IN ALTO I CUORI [Rx04]
(di Monica M. Castiglioni)
Tribunale di Washington
Lunedì, 1.12 p.m.
"Complimenti, avvocato." Un grosso uomo si girò, stringendo
la mano al proprio patrono. "Una causa così, non l'avrebbe
vinta proprio nessuno!" sussurrò sorridendo, mentre si avviava
verso l'uscita dell'aula.
"Complimenti Robert." disse una donna, dai radi capelli di un
colore indefinito, tra il rosso e il marrone, a causa di troppe
tinte.
Lui sorrise. "Vado a farmi un caffè." Uscì dall'aula
e si diresse verso il bar del tribunale. Salutò un paio di
colleghi e si sedette al banco, ordinando un espresso.
Vicino a lui si sedette un uomo, alto e magro, grigio di capelli,
senza barba né baffi, con un'aria solenne e dignitosa.
"Avvocato Blanck?"
"Sono io." disse lui.
"Avrei bisogno di un suo consulto."
"Ho appena finito una causa, signore."
"Lo so. Ho seguito. E' per questo che sono qui da lei." disse lui.
Aprendo una borsa gli mostrò diverse centinaia di bigliettoni
verdi.
"Ah, sì. Dica." fece l'avvocato.
"Dovrebbe vedere una cosa."
L'avvocato lasciò il caffè e una banconota sul
tavolo, quindi seguì l'uomo. Entrarono in una macchina nera e
lunga.
"Lei ha mai mentito, avvocato?"
L'uomo rimase un attimo in silenzio. Poi rispose: "Per difendere
le mie cause."
"Quello che ha fatto uscire questa sera di prigione, è un
pluriomicida."
"Già." sorrise lui, convinto che questo giovasse alla sua
fama.
"Già."
"In Alto i Cuori
Sono Rivolti al Signore."
Flowers Beach,
Maryland,
Domenica, 10.13 a.m.
"E così mi sono detta: perché non cambiare un
po' ed andare alle spiagge? Insomma, allora perché non
invitare anche te?"
Dana Scully si stava spalmando dell'olio solare sulle braccia,
tenendo gli occhi chiusi, il volto verso il cielo. "Hai avuto una
bella idea." disse.
"Solo che non sapevo se tu lavoravi o no, di domenica."
"A volte." Dana sorrise.
"Come va, a proposito?"
L'agente sorrise: Hellen, la sua migliore amica era sempre molto
gentile con lei, talvolta un po' curiosa. "Sta andando bene. E' un
periodo tranquillo. Piuttosto, l'allergia di Trent?"
"Oh, i medici mi hanno assicurato che basta aspettare che passi il
periodo del polline." Hellen si alzò e inforcò gli
occhiali da sole. Guardò verso la riva e urlò: "Non
entrare in acqua, Trent!"
Dana sorrise e si aggiustò il prendisole giallo sotto le
gambe.
"Eh, non è ancora la stagione, per bagnarsi nell'oceano. Fa
freddo." specificò Hellen. "E poi..."
"Mamma!" si sentì. "Non posso proprio?"
"No!" esclamò Hellen. "E poi come va a fronte di
uomini?"
Dana scoppiò a ridere.
"Dico sul serio, Dana!"
"Lo so, lo so. E' proprio questo che mi fa ridere."
"Insomma, come va?"
Il monologo di Hellen fu di nuovo interrotto da Trent:
"Mamma!"
"No, tesoro, ti ho detto che non puoi bagnarti!"
Ma il bambino arrivò di corsa dalle due donne: "Mamma,
Dana! C'è un cadavere!"
La prima a scattare in piedi fu Scully. "Un cadavere?!"
Il bambino le condusse fino di un'insenatura coperta da un ponte
di legno. "E' là."
Hellen prese tra le braccia il figlio.
Scully scivolò sotto il ponte e trovò lì il
corpo steso, con il volto affondato nella sabbia. Con la punta delle
dita tirò fuori il portafoglio dalla tasca dei pantaloni
dell'uomo. Quindi uscì alla luce: "E' un uomo." disse, aprendo
il portafogli. "Oh Dio." sussurrò poi.
"Cosa c'è, Dana?"
"E' Robert Blanck." disse lei.
"Quell'avvocato che ha fatto scagionare quel killer che poi
è stato ucciso?"
Scully annuì: "Sì, proprio lui. Era scomparso appena
dopo la vittoria." Aprì la carta d'identità e lesse. Ma
subito la lasciò cadere.
"Che cosa c'è?"
"Ancora... Non è possibile." Raccolse il documento, mentre
il posto cominciava ad affollarsi di curiosi, poliziotti e
giornalisti. "Andate a casa."
"Tu come farai a ritornare?" le chiese Hellen, stringendo la mano
al figlio.
"Vado a chiamare Mulder." disse lei, avviandosi verso una cabina
telefonica.
Flowers Beach,
Maryland,
Domenica, 10.43 a.m.
Scully, seduta su uno scoglio, osservava le operazioni dei
poliziotti, mentre attendeva l'arrivo del collega. Indossava ancora
il prendisole e le scarpe da ginnastica, ma in quel momento i suoi
pensieri erano concentrati sulla carta d'identità di Robert
Blanck.
Su questa, una scritta in caratteri indelebili violacei diceva:
"COLPEVOLE".
"Agente Scully?" sentì ad un tratto qualcuno che la
chiamava dal dietro.
_Una voce nota_. Dana si girò: "Mulder, mi dispiace averti
rotto il weekend..." iniziò lei, vedendolo in jeans e
T-shirt.
"Oh, di niente." sorrise lui. "Anche il tuo deve essere stato
rovinato." fece, riferendosi all'abbigliamento di lei. "Quasi non ti
riconoscevo."
Scully indicò il corpo che stavano portando via.
"Allora, un altro 'colpevole'?" chiese lui.
"Già. Pensavo fosse un fatto isolato, invece..." Scully
prese un profondo respiro.
"Chi l'ha trovato?" chiese Mulder, mentre, allontanandosi dal
porto, si avviavano verso le auto della polizia.
"Trent." rispose Scully.
"Il tuo figlioccio?"
"Già. Stava giocando con un gruppetto di amici. Voglio
farmi dare il caso, Mulder."
Lui annuì.
"Che fai, vieni con me?" gli chiese.
"Ovviamente." sorrise Fox.
"Ah, prima di andare al Bureau, puoi lasciarmi a casa? Devo
cambiarmi."
"Perché? Il giallo ti dona." scherzò lui, beccandosi
uno sguardo di sussiego dalla collega.
FBI, Quartier generale di Washington
Sala delle autopsie
Domenica, 2.13 p.m.
Il cadavere di Robert Blanck giaceva sotto la lampada
bianchissima, adagiato sul lettino metallico.
Dana Scully stava guardando i risultati dell'esame tossicologico
del corpo che aveva sotto gli occhi. Fare gli straordinari, proprio
in una bellissima domenica, quando avrebbe potuto starsene sdraiata
al sole, in compagnia della sua migliore amica, non era nella sua
filosofia di vita, ma, probabilmente, la dottrina di Mulder aveva
cominciato a corromperla.
Stava per uscire dalla sala, quando Fox arrivò da lei.
"Trovato qualcosa?"
"Sì. Nel sangue c'è un alto tasso di adrenalina e di
alcool."
"Come nel primo caso." ricordò Fox. "Gli hanno
sparato?"
"No. All'inizio ho pensato ad avvelenamento, ma poi ho notato
questi." Dana indicò due segni rossi sulle tempie.
"Folgorazione?" chiese lui.
"Già. Sembra quasi che sia stato ucciso su una sedia
elettrica. Ce ne sono tutti gli indizi."
Il collega annuì. "Tu pensi che sia ancora lo stesso?" le
chiese.
"Mulder, John B. Samuels, l'omicida che ha fatto la prima vittima
di questo caso, è stato ucciso dalla polizia quattro mesi fa."
gli ricordò lei. Poi lo guardò in viso ed
esclamò: "Ah, no, non dirlo!"
"Che cosa?" sorrise lui con aria innocente.
"E' un emulo. Ne sono convinta. Quel tale è morto e
sepolto, Mulder. E' morto!"
Fox continuava a sorridere, divertito dalla presa di posizione
della collega. "Lo so, Scully. Lo so che è morto."
Scully ricoprì il cadavere con il lenzuolo azzurrognolo e
uscì dalla stanza. "E' morto. E John B. Samuels non è
tornato dall'oltretomba per continuare il suo operato." Scully si
tolse il camice e si avviò con lui verso l'ufficio degli
X-Files.
"Sono d'accordo con te." disse lui.
"E nessuno si è messo in comunicazione medianica con
lui."
"Ok." concordò.
Scully sospirò di sollievo. "Meno male. Almeno le teorie
più strane credo di averle esaurite. Non penso che ti
rimangano molte idee strampalate."
Mulder sorrise: "Scully, com'è che allora il particolare
della scritta 'colpevole' non era stato reso noto e ora è
saltato fuori?"
Dana si lasciò cadere scoraggiata sulla sedia. "Mi sembrava
strano..." sussurrò.
"Mettiamola così: qualche giorno prima di venire ucciso,
Samuels ha parlato di questo fatto a qualcuno."
Scully scosse la testa. "Samuels è stato ucciso il giorno
dopo l'omicidio. E poi la vittima era 'colpevole' di avergli
fracassato il cofano della macchina con una mazza da baseball."
"Già." convenne Mulder, mentre si fermava a pensare. "E
invece Blanck era un avvocato di grande fama."
"Un atto sociale: ha fatto uscire di galera un pluriomicida."
"Allora, o il nuovo killer è un poliziotto che era nel caso
oppure..."
"Ah no!" Dana alzò una mano. "No! Non dirlo nemmeno per
scherzo, Mulder!"
"Volevo solo dire che magari è riuscito ad infiltrarsi
nelle banche dati." finse lui. "Sei ipertesa, Scully. Oltre che
prevenuta."
"Io voglio vedere i reperti di Samuels." si avviò verso la
porta, ma prima di uscire volle prendersi la sua piccola rivincita.
"Ehi, Mulder, non ti ho mai detto che quando ti metti a parlare di
alieni sei da taglio delle vene?" Gli lanciò un sorrisetto e
uscì, chiudendo la porta dietro di sé.
Fox sorrise: "Questa me la devo segnare."
Appartamento di Dana Scully
Domenica, 11.29 p.m.
Un plico di fotografie e di fascicoli erano riposti ordinatamente
sul tavolo, vicino alla finestra. Tra di essi, uscivano vari
foglietti usati da segno. Il computer era acceso e lo schermo
spandeva una fievole luce azzurrognola per la stanza. Scully stava
dormendo, appisolatasi sul divano durante una pausa. Ma il telefono
la destò: "Pronto?" disse con tono assonnato.
"Ciao Scully, sono io."
Lei strizzò un sorrisetto: Mulder.
"Stavi dormendo? Ti ho svegliata?"
"No, no." mentì lei. "Che c'è?"
"Ho riguardato nel fascicolo che avevo fatto sul caso Samuels. Hai
sotto mano il plico?" le chiese.
"Sì, certo." Si alzò. "Perché?"
"In una foto dell'appartamento, lo vedi?"
"Aspetta, non trovo la foto." Tenendo il telefono tra l'orecchio e
la spalla, Scully aprì un paio di fascicoli. Ma in quel
preciso istante, tutte le cartelline decisero che era ora di fare il
bungee jumping, ma senza elastici. Tutte assieme e tutte di colpo
finirono ai piedi di Dana, che, sospirando e sbuffando, si
chinò a frugarle per trovare quella foto. "Mulder, non la
trovo, ce ne sono venti qui, di foto."
"Quella con Samuels in primo piano, davanti al divano."
"Ah, trovata." disse in fine lei. "Cosa dovrei vederci?"
"Lo vedi quel riflesso nella finestra?"
"Sì, lo vedo." Scully era seduta per terra, osservava la
foto, con un po' troppa voglia di dormire per riuscire a seguire
quello che Mulder diceva.
"C'è qualcuno lì dietro Scully. Ne sono convinto. Lo
vedi?"
"Sì, Mulder, sì. Lo vedo."
"Scully, stai bene?"
"Sì, Mulder, lo vedo."
"Ah." fece lui, un po' divertito e un po' dispiaciuto per averla
svegliata. "Ok, allora la vediamo meglio domani in ufficio. Va
bene?"
"Perfetto." sorrise lei, già per metà nel mondo dei
sogni.
"Allora, buona notte, Scully."
"'Notte Mulder." Dana spense telefono, computer e luci, si
buttò sul letto e si addormentò di colpo.
Ufficio degli X-Files
Lunedì, 7.59 a.m.
Scully corse giù per le scale e appena prima di entrare si
passò una mano tra i capelli. Prese il respiro ed
entrò. "Buongiorno, Mulder." lo salutò.
"Ciao, Scully." rispose lui, con fare assente. Era seduto - come
suo solito - con i piedi appoggiati al tavolo e tra le mani teneva
aperto il fascicolo su Samuels. "Sempre puntualissima, come al
solito." commentò, senza sarcasmo.
Quella mattina, in realtà, Scully si era svegliata con
mezz'ora di ritardo, e aveva dovuto fare tutto di corsa, per riuscire
a non dare l'impressione di aver avuto quel piccolo problema a
Mulder, che in quel periodo le dava la netta sensazione di doverla
prendere in giro per ogni minima idiozia. E Scully sapeva che, se
Mulder iniziava, poi non la finiva più.
Fox fece scivolare sulla scrivania una foto. Quindi indicò
un punto preciso: "Chi è?"
Scully guardò bene sulla stampa. "L'immagine riflessa di un
poliziotto?" propose, pentendosene subito: Mulder l'avrebbe presa in
giro almeno per due ore.
"Così pensavo anch'io." disse invece lui. "Ma guarda bene.
Non è un'immagine riflessa." Le passò una lente
d'ingrandimento.
"Sì, hai ragione." sussurrò lei. "E chi è
'sto tizio che guarda dentro dalla finestra di un appartamento in cui
la polizia ha fatto un'irruzione, per di più senza che nessuno
se ne accorga?"
"Ah, non lo so." disse lui, tirandosi in piedi. "La porti tu alla
scientifica?"
"Sì, ma tu dove vai?"
"A casa di Samuels."
14 Clair Street
ex residenza di John B. Samuels
Lunedì, 8.27 a.m.
La catapecchia nella quale Samuels aveva vissuto i suoi ultimi
momenti di vita era circondata da altre catapecchie. Ma quella
dell'omicida si riconosceva per la sua inconfondibile decadenza, non
certo verlainiana. Le strisce gialle messe dalla polizia svolazzavano
ancora attaccate agli stipiti, sbiadite e strappate. La porta era
aperta, nel vero senso della parola: aveva una grossa breccia nel
centro, proprio come se qualcuno vi avesse tirato calci finché
non aveva ceduto. Mulder entrò senza difficoltà,
perché la serratura era stata presa di mira allo stesso modo
del pannello centrale. L'appartamento di Samuels era stato messo
sottosopra completamente. Probabilmente i vicini avevano saccheggiato
la casa, non appena la polizia l'aveva lasciata. Camminò fino
alla sala. Il divano sul quale era steso il cadavere di Samuels nella
foto che aveva mostrato a Scully, era stato completamente tagliato
dalla polizia. Mulder allungò le dita tra la stoffa e
toccò la polvere bianca che vi era sparsa: eroina. Forse i
vicini non avevano ancora finito di fare le pulizie. Fox
scavalcò i cumuli di ciarpame che era ammassato nella sala ed
arrivò alla finestra. Era passato troppo tempo, pensò.
L'aprì a fatica. Le cerniere erano completamente arrugginite.
Un cumulo di polvere era stata fermata sotto il serramento. Mulder
raccolse tutte le schifezze in un sacchetto, quindi ci guardò
dentro. C'era qualcosa, nettamente diverso da tutto il resto. Capelli
grigi.
FBI, Sezione scientifica
ore 9.16 a.m.
"Perfetto." disse Scully. "Non lo vedi anche tu un volto qui?"
Indicò una parte dell'ingrandimento della fotografia.
Fritz, un giovane agente della sezione scientifica esperto in
fotografia, osservò lo schermo. "Sì, mi sembra."
"Puoi cercarlo negli schedari per me?"
"Non c'è problema."
"Grazie." concluse Scully.
Quando Dana rientrò nell'ufficio degli X-Files, Mulder era
già arrivato.
"Scoperto qualcosa?" gli chiese.
"Non molto, oltre al fatto che la casa di Samuels è stata
quasi demolita dai vicini. Tu?"
Gli passò alcuni fogli e riprese: "Questi sono i miglior
ingrandimenti che siamo riusciti a fare. Questo tale, chiunque sia,
non è schedato. Non è un poliziotto né un agente
federale."
Mulder annuì: "Siamo a cavallo, insomma."
"Non abbiamo in mano niente, Mulder." concluse lei.
Ma proprio in quel momento il telefono squillò.
FBI, Quartier generale di Washington
Lunedì, 7.07 p.m.
Scully era seduta appena fuori dalla sala delle autopsie, con
ancora indosso il camice verde. Non si accorse quando Mulder
arrivò.
"Ho preso gli esami, Scully."
Lei trasalì.
"Ehi, tutto bene?"
"Ah... Sì, sì, tutto bene. Allora" riprese lei. "che
c'è scritto?"
"Era completamente fatta. Ma questo credo che questo l'avrai
notato anche tu."
"Già. Sai Mulder, è strano... E' quasi
impressionante vedere una ragazza così giovane, già
drogarsi ed essere... condannata alla sedia elettrica." Scully trasse
un profondo respiro. "Sedici anni..."
"Ho cercato parenti o amici..." Mulder lasciò in sospeso la
frase.
"E non ne hai trovati." concluse Scully. "Già... Poveretta.
Ma chi l'avrebbe potuta volere morta?"
"Non lo so. Ed è quello che voglio scoprire." Mulder
appoggiò la mano sulla spalla della collega e fece per
allontanarsi.
Ma lei lo richiamò: "Aspettami, vengo anch'io."
Henries Street
Maryland
Martedì, 5.05 a.m.
"Signore! E' qui!" Un agente risalì la collinetta che
portava verso le villette.
Walter Skinner si avviò a passi lunghi verso il bordo della
strada. Le prime luci dell'alba avevano già inondato la fredda
radura di un chiarore di ghiaccio. L'uomo osservò per alcuni
istanti un corpo, steso di traverso sul bordo della strada.
Inspirò e concluse: "Sì, è lui."
Un agente si infilò un paio di guanti di lattice bianchi ed
estrasse il distintivo dalla tasca interna della giacca del cadavere.
Lo aprì e lo mostrò a Skinner: "Un altro."
Lui prese in mano il documento: "COLPEVOLE".
"Signore, ha già istituito una squadra investigativa sul
caso?" chiese l'agente.
Skinner tardò alcuni attimi a rispondere. "Sì, se ne
stanno occupando gli agenti Mulder e Scully."
"I due degli X-Files?!" esclamò un altro.
"Sì, proprio loro." tagliò corto Skinner. "Anzi,
chiamateli."
FBI, Quartier Generale di Washington
Sala delle autopsie
Martedì, 6.07 a.m.
"Grazie per essere venuta così presto, agente." riprese
Skinner. "E' la terza morte di questo genere. Ho bisogno di tutte le
vostre forze per risolvere il caso." Quindi uscì.
Scully si tolse la giacca e l'appese. "Mi spieghi tu qualcosa di
più?" Si infilò il camice. Stava per allacciarselo,
quando Mulder si alzò e l'aiutò a chiudere i lacci
sulla schiena.
"Hanno trovato il cadavere di un agente dell'FBI, questa
mattina."
Scully annuì, mentre si legava i capelli.
"Era un amico di Skinner. Aveva risolto da un paio di giorni un
caso decennale. Forse ne hai sentito parlare, era quello dei
rapimenti multipli."
Dana annuì. "Sì, ricordo qualcosa." Sollevò
il lenzuolo azzurro. "Non credo che ci sia molto da fare."
sussurrò.
Anche quel cadavere presentava i segni di una folgorazione
elettrica. Scully lo ricoprì dopo pochi istanti e si tolse i
guanti.
"Qualcosa che non va, Scully?"
La donna scosse leggermente la testa.
"Arretrati di sonno?"
"Sì, forse. E'... E' che mi sembra che questo caso ci stia
scappando di mano..." Si sedette di fronte al collega.
"Si trova un cadavere via l'altro." commentò Mulder. Ci fu
un attimo di silenzio. Quindi Mulder allungò un braccio ed
alzò il lenzuolo. "Guarda qui, Scully."
"Cosa?"
"Li vedi questi segni?"
Scully si rinfilò i guanti e ripulì il polso
dell'uomo dal fango. "Già... C'erano anche sugli altri
cadaveri... Non ci avevo fatto caso, mi viene in mente solo ora.
Pensavo fossero schizzi di penna." Scully li guardò bene. "Ma
che cosa potrebbero essere?"
"4 e 6."
Scully alzò lo sguardo verso il collega: "Come?"
"4 e 6. Sono scritti in caratteri ebraici." spiegò lui.
"E cosa ci fanno un 4 e un 6 ebraici sul polso di un uomo
assassinato?"
Mulder si alzò. "E' quello che vorrei sapere anch'io,
Scully. Hai fatto delle foto dei cadaveri precedenti?"
"Sì, sono nei fascicoli. Ma dove vuoi arrivare,
Mulder?"
"Non lo so ancora di preciso... Fammi vedere quelle foto."
Uscirono dalla sala e si diressero verso l'ufficio degli X-Files.
Scully sfogliò un paio di fascicoli, quindi ne estrasse alcune
foto. "Eccole."
"Scully, perché non vai a dormire un po', intanto che io
cerco di tirarci fuori qualcosa?"
La donna annuì. "Sarà meglio. Comincio a vedere i
frattali per la stanza."
"I frattali?" chiese lui.
"Annebbiamento della vista." Spiegò lei, mentre si infilava
il soprabito. "Non è un termine medico. "
Mulder sorrise: "Sì, hai proprio bisogno di un bel
sonno."
Dana salutò il collega con un cenno della mano ed
uscì.
Luogo sconosciuto
Data sconosciuta
Ora sconosciuta
"No! Non ho fatto niente!!! Io non ho fatto niente!" Era una voce
dispersa nel buio. Dispersa come un segnale lanciato nello spazio e
mai più recuperato.
"2." Un'altra rauca e solenne... come una condanna.
FBI, Quartier generale di Washington
Martedì, 12.30 p.m.
Scully stava di nuovo correndo verso l'ufficio di Mulder. Quando
se ne rese conto si diede della pazza. Nonostante ciò,
continuò nel suo incedere spedito, tanto che scivolò
sugli ultimi gradini. Non riuscì ad alzarsi subito.
Mulder aprì la porta dell'ufficio: "Scully, che è
successo?" L'aiutò a rialzarsi.
"Sono scivolata." rispose lei semplicemente.
"Stai bene?"
"Sì, sì. Allora, che cos'hai scoperto?"
"1, 5, 7, 8, 9." le rispose.
"Sono i numeri scritti sui polsi delle vittime?"
"Sì." Mulder si sedette e le passò la foto che lei
aveva fatto analizzare da Fritz. "Non hanno trovato nessun indizio.
Né vi sono prove che questo tale esista davvero o che
sia..."
"No, aspetta un momento, Mulder. Che esista davvero?"
"No?"
Scully sospirò: "Ok, ok. Vai avanti."
"Abbia qualcosa a che fare con questo caso."
"E la storia dei numeri?"
"E' una teoria un po' stravagante, ma..."
Scully rise. "Ormai da te mi aspetto di tutto, Mulder."
Mulder si unì a lei: "Già. Allora..." Il suo
discorso fu interrotto dallo squillo del telefono. "Sì?"
chiese rispondendo. Ascoltò per qualcosa istante, quindi
riagganciò. "Ne hanno trovato un altro."
Ditta GWAGMIA
28 White Street, Maryland
Martedì, 2.13 p.m.
"Le morti si stanno susseguendo un po' troppo in fretta per i miei
gusti." esclamò Skinner non appena vide arrivare i due agenti.
"Considerate da ora in poi di avere tutte le risorse del Bureau a
disposizione delle vostre indagini."
Mulder e Scully si avviarono verso l'uomo che aveva trovato il
cadavere di Robert "Bobbie" Richt.
"Cosa mi stavi dicendo a proposito dei numeri?" riprese
Scully.
"Tu li sai i dieci Comandamenti, vero?"
Scully annuì. "Perché?"
"Ho visto una correlazione tra tutti i cadaveri e la violazione di
uno o più Comandamenti."
"Ah." fece Scully non troppo convinta.
Ma ormai erano arrivati e Mulder non volle continuare.
"Agenti Mulder e Scully." si presentarono. "Vorrebbe dirci come
sono andate le cose?"
"Ecco..." L'uomo che aveva ritrovato il cadavere era un operaio
della ditta GWAGMIA, un uomo alla buona. "Io dovevo sistemare un
tubo, quando l'ho visto... Dio mio... Poveraccio."
Il cadavere si intravedeva rinchiuso tra due lamiere di
recinzione.
"Sembrerebbe sia stato messo lì dall'esterno."
costatò Scully, mentre Skinner li aveva raggiunti.
"Sembra quasi una punizione divina. Bobbie... non era cattivo...
davvero." continuò l'operaio.
Mulder si infilò un paio di guanti di lattice e si
abbassò accanto alla collega, mentre lasciava silenziosamente
a Skinner il compito di ascoltare l'uomo.
"Bobbie, sì, era un brav'uomo. Qualche volta bestemmiava un
po', però..."
"Scully... Guarda qui." Mulder indicò il polso della
vittima. Un segno blu di penna.
Skinner congedò l'operaio, quindi si rivolse ai suoi
agenti: "Avete trovato qualcosa?"
"Forse." rispose Fox.
"Forse?" chiese Dana. " Mulder?"
"Quello è un 2, Scully."
La donna riflesse per un instante. Non ci voleva credere. Ma alla
fine dovette cedere: "Non nominare il nome di Dio invano."
"Più ovvio di così." riprese lui.
"Mulder, ma è letteralmente assurdo!" esclamò
Scully.
Skinner si intromise nel discorso: "Qualunque cosa sia, vedete di
venirne a capo. Anche se doveste tirare in ballo Dio." Detto questo,
si allontanò da loro.
Fox guardò la collega.
"Dài, spara." concluse lei con un sospiro.
"Non c'è molto da spiegare, Scully. I fanatici religiosi
sono molti. E anche i megalomani. Non è difficile trovare
qualcuno che si crede Dio."
"Questo lo so, ma arrivare a giustiziare perché siano
rispettati i comandamenti mi sembra fin troppo assurdo per essere
vero."
"Abbiamo anche incontrato di peggio."
"Agenti Scully e Mulder, immagino." Una voce alle loro spalle li
distolse dal discorso. L'uomo che li aveva appena chiamati era alto e
magro, con capelli grigi ben tenuti e un'aria solenne e dignitosa.
"Siete qui per la morte di Bobbie, immagino."
"Sì." rispose Scully, facendosi avanti. "Lei è il
signor?"
"Vigas Siles. Sono il proprietario dell'azienda. Bobbie era un mio
dipendente. Posso esservi d'aiuto?"
"Conosceva bene Robert Richt?" riprese Scully.
"Certo. Per me i miei operai sono come la mia famiglia. Ho una
scheda su ognuno di loro, ma non saprei trovarvela. Devo aspettare la
mia segretaria. Non appena la signorina Barbara arriverà, le
pregherò di farmela avere."
Scully annuì. "Grazie." Quindi passò un biglietto
all'uomo. "Può trovarmi a questi numeri."
"Se aveste bisogno di qualunque cosa, la mia ditta è a
vostra disposizione." Come per magia lasciò scivolare nelle
mani dei due agenti due volantini pubblicitari della GWAGMIA, quindi
si allontanò da loro.
Gli stessi volantini furono fatti sparire dai due agenti alla
stessa velocità con cui erano apparsi, in una tasca del
soprabito. Avevano di più importante a cui pensare.
FBI, Quartier Generale di Washington
Ufficio degli X-Files
Martedì, 7.01 p.m.
L'autopsia di Bobbie aveva rilevato esattamente le stesse
condizioni dei cadaveri precedenti. Ma Scully non era convinta del
caso.
"Mulder, facciamola finita. Dimmi cosa stai pensando." disse,
irrompendo nell'ufficio del collega.
"Oppure...?" replicò lui.
"Oppure?!"
Fox si mise a ridere.
"Ti sembra il momento di scherzare?!" esclamò lei.
"No, proprio no." ammise lui.
"Appunto."
Fox si sedette dietro la propria scrivania e attese che anche la
collega si accomodasse prima di iniziare. "Allora: il primo cadavere
che abbiamo trovato è quello di un avvocato: il numero sul suo
polso era..." Prese in mano un fascicolo e sfogliò qualche
pagina. "8."
"Non dire falsa testimonianza contro il tuo prossimo." concluse
Scully.
"Quindi abbiamo ritrovato una ragazza tossicodipendente. 1 e
7."
"Non avrai altro Dio davanti a me e non rubare. Immagino che mi
verrai a dire che la droga è come un dio e che quella ragazza
rubava per procurarsela."
"Ho controllato. Ha due precedenti penali per furto e uno per
detenzione di droga."
"Aveva..." lo corresse inconsciamente Dana, sottovoce.
"L'agente Phil Michealson aveva sul polso i numeri 5 e 9."
Scully alzò lo sguardo verso il collega. "Non uccidere e
non desiderare la donna d'altri."
"Siamo tutti sotto tiro, insomma."
"Vuoi piantarla, Mulder?!"
"Scusami. Non credevo di averti esasperato." Fox si tirò in
avanti. "Questo tale doveva saperne molto di quelli che ha ucciso.
Insomma, come faceva a sapere che Michealson aveva una relazione con
una donna sposata?"
"E' sicura questa notizia?" replicò Scully.
"Be', me l'ha detto Skinner, temeva che ci fosse di mezzo qualche
vendetta dal marito di lei." le spiegò.
"Ma?"
"Ma è innocente, nonché all'estero."
Scully prese in mano le foto. "Ok. Stiamo cercando un tale che si
crede Dio, e che è riuscito a costruirsi una sedia elettrica
per giustiziare chi non gli va. Ma il problema è anche un
altro: come fa, 'sto tale, a sapere tutto quello che sa della gente?
Hai qualche idea?"
Mulder scosse lievemente il capo. "Anche se te lo dicessi, non mi
crederesti."
"Sì, forse hai ragione." Dana annuì. "Ma tu prova a
dirmelo lo stesso."
"Quel tale, che secondo me è lo stesso della foto di
Samuels, riesce in qualche modo a leggere..." Mulder stava già
per rinunciare. Ma visto che Scully non dava ancora segni di
insofferenza, proseguì. "A leggere nel pensiero degli altri,
riuscendo così a sottrargli i loro più intimi
segreti."
Dana annuì. "Ok. Poniamo che sia così. Come lo
troviamo?"
Il telefono squillò, interrompendo di nuovo il loro
discorso. Era il cellulare di Scully. "Pronto?"
Dall'altra parte, la gentilissima voce di Vigas Siles: "Buona
sera, agente Scully, mi dispiace disturbarla, ma Barbara mi ha fatto
avere il fascicolo."
"Ah, va bene, grazie." disse lei. "Vengo a prenderlo." Dana spense
il cellulare e si alzò. "Vado a prendere quel fascicolo su
Bobbie. Spero che possa portarci da qualche parte."
"Ok. Vengo con te?"
"No. Stai pure a cercare la teoria più pazza qui nel tuo
regno." lo prese benevolmente in giro. "Io ho bisogno di fare quattro
passi."
Mulder sorrise e la salutò: "Ci vediamo domani,
allora."
Ditta GWAGMIA
28 White Street, Maryland
Martedì, 8.07 p.m.
Scully parcheggiò di traverso, infilando la propria vettura
tra due alberi, non proprio vicino all'entrata della GWAGMIA. Strano
nome, pensò, mentre si avviava ad oltrepassare la soglia.
Forse, se fosse stata in vena, alla fine avrebbe chiesto al
proprietario cosa significava. Arrivata alla porta, fu accolta
calorosamente da Barbara: questa era una bella donna, non troppo
giovane, non bionda, non magra né grassa... non era la tipica
segretaria. La donna la fece accomodare nell'ufficio di Siles, che
poco dopo si presentò con uno splendido sorriso davanti
all'agente.
"Mi perdoni per l'attesa." disse lui.
"Si figuri." rispose lei.
Appartamento di Fox Mulder
Martedì, 8.09 p.m.
Mulder si frugò nelle tasche della giacca. Voleva dare
un'occhiata al volantino che aveva ricevuto e inabissato quel giorno.
Ma poi si ricordò di averlo tolto e messo da qualche parte. Lo
cercò per qualche istante, poi, finalmente, lo ritrovò
appoggiato sotto ad un bicchiere. Distorta da questo, la foto di
Vigas Siles, capeggiava in mezzo alla parte posteriore del volantino.
Per una frazione di secondo, Mulder sembrò ricordare qualcosa
di importante, ma quell'idea svanì subito. Non ci fece caso,
pensò che forse era solo qualche volto strano che emergeva dai
suoi ricordi d'infanzia. Sollevò il bicchiere e fece scivolare
fuori il volantino.
"Ditta GWAGMIA ", diceva una ridondante intestazione, che fece
passare subito a Mulder la voglia di leggerlo. Fatto sta che vi
riappoggiò sopra il bicchiere ed andò a sdraiarsi sul
divano.
"GWAGMIA. Che diavolo potrebbe voler dire?" si chiese. "GWA-GMIA."
Cominciò a giocherellare mentalmente con quella parola.
"GWA-GM-IA".
Ditta GWAGMIA
28 White Street, Maryland
Martedì, 8.12 p.m.
"Eccole il fascicolo." disse Vigas Siles, passando una sottile
cartelletta a Scully. "Potrebbe controllare se è tutto a
posto?"
Scully sorrise. "Non vedo cosa non dovrebbe andar bene." Prese in
mano il fascicolo che l'uomo le stava porgendo.
"La prego, controlli." sorrise lui.
"Ok." Scully aprì la copertina. Davanti ai suoi occhi
apparvero sette incomprensibili segni.
Appartamento di Fox Mulder
Martedì, 8.13 p.m.
"G-W-A-G-M-I-A." Mulder stava rigirando questa parola da alcuni
minuti, quando - neppure sapendo come - ne trasse l'acrostico. "God,
What A Good Man I Am.", "Signore, che buon uomo sono". Mulder
sospirò. "Dio mio, che megalomane..." Di nuovo quella
sensazione. Un nuovo baratro. E ad un tratto una domanda: "Che cosa
produce la GWAGMIA?" Fox prese in mano il volantino.
Ditta GWAGMIA
impianti elettrici
- per ogni necessità -
Ditta GWAGMIA
28 White Street, Maryland
Martedì, 8.13 p.m.
"Che significa questo?" sussurrò Scully, con un
presentimento che non le prometteva nulla di buono."Allora, Dana,
è tutto giusto? Non manca niente?"Scully si alzò in
piedi di scatto, cercando la pistola sul suo fianco."E' inutile che
cerchi di scappare al giudizio divino. Dio ti vede, ovunque tu vada.
E l'infrazione di sette comandamenti su dieci è quasi un
record, lo sai?"
L'agente indietreggiò, mentre l'uomo avanzava con la di lei
pistola in mano. "Nessuno può sottrarsi al giudizio divino!"
esclamò con un tono solenne e deciso.
A Scully non rimaneva molto da fare. Scattò verso la porta,
ma la trovò serrata.
"E' tutto inutile. Il giudizio ti seguirà ovunque tu
andrai. Ma io ti libererò, ti darò l'occasione di
redimerti dai tuoi peccati, Dana. Andiamo, non opporre resistenza, e
vieni con me. Signore, io sono un uomo buono. E voglio aiutarti."
Scully si girò e diede un calcio alla porta. Ma sembrava
fatta di ferro. "Barbara!" urlò. "Chiami la polizia,
Barbara!"
Vigas rise. "Barbara è la _mia_ segretaria."
"Non se la caverà così, gran figlio di puttana!"
"Non mi dire!" esclamò Vigas, con un sorriso satanico
stampato sulle labbra. "Devo aggiungere anche turpiloquio all'elenco
dei tuoi peccati?"Dana stringeva ancora in mano quel fascicolo.
"Aprilo." le ordinò. "Aprilo!"
Scully socchiuse la cartelletta.
"Ormai dovresti aver imparato a leggerli. Coraggio, allora."
Scully scosse leggermente la testa.
In quel momento la porta si aprì. "Ha bisogno, signor
Siles?" Era Barbara.
"Sì, figliola. Prepariamoci per un processo."
Barbara scomparve dietro la porta, e con lei ogni speranza di
Scully.
43a strada
Washington
Martedì, 8.27 p.m.
"Ne è convinto, agente Mulder?" Skinner aveva sempre dei
problemi a credere all'agente.
Fox, nella disperata corsa contro il tempo e verso la GWAGMIA, non
aveva voglia di implorarlo. "Veda lei." disse, mentre prendeva una
curva con una manovra non proprio ortodossa. Un tale gli
imprecò contro, ma lui non ci fece caso. "L'agente Scully
è là da mezz'ora. Cosa crede che stia facendo? Che
l'abbia invitata a una cena che non sia l'ultima?!"
"Agente Mulder le sue sono accuse molto gravi."
"Senta, faccia quello che vuole!" urlò ad un tratto Fox.
"Io comunque, Scully non la lascio da sola." Spense il cellulare e lo
buttò sul sedile di fianco.Il Bureau era più vicino
alla GWAGMIA di quanto non lo fosse lui. Sperò che Skinner si
decidesse a mandare tutta la cavalleria, che, forse, per una volta
avrebbe potuto essere veramente utile.
Sotterranei della ditta GWAGMIA
8.28 p.m.
Scully si chiese se non fossero abbastanza vicini all'inferno per
andarci direttamente. Le sembrava di essere scesa sottoterra per
centinaia di chilometri, quando in realtà erano solo pochi
metri. Davanti a lei, a distanza di sicurezza, Barbara, che portava
in mano un drappo nero. Non volle pensare a cosa potesse servire.
Preferiva non saperlo.
Dietro di lei, con la pistola puntata tra le sue scapole, Vigas
Siles.Arrivarono ad una porta. Lei fu spinta dentro. Esaminò
velocemente la situazione. A parte l'assoluta mancanza di vie
d'uscita, al centro era posta una sedia di metallo che dava tutta
l'impressione di essere una sedia elettrica. Su un lato c'era una
grande scrivania di legno, sulla quale sostavano grossi libri scuri.
Dall'altra parte un'ordinatissima libreria. Barbara accese la lampada
proprio sopra la sedia e Vigas ci spinse Scully.
"Forse non sarà molto comoda..." iniziò lui.
"Mi lasci andare, gran figlio di puttana." sibilò lei.
"... Ma non ci dovrà stare per molto." riprese lui.
"Figliola, aiutami, te ne prego."
Barbara si avvicinò alla sedia ed aiutò l'uomo a
stringere i lacci intorno a Dana.
"Molto bene." sussurrò Vigas. Si sedette alla grande
scrivania davanti all'agente e quindi iniziò. "Ci siamo
riuniti questa sera per giudicare e liberare dai peccati Dana
Katherine Scully. La mia discepola Barbara sia da testimone davanti
agli uomini e davanti a Dio della liberazione della nostra amica
Dana."
"Sono presente." disse la donna, sedendosi accanto a Scully.
"Dana," riprese Siles, parlando ora direttamente con l'agente.
"riconosci i tuoi peccati contro il primo comandamento?"
"Ma che diavolo sta dicendo?!" esclamò lei. "Non ho mai
adorato altri dei."
"Oh, no. Ti sbagli. Il tuo idolo è la scienza."
Scully rimase in silenzio. Questo le sembrava proprio assurdo.
"L'imputata è recidiva." sospirò lui, facendo un
gesto alla segretaria.
Questa, scoperto l'avambraccio sinistro di Scully, vi scrisse un 1
ebraico.
"Dana, riconosci i tuoi peccati contro il secondo comandamento,
tirando Dio dove non centrava?"
Scully non rispose. Capì che ora non c'era più
niente da fare. Forse, solo pregare.
"Due." disse Barbara mentre scriveva quel numero.
"Dana, riconosci i tuoi peccati contro il terzo comandamento,
lavorando la domenica e i giorni di festa?"
"Questo è vero." sussurrò lei.
"Tre." concluse Barbara.
"Dana, riconosci i tuoi peccati contro il quarto
comandamento?"
Scully alzò lo sguardo di colpo. "No!"
"No? E tutte quelle discussioni con tuo padre? E le delusioni che
hai dato ai tuoi genitori?"
"Mio padre era orgoglioso di me." affermò Scully, mentre le
lacrime cominciavano a scorrere sul suo volto spaventato. "Non sono
colpevole contro questo comandamento."
"Oh sì che lo sei." sospirò lui. "Proseguiamo. Dana,
riconosci i tuoi peccati contro il quinto comandamento?"
"Ho ucciso per legittima difesa." Dana stava piangendo, sentiva di
non riuscire a smettere, non riusciva a far forza sulla propria
volontà. Piangere era tutto quello che poteva fare.
"Non imparerai mai, dunque, Dana?!" esclamò Vigas.
"Riconosci i tuoi peccati contro il sesto comandamento?"
Scully cercò di liberarsi gli occhi dalle lacrime, non
vedeva più nulla. "Perché contro il sesto?
Perché?"
"Non vorrai dire davanti a Dio e ai suoi testimoni che la tua
relazione con Jack Willis era stata consacrata?!"
La donna scosse il capo.
Barbara segnò il numero.
"Dana, riconosci i tuoi peccati contro l'ottavo comandamento?"
"Non dire falsa testimonianza contro il tuo prossimo... Non ho mai
mentito per ferire o raggirare." cercò di difendersi lei. Ma
le sue lacrime tradivano la certezza che una volta almeno aveva
peccato.
"Luther Boggs." dichiarò l'uomo. "Era condannato a morte e
tu gli hai mentito per estorcergli un'informazione. Che cosa
c'è di peggio dell'ingannare una persona che ripone la sua
unica e ultima speranza di vita nelle tue mani?!" urlò.
"Otto." disse Barbara. "Colpevole." proseguì la segretaria,
timbrando in viola il distintivo di Scully. "Colpevole di sette reati
contro la legge divina."
Quindi si alzò e scomparve dalla vista di Scully.
"Che la grazia di Dio abbia pietà di te, Dana Katherine
Scully. Oggi, nel nome di Dio, io ti condanno ad espiare i tuoi
peccati con la morte."
Dana vide il suo giudice prepararsi ad abbassare una grossa leva
della corrente.
Chiuse gli occhi.
Respirò profondamente.
Ed attese la fine.
Un fortissimo colpo.
Un tonfo.
Quindi la luce che tremava davanti ai suoi occhi.
E' finita, si disse.
E' finita.
Ora rivedrò mio padre e mia sorella.
Potrò capire tutto ora.
"Dana."
Era una bella voce.
La stava chiamando, la stava liberando da quella prigionia.
_Un voce nota_.
Socchiuse gli occhi.
Lo vide.
Lui.
Mulder.
Fox Mulder.
Stava slacciando i numerosi nastri che la tenevano legata alla
sedia.
Riserrò gli occhi. Non aveva voglia di guardare.
"Dana, stai bene?"
Lei non rispose. Non ne aveva voglia.
Si sentì un brusio venire dal fuori. Stava arrivando la
squadra di Skinner.
"Scully." la chiamò di nuovo lui, accovacciato accanto a
lei. "Scully!"
Appena fu liberata, Scully si alzò in piedi, senza
guardarsi in giro, né dire nulla, uscì quasi di corsa
dalla stanzetta. Mulder si tirò in piedi e si guardò in
giro. "Che incubo."
A metà del corridoio che riportava in superficie, Scully
incrociò la squadra di Skinner.
"Agente Scully, è stata..." Il vicedirettore non concluse
nemmeno.
Dana stava camminando velocemente verso l'uscita e sembrava non
averlo neppure sentito.
Pochi istanti dopo arrivò da lui Mulder.
"Come sta l'agente Scully?"
"Non sono ancora riuscito a chiederglielo." disse lui, facendo
capire che non aveva la minima voglia di stare lì a parlare
con un tale che gli aveva appena dato del pazzo al telefono, ma che
gli importava molto di più seguire la collega. Mentre si
allontanava proseguì: "Sarà il caso di setacciare la
zona."
Mulder uscì sulla strada. Scully era seduta poco distante,
sul bordo del marciapiede. Fox si avvicinò lentamente a lei e
le appoggiò sulle spalle il proprio soprabito. Si sedette per
terra, accanto a lei e le porse un fazzoletto.
"Grazie." disse lei, prendendolo e continuando a piangere,
silenziosamente e senza singhiozzi. "Di tutto."
Mulder sapeva che non era per la "condanna a morte" che lei stava
piangendo. Le mise un braccio intorno alle spalle e l'avvicinò
a sé.
"Io... Io non so come sapesse tutte quelle cose, Mulder. Ma sapeva
cose che nessuno poteva sapere oltre me... O a persone che mi
conoscono da quando sono nata, insomma. Non poteva sapere certe cose,
Mulder."
Fox annuì.
"Come... questi..." Scully alzò leggermente il polso
sinistro.
Ma subito Mulder vi pose sopra una mano. "A volte i peccati del
passato possono essere cancellati con le buone azioni del presente."
le disse, stringendola ancora più forte a sé.
Appartamento di Dana Scully
Venerdì, 11.29 a.m.
"Come ti senti?" chiese Mulder, sedendosi davanti alla
collega.
"Oggi va bene, grazie. Per quanto riguarda le ricerche?"
Mulder sospirò. "No, non hanno trovato la segretaria. E'
svanita nel nulla."
Dana annuì. "Chissà dov'è finita."
Alzò lo sguardo verso il collega. "Stavo pensando...
Be'..."
"A cosa?" la incitò cautamente lui.
"Be', una cosa che mi hai detto tu, ieri." Dana prese un profondo
respiro. "Le azioni di oggi possono cancellare i peccati di ieri. Mi
chiedo quali buone azioni io abbia fatto per essere ancora viva."
Fox sorrise: "Lavori da cinque anni con me." rispose lui. "Non
è da tutti riuscire a sopportarmi per così tanto
tempo."
"Parlavo seriamente."
"Anch'io. In fondo, a chi darei la mia fiducia se non ci fossi
tu?"
Luogo sconosciuto
Data sconosciuta
Ora sconosciuta
"Il nostro Giudice Supremo Terrestre è stato ucciso da un
agente dell'FBI. Prima di vendicarlo, giudicando quell'uomo, dovremo
ricostituire la nostra Corte ed eleggere un nuovo Comandante, secondo
la legge divina. Quindi, potremo riprendere a giudicare gli uomini e
portarli alla Redenzione. Ma non qui. Non sul territorio degli Stati
Uniti."
Dall'assemblea, un centinaio di persone, si alzò una voce.
"E dove andremo?"
"In Europa. La nostra missione proseguirà là."
"Siamo d'accordo con te, Barbara!"
F I N E
--------------------------------------------------------------------------------
The X-Files trademark and characters are copyright of 20thFox.
La riproduzione in qualsiasi forma è consentita solo previo
consenso dell'autore.
Episodi