GO WEST
(di M.M.Castiglioni)
***
Confini Orientali dell'Oregon
Brancolando e trascinandosi aveva attraversato diverse miglia, ma
ora non ce
la faceva veramente più.
Era affamato, assetato e stanco.
Aveva camminato per tutta la giornata ed ora che si avvicinava la
notte
aveva deciso di riposarsi. C'era una fattoria, in mezzo al campo
al cui
steccato era aggrappato per non cadere. Era una bella casetta in
legno, non
molto grande, nessuna luce proveniva dalle finestre.
Respirò qualche volta,
sperando che nessuno lo vedesse. Quindi passò sotto lo
steccato e arrancò
verso la stalla, contigua alla casa.
La porta non era serrata. Scricchiolò leggermente.
Entrò e si guardò
intorno. Il caldo accogliente venne tagliato dalla luce argentea
della luna.
Una dozzina di animali tra mucche e cavalli dormiva tranquilla
ignara
dell'intrusione. Lentamente si diresse verso un angolo illuminato,
dove
stazionava un secchio. Togliendo il coperchio con una spinta,
affondò le
mani nel latte, ancora caldo. Ne bevve a mani piene tre volte, poi
il
portone della stalla si spalancò.
"Fermo dove sei!" urlò una voce di donna.
L'uomo si tirò indietro di colpo dal latte, cadendo a
terra. "Non sparare!"
esclamò, vedendo il fucile puntato su di sé. "Non
sono armato."
Una voce proveniente dal fuori: "Che succede?"
"C'è un fottuto ladro di galline!"
"Io non sono un ladro di galline!" urlò lui, tirandosi in
piedi, le mani
alzate in segno di resa ancora grondavano di latte.
"Stai fermo dove sei!"
"Sono fermo, sono fermo..." sussurrò lui.
"Chi sei?"
Lui sospirò guardando per terra. "Mi chiamo... Mulder."
"Allora, *Mulder*, che ci fai qui dentro?" chiese la donna.
"Ecco... io... Stavo... bevendo del latte... Ma posso pagarlo, io
ho..."
Fece per prendere una busta che aveva in una tasca, ma il
movimento troppo
brusco mise all'erta la donna che sparò.
Mulder cadde indietro, senza urlare.
"Signore mio!" urlò la seconda donna arrivata. "Gli hai
sparato?"
"Ho dovuto." Si avvicinò all'uomo, tenendo il fucile
imbracciato. Solo
quando vide che l'uomo aveva perso i sensi si decise ad abbassare
l'arma.
"E' solo una ferita superficiale alla spalla."
"Dobbiamo portarlo dentro."
"E va bene..." sospirò lei.
Mulder aprì lentamente gli occhi, cercando di ricordare
dove fosse. --Oh
buon Dio, questo deve essere il Paradiso...-- Si trovava su un
letto, un
vero letto dopo tanti anni. La stanza era magnifica, c'era tutto
ciò che si
potesse desiderare: il sole che entrava da finestre velate da
tende di
merletto, il profumo di bucato nell'aria, le lenzuola fresche...
ma
soprattutto quella donna infilata in quel vestito nero...
"Ehi!" esclamò la donna, chiudendo di colpo un libro e
spingendolo in avanti
sulla scrivania.
"Oh... sono in paradiso?"
"No, all'inferno!" esclamò lei, alzandosi. La gonna lunga
fino ai piedi non
era gonfiata da sottane spumose, ma tutto sembrava improntato alla
maggior
comodità possibile. "Allora *Mulder*, che ci facevi nella
stalla, questa
notte?"
Lui tentò di mettersi a sedere, ma un dolore lancinante
alla spalla lo fece
desistere. A quel punto ricordò cos'era successo. "Mi hai
sparato!" esclamò.
"Sì, ti ho sparato." convenne lei.
"Senti... io volevo solo... pagarvi..." Cercò con la mano
sul petto, senza
trovare non solo la bustina ma nemmeno la camicia e la giacca di
pelle.
"Stai cercando questa?" fece la donna, facendo oscillare una
bustina di
pelle sopra il suo volto.
Mulder fece per prenderla ma lei la ritrasse.
"Ah, no, non ora."
"Aspetta! E' mia, me la sono guadagnata!"
"Tu eri nella mia proprietà e voglio sapere che ci
facevi."
"Cercavo da mangiare." fece lui. "Sono in viaggio da
giorni..."
"Oh, questo l'ho notato dalla sporcizia che avevi addosso."
Mulder spalancò gli occhi, le sue mani andarono
istintivamente sui fianchi,
capendo solo in quel momento che non aveva più uno straccio
addosso.
"Senti... *Mulder*, considerati un uomo fortunato, mia madre ha
voluto
portarti qui, saresti morto se non era per lei."
"Oh... ecco sì, vorrei ringraziarla... Potrei riavere i
miei indumenti?"
"No." La donna si sedette accanto a lui sul letto, combattendo con
la gonna
per qualche istante. "Voglio sapere chi sei, da dove vieni e che
diavolo
stai cercando."
"Ti ho già detto che avrei avuto intenzione di pagarvi quel
latte..."
Lei rise. "Ci hai ficcato dentro le tue mani luride, è
diventato
inutilizzabile."
"Credo che una di quelle pepite possa ripagare tutto il
secchio."
"Pepite?" La donna sorrise, prendendo in mano la bustina di
pelle.
"Vuoi dire che non ci hai guardato dentro?"
"Perché avrei dovuto? Si sentiva che non era un'arma, di
conseguenza non era
di mio interesse... Beh..." Soppesò per qualche momento la
busta. "Posso?"
Mulder si chiese cosa sarebbe successo se avesse detto di no.
Annuì.
"Ehi..." fece lei. "Le hai guadagnate davvero queste?"
"Sì. Ci credi?"
"Perché no? Mi sembri incero. Da dove vieni?"
"Dall'est. New York."
"Addirittura?"
Lui annuì.
"Che hai fatto per arrivare qui?"
"Un po' di tutto. In generale cercatore d'oro."
"Be', questo spiega tutte queste pepite..." La donna richiuse il
sacchetto e
glielo porse. "Hai trovato qualche buona vena?"
"No. Spicciolate." Mulder prese nella mano destra la bustina. "Sto
cercando
lavoro." disse, ma in realtà era un domanda.
La donna sospirò. "Vediamo se mia madre ti salva ancora il
culo."
Mulder era stupito. Non aveva mai sentito una donna parlare in un
modo così
schietto, né comportarsi in un modo così deciso.
Lei si alzò in piedi, lottando di nuovo con la gonna.
"Allora, Mulder...
Mulder come?"
"Mulder e basta."
"Va bene, Mulder E-Basta, metterò una buona parola per te
verso mia madre,
anche se non ce ne sarà bisogno." Tese la mano verso di
lui, che sussultò
leggermente. "Io mi chiamo Dana. Dana Scully."
Monica Monti Castiglioni
"GO WEST"
File X-2MC05050299
Felix, Oregon
Sabato 7 marzo 1868, mattino
Il sole stava ormai inondando la stanza, quando Dana Scully
tornò per
portargli dei vestiti. "Allora..." Mulder si allungò
leggermente verso gli
indumenti, ma lei li ritrasse.
"Ti piace torturare?" fece lui.
Le sorrise. "Senti un po', abbiamo una stanza in più e
bisogno di un uomo
per diversi lavoretti, nei campi, nella stalla..."
Mulder accennò un sorriso.
"Se cerchi di fare qualcosa di illegale o di fregarci, ti
arriverà una
schioppetata tra le scapole."
Lui annuì.
"E guarda che io ho una buona mira." Indicò la sua spalla
con un gesto della
mano. "Ti ho sparato alla spalla di proposito."
"Quale gentilezza." fece lui, pentendosi subito di averlo
detto.
Dana si limitò a guardarlo male. "Ci sono regole in questa
casa. Pulizia,
igiene, puntualità, ordine."
Lui si affrettò ad annuire.
"Capite le regole?"
Lui annuì ancora.
"Domande?"
Mulder scosse la testa, poi parlò: "Ecco, ehm... dunque,
io..."
"Vitto e alloggio. Se non ti basta, la prima porta a destra
è l'uscita.
L'altra è un armadio."
Lui sorrise. "No... mi basta. Volevo solo dire... grazie di
tutto."
Dana gli lanciò i vestiti, quindi uscì.
Nella sua camera, Mulder sospirò. Pensava che sarebbe stato
facile stare in
una casa abitata da due sole donne, ma già ora la cosa gli
appariva più
problematica e forse un tantino pericolosa. Sperò solo che
la madre non
fosse come la figlia. La spalla non gli faceva già
più molto male, riusciva
a muovere tranquillamente il braccio. Quella ragazza aveva
seriamente una
gran bella mira. La ferita superficiale era stata ricoperta da una
garza e
fasciata. Mulder si vestì in fretta, desideroso di mettersi
al lavoro per
entrare nelle grazie di chiunque fosse necessario. Fece per uscire
dalla
stanza quando notò sulla scrivania quel grosso volume che
Dana stava
leggendo poco prima. Si avvicinò, vedendone la copertina
rovinata. Era alto
quasi mezza spanna e attirò subito la sua
curiosità.
Aprì la copertina nera e scorse le prime pagine. Era un
trattato di
medicina. Stava osservando per qualche istante la pagina sulla
quale era
aperto, quando Dana entrò. Lo squadrò per pochi
secondi, poi gli strappò il
libro dalle mani con uno sguardo inferocito, e se lo strinse al
petto.
"Oh..." fece lui, imbarazzato. "Hai... Sei stata tu a curarmi la
ferita,
allora... sei un medico."
"Non sono affari tuoi, Mulder." ribatté lei subito, quindi
uscì senza una
parola.
Lui sospirò. "Socialità innanzi tutto." Aprì
la porta e scese le scale che
si ritrovò davanti. Appena fu nell'anticamera iniziale
imboccò la prima
porta aperta, ritrovandosi in cucina.
Margareth si girò e gli sorrise: "Mulder, stai bene?"
"Oh... sì, grazie."
"Avrai fame, siediti, c'è del pane appena sfornato e del
latte caldo."
"Uh... grazie." La donna gli pose davanti la colazione. "Cosa
dovrei farei
qui?" le chiese Mulder.
"Dana non te l'ha detto?" fece stupita lei.
"No. Mhmmm... Questo pane è favoloso, Signora."
"Maggie." sorrise lei.
"Mhm..." ribatté Mulder a bocca piena.
La donna si sedette davanti a lui. "Ci sono da portare le mucche
al pascolo,
strigliare i cavalli e coltivare il piccolo campo che abbiamo
dietro casa.
Sarà necessario raccogliere legna per l'inverno e qualche
volta andare a
dare una mano a Alexander e Melissa, quando torneranno."
Mulder annuì, senza fare domande.
"Infine lavare i piatti, fare il bucato e tenere in ordine la
casa. Non
credo che siano cose molto difficili da imparare a fare."
"No, certo, Maggie." Mulder trangugiò l'ultimo sorso di
latte caldo. "Le
facevo anche a casa mia."
Maggie lo guardò sorridendo. "Vuoi dire che facevi il
bucato?"
Lui annuì.
"E' molto insolito, se mi permetti dirlo."
"Be', anche una donna medico è insolita."
La donna gli lanciò un'occhiata stupita: "Dana te l'ha
detto?"
Lui abbassò lo sguardo. "Ah... no... in realtà ho
aperto il suo libro...
l'ha lasciato sulla scrivania."
"Sai leggere?"
Mulder annuì.
"Mi stupisci." sorrise lei. "Bene, è ora di mettersi al
lavoro."
L'uomo fece per uscire dalla casa, ma sulla soglia si girò
e le disse:
"Grazie della fiducia che mi dà."
Maggie annuì. "Cerca di guadagnarti anche quella di
Dana."
Mulder camminò velocemente sul fianco della casa, dove
Dana, infilata in un
paio di pantaloni e una comoda camicia beige, stava prendendo a
zappate
rabbiose la terra.
"Dana... Potresti dirmi da dove devo iniziare?" le chiese,
avvicinandosi.
Lei si girò di scatto, piantando la zappa a poche spanne
dai piedi di lui.
Mulder balzò in dietro. "Intendiamoci bene, Mulder. Tu non
hai il diritto di
spiare tra le mie cose."
"No, certo, lo so. Ma non credevo che leggere il titolo di un
libro fosse
spiare."
La donna si avvicinò a lui: "Non lo deve venire a sapere
nessuno."
"Sì, va bene."
"Se ti trovo ancora a fare qualcosa del genere, invece che
spararti di
striscio ti stacco un braccio a fucilate."
Mulder annuì. Dana gli piantò in mano la zappa e se
ne andò.
Maggie camminò all'interno della stalla, raggiungendo la
figlia in una delle
staccionate. Dana stava imbrigliando un cavallo. "Mamma,
perché abbiamo
dovuto tenerlo in casa?"
"Gioia, è un poveraccio che ha bisogno di lavoro e noi
abbiamo bisogno di un
aiuto."
"Ma tu che ne sai che quello non si riveli un pazzo?"
"Dana, i pazzi li conosci meglio di me. E poi mi sembra una
persona così per
bene... Sai, sa anche leggere."
La giovane prese le briglie del cavallo, conducendolo fuori dalla
stalla.
"Lo so a cosa stai pensando."
"Già." Montò in sella agilmente. "Porto le mucche a
nord." informò la madre.
"Ci vediamo per cena." Quindi partì al galoppo per
raggiungere le mucche
poco più avanti.
"Torna prima che il sole tramonti!" le urlò Maggie. Quando
vide la figlia
unirsi alle poche mucche rimaste, si incamminò per vedere
che cosa stesse
facendo Mulder. L'uomo stava rivoltando faticosamente la terra
secca del
campo, dove questa non era coltivata.
Maggie si avvicinò a lui con una bacinella di acqua fresca.
"Tieni." Lui
appoggiò la zappa per prendere la bacinella. "Grazie."
Bevve di gusto, poi
riprese l'arnese. "Maggie, avete mai pensato di coltivare tabacco
qui? C'è
un appezzamento abbastanza grosso..." Indicò il fondo della
proprietà.
"No. Per due motivi..." sorrise lei, prendendo la ciotola. "Io non
voglio
nemmeno sentire parlare di tabacco. E quella terra è stata
venduta."
Mulder osservò la desolata terra lasciata cuocere al sole.
"Alberi da
frutta? Pomodori? Cotone?"
"Cotone in Oregon, Mulder?" Maggie rise. "Ma da dove vieni?"
"New York."
"Dev'essere molto bella."
Lui sorrise e annuì. "A chi l'avete venduta quella
terra?"
"A una famiglia che abita a sud. L'hanno presa più per
farci un piacere che
per altro. Avevamo bisogno di denaro."
Mulder annuì. Ma non osò dir nulla. Riprese a
zappare mentre Maggie si
allontanava.
Dana tornò a casa appena prima del tramonto. Smontò
da cavallo senza notare
che Mulder, nel cancello vicino, ne stava strigliando uno.
"E' andato tutto bene oggi?" le chiese.
Scully trasalì. "Idiota."
Lui abbassò lo sguardo. "Non volevo spaventarti."
"Tu che spaventi me?" Lei rise apertamente. "Sei patetico.
Smettila subito
di spiarmi."
"Io non ti stavo spiando." fece lui, seguendola.
"Finisci di strigliare il cavallo."
"L'ho già fatto." La seguì fuori dalla stalla. "Ehi,
sai che sei la prima
donna che vedo che cavalca così bene?"
"E allora?" Appena prima di entrare in casa, la donna si
sfilò gli stivali
da cowboy impaltati.
"Begli stivali..." fece lui. Lei lo guardò storto. "Anche i
tuoi
pantaloni..."
Dana scosse la testa ed entrò in casa, svanendo velocemente
sul per le
scale.
Felix, Oregon
Mercoledì 15 aprile 1868, 8:07 pm
Mulder stava asciugando i piatti che Dana aveva finito di lavare
poco prima
di sedersi davanti al fuoco a scaldarsi. Maggie lo stava
osservando, intenta
ad un lavoro a maglia. Appena finì, lui si lasciò
cadere sulla sedia, stanco
del lavoro della giornata. Era passato più un mese da
quando era arrivato
lì, l'atteggiamento delle due Scully non era cambiato. Dana
se ne stava
sempre sulle sue, trattando Mulder come un cane. Maggie era
diventata più
fiduciosa nei suoi confronti, si comportava sempre con
dolcezza.
Mulder osservava distrattamente la giovane, ma lei non se ne
accorse. Fu
Maggie a rompere il silenzio per prima. "Mulder, la tua stanza
è piccola.
Potresti trasferirti in quella accanto, cosa ne dite?"
Dana si girò di scatto verso la madre. "No!"
"Tesoro, quella stanza è lì a far niente."
La giovane si tirò in piedi di scatto: "Non voglio che
quello occupi la
stanza!" urlò, indicando l'uomo.
"Dana, ragiona..."
"No! Non voglio che entri in quella stanza!" Così dicendo
uscì di corsa
dalla cucina, eclissandosi al piano superiore.
Mulder, rimasto in silenzio per tutto il tempo, guardò
Maggie
interrogativamente. La donna sospirò. "Era la stanza di
Bill Jr. e Charles,
i fratelli di Dana." spiegò. "Sono morti in guerra nel '64,
con mio marito."
Mulder annuì, abbassando lo sguardo. "Mi dispiace."
"Dana non se n'è mai data pace. E' stata infermiera nei
campi per tutta la
guerra civile, ha saputo della morte dei fratelli e del padre sul
campo di
battaglia prima che la notizia arrivasse a me e a sua sorella
Melissa, qui a
Felix. Da allora, non è più stata la stessa. Melissa
si è sposata, si è
costruita una casa per conto suo con Alexander, mentre Dana si
è immersa nei
libri e nel lavoro."
Passarono alcuni istanti di silenzio, poi Mulder prese parola.
"Maggie, dice
che potrei parlarle?"
La donna gli sorrise: "Tu provaci. Al massimo che cosa può
farti?
Allontanarti a fucilate?"
Mulder sorrise e si alzò. Salì lentamente le scale,
ponderando bene quello
che avrebbe voluto dirle. Bussò alla porta della camera, ma
non ricevette
alcuna risposta. Chiedendo permesso entrò lentamente,
trovando la stanza
vuota. Uscì e tentò la porta accanto. La stanza di
Bill Jr. e Charlie. Capì
che era stata lasciata così com'era dal 1861, quando erano
partiti per la
guerra. Ogni tanto vedeva Dana e Maggie uscire di lì,
probabilmente intente
a ripulirla e spolverarla, ma non aveva mai osato chiedere
né guardarci.
Uscì sul terrazzo, vedendo la giovane intenta ad osservare
il cielo. Chiuse
la porta che dava sul terrazzo per annunciare la sua presenza,
quindi
camminò lentamente fino ad arrivarle accanto. "Posso
sedermi?" chiese,
riferendosi al posto lasciato libero sulla panca.
Lei annuì senza parlare.
"Senti, volevo dirti che... non voglio cambiare stanza. Mi va bene
quella in
cui sono. Davvero. L'ho... personalizzata..."
"E' diventata un porcile, insomma."
Mulder sorrise. "Mi odi?"
"Hai fatto centro."
"Se mi odi, perché mi hai permesso di sedermi vicino a
te?"
Dana chiuse gli occhi per un breve istante. "Perché non ti
fai gli affari
tuoi?"
"Sì, hai... ragione, scusa." Mulder rivolse lo sguardo al
cielo. Indicò un
punto e disse: "Quella è Cassiopea, vero?"
"Sei istruito, per essere un bifolco." commentò lei.
"Grazie."
"Prego."
Mulder sorrise. "Senti, tua madre mi ha detto quello che è
successo a tuo
padre e ai tuoi fratelli..."
"Non doveva dirtelo."
"Ma, Dana..."
"Non doveva dirtelo, sono cose private."
"Sì, lo so... Però..." Mulder abbassò lo
sguardo. "Posso parlarti con tutta
sincerità?"
"Perché, di solito non lo fai?"
Mulder sorrise. "Mi sto affezionando a voi. Siete come una...
famiglia per
me... una famiglia vera."
Dana sospirò ed abbassò lo sguardo. "E' il mio
stesso problema."
"Be', in realtà per me non è un problema... Mi
piace." Poi la guardò in
volto. "Cosa intendevi?"
La donna scosse la testa. "Niente."
"E dai, che devo fare per farti parlare un po'? Pagarti?
Torturarti?" Un
leggero pugno contro una spalla interruppe il suo discorso. Ma
Dana stava
sorridendo.
Lui ricambiò il sorriso. "Credo che questa sia la prima
volta che ti vedo
sorridere in un mese."
"Qualcosa in contrario?"
"No... cioè... hai un bellissimo sorriso, dovresti metterlo
in mostra più
spesso."
Lo sguardo di lei era ritornato duro come prima. "Non c'è
niente per cui
sorridere. Perché farlo?"
Lui annuì. "Ho perso anch'io la famiglia. Mio padre venne
ucciso in guerra.
Mia madre... be', lei... non ragiona più da quando avevo
dodici anni."
"E' per questo che hai imparato a fare il bucato, preparare da
mangiare e
pulire la casa?"
Lui annuì.
"Già." convenne lei. "E' sempre così. Per gli uomini
fare quelle cose è una
cosa strana, rara... A noi donne viene insegnato a servire gli
uomini fin da
neonate."
"E' ingiusto." fece lui, stupendola.
"Cosa? Hai detto che è ingiusto?"
"Sì, perché, non lo pensi anche tu?"
"Certo che lo penso." Mulder si girò verso di lei. "Come
penso che saresti
un ottimo medico."
Le sorrise, arrossendo leggermente.
"Uh-uh, allora in realtà non sei così fredda come ti
fai vedere." Lo
schiocco secco di pelle contro pelle fermò il suo discorso.
Dana si alzò,
passando davanti Mulder, che aveva ancora il capo voltato a causa
dello
schiaffone di lei. Ripresosi, saltò in piedi e
rientrò nella casa,
incontrando lo sguardo di disapprovazione di Maggie, che era
salita per
andare a dormire. Mulder sospirò. "Mi dispiace." La donna
si avvicinò a lui
con uno sguardo severo e interrogativo allo stesso tempo. "Che
è successo?"
"Be', ecco..." Mulder abbassò lo sguardo. "Lei ha sorriso e
io le ho detto
che ero felice di sapere che non era realmente fredda..."
Maggie scosse la testa: "L'hai punta sul vivo, Mulder."
Osservò per qualche
istante le cinque dita sulla guancia dell'uomo, poi sorrise. "Noto
che
comunque non l'hai passata liscia." Mulder annuì,
imbarazzato. Maggie scosse
la testa. "Di' un po', tu cosa intendevi?"
"Be', lei..."
"Mulder..."
"Intendevo quello che ho detto... ma non in senso offensivo...
Forse ora è
meglio che la lasci sola?"
"No. Aspetta."
Maggie entrò nella camera della figlia, chiudendo la porta
dietro di sé.
Dana era rannicchiata sulla panca sotto la finestra, stringendo al
petto il
consunto volume di medicina. "Dana. Ho appena parlato con Mulder."
Si
sedette accanto alla figlia.
"E' uno stronzo." fece lei.
"Non parlare in questo modo, Dana, non sta bene."
"Ma è vero."
"No. Non intendeva offenderti. Dagli un po' di tregua, è da
quando è
arrivato qui che lo tratti male."
"Appena gli ho dato una tregua mi ha offeso."
"Dana... Lasci che si spieghi, ok?"
"Ok." sussurrò lei.
"Buonanotte, gioia." Maggie uscì dalla stanza, e
annuì a Mulder. "Vai a
spiegarle il malinteso. Ma stalle a un metro e mezzo di
distanza."
Mulder rise sottovoce assieme a lei, quindi, appena la donna
entrò nella sua
stanza, entrò. "Scusa." disse subito.
"E' tutto quello che sai dire? Saprai anche leggere, ma sei
comunque
semi-analfabeta."
Mulder si sedette per terra. "Mi tratti come se volessi
vendicarti." disse,
senza rancore, con una sottile e benevola ironia. "Ti ho fatto un
torto in
un'altra vita?"
"Perché mi hai detto che sono fredda?"
"No... Non... Dicevo che fai finta di esserlo."
"Appunto."
"Senti, Dana, mi dispiace. Volevo solo dire che mi sei più
simpatica quando
ridi, va bene?"
"Va bene." disse lei, senza enfasi.
"Senti... volevo parlarti di una cosa... Il campo a nord."
"Io e mia madre l'abbiamo dovuto vendere agli Skinner."
"Sì, tua madre me l'ha detto. Ma è incolto, non
credi che loro siano
disposti a rivendercelo?"
Dana lo squadrò per qualche istante, pensando.
"Potrei ricomprarlo io."
"Tu?"
Mulder annuì, sorridendo.
"Vattene a letto, ho sonno." Scully si alzò in piedi e
Mulder fece subito lo
stesso per starle a distanza. "Pensaci." disse poi uscendo.
Felix, Oregon
Giovedì 16 aprile 1868, 2:12 am
Qualcuno lo stava scuotendo non proprio dolcemente. "Mulder,
svegliati.
Mulder!"
"Mhmpf... no... non ancora..." fece lui in dormiveglia.
"Svegliati!!!!! Mulder, svegliati!"
L'uomo aprì gli occhi, vedendo Dana scuoterlo. "Che
c'è? Che ore sono?"
"E' notte." disse lei velocemente. "Veramente hai intenzione di
ricomprare
il campo dagli Skinner?"
"Sì... sì, Dana..." Mulder sbadigliò.
"No, seriamente, Mulder!"
Lui si mise a sedere sul letto, si stropicciò gli occhi e
la guardò. "Sì,
seriamente." Si alzò in piedi e raggiunse la scrivania.
Aprì un cassetto,
tirò fuori diversi chili di ciarpame accumulato in un mese
e mezzo, quindi
estrasse la sua bustina. La soppesò per qualche istante,
quindi la lanciò a
Dana. Lei trasalì, prendendola al volo. Mulder la
indicò con un movimento
della testa. "Sarà abbastanza?"
Dana guardò il peso che aveva tra le mani. "Sì,
credo di sì... Ma perché?"
"Perché... mi dispiace che quella terra sia lasciata
così, senza
sfruttarla."
"La comprò mio padre appena arrivò qui." disse,
sottovoce.
Mulder si sedette accanto a lei. "E io voglio restituirtela."
"Perché lo fai?"
Mulder scrollò le spalle. "Amo la terra." disse. "E la
Terra."
"Vuoi piantarci tabacco?"
"No. Tua madre non vuole."
"Nemmeno io. Cosa ci pianterai?"
Lui rimase in silenzio per alcuni istanti. "Alberi da frutta."
La donna sorrise. "Alberi da frutta? Anche albicocchi?"
Mulder annuì.
"E ciliegi? E anche i peschi?"
"E i fichi e tutto quello che vorrai."
Dana rise sottovoce. "Va bene... va benissimo... Ora ti lascio
dormire.
Buona notte!" Sorridendo, la donna uscì in punta di piedi,
non prima di aver
restituito il sacchetto a Mulder.
Lui si reinfilò a letto, pensando che quella era la prima
volta che Dana gli
augurava la buona notte. Sorrise e si riaddormentò.
Dall'altra parte del
corridoio, Maggie Scully sorrise: --Sei il nostro angelo,
Mulder...--
Felix, Oregon
Sabato 18 aprile 1868, 8:09 am
"Dana!"
Mentre si sistemava i capelli sotto il cappello di paglia, sorrise
all'uomo
che stava arrivando verso la cascina a cavallo.
"Chi è?" chiese Mulder, mentre il massiccio uomo scendeva
da cavallo e
svelava una calvizie incipiente da sotto il cappello.
"Walter Skinner. E' il figlio di quello che ci ha comprato il
campo." Spiegò
lei velocemente, quindi sorrise al nuovo arrivato, che
l'abbracciò
calorosamente. "Così è questo il famoso Mulder."
Lui sorrise, sentendo un po' di tensione inspiegabile. "Sì,
sono io."
Dana restò incollata al fianco di Walter mentre entravano
in casa. Mulder li
seguì, osservando la schiena di Skinner, pensando di
piantarci un coltello.
Teneva stretta Dana a sé e lei sembrava starci volentieri.
Maggie sorrise a
Walter: "Ehi, bentornato! E' tanto che non ci si vede."
Con gran sollievo di Mulder, Walter aveva mollato Dana e si era
andato a
sedere davanti a una tazza di caffè fumante. "Così
avete deciso di
riacquistare la terra."
"E' stato Mulder ad avere l'idea." disse subito Maggie.
L'interpellato,
dall'angolo, della stanza sorrise.
"Ah-ha." convenne Skinner.
"So che dovremo darle gli interessi..." iniziò Mulder.
"La terra a chi verrà intestata?" interruppe l'uomo, che
non sembrava aver
molta voglia di rispettarlo.
"A Dana." rispose lui.
La giovane lo guardò stupita. Non se lo aspettava.
Pochi minuti dopo, il contratto era stato stilato e Mulder
notò che il
prezzo non era lievitato più di tanto. Mentre osservava il
campo dalla
finestra sentiva distrattamente i discorsi degli altri tre.
"Alex e Missy?" chiese Skinner.
"Torneranno dall'Europa settimana prossima." rispose Maggie.
--Ah, ecco dov'erano...-- pensò Mulder.
"Grandioso. Sarebbe bello andarci, vero Dana?"
--Vero Dana?-- gli fece il verso Mulder, ma solo nella propria
mente.
"Già, sì, sarebbe bello..." fece lei, un po' a
disagio.
Walter si calcò il cappello in testa, quindi si rivolse a
Mulder. "Be',
allora, arrivederci a presto, Mulder." Rise, quindi mettendo un
braccio
intorno alle spalle di Dana: "Mi accompagni fuori, dolcezza?"
Lei annuì e lo seguì.
Mulder si fiondò alla finestra, in modo da poterli vedere.
Stavano parlando,
lui non percepiva le voci, ma vedeva Skinner invadere lo spazio
personale di
Dana, lei abbassare lo sguardo, lui sfiorarle il volto, Dana
cercare di
allontanarsi senza riuscirci.
"Geloso?" La voce di Maggie Scully irruppe nei suoi pensieri.
"No, perché? No, no, perché dovrei, non..."
Maggie rise. "Walter fa una proposta di matrimonio a Dana ogni
volta che la
vede." gli spiegò.
"E' irritante."
"Però ci ha aiutato." concluse Maggie. "E Dana sa
difendersi da sola."
"Questo lo so." fece lui, scollandosi dalla finestra appena
Skinner si fu
allontanato da Dana.
Felix, Oregon
24 aprile 1868, 7:07 pm
"Missy!" esclamò Dana, buttando le braccia al collo alla
sorella. "Da quanto
tempo! Com'è andato il viaggio in Europa?"
"Da favola... Oh, Dana, Parigi... Parigi è una città
magnifica." Le due
rosse entrarono insieme, ben presto seguite da Alex e Maggie.
Melissa adocchiò l'uomo ai fornelli che stava preparando la
loro cena. "Uh,
Dana e lui chi è?"
"No, Melissa, no." disse subito alla sorella, prevenendo la
domanda: "E' il
tuo fidanzato?". "Lui è Mulder."
L'interessato si girò e sorrise alla donna. "Tu devi essere
Melissa."
"Sì. Piacere, Mulder." La donna aveva un sorriso stampato
sulle labbra che
Mulder non capì, ma che fece alzare a Dana gli occhi al
cielo. "Mulder, lui
è Alex, il marito di Melissa."
Un ragazzo, avente approssimativamente l'età di Mulder,
sorrise. "Ehi."
disse.
"Ehi." replicò Mulder. Si strinsero la mano, e solo in quel
momento notò che
l'uomo aveva un solo braccio. Probabilmente, pensò lui,
aveva perso il
sinistro in guerra.
Durante la cena parlarono a lungo, mentre Mulder serviva in tavola
e
mangiava in silenzio. Si sentì un estraneo, ma si
obbligò a non darlo a
vedere. Nonostante il marito di Melissa fosse simpatico e carino,
con un
buon senso dell'umorismo, a Mulder decisamente non piaceva.
"Abbiamo intenzione di avere un figlio." Ad un tratto la voce di
Alex emerse
dalla monotonia che il cervello di Mulder percepiva.
Melissa sorrise imbarazzata. "Già. Abbiamo anche pensato ai
nomi."
"Cosa avete scelto?" chiese Maggie.
"Be'..." Melissa sorrise. "Se è una femmina, io pensavo a
Emily."
"Sì, ma è atroce." rise Alex.
"E il tuo, allora, Chris?"
"Che c'è di male in "Chris"?" chiese il marito, fintamente
offeso.
"In sé niente, è il tutto che diverrebbe atroce...
Chris Krycek... Orrendo."
Dana sorrise appena, quindi osservò per qualche istante
Mulder, che stava
guardando nel proprio piatto. Il suo sguardo si alzò per
incrociare quello
di lei, che sorrise appena, prima di abbassare gli occhi sul
purè di patate.
Felix, Oregon
25 aprile 1868, 12:30 am
Mulder salì sulla terrazza e si sedette accanto a Dana.
"Come va?"
"Bene, e a te?"
"Da favola." Si sedette accanto a lei. "Come ha perso il braccio
tuo
cognato? In guerra?"
"In guerra." annuì lei. Il silenzio riempì il cielo.
Poi una meteora lo
solcò proprio davanti ai loro occhi. "Ehi, hai visto che
bella?"
Lui le si avvicinò di poco. "Sì. Lo sai che spesso
non sono meteore?"
Lei lo guardò, alzando un sopracciglio.
"Tu ci credi agli extraterrestri, Scully?"
Lei scoppiò a ridere. "Intendi i marziani, i seleniti,
quelle cose lì?"
Mulder annuì.
"No, certo che no."
"Io sì." sussurrò lui.
Lei lo guardò stupita. "Tu non puoi crederci
veramente."
"E invece sì, ne sono convinto. Credo che siano loro a
darci impulsi quando
la civiltà avanza, sono loro ad aver costruito le piramidi
in Egitto e...
e... quel coso in Inghilterra... sai quello..."
"Stonehenge." fece Dana. "Sei paranoico."
Mulder rise. "Io ci credo."
Dana inspirò. "Mulder, mi sono sempre domandata una cosa...
posso... posso
chiedertela?"
Lui annuì.
"La tua famiglia... dov'è?"
Mulder rimase in silenzio per un po'. "Mio padre fu ucciso in
guerra."
Scully gli mise una mano sulla spalla. "Mi dispiace."
"Fu ucciso a tradimento." Scosse la testa. "Mia sorella
svanì quando avevo d
odici anni, lei otto."
"Svanì?"
"Sì, non si seppe più nulla. Forse venne rapita,
forse... portata via da..."
Mulder scosse la testa.
"Dagli extraterrestri?"
Mulder scrollò le spalle. "Non importa. Dulcis in fundo..."
Fece una pausa
per vedere se la donna avesse notato la colta citazione latina. Ma
anche se
fosse stato, Dana non l'aveva dato a vedere. "...mia madre perse
ogni
contatto con la realtà, dopo che mia sorella è
svanita. Per questo ho
imparato a fare tutte le faccende domestiche."
Dana abbassò lo sguardo a terra. "Mi dispiace.
Davvero..."
"E' passato tanto tempo. Mia madre è andata a vivere da una
mia zia, dopo la
morte di mio padre. E io... sono andato a ovest."
Felix, Oregon
Venerdì 5 maggio 1868, 8:09 pm
"Ti vedo pensieroso, Mulder." disse Maggie.
"Uh? Ah... stavo pensando."
Dana sorrise mentre si serviva.
"A cosa?" fece la donna più anziana.
"Ah... conoscete Bellefleur?"
A Dana andò di traverso una forchettata e scoppiò a
tossire.
"Gioia, che ti succede?" chiese Maggie, preoccupata.
Dana scosse la testa, bevendo un sorso d'acqua. Mulder la
guardò sorridendo.
"E' distante?"
"No, un paio di giorni di cammino. Perché?" chiese
Maggie.
"Vorrei andarci."
Le due donne lo fissarono.
"Solo una giterella. Quel tanto che basta per andar
là..."
"Vedere un meteorite..." lo interruppe Dana.
Mulder annuì. "...E tornare." concluse. "Potete di certo
cavarvela, per una
settimana, no?"
Silenzio.
"Potreste dirmi dov'è?"
Dana sorrise. "No. Ti ci accompagno."
"Dana?!" esclamò Maggie.
"Voglio andarci, mamma. Sono solo due giorni di cammino, adesso
che Alex e
Missy sono a casa ti daranno una mano loro con la fattoria. Solo
per pochi
giorni."
Maggie sospirò. "So già che non ci sarà
niente che ti farà cambiare idea..."
Oregon
Lunedì 8 maggio 1868, 7:01 pm
Avevano cavalcato tranquillamente per tutto il giorno, senza
parlare molto,
godendosi l'aria fresca e il silenzio. Ad un certo punto, Scully
indicò una
stradina secondaria. "Dobbiamo fare una deviazione."
"Perché?"
"Sta venendo buio, Mulder. Dobbiamo raggiungere una baita, per la
notte."
"Ah, va bene. Che baita è?"
"Un rifugio per cacciatori e per allevatori che portano le mucche
al pascolo
in queste zone. Ma in questo periodo sarà vuoto."
Passò qualche istante di
silenzio poi Scully riprese: "Sei venuto a ovest per il meteorite,
vero?"
Mulder non rispose. Si limitò a sorridere. Lei
scoppiò a ridere. "Ehi." fece
lui. "Guarda che poi ho trovato un motivo migliore."
"E sarebbe?"
"Guardati allo specchio."
Dana abbassò lo sguardo arrossendo.
"Conosco una canzone sull'ovest." riprese lui.
"Cantala."
"Non ti metterai a ridere?"
"No. Dài, cantala."
"Together, we will go our way... Together, we will leave
someday...
Together, your hand in my hands... Together, we will make our
plans..."
Dana sorrise. "E' bellissima!" esclamò. "Vai avanti!"
Lui annuì, proseguendo: "Together, we will fly so high...
Together, tell all
our friends goodbye... Together, we will start life new...
Together, this is
what we'll do!" Mulder scoppiò a ridere.
"Chi te l'ha insegnata?"
"Non lo so. Credo di averla sentita da qualche parte. E' il mio
inno."
"Non è finita lì, vero?"
"No, anzi il mio pezzo preferito deve ancora arrivare." Mulder le
sorrise e
ricominciò: "Go West, life is peaceful there... Go West, in
the open air...
Go West, where the skies are blue... Go West, this is what we're
gonna do...
Together, we will love the beach... Together, we will learn and
teach...
Together, change our pace of life... Together, we will work and
strive... I
love you, I know you love me... I want you, how could I
disagree?... So
that's why, I make no protest... When you say, you will do the
rest..."
Mulder la guardò. "Si ripete la strofa di prima." Era un
invito.
"No, ti prego, sono stonata."
"E dài!"
"No... Ti prego, lascia perdere."
"Go West..." riprese lui. "Forza, Dana!"
"Life is peaceful there..." ripresero assieme. "Go West, in the
open air...
Go West, baby you and me... Go West, this is our destiny..."
Scully scoppiò
a ridere e lasciò l'altro proseguire da solo.
"Go West, sun in wintertime... Go West, we will do just fine... Go
West,
where the skies are blue... Go West, this is what we're gonna
do... Ehi,
arriva il pezzo più bello!" Mulder rise. "There where the
air is free, we'll
be what we want to be. Now if we make a stand, we'll find our
promised
land..."
"La terra promessa, Mulder?" esclamò lei.
"Sì, io l'ho trovata. Non ho avuto una calda accoglienza,
una tizia mi
sparato a una spalla, ma poi è andato tutto molto
bene..."
Scully scosse la testa. "Per quanto ancora me lo rinfaccerai?"
"Per sempre... I know that, there are many ways to live there, in
the sun
or shade. Together, we will find a place to settle, where there's
so much
space, without rush, and the pace back east, the hustling,
rustling just to
feed, I know I'm ready to leave too, so that's what we are gonna
do. What
we're gonna do is... Go West, life is peaceful there..." Mulder le
lanciò
un'occhiata.
Dana prese fiato e coraggio e prese il passo assieme a lui. "Go
West, there
in the open air... Go West, where the skies are blue... Go West,
this is
what we're gonna do..."
Scully scoppiò a ridere, mentre finivano di cantare, erano
arrivati alla
baita. Entrarono dopo aver messo i cavalli al riparo. Era vuota,
come aveva
detto Dana. Mulder si occupò di accendere il fuoco, mentre
Dana sistemava a
terra le pelli e le coperte su cui dormire. Dopo aver mangiato,
stettero a
parlare per un po'. Poi il silenzio cadde tra loro. Ad un tratto
Mulder
disse: "Fox."
Dana lo osservò per un istante, poi si guardò in
giro. "Non ho capito."
"Fox. E' il mio nome."
Dana sgranò gli occhi, poi scoppiò a ridere. "Oh mio
Dio, no! Non è vero!
Fox..."
Lui sorrise, stendendosi. "Sto dicendo sul serio. E' il mio nome
di
battesimo. Lo so che è atroce, per questo mi faccio sempre
chiamare per
cognome."
"Be', almeno è particolare."
Lui annuì.
"Perché me l'hai detto?"
"Perché... per apertura totale verso di te, credo."
L'espressione di lei si fece seria. "Ah... Scusa... non avrei
dovuto
ridere."
"Non fa niente." Si rimboccò le coperte e le
sussurrò. "Buona notte, Dana."
Lei sorrise. "Anche a te... Fox Mulder."
Bellefleur, Oregon
Martedì 9 maggio 1868, 3:21 pm
Nel primo pomeriggio arrivarono a Bellefleur, il viaggio era stato
per
entrambi breve e piacevole e il tempo aveva deposto a loro
favore.
"Bene, Mulder, adesso?" fece Dana, accarezzando distrattamente il
collo al
suo cavallo bruno.
"Adesso... be', chiediamo in giro."
"*Chiedi*, vorrai dire. Io non faccio figure di questo
genere."
"Va bene, va bene!" esclamò lui. Scesero da cavallo e
avanzarono a piedi
tenendo le redini. La città era pressoché deserta e
per trovare qualche
persona dovettero camminare a lungo. Ma non ebbero fortuna, visto
che ogni
persona a cui Mulder chiedeva dove si potesse vedere il cratere o
il
meteorite li congedava in fretta.
"C'è sotto qualcosa, Scully." disse lui.
"Cosa?" fece lei, stupita.
"Qualcosa. Lo sento."
Dana scosse la testa, mentre lui rimontava a cavallo, quindi lo
imitò e lo
seguì verso la foresta. Cavalcarono per un po' in silenzio,
inoltrandosi nel
bosco. L'aria era fredda. Irrealmente fredda.
Ad un tratto uno sparo aizzò i cavalli. Mulder si strinse
sui fianchi
dell'animale e tirò le redini, riuscendo a calmare il
tranquillo puledro, ma
Dana fu gettata a terra dal suo cavallo che iniziò a
correre impaurito.
L'uomo scese di corsa da cavallo, trascinando Dana per i fianchi
sotto un
albero, in modo che fosse lontana dall'animale. La donna,
più frastornata
dalla botta che spaventata, si divincolò appena
riuscì. "Che cosa è stato?"
chiese.
"Un fucile, credo."
Dana fece per alzarsi in piedi, ma Mulder la trattenne al suolo.
Al suo
sguardo interrogativo rispose: "Se ci sono cacciatori non è
il caso di fare
da bersaglio."
"Cacciatori qui?!" fece lei. "Non è zona, Mulder."
"Allora quello sparo, poteva essere rivolto proprio a noi."
Dana si scosse le foglie secche dai pantaloni, osservando i
cavalli
ritornati tranquilli. Si alzò in piedi assieme a Mulder, ed
andò verso il
proprio purosangue. "Idiota." gli disse.
"E' quello che succede a montare cavalli semi-domati."
"Oh buon Dio, hai parlato con mia madre."
"E' un po' difficile stare nella stessa stanza con tua madre e non
parlare."
Dana sorrise. "E' vero, ma questo..."
"Aspetta!" esclamò Mulder ad un tratto.
"Cosa? Che c'è?"
"Ho sentito delle voci." L'uomo estrasse la pistola e lo stesso
fece Dana.
Risalirono la collinetta lentamente. E si ritrovarono davanti a
una voragine
nel terreno. "Oh mio Dio... cos'è?"
Mulder osservò le ombre che sfumavano in un nero buio nel
centro. "Il
cratere." Sorrise.
"Oh, chi si rivede!" Una voce dal fondo li fece sobbalzare
entrambi.
Scattarono, girandosi di colpo sulla destra con le pistole
spianate. C'erano
due uomini che camminavano sul bordo del cratere. Dana li
riconobbe. "Tom,
Jerry... Buongiorno." disse, un po' in difficoltà, ai due
uomini in divisa.
Il primo, con un fucile in spalla, indicò col mento le
armi. "Abbassate le
pistole. Siamo uomini dello sceriffo."
Dana annuì, infilando l'arma della fondina e lanciando
un'occhiata a Mulder
perché facesse lo stesso. "Ah... Mulder, ti presento Tom
Colton e Jerry
Lamana. A-abitavamo vicini pochi anni fa."
I due osservarono l'uomo dall'alto al basso. "Cos'è, Dana,
ti sei convertita
alla tua vocazione di ape regina? Non sei più la vergine di
ferro?" I due
uomini risero volgarmente.
Dana saltò in avanti: "Come ti permetti, Tom?!" gli
urlò in faccia.
"Uh-uh, non sei cambiata, allora, sei la stessa regina di ghiaccio
dei
vecchi tempi."
Scully fece per attaccare, ma Tom ebbe i riflessi pronti,
stringendole il
polso nella mano e strattonando il suo braccio dietro la schiena.
Dana non
urlò, lo fece Mulder per lei: "Lasciala andare! Le fai
male!"
Jerry lo spinse indietro: "E tu che ti impicci?!"
"Lasciala stare!" urlò di nuovo Mulder.
"Fate come vi ha detto!" Comandò un uomo apparso
all'improvviso dietro di
loro. Colton spinse Scully a terra e Mulder andò in suo
soccorso, ma per
risposta ebbe solo una spinta.
"Non potete stare qui." disse flemmatico l'ultimo arrivato, un
uomo sulla
cinquantina, con un fare controllato e sicuro.
"Siamo venuti per vedere il... il cratere."
"Non sapete che questo è il confine di una zona di
epidemia? Dovete
andarvene." L'uomo li osservò per qualche istante.
"Subito."
Mulder guardò il cratere, ora da più vicino, notando
che era stato riempito
parzialmente di terra. "Cosa state nascondendo?" chiese.
"Signor Mulder, deve andarsene."
"Non potete nascondere la verità!" urlò. "Abbiamo il
diritto di sapere!"
Il controllato uomo si rivolse ai due aiutanti. "Portateli via di
qui."
"Con le buone o con le cattive?" chiese Colton, fissando
Scully.
Dana strinse i pugni. "Tom, io ti spezzo il collo..." Ma prima che
potesse
scoppiare una rissa, Mulder si frappose tra i due. "Ce ne andiamo
da soli."
Poi si girò. "Andiamo, Dana." E si incamminò verso i
due cavalli che
aspettavano in fondo alla discesa.
Scully squadrò i tre uomini per qualche secondo. "Me la
pagherete." sibilò,
quindi raggiunse Mulder e salì a cavallo.
"Continuate a coprire." disse l'uomo, osservandoli andarsene. "E
fate in
modo che nessuno più veda nemmeno il cratere." Tolse dalla
tasca una
sigaretta fresca e l'accese, prendendo una profonda boccata.
Oregon
Mercoledì 10 maggio 1868, 1:12 am
Il viaggio di ritorno fino alla baita era stato silenzioso,
troppo
silenzioso. Mulder odiava quel silenzio. Pesava come un cielo di
piombo.
Cercava di stare accanto alla donna, ma puntualmente poco dopo si
ritrovava
dietro di lei, che evidentemente faceva in modo di lasciarlo
indietro. Dopo
un paio d'ore di avanti/indietro, Mulder si rassegnò a
seguirla a qualche
metro di distanza.
Erano arrivati alla baita in fretta, senza dire una sola parola.
Avevano
preparato i giacigli, accesso il fuoco, e si erano coricati senza
mangiare.
Senza parlare.
In quel momento, Mulder sentì la mancanza di uno di quegli
orologi che da
piccolo ammirava dagli amici di suo padre. Si girò nel
letto, senza trovare
una posizione comoda. Il silenzio fu interrotto da un rumore
leggero. Stette
in ascolto e pochi attimi dopo capì che era un pianto
sommesso.
Scostò le coperte e si avvicinò in silenzio a Dana.
Appoggiò delicatamente
una mano sulla sua spalla. Scully trasalì scostandosi di
colpo da lui.
"Dana, sono io, sono Mulder."
"Ah... sì, me n'ero accorta." disse, in un tono piatto.
"Che vuoi?"
"Che succede?"
"Mi hai svegliato. Torna a dormire."
"No, non stavi dormendo. Stavi piangendo. Che succede?"
Dana si mise a sedere di scatto, il suo volto illuminato dal fuoco
del
caminetto era ancora umido. "Mettiamo le cose in chiaro, Mulder.
Io non
stavo piangendo e tu mi hai svegliato. Se non ti prendi una
fucilata nel
culo è solo perché sono mezza addormentata e non ho
voglia di alzarmi a
prendere la pistola."
Lui annuì. Dana stette ferma, seduta, a guardarlo. Mulder
allungò lentamente
una mano e ne passò il palmo sulla sua guancia bagnata.
"Sono quei
soprannomi che feriscono, vero?"
Dana si morse le labbra comandandosi di non piangere di fronte a
lui. Poi
annuì.
"Lo so. La gente mi chiamava "spettrale"."
Dana abbassò lo sguardo.
"Sono solo idioti."
"Lo so."
"Però fa male lo stesso, vero?"
"Già... Mi... mi dispiace che tu non abbia potuto vedere il
tuo meteorite."
"Non importa." Mulder le sorrise, quindi le fece scivolare le
braccia
intorno alla vita e la strinse a sé. "Non importa niente,
Scully, basta
averti accanto."
Lei sorrise. "Non so cosa ci fosse là sotto, Mulder. Ma
è certo che lo
stavano nascondendo." Mulder annuì, quindi la fece sdraiare
accanto a sé.
Scully si appoggiò al suo petto, respirando a fondo il suo
odore ormai
familiare. "E' un mondo così ingiusto..." sussurrò
lei. "Anche tu credi che
io sia fredda, non è vero?"
"No." disse subito lui. "Non sei fredda, sei forte. E questo agli
uomini dà
fastidio."
Dana annuì. "E' vero. E' uno schifo di vita. Sai,
Mulder..." Alzò lo
sguardo. "Sai... io non volevo fare il medico. Volevo entrare a
far parte
degli uomini dello sceriffo."
Fox sorrise. "Io lo sono stato."
"Davvero?!"
"Sì, per un paio di anni. Poi... me ne sono andato. Erano
tutti corrotti."
Dana sospirò. "Non è giusto... tutti sostengono che
è un lavoro da uomini...
ma io non credo che sia vero. Come... come il medico, no?"
"Scully, il fatto è che il mondo è
maschilista..."
"Il mondo è uno schifo." lo interruppe lei. "Un vero
schifo."
Fox le accarezzò dolcemente i capelli. "Dobbiamo
migliorarlo proprio per
questo."
"Noi?"
Lui annuì. "Io e te."
"Cosa possiamo fare noi?"
"Lottare." le rispose. "Lottare per la giustizia. Per la
parità dei diritti,
per quei diritti dichiarati a Philadelphia ma mai rispettati
seriamente."
"Per dare alle donne il diritto di diventare medico?"
"Per darvi il diritto di voto, il diritto a esercitare
qualsiasi
professione, il diritto di portare pantaloni senza problemi e bere
boccali
di birra alle feste."
Scully rise. "Davvero lo pensi?"
"Davvero."
Lei scosse la testa. "Non ci sarà mai un mondo
così."
"E io invece dico che ci sarà un giorno."
"Un giorno... noi saremo già morti."
Mulder la strinse a sé. "Forse. Ma avremo fatto qualcosa
per costruire quel
mondo migliore."
Dana chiuse gli occhi. "Grazie, Mulder."
Fox annuì. "Prego." sussurrò.
"E' vero, comunque."
"Cosa?"
"Che sono fredda."
"No. Dana, non dirlo."
Lei si alzò, per guardarlo in volto. "No, è vero.
Sai... Fin da quando ero
piccola, non ho mai voluto affezionarmi alle persone. Forse avevo
così paura
della morte che... ogni unione sembrava una cosa cattiva...
qualcosa che non
sarebbe durato. Ma... credo che le cose siano cambiate." Mulder la
baciò
delicatamente sulla fronte. Lei sorrise. "Hai trovato la tua terra
promessa,
Fox Mulder?"
"Sì, l'ho trovata."
"Hai trovato la tua casa?" gli chiese Scully.
Lui annuì. "La nostra casa sarà ovunque saremo
noi."
Scully sorrise e prese la mano di Mulder nella sua. "Il mio posto
è accanto
a te."
Oregon,
10 maggio 1998, h 7:07 am
Due colpi sulla porta la fecero abbandonare il profondo stato di
sonno per
lasciarla in un leggero stato di dormiveglia, dal quale poteva
percepire una
realtà ancora ovattata e confusa.
Ma molto invitante...
Altri due colpi.
--Andiamo, ancora un minuto... è così bello dormire
tra le braccia di un
uomo, dopo tanto tempo...-- Si strinse tra le coperte, continuando
a
rifiutare di aprire gli occhi.
"Scully, posso entrare?"
Dana aprì gli occhi di scatto. Mulder? Ma non era...
Alzò lo sguardo e
scoprì di essere abbracciata al cuscino. Sospirò e
si rimise il cuscino
sotto la testa.
"Scully?" la porta si aprì di uno spiraglio. "Scully, tutto
bene?"
"Sì, Mulder... sì..." disse, con voce annoiata.
Fox aprì la porta abbastanza per vedere la collega. "Che
fai ancora a
letto?"
"Cosa? Cosa sto facendo? Sto componendo un sonetto."
Sospirò. "E' sabato..."
disse con voce lamentosa.
"Lo so. Dài, vestiti. Abbiamo un caso da risolvere."
La voce di lui era più gioviale di quanto Scully potesse
sopportare al
momento. Ficcò la testa sotto il cuscino per soffocare una
frase poco
gentile, quindi si mise a sedere. L'aria era fredda. "Mulder...
perché
proprio l'Oregon?"
"Mhmmm... Se ti dicessi che forse c'è un UFO infilato sotto
20 metri di
terra?"
FINE
...be', non proprio...
La bellissima canzone cantata da Mulder è "Go West" dei Pet
Shop Boys.
Piccola precisazione: la battuta "Tom & Jerry" non era
voluta.
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