8 - MU Lab. È
una scheda personale, non una cartella clinica. Deve aver lavorato
qui... anzi, lavora qui! Il suo nome non è stato
cancellato!"
"Volta pagina: c'è dell'altro."
"Eileen Burmester era sua moglie!?"
"Già: hanno divorziato da poco, stando a quanto scritto
qui. I miei sospetti stanno trovando conferma: l'origine di quegli
impianti, la funzione di quella scheda che abbiamo ritrovato...
Scully, dobbiamo trovare Burmester e parlare con lui, subito!"
Scully fece un sospiro quasi a voler trovare nuova forza.
"Va bene, Mulder, voglio scoprire come e perché gli
esperimenti che vengono condotti qui dentro hanno portato a quella
fotografia, che forse è costata la vita di quella donna."
Mulder e Scully riuscirono ad abbandonare la stanza e ad
allontanarsi seguendo lo stesso percorso silenzioso che li aveva
condotti lì.
Risalirono i cinque piani e ne salirono altri tre, fino ad
arrivare all'ultimo livello.
"Coraggio, possiamo uscire, non avverto rumori all'esterno."
Mulder e Scully uscirono nuovamente dal vano scale, seguendo i
percorsi dei corridoi, in cerca di un laboratorio. Burmester doveva
essere necessariamente in uno di quelli.
Ad un tratto un uomo corrispondente alla sua descrizione
uscì da uno stanzino: Mulder e Scully lo avvicinarono con
atteggiamento apparentemente tranquillo.
"Professor Burmester? Siamo due agenti dell'FBI, vorremmo parlarle
personalmente. In privato, se possibile."
L'uomo acconsentì, indicando di seguirli in un piccolo
ufficio-ripostiglio.
"Siamo molto contenti di averla trovata, professore."
"Il piacere è mio... agenti?"
"Mulder e Scully."
"Scully..."
"Siamo qui per via di sua moglie, professore."
spiegò Dana.
"Eileen... l'avete incontrata?"
"In un certo senso... purtroppo non in tempo."
"Cosa volete dire?"
"Siamo spiacenti di comunicarle questa triste notizia. Abbiamo
ritrovato Eileen priva di vita nel suo appartamento."
"Oh mio Dio... Come... come è successo?"
"Era di fronte al computer. Abbiamo ragione di credere che, in
qualche modo, la sua morte abbia a che fare con i suoi impianti
cerebrali."
L'uomo si voltò di spalle e poggiò entrambe le mani
sul tavolo, quindi lasciò il capo cadere tra le braccia, come
se le forze lo abbandonassero.
"Eileen, Eileen... Lo sapevo che le sue ossessioni l'avrebbero
portata ad autodistruggersi, maledizione!"
disse con voce rotta, scuotendo il capo.
"Sapete, la causa del nostro divorzio fu proprio questa: da
qualche anno a questa parte non faceva altro che pensare alla morte e
ad altre possibili dimensioni di vita."
"Abbiamo avuto modo di farci un'idea circa i suoi
interessi..."
"Già: da quando un fatto di cronaca nera la colpì in
modo particolare, lei decise di... aspetti, Scully, ha detto?
È strano, si chiamava Scully quella ragazza uccisa a
Washington più di due anni fa."
Dana rispose con un filo di voce:
"Era mia sorella, ed è anche per questo che siamo arrivati
fino a lei. Tutto ha avuto inizio da un impossibile messaggio e da
una fotografia di mia sorella."
"Non so se faccio bene a dirglielo, signorina Scully: mia moglie
rimase molto turbata dalla morte di sua sorella. L'aveva conosciuta
frequentando un seminario, ed il pensiero che una vita così
giovane e positiva sia stata stroncata per una tragica
fatalità, una coincidenza errata di eventi... si: l'ha
incoraggiata a riprendere le sue ricerche nel campo medianico."
"Professore, all'inizio pensammo anche noi a qualcosa del genere,
ma siamo convinti che ci sia in gioco qualcosa di più."
puntualizzò Mulder.
"Sì, quegli impianti... non sarei autorizzato a parlarne e
non so fino a che punto possa avere senso."
"Potrebbe essere importante, professore."
L'uomo esitò, poi decise di continuare la conversazione,
facendo cenno di seguirlo fuori della stanza.
Lungo il corridoio, la conversazione continuò:
"Sarete già stati messi al corrente del tipo di ricerche
che vengono svolte presso di noi: Eileen era rimasta, per così
dire, accecata da alcuni trattati che aveva letto circa la
possibilità di amplificare artificialmente le capacità
percettive della mente umana. In me trovò un detrattore, ma
con Bode sembrava andare d'accordo: fu lui ad operarla. Un intervento
delicato che ebbe luogo a mia insaputa. Quando si riprese
completamente, capii che tra noi non avrebbe potuto più
esserci la fiducia di un tempo, e divorziammo."
"Qual è il vero scopo di quegli impianti?"
"Agente Mulder, conosce la teoria dei molti universi?"
"Sì, ma la mia collega in particolare ha svolto studi
approfonditi, con la sua tesi di laurea in Fisica."
"Professore, premetto che allora avevo solo 23 anni..."
sorrise sommessamente Scully.
"Che cosa hanno a che fare queste teorie con gli esperimenti
condotti su sua moglie?"
"Come voi sapete, l'interpretazione dei molti universi secondo la
meccanica quantistica fornisce una possibile localizzazione per i
sogni oltre questa terra, ma ancora in un certo senso nello stesso
spazio. Questa interpretazione, proposta da Hugh Everett nel 1957,
stabilisce che ci sono molti, o forse infiniti, numeri di mondi
paralleli coesistenti, oltre il nostro. Molti di questi universi sono
quasi identici al nostro, ma altri sono piuttosto diversi. I nuovi
universi sono costantemente creati in quantità
incredibili.
Ogni volta che un evento 'quantum' avviene, l'universo si divide,
tale che tutto il possibile accade, ma in universi differenti."
Mulder era letteralmente affascinato, e interruppe il passo,
mentre in Scully si leggeva un vago senso di fastidio dipinto sul
volto.
"Quindi, professore, prima della suddivisione IO sono una persona,
e dopo la suddivisione IO sono ancora una persona, ma in più
di un universo. È dopo questa suddivisione che le differenze
iniziano a succedere, pur essendoci un passato identico."
concluse Mulder.
Scully non nascose il suo profondo scetticismo:
"Ma a quale scopo effettuare degli studi? La teoria dei molti
universi ci dice che non può esserci contatto fisico tra i
mondi separati: i nostri doppi, che abitassero quegli altri mondi,
non avrebbero bisogno di contatto fisico perché, in un certo
senso, noi saremmo già là."
"Ha ragione, agente Scully. La convivenza di universi paralleli
non è osservabile e dimostrabile, a meno che qualcuno di
questi universi non interagisca in qualche modo con il nostro. Questo
era il folle progetto di Eileen: comunicare con altri universi."
Il professore fece cenno di seguirlo all'interno del laboratorio
al quale erano giunti. Un laboratorio in cui il colore dominante era
il beige, essendo arredato per lo più da calcolatori di vario
tipo.
"Ecco, vedete?"
Disse sommessamente, mostrando loro delle stampe di dossier
relativi ad alcuni soggetti.
"Questi sono risultati di simulazioni tramite internet: noi
effettuiamo soltanto simulazioni al calcolatore, niente più.
Se mai fosse possibile, questi dati proverrebbero da diverse
realtà virtuali, da universi tra loro paralleli."
"Solo simulazioni virtuali?"
commentò Mulder.
"Mi spiace deluderla, ma questo è tutto. Ora scusatemi,
avrei bisogno di restare solo."
Mulder e Scully uscirono dal reparto dopo essere stati rapidamente
congedati da Burmester.
"Se devo essere sincera, le possibili origini di quel messaggio si
stanno moltiplicando a dismisura, e non so più cosa
pensare."
"Una cosa è certa: Burmester non sa che la ex moglie
interfacciava il proprio cervello ad internet per tentare di
spingersi oltre nella comunicazione con altri universi!"
"Questa è una tua supposizione, Mulder: perché mai
proprio internet?"
"Scully, sai meglio di me quale sia la struttura della Rete: una
selva di connessioni ramificate, ove un pacchetto di dati può
potenzialmente seguire più di un percorso prima di giungere a
destinazione. Potrebbe riprodurre la selva di infinite
possibilità che si presentano a ciascuno di noi ogni giorno,
la dipendenza da variabili legate alla nostra esistenza..."
"Mi spiace, ma non riesco a seguirti: ogni pacchetto di dati, alla
fine, segue una ed una sola strada per giungere alla dovuta
destinazione. E se così non avviene è perché
viene perso!"
"E se la rete, o una parte di essa, venisse utilizzata in modo da
produrre tutte le situazioni possibili, duplicando il pacchetto in
corrispondenza di ogni diramazione, di ogni gateway?"
"Dove vorresti arrivare?"
"Al messaggio di Melissa. Credo sia autentico e provenga da una
realtà parallela alla nostra, in cui Melissa è ancora
viva!"
"M-Mulder... ti sei lasciato fuorviare da quanto hai recepito in
un ambiente che ha molto di suggestivo. Quella fotografia è
frutto della follia di Eileen Burmester, è evidente che si
tratta di un suo fotomontaggio. Conosceva Melissa ed era addolorata
per quel che le è successo, come tutti noi. Solo che la sua
fragile psiche ha prodotto un'ossessione, che l'ha spinta ad
immaginare, ad illudersi, che perfino a seguito di una tragica
fatalità lei, come qualunque altra persona vittima di un
destino avverso, potesse vivere ancora. Capisci? Lei aveva bisogno di
credere in tutto questo!"
"Perché avrebbe avuto bisogno di quegli impianti? In questi
laboratori ci sono tutti gli ingredienti per tentare un esperimento
del genere. La mancanza di etica di Bode e la determinazione
ossessiva della Burmester hanno fatto sì che venisse compiuto
il salto nel buio.
Scully: hai ricevuto qualcosa da Melissa, e probabilmente non lo
riceverai mai più, ma sai che in una dimensione affine alla
nostra lei continua a vivere, è realizzata, è
amata."
"Mulder, la casa della fotografia era quella di Eileen: era un
messaggio proveniente da lei, dalla sua mente. Come potrebbe essere
proprio quella la stessa casa della famiglia di Missy?"
"Forse Eileen l'aveva acquistata in seguito, di proposito... in
fondo vi si era trasferita da circa un anno e tua sorella si sarebbe
sposata da... circa due?"
Scully scosse la testa, cercando di trattenere le lacrime che
l'avrebbero fatta cadere vittima di tutto ciò che stava
provando in quel momento. Così non rispose e proseguì
in direzione dell'ingresso principale.
"Scully... Scully?! Ascolta, so di averti turbato ma volevo
chiarire l'origine che ci ha portati comunque a scoprire una serie di
esperimenti illeciti, che avvengono senza il controllo delle
autorità sanitarie ed i cui esiti, o scopi, non sono
spiegabili con gli attuali mezzi della scienza. E resta da far luce
sulla vera causa del decesso della vittima."
In quell'istante una porta si aprì di scatto a pochi passi
dietro di loro:
"Difficilmente riuscirete a porre queste questioni ai vostri
superiori!"
Mulder e Scully si voltarono trovandosi dinanzi a Burmester: era
armato e li teneva sotto tiro.
"Vi siete spinti troppo oltre, agenti dell'FBI. Adesso vi
farò io da guida!"
"Ci siete riusciti, vero? Riuscite davvero a viaggiare attraverso
mondi paralleli al nostro!"
L'uomo sorrise sarcasticamente:
"Agente Mulder, voi avete violato le norme di sicurezza di questo
istituto di ricerca... mi complimento per la sua brillante idea,
sì... quella della polverina: si dà però il caso
che gli accessi siano segnalati e, per vostra sfortuna, quel
dipendente dal quale ha preso in prestito l'impronta, è in
malattia..."
"Non abbiamo semplicemente violato le norme: abbiamo scoperto le
sue antietiche implicazioni col caso della moglie di Burmester, con
gli esperimenti che stava conducendo su di lei."
"Eileen era consenziente!"
"Resta il fatto che quel genere di esperimenti non sono
ammessi!"
replicò Scully.
Bode nel contempo aveva condotto i due agenti in una sala attigua
a quella che avevano visitato precedentemente con Burmester: qui
trovavano posto diversi tavoli operatori.
"Bode, non aggravi ulteriormente la sua situazione: cosa ha
intenzione di farci?"
"State tranquilli, non cesserete di esistere, né in questa
né in altre realtà. Ma, in qualche modo, la vostra
volontà sarà controllata..."
Al termine della frase, si udì il suono dell'allarme
antincendio, ed immediatamente Bode fu avvertito tramite il cerca
persone che al livello 8 era scoppiato un violento incendio.
"Nooo!"
Urlò correndo fuori dalla sala, lasciando liberi Mulder e
Scully che, estratte le rivoltelle, si diressero verso il corridoio,
che si stava riempiendo di fumo. La squadra antincendio comparve da
lontano, dall'estremo opposto, ed in quell'attimo, in direzione
dell'incendio, si udirono delle urla, poi uno sparo.
Gli agenti vennero accompagnati verso l'uscita di sicurezza,
quindi ridiscesero da quell'inferno, non solo di fuoco, attraverso la
scala esterna di sicurezza.
9:21 p.m.
La sera era ormai calata da un pezzo e Mulder e Scully si
avviavano verso la loro vettura, diretti nuovamente a Washington D.C.
A pochi passi da loro, un'autoambulanza portava via un corpo entro il
solito involucro nero; un'auto della polizia passava invece accanto a
loro, con il professor Burmester che li osservava, privo di
espressione, dal finestrino posteriore.
"Mi hanno appena riferito che l'incendio è stato spento
senza mietere vittime, ma tutte le apparecchiature, i dati contenuti
nei laboratori che abbiamo visitato, sono andati distrutti."
disse Mulder.
"È stato Burmester, vero?"
chiese Scully.
"Sì, ha distrutto ogni frutto del lavoro che Bode ha
eseguito su Eileen. Quindi lo ha ucciso..."
riportò Mulder con aria sconfitta.
"Mulder... ho pensato a quello che hai detto... e in qualche modo
mi ha aiutato a sentire un po' meno il distacco da mia sorella. Non
perché io creda che quel messaggio provenisse realmente da
Melissa, da quella che lei sarebbe se solo, per qualche altra
evoluzione degli eventi, non si fosse trovata nel mio
appartamento."
Mulder sedette accanto alla collega, intenzionato a
confortarla:
"Sai, Scully, anche se non credi a quegli esperimenti, c'è
chi sostiene esista una situazione in cui le nostre menti sono
scollegate da questo mondo: è il sonno. In quel caso, la
strada è aperta per sperimentare gli altri universi attraverso
i nostri doppi, e la nostra coscienza è la stessa della loro.
Quando nel sogno diventiamo incoscienti di questo mondo, abbiamo
accesso a tutti gli altri noi stessi, e a tutte le persone dei mondi
di cui fanno parte."
Scully sorrise.
"Grazie Mulder, non so cosa sognerò questa notte, ma vorrei
soltanto riposare, adesso."
3170 Annapolis, Maryland
8:18 a.m.
Scully era nuovamente seduta di fronte al suo notebook osservando
con aria molto triste la mailbox vuota, dopo avere appena scaricato
la posta.
Aprì una finestra dell'editor di testo, iniziando a buttare
giù qualche stralcio del rapporto che, in tutta verità,
non sapeva bene come avrebbe redatto.
"Alla luce dei fatti, la ricezione di un messaggio di posta
elettronica di dubbia origine, ha condotto la sottoscritta e l'agente
Mulder a scoprire il cadavere di Eileen Burmester. Il decesso
è avvenuto nell'abitazione della vittima, in seguito a vasta
emorragia cerebrale causata, probabilmente ma non certamente, dalla
presenza di un impianto neuroelettrico sperimentale in corrispondenza
delle zone temporali di entrambi gli emisferi cerebrali. I dati
inerenti i risultati, e gli scopi, degli esperimenti in questione,
sono andati distrutti in seguito ad un incendio divampato presso i
laboratori ove si suppone venissero eseguiti. Ne segue che non
è dimostrabile la relazione tra esperimenti e fotografia
contenuta nel messaggio. Il caso resta irrisolto."
Scully chiuse il file e riaprì la mailbox: aveva ancora
quella fotografia nella posta ricevuta, la aprì e si mise ad
osservarla in un modo che forse, per senso critico, non si era mai
concessa di fare.
"Missy: se in questo momento sono insieme a te, alla tua splendida
famiglia, al piccolo Stevie, sappiate che vi sono vicina con il
cuore."
Tentò un'ultima volta di spedire un messaggio all'indirizzo
che conosceva, scrivendoci soltanto:
'E-mail me. Dana'
Questa volta, il messaggio non tornò indietro.
F I N E
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